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COMPITI DI SVILUPPO E COMPITI EDUCATIVI NELLA TERZA INFANZIA E NELLAPREADOLESCENZA
Ogni famiglia nell'arco della sua storia vive o deve affrontare crisi evolutive. Si tratta di eventi critici o transizioni familiari che consistono in momenti di passaggio, in cui i cambiamenti causano una ridefinizione di ruoli e dei compiti di ciascun membro e anche nei vari rapporti (di coppia, tra genitori e figli, tra fratelli o con le famiglie d'origine dei due coniugi). Questi eventi critici possono essere:
- NORMATIVI proprio perché attesi. Es: formazione della coppia coniugale, la nascita dei figli e la loro infanzia, l'inserimento a scuola e l'adolescenza, il lasciare la casa d'origine, l'invecchiamento;
- NON NORMATIVI (o inattesi): non sono prevedibili al momento della costituzione della famiglia stessa. Es: morte o malattia di uno dei membri della famiglia, migrazione, separazione o divorzio.
Uno dei problemi della famiglia della tarda modernità
è la difficoltà ad affrontare il cambiamento, pertanto, spesso assistiamo a transizioni che, seppur normative, mettono a dura prova le relazioni educative familiari. Dal momento che questi eventi critici mettono in discussione gli equilibri già consolidati, portano a volte le famiglie ad avere un rifiuto verso il cambiamento, il rischio può essere quello di prestare poca attenzione ai compiti educativi connessi a ogni fase di sviluppo.
Nessuna transizione familiare però riguarda il singolo, ma ne viene coinvolto l’intero sistema familiare. Già all’inizio della terza infanzia, intorno ai 6-7 anni, il bimbo ha una vita mentale più complessa che gli consente la nascita dell’IO PSICOLOGICO: il bimbo comincia a definire quelle realtà che hanno valore per lui. In questa fase, entra pure in un mondo più vasto di relazioni e capisce che tutto ciò dipende anche dalla sua volontà.
bambino è descritta da Erikson, nella sua teoria dello sviluppo psicosociale, come caratterizzata da INDUSTRIOSITA': è la fase in cui il bambino ottiene il riconoscimento altrui grazie allo sviluppo di determinate abilità. La polarità negativa invece è rappresentata dall'INFERIORITA': il rischio è che il bambino si senta inadeguato o frustrato nel momento in cui si trova dinanzi a un insuccesso. Secondo Erikson, lo sviluppo del bambino in questa fase può essere compromesso da una vita familiare che non lo ha preparato non tanto in termini di apprendimento, ma di socializzazione e gestione delle emozioni. Un altro rischio ancora può subentrare quando la vita scolastica del bimbo non entra in dialogo con la cultura familiare. Per Erikson la virtù che caratterizza questa fase dello sviluppo è la COMPETENZA (cognitiva, sociale ed emotiva). In questo periodo cambiano anche i modi di relazionarsi con gli altri e i.processi di socializzazione che diventano sempre più ALLOCENTRICI (e non più egocentrici). Risulta di particolare rilievo l'azione educativa di supporto e di guida che i genitori saranno in grado di fornire al figlio perché possa acquisire fiducia nell'incremento delle sue capacità. Tra i compiti educativi non va dimenticata l'importanza di un'adeguata ALFABETIZZAZIONE EMOTIVA che si può realizzare solo se gli adulti per primi sanno leggere o gestire le proprie emozioni. Durante la pre-adolescenza e adolescenza i compiti educativi dei genitori e dei figli saranno nuovamente definiti. I genitori sono chiamati a sostenere i propri figli verso l'autonomia e l'indipendenza, sperimentando nuovi modelli educativi. Il loro compito educativo per eccellenza in questa fase è quello di accompagnare il giovane verso la costruzione di un proprio essere nel mondo, permettendo la sua piena umanizzazione. I compiti evolutiviI processi di sviluppo dell'adolescente sono rappresentati dalla:
- Costruzione della propria identità (chi sono e chi voglio diventare);
- Creazione di relazioni sociali esterne alla famiglia;
- Conquista dell'indipendenza dalle figure genitoriali: proprio su questo aspetto i genitori sembrano avere maggiori difficoltà, in quanto perpetuano la protezione e dipendenza dei figli invece di promuovere l'autonomia e l'indipendenza (da FAMIGLIA TRAMPOLINO a FAMIGLIA LUNGA). Tutto ciò comporta una profonda confusione nei giovani, che non si sentono né contenuti né guidati in un mondo complesso e pieno di contraddizione come quello contemporaneo. Ciò, dice Erikson, può portare a una DISPERSIONE DELL'IDENTITÀ in adolescenza.
2. COMPETENZA GENITORIALE ED EDUCAZIONE DEI GENITORI
La competenza genitoriale è sempre più spesso associata al tema della sua valutazione.
