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BIOGRAFIA E RACCONTO
Di Rosella Certini
1. L'autobiografia tra genere letterario e modello interpretativo
Ci sono 2 modi, comunque complementari, di scrivere una autobiografia: quello dell'autoriflessione/autoformazione (il soggetto fa una introspezione e si mette sotto lo sguardo dei lettori) e quello della memoria storica, lontana dalla storiografia tradizionale ma importante nella ricostruzione accurata dell'immagine dell'infanzia (nel nostro caso), delle pratiche, usi e costumi (più storie e più vite). Le testimonianze dei maestri e maestre sono una fonte chiave per ricostruire la storia di bambini e bambine e delle esperienze dentro e fuori la scuola.
2. Il mondo scolastico: una realtà da raccontare
Giuseppe Caiati racconta delle condizioni difficili nelle quali doveva fare i programmi curricolari: l'affollamento delle aule, l'arretratezza e miseria dei scolari. L'idea del antagonismo maestro/allievo si sta incrinando perché il...
tempo scolastico è composto anche di emotività, di sentimenti, di situazioni impreviste. Maria Giacobbe espone le difficoltà di maestra, confrontata con bambini malati, poveri, abbandonati e maltrattati. Gli ambienti erano fatiscenti e non idonei per lo studio: terra battuta come pavimento, l'aria irrespirabile, l'acqua buttata dall'abitazione soprastante che entrava nella classe. Giovanni Modugno racconta che mancavano i locali scolastici e i scolari erano in diminuzione (perché lavoravano nelle fabbriche o nelle botteghe). Alcuni maestri non esitavano a mortificare gli allievi (maestra Giachino); altri sentivano la nostalgia degli allievi.3. Letteratura e autobiografia fra Otto e Novecento
3.1. Cuore e Il romanzo di un maestro: due campioni dell'Ottocento
"Cuore" è l'esempio più famoso e importante di falsa autobiografia ed è fondamentale per studiare l'ideologia scolastica di fine Ottocento e
Ricostruire la figura del maestro. Cambi sottolinea che è un libro civile che si articola in tre direzioni: una nazionale, una etica e una di classe. Per la prima volta, si pensa al bambino come al futuro buon cittadino e, in questo senso, la scuola e gli insegnanti svolgono un'azione determinante. Lo scolaro di "Cuore" è una figura reale e immaginaria, rappresenta ciò che veramente l'infanzia di fine Ottocento è (il figlio del muratore con i vestiti sporchi, l'orfano, il figlio del medico) e quello che dovrà diventare (scuola - lo strumento per il rinnovamento della società). "Il romanzo" di De Amicis è una pseudo-biografia dove il maestro Emilio Ratti racconta la propria vita da studente magistrale e poi da insegnante elementare, dove "fu gettato" da una disgrazia familiare. Il libro descrive la precarietà e la sofferenza della condizione infantile: i bambini devono associare il
Lavoro nei campi con l'impegno scolastico al quale, alla fine, rinunciano. L'infanzia del "Romanzo" è un'infanzia triste, abbandonata e dimenticata.
3.2 Il maestro di Vigevano e la letteratura del Novecento
Autori che hanno raccontato in modo autobiografico il mondo scolastico: Leonardo Sciascia, "Le parrocchie di Regalpetra", Maria Giacobbe con "Diario di una maestrina", Lucio Mastronardi, "Il maestro di Vigevano", La scuola di Barbiana guidata da Don Milani, "Lettera a una professoressa", Franca Marinelli, "Diario di una maestra". I bambini sono gli stessi, portatori di miseria e di povertà delle classi disagiate e sono testimoni di un mancato dialogo tra il mondo adulto e l'universo infantile. Le scritture di Don Milani e quelle di Mastronardi denunciano quanto sia determinante l'appartenenza ad una determinante classe sociale, la scuola classista, come i bambini non.
sonoapprezzati nelle loro vera essenza ma per quello che rappresentano socialmente. La figura delloscolaro tra XIX e il XX secolo è segnata dalla povertà, dalla sofferenza e dalle punizioni inflitte daimaestri.Testimonianze inedite di maestri e maestre
Primo Boccaleri, "Maestro di Dalmazia": bambini poveri e molto sporchi che non conosconol'italiano ma solo il dialetto croato;
Le memorie di Anita Fabris: disagio e sofferenza infantili causate dalla sporcizia e dai lavoricontadini, locali scolastici fatiscenti;
La maestra Marchesotti che ha insegnato in Sardegna (1942-1943): i bambini conoscono solo ildialetto sardo-
La vita familiare condiziona tutte le altre attività dell'infanzia: la scuola viene dopo il lavoroagricolo o domestico. L'immagine del bambino è sempre più familiare nel ricordo dell'insegnante(maestra Giurghi) e diventa determinante per la ricostruzione della storia della scuola e dell'infanzia.
anche per la vita del paese, con i luoghi e i suoi abbitanti.5. Immagini di scolari e scolare: osservazioni e riflessioni
Italia Unita si confronta con vari divergenze: da una parte i figli del popolo che si avvicinano per la prima volta alla scuola, che sono sporchi e laceri e che assentano per via del lavoro nei campi; dall'altra parte i maestri. Alcuni, tramite punizioni e maltrattamenti, sfogano le proprie frustrazioni, ansie e paure, altri si confrontano con grandi disagi e con la burocrazia. L'immagine dell'infanzia è quasi sempre abbrutita e deprivata di modelli esistenziali adeguati alla propria età.
