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ESERCIZI FORMATIVI PER AVERE CURA DELLE EMOZIONI
1. Fare esercizi
Si presentano ora una serie di percorsi per alcuni esercizi spirituali per tutti che ci guidano a gestire il nostro esperire e ci
aiutano a comprendere le emozioni. Cosa dobbiamo intendere con esercizi spirituali? Si tratta di pratiche da usare con
impegno cosciente per rendere il proprio io più autogestito e maturo.
2. Entrare nel nostro mondo emotivo
Per entrare nella pratica degli esercizi dobbiamo fissare le emozioni che ci dominano e alle quali diamo più spazio nel
nostro vissuto, possiamo isolare le esperienze vissute per conoscere meglio le emozioni o rielaborare il nostro
comportamento. Partendo anche dai minimi dettagli vissuti passare a osservarsi attivando riflessione e ricordo per
elaborare un giudizio che ci serva da orientamento. Poi, dalle singole emozioni, possiamo passare a riflettere sul ruolo
che noi lasciamo alle emozioni. Così si attiva un plafond riflessivo.
3. Pratiche autobiografiche
Oggi sono di gran moda le scritture autobiografiche, anche con finalità diverse ma delle quali conosciamo bene la
funzione psicologica e formativa, nonché le strutture discorsive e narrative. Ciascuno di noi conosce eventi lontani e
vicini che hanno segnato la propria esperienza emotiva. Eventi che ci tornano in mente e riaprono un problema che da lì
si è codificato, tanto da renderli eventi simbolo per noi. Dobbiamo fissarli nella nostra analisi e indicare i punti di svolta
del nostro vissuto e rileggerne potenzialità inevase e ancora possibili, attivando un iter di riflessione capace di
interpretare e riordinare il vissuto e chiamarlo anche a sfidarsi. Certo la via aurea dell'autobiografia è la scrittura. Da
tempo anche la registrazione orale.
4. Leggere, scrivere, dialogare
Prendersi cura di sì è un coltivare, crescere. Con la lettura che è pratica sovrana nell'allargare i confini dell'io ci si
immette in altri mondi virtuali. Poi c'è la scrittura. La scrittura di sè è una prassi aurea di formazione anche e proprio del
vissuto emotivo di ciascuno. Quanto al dialogo è strutturale sia ella lettura sia nella scrittura, ed è dialogo particolare con
se stessi che ci affina e ci matura.
5. Note di diario e di lettura
La scrittura può valere in particolare come mezzo per guidare se stessi. Scrivendo se stessi, dei propri stati d'animo si
attivano habitus di riflessione sul proprio vissuto e sul proprio stile di vita. Ma si possono anche stendere note sulle
letture che facciamo da cui traiamo dei nuclei di saggezza.
6. Seguire spettacoli
Anche il teatro, il cinema e perfino alcune performance televisive possono attivare la cura di sè. Già Aristotele aveva
compreso la funzione formativa del teatro: da un lato la catarsi connessa alla tragedia, dall'altra con riso stimolato dalla
commedia. Anche il teatro moderno, a partire dal 500 ha ripreso a modello quello antico e ha svolto questo compito in
modo sempre più complesso e sofisticato. Si pensi solo al teatro italiano tra Cinque e Seiceto con Machiaveli o l'Aretino.
Si pensi a Shakespeare che continua ad essere un autore di assoluta attualità. Il teatro continua ad essere
un'esperienza formativa per tutti.
Il cinema poi ha saldato immagini in movimento e storie di vite portando ogni spettatore dentro la vicenda narrata
creando identificazione forte e allargando così la sua esperienza vissuta.
Anche la tv, con tutti i suoi limiti e rischi, attraverso programmi di informazione o di intrattenimento può farsi sollecitatrice
di una presa di coscienza anche personale invitando a riflette e ad arricchire il proprio mondo interiore.
La società dell'immagine in cui ci troviamo ci invia sollecitazioni ricche e complesse per uscire da noi stessi ed entrare
virtualmente in altre vite per potenziare la nostra identità.
7. Promemoria finale
Ecco un elenco di iniziative da memorizzare e praticare per gestire meglio il proprio mondo emotivo
1. Analizzare le proprie emozioni. Oggi quali emozioni ho vissuto? Come le ho vissute? Potevo
affrontarle meglio?
2. Devo fissare le mie emozioni vissute: terrò un diario? Mi elaborerò delle massime?
3. Posso fare una gerarchia del mio vissuto quotidiano? Quali emozioni metto più in alto e quali più in
basso? È una gerarchia sincera?
4. Devo attivarmi per dar coso a esercizi spirituali sulle emozioni. Il generale e per me. Per il primo
aspetto farò letture, guarderò film, per il secondo mi soffermerò sul mio sentire le emozioni
5. Mediterò partendo da massime e frasi celebri che cercherò di riportare a me stesso e alla mia
esperienza emotiva
6. Con la lettura approfondirò la mia conoscenza delle emozioni
7. Poi c'è la scrittura. Voglio/posso praticarla anche in modo minimale tenendo un'agenda.
8. E la conversazione? Con le figure amicali possiamo sentire e ascoltare. È un modo per affinare se
stessi tramite il dialogp
9. Passeggiare meditando con se stessi è una pratica antica e nutriente.
10. Rispetto alle varie emozioni vissute che ci avvolgono e ci sovrastano dobbiamo imparare a seguire i
consigli degli antichi: prender tempo, pensare ad altro.