La genitorialità è sempre più valutata in
termini di efficacia secondo un principio che nei termini dell'apsicologia valuta relazioni familiari "funzionali versus disfunzionali" (dimensione misurabile). La stessa definizione di "parenting" si riferisce a quell'insieme di attività che definiscono e descrivono la funzione genitoriale: accudire fisicamente i figli, organizzare l'ambiente di crescita, sostenerli a livello sociale ed affettivo attraverso la relazione, guidare i figli nell'interpretazione della realtà. Per la psicologia, essere GENITORI COMPETENTI significa rientrare in un quadro di "funzionalità" intesa nei termini di un genitore in grado di facilitare lo sviluppo e il successo dei figli. Altri studi tentano di definire il profilo cognitivo-affettivo del genitore competente, con particolare riferimento alla teoria di attaccamento e agli stili emotivi. In ogni caso, il concetto di competenza genitoriale sembra avvicinarsi alle competenze trasversali. Dunque,si intende la competenza nei termini di una funzione i cui compiti sono ben definiti e il risultato dell'azione è ben evidente e può essere valutato.
Dalle diverse definizioni che emergono, il concetto di competenza è legato alle performances. Si tratta di valutare/misurare una performance: si definisce genitore competente il soggetto capace di mettere in campo le proprie abilità per rispondere in modo adeguato ai bisogni primari del figlio e di riuscire ad appagare ogni suo desiderio. Essere genitori sembra trasformarsi in un mestiere in cui esercitare le proprie funzioni ed esibire al meglio le proprie performance.
Essere un buon genitore non trasforma i figli in adulti intelligenti, felici o di successo, però può contribuire a creare una nuova generazione che sia più resiliente, capace di gestire gli imprevedibili cambiamenti che dovrà affrontare in futuro.
Ma parlare di GENITORI COMPETENTI significa riconoscere e accettare i
propri limiti, significa essere consapevoli che non ci si può sentire mai completamente competenti, ma soprattutto che non si può essere competenti da soli ma sempre nella relazione (reale o immaginata) con l'altro genitore. Si è genitori nella misura in cui si è capaci di essere CO-GENITORI. Bisogna accogliere il pensiero educativo del cogenitore con rispetto e gratitudine, anche quando l'altro è assente (ad es. nei casi di monogenitorialità, di divorzio o nei casi di genitorialità resa possibile dalla fecondazione medicalmente assistita, etc. Questa definizione, infatti, non intende tralasciare le diverse forme di genitorialità). In tale impostazione nessun cogenitore vince e nessuno perde: vince la crescita del figlio e la sua educazione (obiettivo: promuovere la personalizzazione della sua esistenza). L'educazione inoltre non è solo una responsabilità del genitore ma di un'intera comunità.
Un'educazione alla genitorialità deve promuovere relazioni tra genitori, genitori e insegnanti, genitori e servizi territoriali, genitori e comunità, per raggiungere una sempre maggiore consapevolezza del loro ruolo educativo attraverso il confronto e la riflessione comune.
Fondamentale è in tal senso la promozione dell'EMPOWERMENT FAMILIARE, cioè una formazione per genitori intesa come spazio in cui si possono trasformare i problemi in risorsa. Tale approccio richiama il concetto di RESILIENZA FAMILIARE che fa riferimento a quelle risorse e strategie adattive con cui la famiglia affronta i cambiamenti richiesti nei momenti critici.
Il primo contributo alla resilienza familiare viene dal SENSO DI AUTOEFFICACIA CONIUGALE: cioè la percezione di ciascun coniuge di una buona qualità comunicativa, di offrire un supporto al partner, di trovare un accordo per l'educazione dei figli o di altre situazioni di carattere familiare.
Se ciò manca, la coppia è esposta a stress e conflittualità, che finisce per avere risvolti negativi sulla genitorialità. Si parla di impotenza appresa, opposto dell’empowerment, quando si tende ad attribuire a cause esterne (gli altri, il caso, le difficoltà) il proprio insuccesso/successo. 3. UNA RASSEGNA SULL’EDUCAZIONE GENITORIALE Una via per fornire una risposta alle emergenze educative che costellano l’educazione familiare nel nostro tempo è senz’altro quella di aiutare e sostenere i genitori nei loro compiti educativi. Ma l’educazione alla genitoriale non è pensata come una sorta di formazione professionale. Si tratta di un accompagnamento alla genitorialità che promuova o rafforzi la responsabilità educativa verso i figli e favorisca processi di condivisione educativa tra adulti. In particolare, l’educazione familiare può essere suddivisa secondo 3 macroaree: - L’area dellaPROMOZIONE o PREVENZIONE PRIMARIA: Propone occasioni d'incontro o percorsi formativi a genitori che non stanno sperimentando situazioni di difficoltà particolari o che non stanno vivendo problematiche specifiche. Hanno lo SCOPO di potenziare le competenze educative familiari. L'OBBIETTIVO è offrire ai genitori uno spazio protetto in cui possano imparare a condividere pratiche educative e riflettere insieme ad altri genitori per aumentarne la fiducia ed evitare l'isolamento sociale tra le famiglie. Tra gli INTERVENTI DI PREVENZIONE PRIMARIA troviamo: - le CAMPAGNE INFORMATIVE di educazione familiare, che hanno un carattere informativo e di sensibilizzazione. Intervento che può realizzarsi o attraverso diverse piattaforme online o in contesti formali, sotto forma di conferenze o lezioni, in cui gli argomenti trattati sono: dinamiche di coppia e familiari, problematiche educative in base all'età, rapporti intergenerazionali. Il tentativo è diinnescare nuovi apprendimenti sulle dinamiche trattate;
i GRUPPI AUTO/MUTUO AIUTO in cui i membri sono insieme aiutanti e aiutati e partono da situazioni analoghe;