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La pedagogia cristiana e il personalismo
Nella battaglia per l'evoluzione della società occidentale, il Cristianesimo si arroccò alle concezioni pedagogiche tradizionali. Questo atteggiamento portò la Chiesa a definire i caratteri essenziali del suo modello di educazione.
Il primo a dare attenzione al ruolo della Chiesa in materia educativa è Papa Leone XIII che conferma la dottrina tradizionale e il ruolo primario della famiglia e il principio della libertà della Chiesa dal punto di vista dell'educazione.
Con Pio X la posizione si fa più rigida e viene varato il testo del catechismo per i fanciulli, "Divini Illius Magistri".
La svolta si ha nel 1929 con l'enciclica emanata da Pio XI, che resta il punto di riferimento in campo educativo fino al Concilio Vaticano II. L'enciclica afferma che non può esserci perfetta educazione se non è un'educazione cristiana. Lo stato ha solo il compito di proteggere e promuovere l'individuo.
Gravissimus educationis Con il Concilio Vaticano II e con la Gravissimus educationis si ha un ulteriore cambio di prospettive perché l'educazione non viene più vista come diritto della Chiesa ma si lega al suo dovere di apostolato e si fa opera di collaborazione con l'obiettivo fondamentale visto nella formazione della persona umana. In seguito, si sviluppano una serie di forme educative che vedono in prima linea l'associazionismo e tutto il mondo cattolico si anima di azioni educative che sono a stretto contatto con la società civile. L'indirizzo più organico della pedagogia cristiana è quello del personalismo, ovvero un sistema che tende a sviluppare una concezione totale dell'esperienza educativa in cui sono centrali i valori trascendentali. Il compito del personalismo è consentire lo sviluppo del valore della persona, affermarlo e realizzarlo in ogni aspetto della vita. Il personalismo di Forster ha un orientamento neo-kantiano. Forster èIn apertapolemica contro la pedagogia tedesca e in difesa di una formazione integrale dell'uomo che trovi nell'etica il proprio momento fondamentale. La pedagogia di Hessen è intesa come teoria della cultura che mira a rendere l'individuo partecipe dei valori del gruppo sociale, soprattutto di quelli spirituali.
Il processo formativo immaginato da Hessen richiede un impegno creativo da parte del soggetto, cioè una forma di auto-educazione della personalità. Hessen sottolinea l'aspetto democratico della scuola di cui propone di analizzare il limite obbligatorio. In essa l'insegnamento deve strutturarsi intorno a 3 caratteri fondamentali che sono: il tutto, la gerarchia, l'autonomia.
Maritain nelle sue opere "L'educazione al bivio" e "L'educazione della persona" si pone in netta polemica contro il mondo moderno e la sua cultura, accusati di soggettivismo e naturalismo.
Il compito primario
dell'educazione è far conoscere la verità in relazione a diversi gradi del sapere e sviluppare la capacità di pensare e di giudizio personale. Il fine secondario è quello di assicurare la trasmissione dell'eredità di una data cultura. In questa prospettiva l'educazione deve essere liberale e per tutti, cioè: orientare verso la sapienza, deve durare fino ai 18 anni e trovare il baricentro nella filosofia e nelle grandi opere della letteratura. L'educazione, poi, deve ispirarsi all'idea cristiana dell'uomo, valorizzando la disciplina severa e un certo timore. I pedagogisti italiani che si sono ispirati al personalismo sono diversi. Luigi Stefanini nei saggi "Personalismo educativo del 1954" sottopone la scuola attiva ad un vaglio personalistico e propone un modello di educazione come maieutica della persona al cui centro sta la figura del maestro come guida intellettuale e morale del fanciullo. Mario CasottiParte da una concezione pessimistica del fanciullo, considerato povero assoluto, che si aspetta tutto dall'adulto, segnato come ogni uomo dal peccato originale e quindi bisognoso della grazia.
Giuseppe Catalfamo accanto all'esigenza di socialità dell'educazione pone una concezione più tradizionale del processo educativo in cui il maestro appare come figura dominante.
Giuseppe Flores D'Arcais rivendica alla pedagogia un impegno teorico, cioè deve porsi come teoria della persona. Egli propone un progetto educativo teso a valorizzare il soggetto umano in se stesso.
Ci sono, però, anche voci di dissenso con le voci ufficiali della Chiesa, provenienti da aree culturali e pastorali marginali, in alcuni casi accusate di eresia e disobbedienza. All'interno della crisi modernista troviamo la teoria dell'educazione di Laberthamière, cioè un orientamento pedagogico cattolico ispirato ai principi di solidarietà e collaborazione.
In esso il momento dell'autorità è caratterizzato dalla carità e mette in rilievo l'importanza della libertà dell'allievo. Dopo il Concilio Vaticano II si hanno esperienze di comunità ecclesiali di grande respiro, soprattutto per l'influsso dell'opera di Don Milani che nella "Lettera ad una professoressa" (1967) propone una scuola aperta a tutti che realizza con i ragazzi di Barbiana. Don Milani propone una scuola che non bocci, che sia capace di dare uno scopo ai ragazzi svogliati, che sia gestita dallo Stato e dai sindacati e abbia come fine quello di dedicarsi al prossimo. Grande peso viene dato all'educazione linguistica, importante per conferire efficacia comunicativa all'esposizione verbale e scritta. Sull'esperienza di Don Milani troviamo altre esperienze significative come l'isolotto a Firenze, guidato da Don Mazzi e San Paolo a Roma diretta da Don Franzoni, che manifestano un preciso.impegno pedagogico, ma anche ecumenico e sociale.
