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ALTRI ASPETTI DI UNA COMUNICAZIONE APERTA
Imparare ad essere congruentiimparare a fidarsi di se stessi e degli altri.Percorso lungo,che infine viene messo in
pratica in maniera naturale.
Indicazioni utili a chi vuole strutturare una relazione educativa fondata sul rispetto e sull’ascolto:
IL gesto riparatorequest’ultimo genera cooperazione e solidarietà e lascia il “colpevole” con l’animo sereno
consentendogli di rimediare al danno causato. E’ importante non trasmettere mai la paura dell’errore,anzi bisogna
trasmettere che quest’ultimo può sempre essere rimediato.Una persona timorosa di sbagliare finirà per non fare più
nulla per paura di sbagliare.
IL “gesto interrotto”- è un’azione intrapresa dall’insegnante ma lasciata volutamente aperta,per consentire all’alunno
di completare lo schema secondo un proprio percorso. L’apertura del gesto implica l’attesa di un comportamento
originale da parte dell’altr. Il g. interrottoè l’accettazione dei limiti della propria azione. Non è semplice lasciare
interrotto un gesto,perché ci si scontra con la rigidità del contesto in cui si agisce; spesso il completamento di
un’azione prevede giorni o ore. Il gesto interrotto non è possibile all’interno di istituzioni organizzate con modalità
rigide;inoltre il modello di efficientismo e di mercato prevede gesti conclusi,precisi ed immediati.
L’atteggiamento interrogativo una caratteristica della comunicazione positiva.Grazie a questo,gli alunni son guidati
alla ricerca di risposte,non è più l’insegnante a darle loro preconfezionate. Tuttavia, egli deve essere in grado di porre
le domande in modo legittimo,dunque sapersi rivolgere agli altri con un atteggiamento tale da accogliere la risposta
dell’altro per utilizzarla verso nuove scoperte. In molte occasioni è possibile sfruttare la domanda per creare nuove
occasioni di apprendimento. L’atteggiamento interrogativo insegna e rafforza l’autostima,stimola la
curiosità,costituisce la base del metodo della ricerca scientifica,educa all’ascolto degli altri e al lavoro cooperativo.
L’ABILITA’ DEL RICEVENTE
Il ricevente,che riceve informazioni,può essere in posizione di ascolto,può ignorare l’informazione data,può leggere
l’informazione in un determinato modo. La sua abilità consiste nel collocare il messaggio in un dato contesto,che ne
può completare o modificare il significato. Saper cambiare contesto significa saper trasformare in occasioni di
apprendimento tutte le situazioni al di fuori del percorso didattico. Un ricevente poco abile le scarterà a priori xk
ritenute poco interessanti per il contesto educativo. Un ricevente abile saprà riflettere per integrarle nel progetto
educativo della classe. Un ricevente molto abile può trasformare un’azione aggressiva in una non violenta,cambiando
il contesto in cui ci si muovequesta potrà generare un gesto repressivo,o trasformarsi in occasione di apprendimento
per il gruppo.
LA RICERCA DI MEDIATORI DI SIGNIFICATI
I mediatori sono ad esempio le parole,gli oggetti reali(il cibo) o simbolici,le azioni che regolano un rapporto(es. le
carezze)
In una classe possono essere il disegno,la disposizione dei banchi,la disponibilità dell’insegnante a giocare con i
bambini a ricreazione,… importanti canali di comunicazione non verbale. La funzione principale di un mediatore è
quella di potenziare le possibilità di relazione ed incontro,poiché facilita un contatto tra persone che in quel momento
sono lontane,permettendo loro di stabilire un contatto,il quale molto spesso produce un cambiamento nelle persone
soggette a mediazione,cambiamento che può condurre ad una maggiore conoscenza reciproca.
L’USO CONSAPEVOLE DEGLI SPAZI E DEGLI OGGETTI
La disposizione dei banchi,ad esempio,è un mediatore poiché fornisce informazioni sul tipo di relazione che si
suppone vi debba essere in quella classe. Disposizione a schiera: relaz di tipo gerarchico e trasmissivo; disposizione
a ferro di cavallo : relazione dialettica ; disposizione coi banchi riuniti a tavoli di lavoro: relazione cooperativa,ma
può divenire competitiva tra i gruppi se ad essi sono assegnati compiti identici. Non esiste una disposizione migliore
di un’altraesistono diverse modalità organizzative adatte a diverse situazioni.
IL RICONOSCIMENTO DELLA COMPLESSITA’ DELLA REALTA’
Un sistema si definisce complesso se gli elementi che lo compongono si possono analizzare solo in base alle relazioni
ed interazioni reciproche. L’esame dell’elemento ,isolato dal contesto,non è significativo,seppur possibile. Dunque,in
una comunicazione attiva è importante tenere conto della complessità del mondo reale e l’insegnante consapevole di
questa è colui che incoraggia gli alunni a porre le idee in relazione al mondo reale, dunque abituandoli ad auto
valutare le proprie proposte,senza dipendere da autorità esterne,analizzandone autonomamente l’utilità effettiva.
MODELLI DI RELAZIONE A SCUOLA -CAPITOLO 3.
L’efficacia del processo di insegnamento/apprendimento dipende dallo stile educativo della classe. Verranno presi in
esame 3 modelli di base della relazione educativa, in particolare quella del contesto scolastico.