8. LA MIA MAMMA FACEVA LA CORALLAIA!
Di Simonetta Ulivieri
1. Storia dell'infanzia e memoria autobiografica
La storia ufficiale non ha lasciato traccia delle storie dei bambini. Per ricostruirla si sono prese in considerazione le fonti orali: le testimonianze, l'intervista, l'autobiografia. "La storia orale ha il merito di aver affermatoche lavorano fuori casa. I bambini sono affidati a balie, governanti, istitutrici, maestri e tutori. La loroeducazione è improntata alla disciplina, all'obbedienza e alla conformità ai valori sociali dell'epoca. Igenitori cercano di trasmettere ai figli i propri valori e la propria cultura attraverso l'insegnamento e l'esempio. L'infanzia è vista come una fase di preparazione per la vita adulta, in cui i bambini devono imparare aessere responsabili, autonomi e adattarsi alle regole della società. Tuttavia, non mancano momenti di gioia,gioco e affetto all'interno delle famiglie borghesi. L'infanzia è anche un periodo di scoperta, di curiosità e diimmaginazione, in cui i bambini sviluppano le proprie passioni e interessi. Le esperienze vissute durante l'infanziahanno un impatto duraturo sulla formazione dell'identità e della personalità degli individui. La storia degliindividui è quindi strettamente legata alla storia delle famiglie, delle comunità e della società nel suo insieme.
Sono assenti o distaccati. I bambini delle famiglie contadine dividono gli stessi spazi con i genitori, partecipano alle attività degli adulti (di lavoro ma anche ricreative) e la disciplina le viene imposta con le mani.
La relazione educativa in famiglia. La relazione educativa tra genitori/figli è rigida e distante, l'amore dei genitori è sicuro ma lontano e i gesti di affetto sono rarissimi. Le figlie sono educate a casa dalle madri o da altre presenze femminili dove gli si insegnano tutti i lavori domestici. (le uniche figure "diverse" sono le maestre di scuola). Gli eredi maschi beneficiano di una attenzione speciale da parte della famiglia, i padri si occupavano della loro educazione e, a volte, erano mandati a studiare. Generalmente i bambini vedevano la figura del padre con timore riverenziale. Rita Levi Montalcini ricorda il padre come inaccessibile e assente ma che prendeva decisioni che la riguardavano, come il fatto di voler indirizzarla verso
Un ruolo di femminilità subalterna. All'inizio del 900 c'è ancora usanza (nei ceti più ricchi) di affidare i bambini alle balie per non affaticare le mamme e per permetter loro di avere una vita mondana. Nelle campagne i bambini vivono in famiglie allargate, con più figure di riferimento, socializzano con i coetanei e spesso hanno cura dei fratelli più piccoli (sentimenti di affetto e solidarietà). Nelle città la famiglia si nuclearizza e, all'inizio del 900, il numero dei figli diminuisce.
Ricordi di scuola, di maestre e maestri. Andare a scuola era un privilegio visto che tanti bambini spesso assentavano o mancavano per via degli impegni agricoli o domestici (specialmente le bambine). Molti ricordano le maestre come giovani o vecchie, belle o brutte, buone o cattive, amate o temute. Nelle città le classi sono divise per sesso, nei paesi sono miste e nelle zone montane sono anche pluriclassi. I bambini ritenuti incapaci o ripetenti.
Sono emarginati, divisi dai bambini più bravi, e ignorati. Attraverso la divisa uguale per tutti (il grembiule) si cerca di livellare le differenze tra i bambini, causa di discriminazioni da parte dei maestri ma le differenze si notano in altri modi: la pulizia fisica, le scarpe, i capelli, la possibilità di fare regali (in campagna le differenze sociali sono meno profonde).
5. Le feste e i giochi
Per le festività (Natale, Befana, Carnevale, Pasqua) la famiglia aveva il cibo migliore e i bambini potevano giocare con la terra, cocci, sassi, foglie, bambole fatte in casa ecc.. Alcune bambine si ricordano di aver giocato solo sul tragitto scolastico casa/scuola o durante gli intervalli (per via dei lavori "donneschi"). I bambini più ricchi avevano dei giocatoli e una stanza per i giochi.
6. Il lavoro minorile
Nelle campagne, i bambini aiutano al lavoro agricolo, all'allevamento degli animali, hanno cura dei fratelli minori e aiutano al lavoro domestico. In caso di
mancanza di risorse erano mandati precocemente al lavoro stipendiato per aiutare la famiglia. Alcune si ricordano che la differenza di ruolo tra maschi e femmine era molto pronunciata. 7. Un'infanzia scomparsa Dai racconti dei testimoni emergono due tipi d'infanzia: una infanzia agiata, dove i rapporti con i genitori erano caratterizzati da deferenza e distacco, con atteggiamenti di privatizzazione e espressione psicologica; un'altra fatta di povertà e rinunce, resa precocemente adulta dalle responsabilità e dal lavoro. La società italiana, ancora nella prima metà del XX secolo, è dominata dalla legge del padre e dal potere maschile. Le donne svolgono spesso un lavoro duro, ripetitivo e non riconosciuto. I bambini non godono di particolare attenzione (a parte i maschi per la trasmissione del nome). 9. Piccoli eroi e grandi destini Di Gabriella Sevaso 1. Modelli di ruolo nel periodo fascista, tra propaganda e contraddizioni Il regime fascista portaun elemento di novità nell'educazione delle bambine e delle donne che indossano divise e partecipano alle sfilate, manifestazioni e tornei quanto i c