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MEMORIA E PROGETTUALITA'
DIVENIRE
Il → L'uomo trasforma il proprio essere nel divenire del suo percorso di formazione, ossia nel prender forma
dell'humanum che lo contraddistingue.
Non si dà percezione di divenire senza una previa consapevolezza di qualcosa che permane, la cui essenza non muta pur
nella contingenza spazio-temporale.
Vi sono tre tipi di memoria:
ontologica → memoria che giudica gli eventi
storica → memoria che permette di dare un fondamento al nostro presente
storico-ontologica → memoria come unione delle precedenti.
La struttura ontologica della persona postula la memoria come fattore attraverso il quale l'essere personale possa svelarsi
nella sua unicità e cogliersi come io nella fenomenologia del suo divenire esistenziale. La memoria rivela quindi la natura
profondamente incompiuta dell'uomo e lo apre ad un avveramento incessante del proprio essere.
Memoria e progettualità sono due concetti opposti, uno passato e l'altro futuro, ma legati tra loro.
Gli ebrei infatti dicono che ricordare il passato è come sprigionare “la silenziosa forza del possibile” → forza collegata al
ZAHKOR
concetto di (ricorda) tramite quale si utilizza ciò che è successo in passato per diventare più consapevoli di
quello che può accadere nel futuro, capire gli errori commessi e “andare avanti”.
Il ripensamento (ritornare con la memoria sugli eventi), non è mai solo un atto nostalgico, ma apre a nuovi orizzonti, nuove
possibilità e nuove prospettive con cui vedere la realtà.
“La speranza nasce dal ricordo” → La speranza al futuro nasce dallo sguardo al passato.
COME EDUCARE QUINDI TRA MEMORA E PROGETTO?
Aperta alla progettazione del futuro, la memoria funge da agente protettore rispetto al riproporsi degli errori del passato.
L'atto pedagogico dell'imparare dalla propria e dall'altrui storia, anziché interrompere il processo formativo dell'uomo,
conduce quest'ultimo a considerare la propria storia come una scuola (luogo da cui impara).
In un certo senso, la memoria attua una conversione dell'evento passato.
Per questo motivo l'atto della memoria è già parte costituente del progettare: è un'azione orientata da un fine e proiettata
nell'avvenire. Si tratta di un processo dinamico, evolutivo, guidato dalla ricerca di senso, nonché di natura eminentemente
formativa, nel significato etimologico del dare forma.
Le immagini del passato sono quindi rimodellate in vista del futuro.
RICORDARE IL SIGNIFICATO DEL PASSATO PER AVANZARE E TRASFORMARSI.
L'esperienza educativa consiste proprio nella capacità di indurre una serie di cambiamenti, di mutamenti, di trasformazio
avvalorando in senso adattivo il passato e aprendosi costantemente a un futuro inteso come l'infinito campo del possibil
Il futuro è quindi tempo del progetto, fondato però sui significati del passato.
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Rossi Federica, feder.rossi@hotmail.it
“Per ogni agire ci vuole un oblio”. (Nietzsche)
È importante la memoria, ma se viviamo solo nell'ossessione di ricordare il passato, il rischio è
quello di essere schiacciati dai ricordi e questo eccesso non ci dà la possibilità di vivere
pienamente le nuove esperienze.
Non si deve dimenticare ma ci vuole una giusta dose tra essere enciclopedie ambulanti (vedi p..) e
dimenticare tutto.
Se vogliamo agire dunque dobbiamo permettere alla nostra mente di trattenere solo alcuni
riferimenti che per noi sono importanti.
L'oblio può essere proposto secondo un'accezione particolare, ossia come espressione della tensione vitale dello
spirito: ogni possibilità di rinnovamento passa attraverso l'oblio.
L'accostamento al tema dell'oblio riserva esiti inaspettati al tema della memoria.
Avvertito diffusamente come minaccia alla possibilità stessa della memoria, intesa come atto del non dimenticare, l'oblio in
realtà conferisce la giusta misura al nostro rapporto con il passato, rendendoci vigili rispetto ad una memoria che nulla
dimentica. Oblio come risorsa
A COSA SERVE REALMENTE L'OBLIO? DINAMISMO FORMATIVO DELL'OBLIO.
Oblio come minaccia
L'OBLIO E' UNA RISORSA.
Il fatto che noi dimentichiamo tante cose della nostra vita, ci dimostra che in realtà l'uomo ha solo l'illusione di
essere completamente padrone della propria storia.
Ogni storia umana è qualcosa di talmente immenso che sfugge al controllo di chi la vive e perciò noi non disponiamo
totalmente del nostro divenire.
Il dimenticarsi ci insegna anche che non tutti i ricordi hanno lo stesso valore. Ci sono delle esperienze/informazioni
che non c'è bisogno di trattenere.
L'oblio funziona quindi da filtro selettore che permette all'uomo di ricordare solo ciò che vale la pena ricordare.
L'oblio funziona in base alla risonanza che un'azione ha su di me (dipende dal significato che io do a una situazione → le
cose che ritornano in mente, possono essere anche banali, ma significa che essi hanno avuto un certo impatto su di me, e
io devo ancora rielaborarli per poterli “dimenticare”).
L'oblio ci fa prendere contatto con il fatto che l'uomo funziona in modo tale che evolviamo/cambiamo, ma per fare
ciò andiamo incontro a qualcosa di nuovo, ma dobbiamo anche lasciare qualcosa di vecchio.
