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PARTE SECONDA – LA RICERCA EMPIRICA
CAPITOLO 1 – I CRITERI DELLA SCELTA UNIVERSITARIA
Premessa metodologica: il prof ha "condotto una ricerca finalizzata a indagare i criteri della scelta universitaria dei giovani dei due sessi e le loro prospettive sul futuro".
"La ricerca è stata condotta tramite questionari a risposta aperta su un campione di studenti e studentesse delle classi quinte di alcune scuole secondarie superiori dell'area fiorentina, in procinto di diplomarsi."
"Il campione è costituito da 119 studenti e 87 studentesse, per un totale di 206 questionari compilati."
"La ricerca non ha la pretesa di giungere a risultati rappresentativi della totalità degli studenti, ma si pone l'obiettivo di estrapolare dalla molteplicità delle risposte alcune categorie concettuali che emergono direttamente dai dati empirici e che possono offrire uno spaccato delle opinioni dei giovani sulle tematiche proposte."
Il questionario contiene due domande a risposta aperta. La prima riguarda i criteri che guidano la scelta universitaria (una volta conseguito il diploma di maturità, in base a cosa sceglierai se proseguire o meno gli studi all'università?), la seconda le aspettative sul futuro (come ti immagini in un futuro breve, per esempio tra cinque anni?). Le risposte sono ovviamente anonime: l'unica informazione richiesta è stata quella di specificare il proprio sesso."
"Nell'elaborare i dati si è preso spunto dai principi metodologici che stanno alla base della Grounded Theory, una forma di analisi qualitativa che viene costruita dal ricercatore/dalla ricercatrice sulla base di un processo induttivo. Usando le parole di Antonio Strati: 'Per Grounded Theory si intende quella teoria sociologica che nasce dai dati della ricerca empirica. Si tratta, cioè, di una teoria che viene costruita dagli studiosi nel corso'
dell’indagine sul campo e sulla base degli elementi emersi durante lo svolgimento dell’analisi». Nell’elaborare i questionari ho cercato appunto di far emergere dalla pluralità delle risposte (i dati empirici) alcune categorie concettuali che dessero senso e significato alla varietà di informazioni raccolte, ponendosi ad un livello più elevato di astrazione. L’analisi è stata evidentemente guidata da uno“sguardo di genere” volto a far emergere differenze o inaspettate omogeneità nelle risposte di studenti e studentesse.” cit interna da Strati Antonio (1997),«La Grounded Theory», in Ricolfi Luca (a cura di) (1997), La ricerca qualitativa, La Nuova Italia Scientifica, Roma, pp. 125-63“La Grouded Theory venne formulata negli anni Sessanta nell’ambito delle riflessioni e del dibattito sulle analisi qualitative in sociologia. In particolare l’espressione fu coniata da Barney G. Glaser e
Anselm Strass nel corso di una ricerca […]. Con tale termine essi intendevano “la scoperta della teoria dai dati”. […] “teoria empiricamente fondata”, che emerge cioè direttamente dal fenomeno studiato.” I criteri della scelta universitaria “la prima domanda del questionario – “Una volta conseguito il diploma di maturità, in base a cosa sceglierai se proseguire o meno gli studi all’università?” - è finalizzata a comprendere quali sono i criteri che guidano studenti e studentesse in procinto di diplomarsi nella difficile scelta tra proseguire gli studi all’università oppure proiettarsi nel mondo del lavoro. La pluralità”86“ delle risposte degli studenti è stata ricondotta a tre macrocategorie (fattori esterni, fattori interni, fattori indotti dal sistema scolastico) distinte al loro interno in ulteriori categorie di risposta. Una primafondamentale contrapposizione è tra le scelte dettate da motivazioni interne e quelle che pongono il lavoro come nodo cruciale della scelta stessa; un terzo fattore richiama invece problematiche interne al sistema scolastico che vincolano talvolta in senso positivo ma spesso anche in senso negativo (voto maturità) le successive scelte di formazione degli studenti. Esiste poi una quarta tipologia di risposte che è quella sintetizzata con l'etichetta "non vado", in cui sono racchiuse le risposte che argomentano perché si sceglie di non andare all'università."
