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La ricostruzione della propria storia di vita non è solo una tessitura di memorie, ma
anche un'azione creativa che attinge al passato per dare significato al presente. Può
essere un fatto personale, ma anche un'esperienza collettiva: i racconti dei singoli,
infatti, sono legati alla comunità e al contesto storico e culturale d'appartenenza. Le
storie di vita riconoscono metodi di ricerca riconducibili a differenti aree disciplinari:
storia, antropologia, sociologia, psicologia, psicoanalisi ed educazione).
La storia usa il tempo attraverso biografie orali e scritte. L'antropologia inserisce
storie personali nel contesto sociale e culturale d'appartenenza per comporre storie di
vita sociale. La sociologia orienta il lavoro biografico verso l'analisi di pratiche e
processi sociali per ricostruire il cambiamento e i modelli di organizzazione,
stratificazione e mobilità sociale. La psicologia analizza il progressivo sviluppo delle
strutture psichiche del soggetto. La psicoanalisi s'interessa alla vita psichica
inconscia dei soggetti.
In ambito educativo la pratica delle storie di vita è un approccio di ricerca e una
pratica di formazione. È possibile mettere le storie di vita delle persone al centro
dell'attenzione e dell'agire professionale a due livelli:
Promuovendo nei soggetti destinatari del lavoro educativo percorsi di
narrazione per stimolare la consapevolezza
Accompagnando i soggetti in un processo di cambiamento in cui storie di vita
problematiche si aprono a nuove pensabilità e le persone iniziano a immaginare
e percorrere nuove traiettorie esistenziali.
Rileggere il proprio percorso di vita a posteriori permette di rintracciare “tracce di
educazione”. Sono fondamentali i concetti di intenzionalità e progetto, come
fattori che orientano il corso degli eventi.
L'intenzionalità educativa focalizza l'attenzione sull'esistenza di produttori di fatti
educativi. E' possibile dividere le esperienze educative in:
Intenzionali, in cui un soggetto ne educa un altro
Non dichiaratamente intenzionali, in cui il soggetto agisce in modo non
esplicito
Non intenzionali, in cui il soggetto non sa di essere produttore o destinatario.
L'educatore, nell'ambito della sua attività professionale, è promotore consapevole e
responsabile di esperienze educative, quindi progetta i suoi interventi, definendone i
requisiti.
Con il termine rete si intende l'insieme dei legami tra soggetti. La rete può essere
personale, se mette al centro un singolo individuo, o sociale, se riguarda l'insieme
delle relazioni dei singoli. Ogni persona può rappresentare la propria rete personale
attraverso un semplice esercizio: disegnando tre centri concentrici attorno alla propria
persona e inserendo all'interno i propri legami affettivi (rete informale), il lavoro
(rete formale) e i rapporti collega-amico (rete semiformale). La rete di ogni
persona cambia e si trasforma nel corso della vita. La rete sociale è, invece, l'insieme
delle relazioni tra persone in un contesto sociale.
In cerca di tracce di educazione
Ogni persona ricerca e abita quotidianamente diversi contesti territoriali, relazionali,
culturali ecc. muovendosi sul territorio in base a luoghi ed esperienze per sviluppare i
propri interessi. Tra i vari territori relazionali, quattro sono considerati i nuclei centrali:
la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari e il lavoro.
Bisogno-domanda e offerta: le persone incontrano i servizi educativi
territoriali
Le persone che vivono una situazione di disagio trovano nella rete dei servizi
territoriali una serie di risposte. È, però, necessario che siano in grado di riconoscere il
proprio bisogno e formulare una domanda di aiuto. Il bisogno è la tensione di un
individuo verso una concreta soluzione che ricostruisca un equilibrio compromesso da
una carenza. La domanda è la richiesta formulata dal soggetto che, una volta
riconosciuto il bisogno, si rivolge a un interlocutore in grado di attenuarlo attraverso
interventi per la risoluzione del problema. L'offerta è la “matrice di possibilità”
proposte ai cittadini a molteplici livelli: europeo, nazionale, regionale o locale e può
essere rappresentata da un servizio o da un ente. Gli enti amministrativi sono
organizzazioni che accolgono e gestiscono la domanda sociale. Possono essere locali,
come comuni, province, aziende sanitarie, o privati, come volontariato e cooperative
sociali.
Anche qui entra in gioco il concetto di rete, vista come l'intreccio di interventi
educativi nel sistema dei servizi alla persona. Infatti, in questo caso la parola rete
rimanda a due dimensioni: quella di nodo, cioè alla singola unità di offerta del singolo
ente, e a quella di tessuto a maglie, cioè ai legami che la singola unità di offerta
stabilisce col territorio.
Le unità operative devono possedere alcuni requisiti: sede fisica, bacino di
utenza, attività e prestazioni, destinatari reali e potenziali.
Le strutture residenziali sostituiscono temporaneamente il nucleo familiare,
facendosi carico della persona.
Le comunità alloggio ospitano minori che devono essere temporaneamente
allontanati dalla famiglia, donne maltrattate o emarginare, disabili, persone con
disturbi psichiatrici, malati terminali.
