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LE PAROLE DELL'INTERCULTURA
1. È iniziata subito dopo la fine della II guerra mondiale mentre, più nello specifico L'immigrazione in Italia, il fenomeno si è intensificato nella seconda metà degli anni '80 → i gruppi migranti sono stati categorizzati in modo differente a seconda del loro paese di provenienza, questi gruppi venivano definiti a volte in termini demagogici, altre in termini offensivi, a volte si accomunavano, sotto uno stesso termine, tutti gli immigrati, in altre circostanze si individuavano sottogruppi.
2. I termini immigrazione ed emigrazione sono spiegabili sono in riferimento a chi parla → gli immigrati economici sono le persone disposte a spostarsi per circostanze poco favorevoli; i rifugiati o immigrati politici sono coloro i quali provengono da paesi in cui è stato instaurato un regime totalitario e sono in attesa di asilo politico; sono stati chiamati negri, con una connotazione chiaramente negativa, gli schiavi.
Africani portati in America per lavoro, alcuni di loro, negli anni '70, si sono autodefiniti neri in base a una scelta politica che sottolineava il fatto che la discriminazione nascesse dal colore della propria pelle. Alcuni americani hanno pensato di sostituire il termine nero con "di colore", ma i diretti interessati lo hanno considerato offensivo dell'apartheid sia perché chiude tutti i diversi gruppi in un'unica categoria, sia perché richiama categorie categoria, inoltre, usando questa accezione, solo un gruppo connota l'altro; l'afroamericano, secondo la denominazione di Malcom X, è l'africano che vive in America e che è discendente degli schiavi africani portati negli Stati Uniti → il termine Afro-politan sta ad indicare il cittadino del mondo orgoglioso delle sue radici africane. Il termine minoranza richiama ad un gruppo numericamente inferiore rispetto ad un altro, ma, nell'accezione culturale, va inteso in senso qualitativo.
Cioè un gruppo che si distingue da un altro per l'appartenenza ad una cultura considerata inferiore rispetto a quella di maggioranza all'estero o in Italia.
La seconda generazione comprende i figli di almeno un genitore immigrato, nati in Italia e condivide con gli altri immigrati questi problemi:
- Difficoltà nell'uso della lingua colta del paese ospitante o lingue tecniche
- Stesso vissuto di discriminazione e segregazione
- Colore scuro della pelle o tratti di meticciato
Il termine "seconda generazione" nasce negli Stati Uniti a inizio del '900.
In Italia si possono individuare 3 tipologie di termini per indicare la seconda generazione:
- Con "figli di immigrati" si sottolinea l'origine culturale, le radici familiari che marciano l'estraneità di questi soggetti rispetto al contesto.
- Con "figli dell'immigrazione" si sottolinea l'evoluzione del processo storico più che la condizione.
familiare e sienfatizza l'appartenenza alla condizione giovanile in primis→ con "alunni arabofoni" si sottolinea l'aspetto progettuale pur non● Al presentedimenticando l'eredità culturale e linguistica dei soggetti, con "minoranze visibili" si sottolineano le caratteristiche somatiche che contribuiscono a determinare l'estraneitànei confronti del gruppo dominante→ con "nuovi cittadini" prevale il tentativo di favorire un cambiamento di● Al futuromentalità nella società di adozione, "nuove generazioni" attribuisce un carattere dimescolanza alla realtà giovanile, "cross generation" pone l'accento sul carattere dicongiunzione tra due modelli di società
Le discriminazioni possono essere di due tipologie: aperte (per motivi di razza, etnia, religione)e indirette (un criterio apparentemente neutro penalizza particolari soggetti)
Le sfide da affrontare
permanente e influenzato da molteplici fattori come la cultura, la società e l'ambiente circostante. L'adolescenza è un periodo critico in cui si sviluppa e si ridefinisce l'identità personale. Per un adolescente immigrato, questo processo può essere ancora più complesso. La ricerca dell'identità può essere particolarmente difficile per coloro che hanno riferimenti culturali multipli in una società che spesso non tiene adeguatamente conto della loro presenza. Inizialmente, il minore può essere invisibile dal punto di vista dei diritti, ma diventa eccessivamente visibile per la lingua che parla o il colore della sua pelle. L'identità è un processo di acquisizione di conoscenze, sentimenti ed emozioni che porta a una continua ristrutturazione del proprio sapere, delle proprie esperienze e del modo di organizzarle e interpretarle. Si struttura a partire dall'identità biologica, che permette di riconoscersi come appartenenti a un gruppo, ma allo stesso tempo come esseri umani unici e distinti. L'identità si costruisce anche in relazione con gli altri, attraverso un processo dinamico, permanente e influenzato da molteplici fattori. L'adolescenza è un momento cruciale in cui si sviluppa e si ridefinisce l'identità personale, e per un adolescente immigrato questo processo può essere ancora più complesso.ed è costituita da una pluralità di appartenenze attraverso l'incontro con il contesto e l'altro mi definisco e mi riconosco. Il termine METISSAGE, elaborato in un contesto africano, è stato utilizzato politicamente negli Usa e poi in Francia negli anni '80 e '90, deve essere considerato come una forma di convivenza e mediazione quotidiana fra la cultura e le origini, indica il mescolamento delle culture, ma, allo stesso tempo, suggerisce che questo mescolamento non esiste perché non esiste una cultura pura in quanto tutte sono frutto di mescolamento, ogni cultura esiste attraverso le altre. Esistono due definizioni: strumento di indifferenziazione e assimilazione sociale, ha le origini nella nascita delle colonie: l'occidentalizzazione comporta una prima fase in cui viene sostenuta la rivendicazione e l'affermazione del diritto culturale di esistenza autonoma per poi arrivare al metissage, quindi.All'omologazione di ogni differenza culturale negli standard occidentali si contrappone il concetto di indifferenza culturale, da cui tutte le culture deriverebbero.
