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IDEALISMO ITALIANO
All'inizio del Novecento si formano nuove teorie capaci di ripensare in modo
nuovo l'identità e il ruolo della pedagogia.
In Italia, il secolo nasce con le critiche di Gentile al positivismo, a Herbart e alle
pedagogie scientifiche, per sottolineare l'identità soltanto della filosofia della
pedagogia, poichè scienza dello spirito. Gentile dà vita a una nuova pedagogia
incentrata intorno all'identità spirituale del soggetto umano.
In Europa, la voce più radicale è quella del marxismo, che è orientata in senso
politico e sociale.
In America, si sviluppa il modello pedagogico più ricco e duraturo, quello di
Dewey, che da una parte si propone un rinnovamento della scuola (egualitaria ed
emancipata), dall'altro una pedagogia che opera in una precisa direzione politica
e cognitiva.
Gentile: Elabora l'attualismo. Si formò a Pisa, insegnò a Napoli, Palermo e Roma.
Fu ministro della pubblica istruzione (tra il '22 e il '24) e varò la riforma della
scuola del '23. Direttore dell'Enciclopedia italiana e Presidente dell'Accademia
d'Italia, fu ucciso a Firenze dagli antifascisti. Per Gentile, la pedagogia si fa
veramente scienza solo se diviene filosofia.
Espone la sua concezione sull'infanzia in Sommario di pedagogia come scienza
filosofica, affermando che la scuola è il luogo specifico dove si compiono
processi di formazione spirituale e infatti l'obiettivo è quello di affermare l'unità
della vita spirituale, che si compie attraverso l'affermazione della centralità
dell'insegnante, della sua cultura e autorità. Quindi la scuola di Gentile è la scuola
del maestro e della cultura.
In Preliminari allo studio del fanciullo, Gentile distingue tre diversi tipi di
fanciullo: fanciullo eterno (si incontra in qualunque età e si può ritrovare in
ognuno, nel proprio animo), fanciullo fantoccio (fanciullo mitico costruito dalla
psicologia dell'infanzia) e fanciullo reale (esistente in carne ed ossa, che deve
essere il vero argomento di studio).
Per quanto riguarda la didattica, Gentile ritiene che l'insegnamento sia una forma
di comunicazione-creazione che si qualifica come generazione del sapere. Essa
si articola in tre momenti: arte (momento soggettivo, elemento costruttivo della
personalità umana), religione (momento oggettivo, una legge/verità che deve
essere rispettata e alla quale ci si deve adeguare), filosofia (spirito come
autonomia, unità e farsi). La concezione pedagogica di Gentile influenzò la
Riforma scolastica del '23, in cui si riaffermava la centralità del maestro e la
lezione passiva, si riduceva la pedagogia a filosofia.
Lo schieramento attualistico non si presentò sempre compatto. Infatti altri
rappresentanti presentarono posizioni diverse e distanti da quelle gentiliane:
Giuseppe Lombardo Radice: Sul piano teorico si attenne ad un rigoroso
idealismo in termini gentiliani, legato alla concezione dello spirito come
svolgimento attivo e dinamico. Emergono alcuni aspetti di dissenso: rapporto tra
io individuale e io universale, risolto con una maggiore attenzione ai diritti del
me. Lo spirito diviene comunione di spiriti e vita di relazione e per il soggetto
diviene un compito. L'aspetto fondamentale della riflessione di Radice è quello
rivolto alla didattica: una didattica viva e critica, postula una concezione della
lezione, intesa come ricca e complessa unità organica che si collega con tutti gli
altri atti educativi. L'infanzia è vista come età creativa e attiva. Viene posta
attenzione sull'educazione artistica (valorizzata nel disegno e nel canto, che ha lo
scopo di rassenerare l'anima) e sull'educazione linguistica (vista come il centro di
tutto l'insegnamento). Il modello di scuola teorizzato da Radice ha preso il nome
di scuola serena, una scuola di tipo attivistico, ma che pone al centro non Iil
lavoro manuale, quanto l'esperienza artistica del fanciullo. Un punto che interessò
Radice riguarda la preparazione dei maestri, tramite corsi di specializzazione.
Ernesto Codignola: si allontanò dall'attualismo dopo il '29, l'anno dei Patti
Lateranensi, che rinvigorirono la vocazione laica di Codignola. Si avvicinò così
al pragmatismo deweyan, per l'aspetto sociale messo al centro di ogni atto
educativo. Nell'opera "Educazione Liberatrice" l'educazione è presentata come
formazione spirituale del soggetto, orientato anche a dare una valenza sociale e
politica all'educazione.
Dewey: ha sviluppato la lezione del pragmatismo americano, connotato in senso
strumentalistico legato ad un'idea di ragione aperta. Nasce negli Stati Uniti nel
1859, direttore del Dipartimento di filosofia, psicologia ed educazione
nell'università di Chicago, elabora una filosofia che si basa sulla nozione di
esperienza. In "Come pensiamo" Dewey afferma che bisogna educare il pensiero
Iin modo da favorire un uso corretto e ciò deve avvenire dando al pensiero metodo
e condizioni.