APPENDICE 1
Educazione, affettività e cura di sé
1. L'educazione, un costrutto polimorfo
L'educazione è un processo polivalente che si basa, ad oggi su almeno 4 processi:
La crescita, che è organo fisiologica e connessa allo sviluppo biologico e alle dinamiche ormonali
L'inculturazione che è assimilazione di una forma di vita da parte del cucciolo d'uomo e poi anche dell'uomo
adulto
L'apprendimento, che riguarda saperi e tecniche e necessità di luoghi e figure specializzate, che oggi ha
sempre più al centro la scuola
La formazione, che è crescita dell'io come coscienza e progetto di vita personale, che è costruzione di sé
Tra queste quattro tappe dell'educazione corre una relazione dialettica di sintesi e di contrasto insieme che ne decanta
anche il ruolo gerarchico, assegnando il grado più alto alla formazione che è a sua volta plurale e complessa che si
attiva da un soggetto multiplo e dinamico che implica emozioni e riflessività.
2. Al centro sta il soggetto
L'educazione deve evolversi in formazione e questa in autoformazione oppure non può essere definita tale. Ciò significa
che il soggetto deve essere posto a cerniera di tutto il processo come portatore e realizzatore di libertà.
3. A partire dalle emozioni
L'io è inizialmente e fondamentalmente e costantemente soprattutto emozioni. Cioè un sentire quasi organico che fa
emergere stati d'animo e reazioni immediate. Esse si depositano come i mattoni su cui si edifica il soggetto e il suo
stesso io. Le emozioni sono imperative e assolute. Qui sta il loro valore, ma anche il loro rischio. Reprimere le emozioni
è sintomo di malessere e di malattia. Le emozioni non vanno subite ma coltivate. Coltivare le emozioni significa saperle
vivere, sottoporle ad un uso razionale ma senza imbrigliarle
4. La dialettica della cura di sé: tra emozioni pensiero e cultura
L'educazione (anzi, la formazione) dell'io come sé si realizza attraverso questo paradigma di cura sui e lo dilata a pratica
di vita. In questo circuito le emozioni si saldano ai concetti, si legano ad un esercizio riflessivo del pensiero che calma
l'urgenza delle emozioni e ne trascrive gli elementi sottoponendoli a giudizio. Asce qui un io che si proietta verso
un'identità più propria. Nel dialogo tra emozioni e pensiero si colloca l'oggettività stessa della cultura, che è presenza
stessa i tutte le forme simboliche dialetticamente integrate e connesse rivissute secondo una gerarchia propria del
soggetto. È nel dinamismo tra emozioni, concetti e cultura che si attua concretamente la cura di sé che oggi, più di ieri,
si è fatta paradigma più autentico della formazione.
5. Un cammino ascensionale, da vigilare, per tutta a vita
Tale paradigma dialettico non riguarda solo l'età della crescita , ma tutta la vita. Si è i quanto ci si forma e ci si forma se
si tiene attiva la cura di sè. Questo è il comandamento del Postmoderno, questo il compito che ci sta, come pedagogia,
epocalmente davanti. La cura sui è un paradigma lifelong.
APPENDICE 2
Formazione soggetto, sentimenti. Due exempla: amore e dolore
1. Formazione. Una categoria chiave della pedagogia
Se dovessimo individuare la categoria più centrale nell'elaborazione pedagogica occidentale dovremmo richiamarci alla
categoria di formazione come "formazione umana". L'educare, nella sua accezione più ricca, culmina nel
formare/formarsi : nell'acquisizione di una forma che è insieme propria dell'individuo e dell'umanità. Se l'educazione è
legata a un soggetto,si compie nella tappa della formazione che vede quel soggetto divenire il vero e proprio
protagonista. Questo processo esige cura e coltivazione: tale formazione non avviene spontaneamente, vuole un
accordo di energheia e entelechia. E l'entelechia è proprio l'umanizzazione attraverso la socializzazione e inculturazione.
Nell'antichità l'idea di formazione (paideia) ha subito una serie di articolazioni rispetto a momenti e autori. I momenti
sono stati soprattutto tre: l'età classica, l'età ellenistica e l'età cristiana. Nell'età classica si oscilla in particolare tra due
accezioni: una filosofica che pone a volano della formazione la teoria, l'altra retorica, che pone al centro il linguaggio. Se
nel primo caso l'uomo vero è il filosofo, nel secondo è il politico, colto. In ambedue i casi siamo di fronte ad un uomo che
nell'esercizio del linguaggio e della mente si realizza compiutamente. Nell'età ellenistica sarà invece il saggio a
rappresentare il vero uomo, che usa la conoscenza come strumento della cura di sè, la formazione si condensa
nell'etica, razionale ma appassionata. Col cristianesimo invece è l'uomo religioso ad essere il modello di umanità. Uomo
colto ma contrassegnato in profondità da un conflitto religioso. La paideia cristiana riprende i richiami classici della
cultura e dell'etica ma li rinnova alla luce della paideia Christi, della sofferenza interiore, del conflitto e
dell'incompletezza. Dal Settecento poi, la formazione riceve un rilancio in Germania con la nozione di Bildung che verrà
rilanciata dai filosofi e assumerà una connotazione antropologico- storicistica: ci si fa uomini quando si sintetizza
personalmente la cultura e di essa si dà una sintesi armonica che può avere molti centri, o nell'arte, o nella religione, o
nella filosofia e anche nella