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Il nido può svolgere un ruolo fondamentale in quanto scuola di relazioni, in quanto contesto in cui proprio perché

vengono accolti i bambini molto piccoli è imprescindibile l'esigenza di porsi in relazione denso di significati emotivo-

affettivi. Ed è proprio a partire dalle relazioni instaurate con i bambini, fondate su affettività e fiducia, che gli adulti

educatori possono favorire l'apprendimento di comportamenti positivi, tali da non demonizzare le manifestazioni

aggressive e da favorire la nascita di modalità relazionali diverse. Quanto sin qui detto non corrisponde a non porre

limiti al bambino, cosa questa che significherebbe non fornire punti di riferimento al suo agire.

Il limite è posto al bambino, oltre a fornire un argine e punti di riferimento, necessari, al suo agire, costituisce al

tempo stesso un'opportunità per cercare una soluzione ai problemi, accordando fiducia alla sua capacità di trovare

strade alternative e trasferendo così a lei, a lui, sicurezza.

In termini generali si aiutiamo i piccoli a consolidare fiducia e sicurezza in se stessi sostenendoli nella conoscenza di

sé, nella evoluzione positiva immagine di sé e del proprio valore in quanto persona anche attraverso l'attenzione,

l'apprezzamento, la valorizzazione delle loro capacità-qualità positive e delle loro caratteristiche individuali, anche

questo può tradursi in un minore ricorso all'aggressività e in una maggiore disponibilità a tentare strade nuove nella

risoluzione di difficoltà e conflitti. Quanto più l'individuo può vivere esperienze che favoriscano lo sviluppo della

sicurezza di sé, tantomeno si sentirà minacciato dagli aspetti di novità e diversità presenti nella realtà che lo circonda

e ciò gli consentirà di vedere in ogni esperienza nuova e diversa Uno stimolo alla curiosità e al desiderio di conoscere.

Se la capacità di decentramento verso l'altro può fondarsi su una buona dose di autostima e di fiducia in se stessi

che, come già detto, può consentire un minore ricorso all'espressione aggressiva di sé, valorizzare, che implica

sempre riconoscere che rafforzare le peculiarità di qualcuno si mostra quale importantissimo strumento di cura.

Attraverso valorizzazione, condivisione, cooperazione risoluzione dei conflitti, possiamo dare spazio ed espressione

tanto dello stare in gruppo quanto alle caratteristiche e i bisogni del singolo bimbo in un contesto nel quale ognuno

sì hai riconosciuto per caratteristiche e ruoli che lo rendono utile, contribuendo al lavoro collettivo e al raggiungimento

di uno scopo.

Dal ricevere cure all'aver cura

Di fronte al rifiuto di bambino a partecipare ad un'attività, deve essere in cura dell'educatrice farsi che il nonno

partecipare sia rispettato, ma non sia percepito come corrispondente esperienza di esclusione o a un sentimento di

incapacità personale. In questi casi, che molto spesso si propongono all'interno di un gruppo, può essere utile attuare

alcune semplici strategie che incoraggino ogni bimbo ad una maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.

Ricreare la medesima attività all'interno di un gruppo o nel rapporto diretto tra educatrice quel bimbo, può farsi che

si allarghi gradualmente e senza fretta l'ambito della sua esperienza.

Rispettare i bambini, attuare strategie educative graduali e discrete, creare intorno a loro condizioni favorevoli in

quanto disposte a dare fiducia al tempo e alle trasformazioni che in esso si verificano, possiamo ritenere passa,

davvero, porre le basi alla formazione di personalità altrettanto capaci di rispetto e cura verso gli altri.

Anche il coinvolgimento dei bambini nel riordino e nella pulizia dell'ambiente, dei giocattoli o dei materiali utilizzati

per giocare, pur se richiedono sforzo maggiore adulto, proposto nella forma del gioco di cui, comunque, i bimbi

percepiscono l'importante è la serietà, a via quell'idea positiva dell'aver cura attento e attivo, che si allarga anche

agli oggetti e agli spazi importanti per te e per il gruppo.

capitolo 4 : Le famiglie

Le esperienze

Le parole del nido

La presenza numerosa di bambini di origine straniera ha posto le educatrici di fronte ad una serie di questioni e

problematiche educative relative all'incontro all'accoglienza delle piccole, ma anche dei loro genitori. L'interrogativo

iniziale "il nostro linguaggio è sempre comprensibile alle famiglie immigrate?" Ha dato origine al confronto interno

al gruppo e ha permesso di individuare quelle parole che più frequentemente sono utilizzate con i genitori negli

scambi giornalieri, nei colloqui, negli incontri di sezione e nelle assemblee.

Non esiste il modo giusto di educare, ma una pluralità di punti di vista, di pratiche e di esperienze che possono

essere esplicitate, conosciute e messe in relazione tra loro, a partire dal senso di queste parole. Rendere semplice e

comprensibile il linguaggio domani dovrebbe rientrare nella competenza professionale dell'educatrice che cerca di

trasformare e far diventare accessibile all'altro il proprio stile educativo e il proprio modo di stare con i bambini.

Rendere comprensibile e comunicabile la cura del nido ed i valori in essa presenti significa cercare di far capire la

valenza educativa che è presente nei gesti della educatrice, una valenza che si presenta ogni qualvolta l'adulto

rendere possibile l'autonomia del bambino, la sua capacità di fare da solo.