"volendo sintetizzare i risultati dell'indagine di genere si può affermare che i ragazzi (maschi) tendenzialmente citano in maggioranza fattori esterni (la scelta di andare all'università è spesso strettamente funzionale alla possibilità di trovare un lavoro che piace; la laurea è vista come uno
strumento necessario/obbligatorio per inserirsi efficacemente nel mondo del lavoro), mentre le risposte femminili richiamano più spesso motivazioni interne (le scelte formative sono maggiormente svincolate dalla loro spendibilità in ambito lavorativo)." I fattori interni: interessi culturali e voglia di migliorarsi interessi personali "emerge che sono più spesso le ragazze a richiamare l'interesse personale come fattore centrale della scelta universitaria. Alcune espressioni sono particolarmente significative: le studentesse cercano nell'università qualcosa che "possa appassionare", che dia loro la "possibilità di sognare", anche "indipendentemente dal lavoro". "un altro gruppo di studenti dichiara di essere stimolato a proseguire gli studi per desiderio culturale o voglia di migliorarsi". "in questo caso non emergono differenze significative tra studenti e studentesse: perentrambi il desiderio di continuare ad apprendere è unfattore decisivo della scelta universitaria.” “altri mettono in evidenza le proprie attitudini e capacità personali” “anche in questo caso, inaspettatamente, emerge una omogeneità nelle risposte dei due sessi” “il alcuni casi le risposte richiamano a desideri generici circa il futuro” 89queste affermazioni “dichiarano implicitamente la centralità della formazione genericamente intesa (indipendentemente dal tipo di indirizzo particolare che si deciderà di intraprendere) quale elemento centrale che qualificherà la propria vita futura. Questo emerge nella maggior parte dei casi nelle risposte delle ragazze che vivono la scelta del percorso formativo in maniera introspettiva, come un ripensamento della propria persona (“in base a ciò che vorrei essere”) e un proiettarsi criticamente verso il futuro (“in base al desiderio di comevorrei che fosse il mio futuro).” “esiste infine un numero ristretto di risposte che ho sintetizzato con l’etichetta università come scelta combattuta […]. In questi casi proseguire gli studi è una scelta sofferta che richiede “tempo per decidere e valutare”, perché bisogna essere sicuri di “avere le idee chiare” e a volte bisogna ammettere di non essere ancora in grado di prendere una decisione (“ancora non lo so”). I fattori esterni: lavoro e disponibilità economica “un secondo gruppo di fattori che risulta determinante nella scelta sono quelli 18 che ho raggruppato con l’etichetta “fattori esterni” e che si riferiscono sostanzialmente al lavoro e alla disponibilità economica” “l’università viene spesso concepita dagli studenti come “alternativa al lavoro”, secondo diverse accezioni: l’università può essere considerataUn ripiego obbligato nel caso non si riesca a trovare lavoro con il solo diploma, oppure come strumento necessario "90" per inserirsi nel mondo del lavoro, o, ancora, come mezzo funzionale a raggiungere determinati desideri lavorativi, infine può essere vissuta come un momento transitorio prima di cominciare a cercare seriamente lavoro."
Il lavoro "viene interpretato dai ragazzi in un duplice senso: come fattore positivo verso cui tendere, come meta da raggiungere (caso più frequente) oppure come fattore negativo, problematico da evitare per più tempo possibile."
"Quando i ragazzi sentono il lavoro come fattore positivo - come obiettivo da raggiungere - vivono la scelta universitaria come funzionale al perseguimento di tale obiettivo. Emergono di conseguenza tre modi di intendere l'università."
"Il primo consiste nell'interpretare l'università come mezzo funzionale a raggiungere determinati desideri lavorativi."
Desideri lavorativi: "L'università è un fattore positivo, funzionale al raggiungimento di determinati obiettivi lavorativi." (91)
"L'università viene vissuta come luogo che amplifica le possibilità di 'trovare un lavoro che piace', di 'intraprendere una carriera professionale', di 'avere più competenze nel mondo del lavoro', in sostanza come il mezzo ideale 'per avere qualche possibilità in più di trovare un lavoro che piace'. Si nota un'omogeneità nelle risposte dei ragazzi e delle ragazze: per entrambi, e in egual misura, il desiderio di trovare un lavoro soddisfacente e appagante è il fattore determinante della scelta universitaria." (91)
"Un altro gruppo di studenti vede l'università come uno strumento necessario/obbligato per inserirsi nel mondo del lavoro." In questo caso, "la scelta universitaria assume una connotazione negativa." (92)
In quanto viene interpretata come un passo necessario/obbligatorio anziché come una scelta voluta. Tra i ragazzi è opinione diffusa che senza un diploma di laurea è impossibile trovare lavoro. [...] Ragazzi e ragazze sembrano in qualche modo subire passivamente quello che per loro pare un dato certo: senza la laurea non ci si può inserire nel mercato del lavoro.
"Un terzo gruppo i giovani interpreta l'università come ripiego obbligato nel caso non si riesca a trovare lavoro con il solo diploma."
"In queste risposte la scelta universitaria assume nuovamente una connotazione negativa. Ciò che le differenzia dal caso precedente è che in questo caso i ragazzi si pongono come personaggi attivi della scelta che, dopo il diploma, cercano lavoro e decidono di andare all'università solo se non sono soddisfatti di quello che viene loro offerto."