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Riassunto esame Pedagogia interculturale, prof. Portera, libro consigliato Cooperative Learning e pedagogia interculturale, Lamberti Pag. 1
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1. LE SFIDE EDUCATIVE NELLA SOCIETA’ COMPLESSA

Trasformazioni sul piano economico-scientifico;

 Cambiamenti demografici e sviluppo di società multiculturali,

 Crisi del processo di socializzazione,

 Crisi del rendimento scolastico (per crisi relazione insegnante-studente,

 svalutazione relazione tra pari e di gruppo, percezione di un sapere insegnato

che è inutile, drop-out altissimo).

Perché scegliere il Cooperative Learning: interdipendenza positiva e collaborativa,

insegna le competenze utili al vivere sociale e democratico, facilità confronto,

ascolto e condivisione.

2. IL COOPERATIVE LEARNING

= Insieme di tecniche di conduzione della classe in cui gli studenti lavorano in

piccoli gruppi per attività di apprendimento e ricevono valutazioni in base ai

risultati conseguiti. Non basta unirsi, bisogna imparare a collaborare

Fa parte dei metodi di apprendimento “a mediazione sociale” (“a mediazione

dell’insegnante”)

Il suo impiego modifica il gruppo classe:

- Porta allo scambio e all’aiuto reciproco (lavoro competitivo ed individualistico)

- Favorisce una comunicazione aperta e diretta

- Le valutazioni/incentivazioni vengono più dai compagni che dall’insegnante

- I fattori motivazionali sono anche intrinsechi

RIFERIMENTI TEORICI

Bell e Lancaster con le scuole basate sul mutuo insegnamento (monitori)

 nell’Inghilterra di fine 1700.

Movimento delle scuole nuove, tra cui esponente Dewey: cooperazione

 fondamentale per educare alla democrazia.

K. Lewin con la teoria del campo e la teoria della dinamica di gruppo (il gruppo

 è più della somma delle parti e la sua essenza è nell’intersoggettività).

Deutsch: distingue tra collaborazione (interdipendenza positiva), competizione

 (i. negativa), individualismo (i. assente).

Cousinet che condivide diversi aspetti con il Cooperative Learning: il ruolo

 dell’insegnante, organizzatore e informatore, il ruolo del gruppo e gli obiettivi

che sono sia sociali che cognitivi).

Freinet, le cui teorie hanno dato vita in Italia al Movimento di Cooperazione

 Educativa.

Piaget e Vygotskij.

DIVERSI APPROCCI DEL COOPERATIVE LEARNING

Learning Together (Johnson e Johnson): basato sul lavoro di gruppi informali (1

 attività), gruppi formali (anche 1 settimana), gruppi di base (a lungo termine) e

Learning together

apprendimento di strutture routinarie di C.L. Il come modalità

di conduzione di un intero istituto scolastico prevede forme di collaborazione e

gruppi di lavoro anche tra insegnanti.

Student Team Learning : comportamento cooperativo, strutture incentivanti,

 strutture di compito cooperativo, motivi di cooperazione

Structural Approach: interazione simultanea e partecipazione equa

 Complex Instruction : dove aumentando e diversificando le abilità si diminuisce

 il rischio di relazioni gerarchizzate sulla base di status. L’apprendimento è così

accompagnato da senso di equità e democrazia.

Group Investigation : (applicata soprattutto in Israele) è centrata sulla ricerca

 come punto di partenza, l’interazione, l’interpretazione e la motivazione

intrinseca.

Collaborative Approach : ricerche nel Regno Unito che mostrano come gruppi

 di lavoro portino al superamento di pregiudizi e a come l’apprendimento sia

migliore se la collaborazione sia “insegnata”. In Australia, studi che identificano

home group

tre gruppi di lavoro: (per conoscere l’argomento), gruppo di

whole class

condivisione, (discussione comune in classe).

ELEMENTI COMUNI DEL COOPERATIVE LEARNING

1. Interdipendenza positiva. (Deutsch). Oggettiva (necessaria) e soggettiva.

2. Interazione promozionale faccia a faccia. Caratterizzata da (Johnson e

Johnson): offerta di aiuto, scambio di risorse, disponibilità reciproca di feedback

migliorativi, ricerca reciproca e confronto, stimolazione alla partecipazione,

influenza reciproca, fiducia, impegno per interessi condivisi, meno stress e ansia.

classbuilding)

Kagan parla di costruzione d’un clima favorevole in classe ( e nel

(teambuilding)

gruppo

3. Insegnamento delle abilità sociali: abilità, competenze che usiamo per

influenzare le risposte dell’ambiente e degli altri. In ambito scolastico vanno

insegnate quelle abilità sociali finalizzate a: gestione del gruppo, funzionamento

gruppo, apprendimento, stimolo.