I servizi domiciliari sono interventi di tipo socio-educativo e socio-assistenziale per
minori o adulti o per nuclei familiari per la loro permanenza nel proprio ambiente di
vita.
I servizi territoriali hanno finalità della socializzazione, dell'integrazione sociale e
della prevenzione del disagio attraverso interventi differenziati.
Per rispettare il mandato istituzionale di presa in carico, l'educatore deve conoscere
leggi e figure professionali con cui collabora e i servizi. I collaboratori possono essere:
l'assistente sociale, l'operatore sociosanitario, il tecnico della riabilitazione
psichiatrica, lo psicologo, il sociologo, il mediatore interculturale, gli
orientatori scolastici e professionali, le figure professionali di area medica,
dell'ambiente scolastico e dell’area giuridica.
La presa in carico di storie di vita problematiche ricade sulla storia di vita
dell'educatore, sulle modalità con cui narra, rilegge e interpreta la propria vita
personale e professionale. Il lavoro con le storie di vita richiede un atteggiamento non
giudicante. L'educatore deve avere una parentesi narrativa coi colleghi, che ha
funzione di antidoto al parlare-ascoltare-pensare, e di riproposizione pedagogica. Egli
ha bisogno di uno spazio in cui riflettere sui racconti ascoltati per analizzarli e
comprenderli, ascoltando altri punti di vista e modelli interpretativi. Ha bisogno anche
di un tempo in cui sfoga emozioni e pensieri, così da riuscire a trovare la “giusta
distanza”. Deve, quindi, cercare luoghi della riflessività sulla sua professionalità.
Strumenti metodologici
Le aree e i contesti di azione educativa
Non esiste un criterio univoco di classificazione delle esperienze educative. I progetti
educativi si possono classificare in base a diversi parametri, tra cui:
Strutturazione/destrutturazione per quanto riguarda la scuola e il gruppo
dei pari
Titolarità, per quanto riguarda pubblico e privato, privato sociale, accreditato
ecc
Presenza/assenza di professionalità per quanto riguarda professionisti o
educatori naturali.
Aree di riferimento di termini come “disagio”, “devianza” e “marginalità” indicano
che il soggetto si colloca “altrove” rispetto al contesto socioculturale a cui appartiene
e assume atteggiamenti che non corrispondono al contesto che vive.
Il disagio è la distanza fra la situazione esistente e quella auspicabile. La devianza fa
riferimento ad attività che si discostano “dalle norme vigenti in un sistema sociale”. La
“marginalità” riguarda gruppi di persone che, pur avendone diritto, non accedono a
risorse, privilegi e garanzie riconosciute a tutti.
Gli interventi educativi possono essere suddivisi in attività, progetti e servizi di
taglio promozionale, preventivo e riabilitativo. I servizi di taglio
promozionale riguardano soggetti individuati sulla base di una caratteristica comune.
Nei loro confronti vengono organizzate attività per il benessere del soggetto. Il
concetto di prevenzione rimanda all'idea di “arrivare prima” di qualcosa di
negativo o dannoso.
Gli interventi preventivi si rivolgono quindi a soggetti “a rischio”, potenziali
portatori di disagio, devianza o marginalità. La prevenzione primaria interviene su
cause di situazioni problematiche; la prevenzione secondaria si riferisce
all'individuazione precoce di elementi problematici di una situazione; la prevenzione
terziaria fa riferimento all'insieme di azioni che riparano o riducono conseguenze di
un disagio conclamato.
I temi della riabilitazione rimandano all'azione nei confronti di soggetti in difficoltà
conclamata. Si tratta di interventi rivolti ad individui che hanno un problema, per
ripristinare condizioni fisiche, psicologiche e relazionali adeguate.
Il territorio
Il territorio è lo spazio in cui il soggetto vive e si muove, e che comprende anche il
committente, cioè le amministrazioni locali, e il destinatario, cioè i soggetti che lo
abitano. Servizi e progetti trovano nel territorio il proprio spazio operativo e il proprio
bacino di utenza. L'operatore di territorio conosce luoghi, soggetti e contesti ed
riconosciuto nel rapporto di convivenza e interazione continua. Il concetto di
comunità fa riferimento a un insieme di soggetti legati da uno o più fattori di diversa
natura. Questi fattori, però hanno assunto un'ottica abbastanza negativa: i legami
sono diventati vincoli e costrizioni in una società in cui è necessario essere
indipendenti, liberi e disponibili al cambiamento.
La logica invariante dell'azione: la logica progettuale
Nonostante la progettazione rappresenti il primo indispensabile approccio
all'intervento, essa non è mai una dimensione indipendente dal contesto in cui si
colloca. Progettare un intervento costringe il progettista a “fare i conti” con le
determinanti esterne al suo intervento. E' importante ricordare che la progettazione è
condizionata sia a livello micro, cioè del singolo intervento, che a livello macro.
La programmazione è un primo livello di declinazione operativa che traduce le
finalità del piano in traguardi da raggiungere in base a una precisa scansione
temporale. La progettazione si inserisci, quindi, facendo proprie le logiche della
programmazione.
La progettazione educati