TOTALITARISMO ED EDUCAZIONE IN ITALIA, GERMANIA E URSS
Negli stati totalitari la pressione ideologica sull'educazione raggiunge il massimo e si caratterizza per l'opposizione ad ogni forma di democrazia, in quanto la pedagogia dei totalitarismi non parte mai dall'individuo, ma accorpagli individui in stili di vita e concezioni del mondo comuni.
L'istruzione proposta dai regimi totalitari risponde all'esigenza di un'istruzione di massa, ma lo fa in modo brutale, conformistico e illiberale.
Questo processo avviene enfatizzando al massimo il ruolo guida che lo stato è andato assumendo nel corso dell'età moderna.
All'inizio il programma d'istruzione del fascismo si presenta come un programma conservatore come viene attuato dalla riforma Gentile del 1923: scuola chiusa che produce un blocco anche per la mobilità sociale dei ceti inferiori.
A partire dal 1925 si ha un irrigidimento
Dell'istruzione italiana; il fascismo, infatti, si fa regime e tutta la società subisce un processo di fascistizzazione. L'esito più compiuto di questo processo si ha nel 1939 con la Carta della scuola del ministro Bottai:
- Scuola media unica
- Biennio di scuola di lavoro
- Ideologizza i programmi di studio
Il fascismo agisce in maniera più consistente sul versante extrascolastico, portando alla nascita di associazioni per bambini e per ragazzi: Balilla e Gioventù del Littorio, in modo da gestirne il tempo libero e da conformarsi agli ideali del regime, attraverso feste, gare, riunioni di propaganda o parate militari.
Il nazismo porta agli esiti più esasperati il sistema educativo di massa. Già Hitler nel "Mein Kampf" sottolinea come l'istruzione non debba riempire la testa di sapienza, ma formare un corpo sano fino al midollo. La scuola nazista ideologizza la cultura ma allo stesso tempo la indebolisce, dando grande
Il sistema educativo durante il nazismo era fortemente influenzato dall'ideologia nazista. Gli insegnanti venivano indottrinati sui principi del nazismo e del razzismo e dovevano prestare giuramento ad Hitler, oltre ad iscriversi al partito. Altre associazioni educative organizzavano attività per i giovani secondo i principi dell'ideologia nazista, manipolando così l'educazione.
Dopo Stalin, il sistema educativo sovietico divenne totalitario, ma mantenne una scuola di cultura e un sistema educativo extrascolastico meno oppressivi rispetto ad altri regimi totalitari.
Prima di Stalin, la scuola sovietica, organizzata dalla moglie di Lenin, Krupskaia, si caratterizzava per il costante sperimentalismo e l'apertura verso nuove scuole e pedagogie.
Una delle novità più importanti fu l'introduzione delle scuole politecniche del lavoro, che combinavano istruzione e lavoro in fabbrica, mirando anche ad ampliare l'orizzonte culturale degli studenti.
Con l'ascesa al potere di Stalin, il sistema educativo sovietico divenne sempre più totalitario e l'ideologia comunista venne imposta in modo più rigido.
di Stalin si ritorna ad una scuola di cultura che esalti l' studio, riportando i programmi e i metodi ad un livello più ufficiale e vicino all' ideologia staliniana e allontanandosi dall' attivismo. Anche in URSS si cerca di organizzare la vita dei giovani organizzando il tempo libero: nasce la Gioventù comunista con gare, lavori di gruppo, giochi, conferenze impregnate di ideologia e posti al servizio della creazione del cittadino comunista, laico e socializzato. LA CRESCITA SCIENTIFICA DELLA PEDAGOGIA La pedagogia sperimentale si espande in Europa e Usa. Le ricerche sperimentali più importanti sull' insegnamento si hanno in USA con esiti innovativi soprattutto nel settore della valutazione scolastica, anche se incidono molto poco sulla realtà scolastica dei vari paesi. La sperimentazione pedagogica diverrà uno strumento che sarà promosso anche a livello istituzionale sovrannazionale con l' UNESCO e l' OCSE e il Consiglio.d'Europa. Un settore particolare della pedagogia scientifica è la psicopedagogia, che studia le componenti psicologiche dell'azione educativa per arrivare a definire leggi psicologiche in grado di guidare il lavoro educativo e scolastico. Anche la sociologia affronta i temi dell'integrazione sociale promossa dalla scuola, così come la trasmissione dei pregiudizi che essa favorisce e la riproduzione ideologica che viene ad esercitare, ma anche il rapporto tra scuola e stratificazione sociale, immissione sul mercato del lavoro, mobilità sociale. Un altro contributo scientifico alla pedagogia viene dato dalla psicoanalisi di Freud e dalla psicologia dell'età evolutiva con Piaget. A Freud la pedagogia deve: La ridefinizione dell'infanzia, la descrizione nuova dei rapporti intrafamiliari, il ruolo centrale assegnato all'emotività/affettività.