Si deve quindi accettare la novità e abbandonare qualcosa di noi stessi.
L'oblio viene quindi definito come “perdita”.
Oblio che ci svela quali sono le essenze delle cose.
Il dimenticare non solo è inevitabile, ma possiede una specifica funzione e quindi
una peculiare validità nella direzione di un'appropriazione non meramente
archivistica del percorso svolto da ogni persona nel proprio divenire.
La crescita umana non è un accumulo, in cui ciò che è successivo si sostituisce al
precedente.
Piuttosto che in modo accumulativo, il soggetto si evolve in modo sistemico e
reticolare, stabilendo connessioni di senso flessibili e funzionali ai mutamenti del sé.
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Rossi Federica, feder.rossi@hotmail.it
L'OBLIO E' UNA MINACCIA. (oblio distorto)
E' una forma di oblio imposto con la forza; viene anche detto “oblio del non dire” → viene imposto il silenzio da
un persecutore alla vittima (es: Nazisti che dicevano agli ebrei di non dire nulla sui campi di concentramento,
perché tanto nessuno gli avrebbe creduto).
Oblio che mettiamo in atto ogni volta che veniamo a sapere di situazioni difficili e restiamo zitti e non aiutiamo. È un
oblio che non permette di interrogare il presente.
Forme deleterie e alienanti di oblio da distorsione della memoria e occultamento della verità sono pertanto antipedagogiche
e disumane: generano fissazioni e regressioni evolutive sul piano personale, nonché radicalismi e barbarie sul piano
umano. Si deve uscire dalla logica dell'indifferenza, diventare vigili e selezionare (interpretare) le
varie situazioni. Devo riconoscere e stare attento quando ci sono delle relazioni
distorte/disfunzionali.
L'arma per vincere questi tipi di oblio è il condividere, comunicare e ricordare.
OBLIO E LUTTO/TRAUMA
MECCANISMO DEL TRAUMA → Nel momento in cui io non riesco a superare un lutto/trauma significa che ciò che è
accaduto è andato a colpirmi su un aspetto più sensibile.
Qualcosa che subisco e che mi colpisce/segna da fuori (es:tradimento, offesa, umiliazione), fa sì che il trauma non possa
passare subito, ma c'è bisogno di tempo perché venga rimarginato.
RISENTIMENTO
Il trauma è un ricordo paralizzante e ciò genera il .
L'unica cosa da fare è rielaborare il passato/l'evento/il trauma:
1. Accettare la perdita.
2. Analizzare e scoprire quale sia il vero valore dell'evento, ossia cosa quell'evento mi può insegnare.
3. Capire come poter andare avanti nonostante quello che è successo.
4. Accettare che dopo quel che è successo non si è più la stessa persona ma è diventato altro → non si deve tornare
alle vecchie abitudini pensando che sia tutto come prima.
Il tempo risulta rivelatore della finitudine esistenziale; il passato in particolare attiene alla dimensione del “non essere più”,
designando quindi la distruzione.
Sulla scorta di queste riflessioni, si può evocare anche l'immagine di una memoria ferita, proprio perchè consapevole dei
possibili aspetti contraddittori e dolorosi che la segnano, se non la si riduce ad opaca ripetizione.
Il soggetto che ricorda si trova ad accogliere pure elementi laceranti per la sua storia, e quindi per la sua identità.
L'oblio può essere accostato al motivo della caducità → proprio questo senso di frustrazione, cagiona un desiderio di
rivincita e alimenta un desiderio di onnipotenza.
Si cerca così di non disperdere la memoria, di tenerla stretta per evitare che sia resa evanescente a causa dell'oblio.
Non è quindi una ragione strumentale quella che sta alla base del delirio di possesso assoluto della memoria.
Si tratta piuttosto di un bisogno esistenziale di resistenza alla caducità e alla morte.
possibilità di svelamento dell'essenza.
L'oblio non rappresenta quindi un limite, ma una Esso svolge un ruolo
peculiare nella promozione della capacità umana di verità, che è guadagnata attraverso un processo lungo e faticoso,
accompagnato e sostenuto dall'intervento formativo. 3
Rossi Federica, feder.rossi@hotmail.it IL PERDONO
Un modo per elaborare il lutto/trauma è quello di perdonare.
Il perdono si presenta come orientamento al futuro e all'evoluzione del soggetto,
in quanto postula un'elaborazione della colpa.
COLPA
La è l'attribuzione della responsabilità. Colpa come “domanda di un dire”
La colpa ci fa capire cosa una persona ci vuole dire di sé e dei suoi problemi → deve capire il perché di quel gesto, e allora
diventa anche più facile il perdono.
Ciò che può riscattare la colpa dal sentimento doloroso dell'irreversibile è precisamente il perdono.
Attraverso il perdono infatti, è dato muovere dal futuro per dare una nova prospettiva al già accaduto e, al tempo stesso,
compiere un movimento reciproco che dal passato si rivolge al futuro, perchè non più imprigionato in un senso fissato
una volta per tutte.
Il dovere di ricordare non va quindi esercitato solo “in negativo”, ossia come monito a non dimenticare; esso deve
configurarsi come intenzione riparatoria, ossia come progetto di riscatto.
Il rapporto dinamico con il passato e la natura cre