Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 6
Riassunto esame Pedagogia generale e sociale, prof Fabbri, libro consigliato Nel cuore della scelta Pag. 1 Riassunto esame Pedagogia generale e sociale, prof Fabbri, libro consigliato Nel cuore della scelta Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 6.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Pedagogia generale e sociale, prof Fabbri, libro consigliato Nel cuore della scelta Pag. 6
1 su 6
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

DALL’AUT-AUT

1. ALLA SCELTA

Non è sempre facile prendere le distanze da un passato che ci ha forgiati, da qui la tentazione

ad abbreviare il percorso, ma non è possibile farlo; inoltre, se scegliere è sempre possibile, è

impossibile scegliere e decidere una volta per tutte

Fare una scelta significa assumersi una responsabilità

Il primo compimento della scelta è un processo di autocomprensione, quindi ogni scelta è

relativa perchè deriva da un Io piuttosto che da un altro; l’Io di K è un io riflessivo che si

confronta con il mondo, fortemente minato dal dubbio e continuamente costretto a rivedere le

sue scelte

Pentirsi significa provare dolore per i limiti delle scelte compiute, diviene riconoscimento e

accettazione dei propri limiti

significa compiere scelte di alleggerimento rispetto all’eredità culturale

Differenziarsi dalla stirpe

ricevuta che consentano di trattenere solo quei contenuti e quelle conoscenze significative per

Esistono due piani di comunicazione:

● Comunicazione di sapere: diretta, veicola conoscenze oggettive e concepisce il

ricevente come mero contenitore di saperi

● Comunicazione di potere: indiretta, si interroga sulla comunicazione in quanto tale

Nei confronti della tradizione esistono 3 livelli di differenziazione:

L’individuo

1. non si limita a recepire i contenuti della tradizione, ma li sottopone al proprio

vaglio interpretativo; costruttore attivo del processo di conoscenza

2. Consapevolezza che nessuna comunicazione è mai neutrale, ci saranno sempre ruoli e

rapporti di potere che la influenzano; centralità del ricevente comunicazione etica

3. Ricerca di un patrimonio di esperienze e conoscenze già costituite, è il piano delle verità

rivelate che vanno comunque messe alla prova comunicazione etico-religiosa che

mette il singolo a confrontarsi con scelte compiute in situazioni difficili la cui soluzione

comporta lo scioglimento di nodi inestricabili

Etica vs estetica etica: possibilità di scegliere e assumersi la responsabilità della propria vita;

estetica: luogo di esperienze incapaci di canalizzare le energie dell’individuo, c’è la

preparazione a tante, differenti scelte possibili, ricerca del piacere e rinuncia ad essere se stessi

→ storia di Nerone: gaudente imperatore trattato da bambino anche da vecchio, non apprende

più con umiltà generando la rimozione più pericolosa, quella dello spirito

Chi vive esteticamente rimuove se stesso e il suo spirito, cioè l’orizzonte del possibile, la

possibilità di scelta, è una rimozione della libertà

La possibilità di scelta passa attraverso la sperimentazione a vivere il contrasto tra il bene e il

male: si deve fare esperienza del male per comprendere appieno il concetto di bene, vivere il

male in una dimensione più alta per trascenderlo; il male è vicino alle dimensioni dell’estetica

perchè si configura come una non scelta e si costituisce come indifferenza

Chi vive nella dimensione estetica non è in grado di peccare perchè il peccato esiste solo nella

dimensione dell’eticità; chi vive eticamente è portato a scegliere il bene, quindi il peccato

sembra essere solo per chi, avendo conosciuto l’esistenza del mondo etico, sceglie di

permanere nella sfera dell’estetico non è l’inosservanza del

ciò che provoca dannazione

dettato divino, ma la rinuncia a vivere il tormento che la scelta tra bene e male comporta; il

peccato è la rinuncia a tollerare il dubbio, quindi è rinuncia alla libertà

L’uomo etico, nel rapporto con dio, la stirpe e la tradizione, ha un rapporto ambivalente: se ne

differenza per poi ricongiungersi di nuovo a lui, consapevole che la riconciliazione non sarà mai

definitiva

→ Hannah Arendt e la banalità del male

Nell’esperienza educativa non bisogna mai negare gli elementi di contrasto perchè sono quelli

che allenano alla scelta prima che la scelta si imponga in modo reale apprendimenti e

È comune riscontrare una sorta di rigidità educativa che esige dall’allievo

comportamenti standard: l’intero progetto della formazione deve essere luogo di possibilità per

l’allievo, in grado di rispecchiare le disposizioni cognitive di ogni singola persona

o rimozione delle pulsioni ↔

Pedagogia nera Pedagogia bianca o rimozione dello spirito

L’esperienza educativa deve confrontarsi con i reali bisogni del bambino contemperando sia

risposte di gratificazione che di necessaria frustrazione

Secondo Miller il fatto che si utilizzino forme di comunicazione non violente non vuol dire che

siano forme migliori, a maggior ragione se non si confrontano con la reale personalità del

bambino

Il rischio della pedagogia bianca è che l’educatore possa sottrarsi alla scelta con la stessa forza

con cui lo faceva l’educatore della pedagogia nera, un educatore indifferente, incapace di

osservare in modo disinteressato ciò che accade all’interno dell’esperienza educativa

2. SOSPENSIONE DELLA MORALE DOMINANTE E SOLITUDINE DEL SINGOLO

Secondo K l’impianto etico può essere rimesso in discussione dal problema religioso