A priori, secondo Franco Cambi, il metissage costituisce il volto del nostro futuro culturale: le diverse appartenenze non sono più qualcosa di dato, ma qualcosa che andrà reinterpretato all'interno della propria esperienza. I giovani tendono a cercare un equilibrio tra le culture in cui si trovano a vivere. Sarà poi la scuola a costituire il riferimento primario per la socializzazione, promuovendo una partecipazione più attiva del soggetto alla vita sociale.
MULTICULTURALE descrive il contesto dove sono presenti più realtà culturali, religiose, nazionali. Il termine nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni '50 nel tentativo di omologare alla cultura americana quelle specifiche dei migranti. Il termine educazione multiculturale nasce sempre negli Stati Uniti negli anni '60.
‘70 e incarna la riforma della scuola con l’abolizione delle scuole speciali in cui erano inseriti gli immigrati → lo svantaggio è inteso come svantaggio culturale, quindi viene attuato un piano di riforma della scuola con la finalità di abbattere le barriere discriminatorie
La concezione reificata della cultura concepisce le culture come omogenee, definite da confini netti e impermeabili e questo produce sistemi di opposizioni rigide e stereotipiche, è una concezione promossa dai mass media e da certa letteratura scientifica, la cultura controlla l’agire delle persone che vengono deresponsabilizzate della loro possibilità di innovare la tradizione
Secondo il multiculturalismo il comportamento di ogni individuo viene interpretato come risultato dell’appartenenza ad una comunità di riferimento, ogni gruppo ha diritto ad un proprio spazio (creazione ghetti culturali) e deve essere tutelato, le differenze culturali devono avere diritto
l'espressione → c'è il rischio di produrre discriminazione positiva, quindi proponendo misure che colmano lo svantaggio di alcuni gruppi, si crea discriminazione nei confronti di altri soggetti
si riferisce a una situazione in cui diverse culture coesistono tra loro e non hanno ancora trovato gli strumenti per il confronto e la relazione; le possibilità di interazione sono scarse e sono segnate dalla diffidenza e dalla chiusura al cambiamento
la pedagogia multiculturale promuove un modello pluralista di segregazione etnica in cui ogni gruppo partecipa alla vita sociale nella sua valenza culturale; gli interventi educativi si basano su una descrizione della cultura dell'altro basata su immagini stereotipate, reificate, esotiche e si limita a descrivere l'altro senza creare le condizioni reali per la creazione di un dialogo
rappresenta un'occasione il dialogo di conoscenza delle differenze, crea e sviluppa il pensiero flessibile, mentre l'ascolto
Presuppone empatia, sospensione dei pregiudizi e decentramento volti alla comprensione dell'altro e al riconoscimento della reciproca umanità.
L'empatia è la capacità di mettersi nei panni dell'altro che consente il riconoscimento delle emozioni altrui, la condivisione e la comprensione dell'altro senza perdere i confini della propria identità. Presuppone l'intelligenza emotiva, quindi la capacità di leggere i messaggi non verbali dell'altro, l'autoconsapevolezza di sé e delle proprie emozioni.
Il dialogo, attraverso il confronto, conduce gli interlocutori ad abbandonare la pretesa di universalità della propria cultura, permette di prendere consapevolezza dei propri pregiudizi poiché aiuta a relativizzare e decostruire. È una pratica per contrastare l'etnocentrismo.
Dagli anni '70 si prefigge di contrastare il razzismo individuando nell'educazione antirazzista i pregiudizi appartenenti al gruppo.
maggioritario la causa principale; viene evidenziato il legame tra razza e potere → bianchi ricchi e neri poveri. L'intervento educativo è rivolto in primis agli autoctoni con l'obiettivo di creare pari opportunità fra le comunità. L'educazione antirazzista critica la pedagogia multiculturale perché abbassa la qualità educativa, frammenta l'identità nazionale in un anonimo universalismo di valori accentuando il relativismo e, soprattutto, trascura il razzismo affrontando solo i pregiudizi. INTERCULTURALE è stato introdotto in Francia nel 1975 in ambito educativo, riporta al centro l'individuo con le sue caratteristiche, identità plurime, le sue istanze non sempre riconducibili ad una sola appartenenza, viene messa in primo piano la dimensione relazionale. Il rischio è che è un termine nato in contesti operativi caratterizzati dalla presenza di immigrati, quindi ci si fossilizza su una sola.'esperienza della diversità trascurandone altre, mentrelà