IL MODELLO DEL DIDATTISMO
Il didattismo potrebbe essere definito come il modello educativo centrato sulla rigida trasmissione di saperi e
nozioni,sulla riproduzione fedele di contenuti e nozioni,sul ruolo preminente dell’insegnante e del potere
istituzionale centralizzato.
Da una parte l’insegnante insegna,dall’altro un gruppo di bambini apprendono. Il docente è considerato il portatore
della cultura e conoscenza e l’alunno un ricevente passivo di informazioni.Insegnare è dunque conformare ad un
modello.
Avanzini indica 3 elementi che caratterizzano il didattismo:
-l’esclusione della partecipazione di chi apprende nella definizione del percorso educativo l’adulto decide i contenuti
della lezione e stabilisce i tempi dell’insegnamento
-rigida separazione delle materie le diverse discipline sono considerate entità a se stanti e non sono previsti
collegamenti interdisciplinari
-l’autorità dell’insegnantefigura enfatizzata in contrapposizione alle altre e il suo metodo è una proprietà. Tanto più
l’insegnante ne ha padronanza,tanto meglio riuscirà a “manipolare “ l’alunno.
Lo stesso insegnante appare comunque condizionato da poteri socioculturali e politici che vogliono la scuola
didattistica o semplicemente la lasciano vivere perchè ritenuta più comoda e meno costosa.
Lo stesso modello relazionale caratteristico del didattismo è ripetuto dai grandi mezzi di comunicazione di massa:
trasmettono a tutti e ricevono solo da pochi. Essi raggiungono tutti,ma la massa a cui si rivolgono è tendenzialmente
anonima.
Si basano sul concetto di uno spettatore medio che in realtà non esiste ma al quale tutti dovrebbero uniformarsi.
Dunque,alla luce di queste considerazioni,sarebbe più opportuno chiamare i mass media mezzi di “trasmissione” di
massa e non più di “comunicazione”. Molti mezzi di trasmissione di massa sono progettati per indurre
comportamenti di tipo acritico,visto che l’unico ruolo ricoperto da milioni di utenti è quello di ascoltatore o
lettore,mai di protagonista.
DIDATTISMO E CONTENIMENTO DELL’INSICUREZZA
Un’altra caratteristica di chi opera in un modello didatti stico: incapacità di contenere l’errore-visto come una
deviazione non legittima e quindi dovrà essere cancellato il prima possibile. Gli insegnanti didattistici sono più
preoccupati di eliminare errori ed imprecisioni che di ricevere un messaggio dagli alunni.
Dunque,il lavoro dell’alunno è continuamente giudicato in modo assoluto e agli alunni viene negata la possibilità di
vivere reali esperienze di apprendimento,in quanto nono sono presenti momenti di riflessione autonoma,perché essi
trovano le risposte alle loro richieste,non vivono il processo di formulazione delle ipotesi,ricerca e
sperimentazione,insito di ogni nuova scoperta.
ASPETTI DELLA RELAZIONE DIDATTISTICA
L’insegnamento suddiviso in singole unità che si ritiene siano trasmissibili in questa forma frammentata. Il limite di
ciò è la mancanza di una visione d’insieme e nell’illusione che,nel campo del sapere,il tutto sia corrispondente alla
somma delle sue parti.Aspetti della relazione didattistica: unidirezionale,non accogliente e non educante. Es. :
situazione limite proposta dal film “Joey”,metafora della funzione antieducativa di questo metodo-storia di un
bambino affetto da paralisi cerebrale infantile,non considerato dall’insegnante.
Esempio della scuola che è costruita attorno a un immagine media di alunnola diversità non è previstase esiste,o è
vista come emergenza o si ignora.
“Certo che Joey può andare a scuola,certo che sarà accolto dalla maestra” è falsa accettazione e assume i connotati di
quella che in psicologia si chiama “diniego”(= fare finta che un problema non esista,per evitare situazioni stressanti e
pericolose per equilibrio fragile).
Spesso un’accettazione che non richiede dialogo tra le parti nasconde l’assenza della volontà di farsi carico di una
determinata situazione.
La mancanza di spazi istituzionali per il dialogo rientra in una metodologia basata su una comunicazione
unidirezionale e priva di confronti. Non prevedere spazi per il confronto significa non riconoscere che si verifichino
cambiamenti di rotta,differenze nel processo di apprendimento. Gli educatori che non si confrontano con altri sono
spinti naturalmente ad adottare un modello unico per tutte le situazioni. Analogamente, i genitori che si sentono
esclusi dall’istituzione al punto che reagiscono con stupore se sono chiamati in causa da qualcuno che vuole
coinvolgerli.
Nel sistema della relazione didattistica non vi è alcuna fase di ascolto,di lettura della realtà. L’essenziale è conformarsi
a un modello,non crearne di nuovi.
Altro tratto del didattismo: mancanza di congruenza i diversi piani della realtà: scollegati,non connessi. Non vi sono
connessioni tra il piano cognitivo e quello emotivo,non si tengono in conto le ricchezze della vita emotiva degli
alunni.
L’incongruenza emerge molto spesso nei confronti delle persone disabili,nelle istituzioni scolastiche. Inoltre non c’è
contiguità tra gioco e apprendimento,poiché il primo è considerato come attività inutile che serve solo a far riposare
un po’,prima d appre