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Estratto del documento

Il tema del bambino è preponderante nella cultura del romanticismo tedesco tra la fine del

Settecento e gli inizi dell’Ottocento. L’infanzia viene considerata come una realtà perfetta che vive

nel mondo fiabesco, ludico e ricco di sentimenti allo stato puro. I fenomeni che si ricollegano al

ripensamento della figura del bimbo sono raccolte di racconti del meraviglioso, testi con al centro

figure infantili e la produzione di libri e giocattoli per l’infanzia.

Nell’umanità nuova che popola Armonia, la società utopica che Fourier descrive e riscrive nelle sue

moltissime pagine, i bambini hanno un ruolo importante. Essi sono distinti per età, vengono

raggruppati per caratteristiche psicologiche peculiari di ogni fase evolutiva ed educati

collettivamente. Nella società di Armonia il bambino è alla rovescia: felice nella sua sfrenata e

precoce laboriosità, soddisfatto nei vizi, curioso fino all’indiscrezione, goloso e avido di denaro. E’

un’ironizzazione nell’infanzia reale e ideale di una società di benpensanti che Fourier si è ostinato

a decostruire.

Pinocchio è un romanzo di formazione e narra il lento e drammatico itinerario di un burattino che si

comportava come un bambino cattivo e che, appresa ed esercitata la virtù, si trasforma in un

ragazzino perbene. E’ questa la forma evidente del racconto che ne fa un testo da consegnarsi

nelle mani dei bambini. Ma, accanto a questo itinerario pedagogico, c’è un altro senso, del tutto

opposto, per cui i buoni sono infelici (la Fata Turchina si ammala e va in ospedale) e Pinocchio,

che non è certo la figura buona della storia, viene comunque ricompensato con la sua

metamorfosi in essere umano.

Secondo Piaget, il funzionamento della mente infantile è un problema centrale di indagine e di

teorizzazione. L’evolversi dell’intelligenza bambina da forme di tipo sensomotorio ad un approccio

operatorio della realtà costituisce il modello teorico entro il quale lo psicologo indaga aspetti

specifici della crescita mentale. Il bambino, fra la fine della scuola materna e la conclusione del

ciclo elementare, si emancipa lentamente da prospettive di tipo realistico, animistico e artificioso

per arrivare a capire che le cose esistono anche se non sono tangibili e che gli eventi e gli oggetti

hanno origini non esclusivamente di tipo magico. Il cammino dell’intelligenza infantile verso

un’intelligenza adulta è studiato nel testo del 1926 La rappresentazione del mondo del fanciullo

attraverso una serie di brevi colloqui clinici con i bambini dai 4 ai 10 anni su argomenti come il

pensiero, i sogni, la vita e l’origine degli astri, delle acque, delle montagne, degli alberi e della

terra.

Lo psicologo Kagan ripropone la questione su “innato e acquisito”, che ha segnato in modo più

marcato gli orientamenti della ricerca e della concettualizzazione. Le tesi di Kagan esprimono

un’idea di bambino che già agli esordi della sua vita psichica è un soggetto complesso e articolato.

Il bambino imbronciato e con lo sguardo rivolto verso il basso è uno dei numerosi infanti che

Tonucci offre dalla fine degli anni Sessanta ad oggi per la riflessione degli adulti che con i piccoli

hanno specialmente a che fare. Tonucci vede l’universo infantile come composto da bambini in

casa, con i genitori che stanno insieme o si separano, con altri bimbi, al nido, alla scuola

dell’infanzia, alla scuola primaria, dal medico, a passeggio e in un mondo che dà loro scarso

credito. Tonucci cerca di mettersi dalla parte del bambino smentendo quanto i grandi dicono e

fanno per il bene del piccolo. Tonucci vede il bambino sotto forme caricaturali.

Capitolo3: Bambine

La storia dell’infanzia è costellata da figurate appena delineate di bimbe, dove predomina un

bambino neutro, che è perlopiù un maschio. Le bimbette vengono rappresentate nel privato della

casa, dove apprendono precocemente il loro ruolo domestico e vengono istituite da un anziano

dotto, oppure altre piccine sono accolte in un’istituzione religiosa, come quella del convento dove

si impegnano nel servizio di Dio. Il tratto che lega nei secoli questi personaggi infantili al femminile

è quello di esser continuamente ribadite nella loro discendenza di donne, di venir educate da dove

e per essere donne come coloro che le hanno formate. Lo spazio materiale e simbolico delle

bambine si estende quando la bambina vive in un tempio o in un convento. Nella casa di Dio,

come nella domesticità, si è sempre al servizio di qualcuno, si apprendono le virtù dell’attenzione,

della cura, dell’esecuzione conforme a determinati modelli, dell’obbedienza e della fedeltà. Il

tirocinio al mestiere di donna si inizia fin dalla prima infanzia ed esso si apre e si conclude nella 5

famiglia o nella comunità religiosa. Alla bambina buona ed obbediente, che sta in casa o nella

sede religiosa dove apprende cose utili alla comunità in cui sarà chiamata a vivere, fa da contrasto

la piccola non necessariamente cattiva, ma che non sta negli spazi canonici del vivere femminile.

La documentazione della storia della bambina fino ad oggi raccolta e le sue interpretazioni rivelano

quanto il loro oggetto sia fragile e marginale e l’occhio che l’ha sfiorata ancora oggi distratto e

irrispettoso.