Favolando

La scelta è stata determinata dalla scelta del raccontare come azione di mediazione tra le differenze. La metodologia

narrativa ha posto al centro del processo educativo il gruppo stesso con le sue conoscenze, I suoi ricordi, le sue

emozioni. I componenti del gruppo, adulti e bambini, hanno potuto raccontare all'altro e ascoltare l'altro. I racconti,

le fiabe, le filastrocche, le ninna Nanne sono divenuti strumenti di incontro con i tanti altri che componevano il

gruppo e con i tanti mondi che il narrare permetteva di raggiungere.

Favole di paesi lontani.. Per restare vicini

Le educatrici della sezione hanno individuato nella narrazione la più appropriata ai bambini focalizzando la cura

dell'intervento su due specificità: il coinvolgimento dei genitori e la lingua. La multiculturalità presente nel gruppo

dei genitori è divenuta risorsa fondamentale del percorso. È stata scelta azione bilingue: prima nella lingua madre

per affermare la sua necessità nel processo di formazione dell'identità del bambino e far vivere ai bambini, che non

parlavano la stessa lingua, un momento di stupore e di spaesamento, poi in italiano per rendere possibile la

comprensione e valorizzare la doppia competenza.

La biblioteca del Grillo

Le educatrici hanno ritenuto che la biblioteca dovesse contenere anche libri in lingue straniere ed essere arricchita

da altri materiali, quali videocassette audiocassette, da libri e realizzate insieme ai bambini. alcuni di questi materiali

sono stati forniti dai genitori, ma anche prodotti e cercate dalle educatrici stesse, in particolare: fotografie, cartoline,

oggetti. Lo spazio per la pecca è stato predisposto all'ingresso del nido, in modo da renderla accessibile a tutti.

Incontri-gioco

Vivere l'esperienza del affidare ad altri adulti, inizialmente strani, il proprio bimbo può scatenare sentimenti, dubbi

e timori, difficile da sostenere e gestire. Creare un clima di accoglienza anche per i genitori, chiedere loro di restare

per alcuni pomeriggi dentro il nido osservandolo, conoscendolo, partecipandolo, godendo di quanto di piacevole sa

offrire e incominciando a comprendere come le educatrici lavorano con i piccoli, costituisce un positivo punto di

partenza per costruire fiducia reciproca. Per i genitori, potersi sentire parte integrante della realtà che vedrà i loro

figli vivere spazi e tempi autonomi rispetto alle relazioni familiari, può tradursi in una maggiore serenità rispetto alla

scelta compiuta. La dimensione di gruppo degli inserimenti permette, inoltre, anche genitori di affrontare la struttura

insieme ad altri accomunati dalla medesima esperienza: la condivisione facilita lo scambio di pareri sul servizio e

sulle rispettive incertezze e aspettative. Confrontarsi con altri genitori in questo primo allontanamento del figlio dalla

famiglia significa potere condividere emozioni e difficoltà attraverso il dialogo, potendo trarre rassicurazione da

nascere di atteggiamenti di solidarietà suscitati dal constatare Che anche gli altri sentimenti simili. Il gruppo dunque

fornendo ascolto e supporto, può costituire una risorsa che in seguito, in quanto opportunità socializzante, potrà dar

luogo all'approfondirsi di conoscenza e amicizie.

Partendo dal piccolo

L'osservazione del processo di integrazione ha evidenziato:

-Isolamento delle famiglie straniere a cui contribuiscono le condizioni abitative, la morfologia del territorio, gli scarsi

collegamenti tra le zone meno abitate.

- l'alfabetizzazione insufficiente e soprattutto delle donne che, non inserite nel mondo del lavoro e dedita alla cura

della famiglia e dei figli, non hanno occasioni per interagire con le persone autoctona e familiarizzare con la lingua

italiana.

- l'identificazione dello straniero con immagini stereotipate e con pregiudizi dei quadrati soprattutto dei mezzi di

informazione e dalla diffusione dei luoghi comuni.

Quanto rilevato ha stimolato scelte di politica educativa volte ad attuare una rete di accoglienza adeguata ai bisogni

di famiglie con culture diverse e a favorire luoghi di incontro tra famiglie straniere e autoctone, in cui potessero

essere valorizzate le diverse competenze genitoriali. Il proposito progettuale può essere così sintetizzato:

- rendere protagoniste le famiglie del loro processo di integrazione accogliendole in contesti che consentano di

sviluppare la socializzazione e l'alfabetizzazione per mezzo della mediazione dei bambini

- promuovere e sostenere le azioni delle famiglie-risorsa volte a favorire l'accesso di altre famiglie e pratiche di

mutuo-aiuto.

Le famiglie immigrate e i servizi per la prima infanzia

L'incontro con i genitori e i bambini di origine straniera pone la questione del confronto culturale tra le famiglie

immigrate e la cultura del nido prodotta ed elaborata nella nostra realtà europea.

Non si può parlare di interculturalità al nido senza affrontare il tema della reciprocità della relazione tra personale

educatore e famiglie immigrate, ognuno con una propria storia e cultura, inseriti entrambi in una società sempre più

globale e multiculturale.

All'interno della famiglia, in seguito alla nascita dei figli, si assiste ad un cambiamento dei ruoli e delle relazioni

familiari: ogni componente deve affrontare un doppio pro

Dettagli
A.A. 2016-2017
14 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher universitaria2312 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia interculturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Cerrocchi Laura.