La filosofia di Dewey si articola intorno alla teoria dell'esperienza, l'ambito di
scambio tra soggetto e natura, scambio attivo e costantemente aperto e il pensiero
come mezzo di ricostruzione di un equilibrio, che è sottoposto comunque a nuove
crisi e quindi ricerca di un ulteriore equilibrio, per cui è all'uomo che è affidato
lo sviluppo e il controllo dell'esperienza attraverso l'uso della logica (teoria
dell'indagine), caratterizzata dai suoi principi di sperimentazioni,
generalizzazioni, ipotesi e verifica. Ruolo centrale nel pensiero di Dewey occupa
la riflessione politica, che ruota attorno al principio di democrazia. In generale,
la pedagogia di Dewey è ispirata al pragmatismo (permanente contatto tra teoria
e pratica), intrecciata con le ricerche delle scienze sperimentali e impegnata a
costruire una filosofia dell'educazione.
Una delle opere più importanti è Scuola e Società, in cui vengono fissati I caratteri
fondamentali del pensiero educativo. La scuola deve diventare una scuola in
miniatura, attraverso uno stretto contatto tra ambiente e realtà sociale del lavoro.
Il lavoro rende I ragazzi più svegli e attivi, più utili, più capaci e maggiormente
inclini ad aiutare in famiglia, preparandoli ai doveri pratici della vita. Viene poi
valorizzata la vita del fanciullo all'interno dell'ambito scolastico, dove dovranno
trovare spazio i 4 interessi fondamentali: comunicazione, indagine o scoperta
delle cose, fabbricazione o costruzione delle cose, espressione artistica.
In Democrazia ed educazione, Dewey sviluppa temi come la funzione
democratica dell'educazione, la valorizzazione della scienza come metodo
specifico di un'educazione democratica. La scuola deve promuovere nella società
un incremento progressivo di democrazia, capacità di partecipare da protagonisti
alla vita sociale e inserirsi in essa con una mentalità capace di dialogare con altri
e collaborare per fini comuni. Alla scuola, quindi, viene affidato il ruolo di
trasformare anche politicamente il volto della società. Il fanciullo è un individuo
sociale, per cui I suoi interessi fondamentali sono legati alla vita sociale e
all'ambiente che lo circonda. Il ruolo del maestro non è più quello di figura
autoritaria che dispensa sapere, ma una guida che organizza e regola i processi di
ricerca. Viene dato spazio all'educazione cognitiva, cioè la formazione
dell'intelligenza attraverso un curriculum di studi che hanno alla base la scienza.
PEDAGOGIA MARXISTA
I caratteri principali della pedagogia marxista son: collegamento tra educazione
e società, legame tra educazione e politica, centralità del lavoro nella formazione
dell'uomo, uom omilaterale (emancipato da condizioni di subalternità e
alienazione), accento su disciplina e sforzo.
II Internazionale: atteggiamento riformista che credeva possibile la
collaborazione tra socialdemocrazia e forze borghesi. Si rivendicava
un'educazione laica e si opponeva all'obbligo dell'insegnamento religioso, non
opponendosi però alla militarizzazione delle scuole. Due figure rappresentative
sono state: –
§ Max Adler: Austria sosteneva che l'educazione socialista rappresenta
un'educazione immersa nella vita sociale. Collegava l'educazione alla politica,
attraverso la lotta di classe e affermando che un'educazione socialista doveva
staccare lo spirito del fanciullo del mondo del capitalismo per formare uomini
aperti al comunismo.
§ Mondolfo: era interessato a una riforma della scuola in senso popolare e piccolo
borghese, che si occupava degli alunni poveri e organizzava corsi di studio adatti
alle esigenze del popolo.
Lenin: immerge la teoria marxista nella tradizione russa, sottolineando lo stretto
rapporto tra scuola e politica e l'istruzione politecnica si articola sull'incontro tra
istruzione e lavoro
produttivo. Realizzò la scuola unica del lavoro ricongiungendo lavoro
intellettuale e manuale e affermando una scuola fondata sull'unione tra lavoro,
natura e società.
Stalin: diede priorità nuovamente al momento culturale nell'istruzione e
riorganizzò la scuola secondo principi più tradizionali. Nel 1934 la scuola venne
riorganizzata in un corso elementare di 4 anni, un corso medio incompleto (7
anni) o completo (10 anni); vennero mantenute le scuole professionali ma
scompariva la centralità del lavoro di fabbrica.
Makarenko: è stato il maggior pedagogista russo, che si proponeva di connettere
il processo educativo all'evoluzione della società. Il suo pensiero pedagogico è
stato elaborato all'interno di concrete esperienze educative a contatto con ragazzi
abbandonati. Gli aspetti fondamentali si ritrovano nel principio di collettivo del
lavoro e lavoro produttivo.
§ Il collettivo è un vivente organismo sociale, un complesso finalizzato di
individui, legati mediante la comune responsabilità sul lavoro e comune
partecipazione. Il collettivo ha a capo un direttore e si articola in collettivo dei
ragazzi e collettivo degli insegnanti. All'interno del collettivo è forte la disciplina
e i valori cui ispirarsi sono: dovere, onore e produttività.
§ Il lavoro produttivo nasce dalla consapevolezza che ognuno deve essere inserito
nello sviluppo della società, partecipando attivamente.
Uno spazio significativo è affidato anche al problema della famiglia, riconosciuta
come la sede più idonea alla prima educazione.
Antonio Gramsci: ripenda I principi metodologici del marxismo e la sua visione
della