Nella Lisistrana, alcuni versi di Aristofane parlano di un itinerario religioso di bambine che

operano in onore della divinità e del diventare adolescenti al servizio della polis. Le piccole sono

emblematiche di una condizione infantile al femminile, che si svolge fuori dalla famiglia, nel recinto

protetto dell’istruzione sacra dove sono trasmessi gesti rituali, ideologie, stili di rapporto e nella

quale la bambina si fa donna tra le donne.

Nelle Opere Morali, rispondendo alla domanda relativa a che cosa significasse Carilla nelle feste

delfiche, Plutarco risponde che si trattava di una festa celebrata ogni 8 anni che aveva origine da

un personaggio chiamato appunto Carilla. La piccola suicida emblematica la debolezza

dell’infanzia femminile quando non è garantita da una famiglia, da un nome, dalla ricchezza, da

uno stato giuridico definito. Carilla è un ibrido tra la prima età, la condizione adulta e la natura

semidivina.

Nell’epistolario, san Girolamo rivolge consigli alla madre Leta sull’educazione della sua piccola

Paula, che poi si farà religiosa e assisterà il santo nei suoi ultimi anni. Della seconda bambina

Pacatula, non si sa nulla. Dalle due lettere emerge non solo un'idea di acculturazione cristiana

fin dai primissimi tempi di vita, declinata al femminile, che traccia l'itinerario che dovranno seguire

madre, domestiche e religiose nel far crescere nella fede una bimba che la madre ha votato fin

dalla nascita alla verginità, ma anche una rappresentazione della bambina con i suoi modi

d’animo, i suoi capricci e i suoi modi peculiari di sviluppo. Girolamo rivolge consigli alle educatrici

delle due bimbe.

Dai Vangeli apocrifi si ricavano le immagini e i particolari leggendari relativi all’infanzia della

Vergine Maria. Maria è figlia di una coppia a lungo sterile, è nata per un miracolo e cresce prima

in famiglia e poi, ancora piccina, nel collegio femminile del Tempio di Gerusalemme, dove rimane

fino al matrimonio con Giuseppe. Il testo riporta la parte dedicata alla nascita e all'infanzia di Maria.

La scena rappresentata da Dürer immagina Maria bambina che si avvicina alla sua dimora

religiosa, accompagnata dai genitori e da una folla profana, accolta dal Sacerdote e da altri

personaggi del tempio. L'opera esprime la discontinuità che la presentazione e la successiva

permanenza nella casa del Signore ha rappresentato nella vita della piccola, la cui figuretta vista di

spalle cela età ed espressione, quasi a sottolineare il testo evangelico che dice della sua

straordinaria maturità ed eleganza mentre si avvia al suo destino eccezionale.

L’abbazia di Port Royal accoglieva bambine di età diversa, non destinate necessariamente a

diventare religiose, ma affidate al convento perché le preparasse ad una vita di severa virtù e di

meditazione. Il regolamento di Port Royal steso da Pascal insiste sulla trasparenza degli atti, delle

parole, dei pensieri e delle relazioni, sulla coerenza della disciplina, sulla necessità del controllo e

sull’omogeneità femminile degli spazi di recita. Il pensionato femminile rimane il luogo di una

pedagogia della chiarezza e dell'amor di Dio, che esalta la tradizione cristiana dell'educazione al

femminile.

Il quadro ritrae al centro l’Infanta Margherita Maria, futura imperatrice d’Austria, stimola

innumerevoli sguardi e colloca la piccola principessa nel microcosmo proprio delle infanzie

principesche dell’epoca composto da damigelle nobili, domestici, personaggi mostruosi e animali.

Sullo sfondo c'è l'autore e, ad una distanza più remota, ci sono i regali dei genitori. Se le figure del

quadro appaiono in gesti immobilizzati per un istante, la bimba non risulta corta sul vivo, ma ferma

in una posa che il ricco vestito conferma ed esalta.

Nella cornice di un romanzo epistolare che narra di una passione impossibile e di un amore

coniugale esemplare, figure di bambini fanno da tramite tra la finzione e la realtà: due maschietti e

una bimba più grandicella escono dall’asilo condividendo per alcune ore la vita degli adulti, dove

apprendono modi di fare e riti della socialità e dove vengono esposti all'intervento pedagogico

parentale. La piccola Enrichetta bada al gioco dei cuginetti, assume il ruolo di disciplinatrice del

loro chiasso e imita la figura di buona madre, anticipando in questo la sua vocazione di donna

nella famiglia. 6

La pedagogia della bambina in casa è un’educazione del fare insieme, del vedere quanto fa chi è

più abile e ha il compito di insegnare mostrando. La scena di Chardin raffigura interni borghesi e

figure infantili che si muovono intorno ad un incrocio di sguardi, dove quello dell'adulto incontra

quello della bimba.

Wilhelm è il protagonista de La vocazione teatrale di Wilhelm Meister di Goethe. Nell’incontro tra

Wilhelm e Mignon, quest'ultima è una bimba che ha una storia solo parzialmente nota e porta in sé

segni di stranezza, derivanti da una malattia, dal suo aspetto fisico e dalle sue espressioni

affettive, che commuovono Wilhelm e aprono una nuova dimensione, cioè quella di un eros tra il

seduttivo e il paterno. Goethe presenta una figura infantile che racchiude in sé le incongruenze e le

contraddizioni dell'immagine della donna e di quella dell’infanzia, che sono la dedizione, la pietà e

il disordine di vita.

Il saggio di Pestalozzi presenta alcuni dei ritratti dei giovanis

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Publisher
A.A. 2016-2017
23 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher likelikelike di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia dell'infanzia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Ulivieri Simonetta.