Come insegnarle (Johnson e Johnson): 1. Stabilire la necessità dell’abilità sociale,

2. Definire l’abilità, 3. Guidare la pratica dell’attività, 4. Guidare il feedback e la

riflessione, 5. Ripetere i passaggi 3 e 4. role-playng,

Altre modalità di insegnamento: T-chart, feedback...

4. Lavoro in piccoli gruppi eterogenei: piccoli perché maggiore è il numero,

maggiore sono i rischi e le complessità. Come formare i gruppi (Johnson e

Johnson): scelta casuale, s.c. secondo un criterio di stratificazione, s.

dell’insegnante, auto-selezione degli alunni.

Kagan mostra pregi e difetti del gruppo eterogeneo e di quello causale.

Monitoring

5. Verifica e valutazione individuale e di gruppo: (durante) e

processing (finale), guidato dall’insegnante o discussione di gruppo. Finalizzato a

migliorare il lavoro, evidenziando progressi e dando consigli sulle carenze.

3. L’EDUCAZIONE INTERCULTURALE (vedi libro

Pedagogia Interculturale)

4. COOPERATIVE LEARNING COME POSSIBILE METODO PER L’EDUCAZIONE

INTERCULTURALE

Aspetti che lo quotano:

1. Sviluppo del sé: responsabilità individuale e condivisa. Lo sviluppo del sé

può prender forma nel confronto e nella relazione con l’altro, l’individuo si sente

anche partecipe di un sé condiviso, di un “noi”.

2. Scuola come “comunità di apprendimento”. Vi è il bisogno umano di

comunità. Per favorirlo è necessaria una integrazione a più livelli: dal gruppo

classe all’intero istituto scolastico.

3. Sviluppo del capitale sociale per la coesione sociale. Il capitale sociale

(relazioni fra le persone e regole di reciprocità e fiducia che ne derivano) può

essere relativo a una coesione interna o che “getta ponti” (da favorire); “dentro

le pareti scolastiche” (coesione e collaborazione studenti) o “fuori dalle pareti

scolastiche” (coinvolgimento genitoriale). Il C.L. favorisce il capitale sociale

anche grazie all’insegnamento delle abilità sociali.

4. Valorizzazione delle differenze. La teoria di Gardner sulle intelligenze

multiple offre spunti interessanti per educare al comprendere le differenze:

favorire più punti di accesso promettenti (effetto primo impatto), offrire analogie

adatte, fornire molteplici rappresentazioni delle idee centrali dell’argomento.

5. Comunicazione efficace ed interculturale. Condizioni del dialogo,

decentramento e rapporto empatico, favorite attraverso il lavoro a gruppi e

l’insegnamento delle abilità sociali.

6. Successo-insuccesso scolastico. Spesso dovuto a frattura scuola/realtà che

non si presenta in C.L.

Parte Seconda: Cooperative Learning e gestione efficace dei conflitti

1. GESTIRE EFFICACEMENTE I CONFLITTI

IL CONFLITTO

Intrapersonale, interpersonale interpersonale tra gruppi o popoli; micro, meso

o o

macro; bassa/media/alta complessità.

a

Lewin: i conflitti sociali rimandano a elementi intrapersonali, visioni distorte della

realtà. Centrale un cambio d’ottica.

Per gestire e superare i conflitti occorrono:

- Disposizione positiva all’incontro

- Essere disposti a riconoscere il conflitto e la causa

- Conoscere le strategie per la sua risoluzione.

STRATEGIE DI GESTIONE DEI CONFLITTI

Possono essere dissociative (separare le parti) o associative (ricostruire rapporti e

trovare mediazione).

- NEGOZIATO.

È positivo solo se integrativo (win-win) e non distributivo (win-lose).

I due contendenti si confrontano direttamente nelle sei fasi di: descrizione dei

sintomi, diagnosi, prognosi, terapia, attuazione, verifica/valutazione.

Per la sua riuscita importanti sono: il proprio modo di comunicare, riconoscere il

distorcimento delle proprie capacità percettive (cogliere la realtà per quello che

è), cooperare nel conflitto, favorire il pensiero creativo per soluzioni win-win,

trovare accorsi di mutuo beneficio e ravvisare feedback positivi.

- MEDIAZIONE.

Alle due parti in conflitto se ne aggiunge una terza con il ruolo di mediatore.

Il processo di mediazione si realizza in: fase preliminare, colloquio (dall’esporre il

punto di vista al chiarimento del conflitto), fase di attuazione.

Centrali gli atteggiamenti del mediatore ed il setting.

- SITO. (Indipendente sopranazionale per il pensiero)

Forma alternativa di risoluzione dei problemi teorizzata da De Bono che

considera controproducenti le modalità argomentative. E’ un’organizzazione che

si basa sul linguaggio progettuale risolutivo e che interviene nei conflitti con

modalità differenti.

2. IL CONFLITTO IN EDUCAZIONE

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DorotyLisa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia interculturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Portera Agostino.