→ Timore e tremore K si immedesima in Abramo e descrive 4 scenari possibili, anche se

Abramo, qualunque cosa faccia, sbaglia:

1. Abramo racconta ad Isacco cosa sta accadendo, Abramo si trasforma e rivela che non

obbedisce a nessun ordine esterno, ma fa quello che più gli piace, Isacco gli chiede di

avere pietà Abramo è costretto a trasformarsi in un mostro

2. Abramo in silenzio accetta di fare quanto dio gli chiede, sacrifica il capro e tornano a

casa Abramo perde la gioia di vivere, la figura di dio si incrina dentro di lui

3. Abramo chiede perdono a dio, non capisce come sia stato perdonato e Isacco restituito

→ si acuisce il senso di colpa e sembra ipotizzare che l’unica risposta corretta sia la

disobbedienza

4. Abramo disperato accetta di fare quanto dio gli chiede, sacrifica il capro e tornano a

casa, Isacco ha perso la fede la fede di Abramo non può essere trasmessa al figlio

che, anzi, la perde completamente

La prova si rivela impossibile da superare se la sottoponiamo al vaglio della responsabilità

individuale, la soluzione potrebbe essere quella di delegare a Dio l’assunzione della

responsabilità per fare in modo che Abramo continui a considerarsi innocente

Accostando il mito di Abramo alla figura di una madre che deve procedere allo svezzamento del

bambino si può dire che le soluzioni potrebbero essere:

1. Si tinge il seno di nero in modo che non sia più desiderabile per il figlio

2. Nasconde il seno e il bambino non ha più una madre

3. La madre è triste pensando che il bambino non sarà mai più tanto vicino a lei

4. La madre ricorre ad un nutrimento aggiuntivo affinchè il bambino non muoia

Affinchè la violenza non venga tramandata è necessario o che Abramo impari a disobbedire il

proprio dio o che Isacco perda la fede in Abramo e nel suo dio

La montagna di Moriah non è per Abramo quella del dubbio e dello sgomento perchè lui già

sapeva che il figlio non sarebbe morto, ma è la montagna della fede e della speranza

L’angoscia è la conseguenza dell’impossibilità di comprendere il senso del gesto di Abramo: in

questa situazione la fede è l’unica alternativa all’arbitrio

Il mito di Abramo introduce una rappresentazione della divinità che esige non tanto la

disponibilità a compiere il sacrificio, quanto quella ad interrogarsi sulle ragioni per cui è stato

richiesto e a farlo in una situazione di isolamento e solitudine

corrisponde a principi di carattere generale validi per tutti e in ogni istante tali per cui

La morale

l’individuo viene subordinato al generale e indotto a rispettarne i valori, è essa stessa il fine di

tutto ciò che le è esterno ↔ la fa sì che l’individuo,

fede dopo essere stato nel generale, si isoli

come individuo al di sopra del generale →

K ha avuto un rapporto difficile con la chiesa ufficiale è solo a partire da ciò che si è che

diviene possibile entrare in contatto con dio e l’infinito, i comportamenti indotti, i valori veicolati

dalla morale non sono fattori negativi da abbandonare, ma K dice che hanno un grado di

pertinenza bassissimo con il cristianesimo

Scelta di Sophie polacca che scopre che suo padre è uno dei teorizzatori dello sterminio del

popolo ebraico, è sposata con Nathan, ebreo, viene deportata ad Auschwitz per commercio

illegale ed è costretta a decidere, da un soldato che fa apprezzamenti su di lei, quale dei due

suoi figli salvare: salva il maschio

Qualunque sia la sua scelta sarà sbagliata, ma, a differenza di Abramo, Sophie ha avuto torto e

con la sua scelta ha salvato un figlio, ma ne ha comunque ucciso un altro; Sophie è vittima

dell’assenza di fede e della sua incapacità di colmare quest’assenza con una fede di natura

diversa, è indifferente: ha rifiutato ogni scelta possibile ed è restata in balia degli eventi

L’innocenza esiste solo come condizione transitoria col tempo sfocia in inquietudine, quindi

→ → →

angoscia dell’innocenza

angoscia angoscia della trasgressione dei divieti ricevuti

→ →

angoscia della libertà la libertà si fonda sul peccato angoscia della prima scelta

L’angoscia è un’emozione indistinta, non ha contenuti precisi, il soggetto non sa in quale

direzione esprimersi fino a quando non individua un ostacolo su cui dirottarsi e contro il quale

valga la pena di lottare: il divieto, ma ciò lascia Adamo libero di scegliere, quindi in preda

all’angoscia del nulla angoscia delle possibilità perchè adesso Adamo deve decidere se

trasgredire

Angoscia di Abramo come angoscia del padre, angoscia delle responsabilità ↔ angoscia di

Adamo come angoscia del figlio, angoscia dell’innocenza

La morte ci costringe a confrontarci con la più radicale delle angosce: la totale indeterminatezza

→ l’immortalità è possibile

del non esserci più solo a condizione che non ci sia rinascita perchè

significherebbe essere reintrodotti in un sistema di scelte; se vivere significa divenire, la vita è

incompatibile con l’immortalità, quest’ultima è possibile solo se la vita si ferma

Il passaggio da una condizione di innocenza ad una di responsabilità esige che la personalità

possa aprirsi

Dettagli
A.A. 2018-2019
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher donatellateatro di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Fabbri Maurizio.