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Tutti questi tentativi sono rivolti a rendere tali schemi il + possibile in grado di
considerare i diversi problemi e fattori che intervengono nell’esperienza educativa.
In riferimento a uno schema concettuale come quello del triangolo individua
comunque la volontà di mettere al centro l’interesse sulle situazioni scolastiche e
sul sapere. Il sapere definisce la posta in gioco e ne specifica le relazioni ( può
essere insegnato, appreso, prodotto ) a seconda della relazione insegnamento
apprendimento un sapere ufficiale (quello degli esperti della disciplina che
organizzano e strutturano tale sapere ) il sapere da insegnare determinato da chi
prende le decisioni istituzionali, il sapere insegnato determinato dall’insegnante
all’interno del sapere da insegnare.
Il ruolo giocato dal sapere nella relazione di insegnamento e apprendimento è tanto
+ produttiva quanto + il sapere è coinvolto in una relazione fra insegnate e allievi e
nn come singolo polo.
Il lato insegnante sapere: trasposizione didattica
L’insegnante deve intrattenere un rapporto pertinente con il sapere diventandone
mediatore.
Il sapere scolastico non è il banale sottoinsieme del sapere aperto ma l’oggetto di
una mediazione.
Il sapere scolastico è il savoir savant ( sapere esperto ) cui accede l’insegnante
come esperto di quella disciplina o una sua “riscrittura” in chiave didattica? La
risposta non è univoca.
Analizziamo l rapporto fra sapere esperto e quello scolastico.
A partire dagli anni ’70 si è data priorità alla struttura dei saperi: l’idea era che lo
studente potesse già dai primi anni di scuola accedere alla struttura generale della
disciplina secondo un approccio che va dal semplice al complesso.
Si pongono delle domande: qual’è il concetto che precede un altro, quali sono gli
elementi primi dai quali partire per avere una didattica produttiva? Sono questi gli
stessi elementi primi dello scienziato?
In questo caso se sì il sapere da insegnare corrisponderebbe per contenuti e
struttura al sapere da insegnare.
Se così nn fosse come si passa dal sapere esperto al sapere da insegnare?
Il lavoro di “adattamento” è chiamato trasposizione didattica e può avere 2
interpretazioni:
- stricto sensu passaggio dal contenuto di sapere esperto alla sua versione
didattica
- sensu lato passaggio dall’oggetto di sapere esperto all’oggetto di sapere da
insegnare e da questo all’oggetto da insegnare.
In entrambi i casi la trasposizione didattica è lo strumento attraverso il quale
controllare il processo inevitabile di modificazione del sapere esercitando un
principio di vigilanza ( principio di vigilanza epistemologica ) tra sapere da
insegnare e sapere insegnato.
La trasposizione didattica è quindi quel processo che si compie quando elementi di
sapere esperto diventano sapere insegnato e prevede che:
- il sapere è insegnabile a condizione che subisca una certa deformazione che lo
renda adatto a essere insegnato
- il sapere insegnato è per forza diverso dal sapere destinato a essere insegnato,
non foss’altro per la diversa personalità dell’insegnante che agisce da mediatore.
( Spesso però l’insegnate nega la distanza tra sapere esperto e sapere scolastico
conformandosi al sapere esperto ed isolando le nozioni dall’intreccio di attività da
cui hanno avuto origine ).
Il processo di trasposizione è dunque sempre necessario e per capirlo meglio
bisogna fare riferimento alle nozioni di sistema didattico, sistema
d’insegnamento e noosfera.
Chevallard suggerisce la necessità di un’opportuna distanza tra sapere esperto e
sapere socio-famigliare ( che corrisponde al livello di istruzione e di attesa delle
famiglie che fanno parte della noosfera ).
Se il sapere insegnato è troppo vicino al sapere esperto esso risulterà
incomprensibile, se troppo lontano la scuola apparirà inutile.
E’ necessario quindi ricercare un’equilibrio procedendo eventualmente a
riaggiustamenti di contenuto, metodi, finalità.
Aggiustamenti comunque inevitabile, com’è immaginabile, i saperi trattati dal
sistema di insegnamento invecchiano, si usurano sia rispetto al sapere esperto
( per esempio progresso della tecnica ) sia rispetto al saper socio-familiare.
E’ pertanto necessario un continuo flusso dal savoir savant al sapere insegnato che
assicuri a quest’ultimo un certo collegamento con il mondo esterno.
La trasposizione didattica avviene tanto all’esterno tramite la noosfera tanto
all’interno
All’interno è l’insegnante che guida questa trasposizione in base ad obiettivi,
strategie, strumenti didattici, aspettative…
Questo adattamento è tra l’altro soggetto al compimento di operazioni quali la
programmazione didattica, la programmazione estranea al sapere esperto ma
propria dell’attività didattica.
Il singolo elemento di sapere da insegnare è per sua natura decontestualizzato ma
per essere insegnato sarà l’insegnate a ricontestualizzarlo perché abbia senso per
l’allievo e sia a lui più vicino. Sarà l’allievo stesso una volta preso l’elemento a
riformularne i contenuti perché essi abbiano una valenza anche al di fuori del
contesto che l’insegnate ha proposto.
Brousseau nella Teoria delle situazioni didattiche riflette sulla possibilità di
utilizzare i meccanismi di adattamento e simulazione all’interno della trasposizione
didattica. Individua due strade per analizzare la trasposizione didattica:
- la prima richiede di sottoporre l’analisi al sapere alla critica storica ( si cercano le
modificazioni apportate al sapere e la loro motivazione )
- la seconda prevede un approccio di tipo sperimentale
In questa fase è bene considerare come strumento interpretativo la dialettica
strumento oggetto cioè il processo ciclico nel quale gli elementi del sapere
giocano alternativamente il ruolo di strumenti per risolvere il problema posto e di
oggetti che prendono il loro posto nella costruzione di una sapere organizzato.
Questa dialettica va analizzata dal punto di vista Epistemiologico, Cognitivo,
Didattico
Dal punto di vista epistemologico gli oggetti del sapere di una qualche disciplina nn
nascono come tali ma lo diventano quando vengono considerati come oggetti di
studio in sé. Questo è quello che avviene nella costruzione scientifica del sapere. Il
ricercatore crea strumenti concettuali la cui utilizzazione gli permette di porsi delle
domande e di risolvere dei problemi. Solo in un secondo momento, per esigenze di
comunicazione vengono formulati in maniera più generale per diventare oggetti da
inserire in teorie pre-esistenti. La costruzione scientifica procede quindi attraverso
successivi cambiamenti di stato dei sui elementi da strumento ad oggetto.
Dal punto di vista cognitivo l’allievo utilizza quello che già sa come strumento
operativo o di elaborazione concettuale per accedere a quello che ancora non sa;
una volta acquisito esso diventa da strumento a oggetto del suo patrimonio
cognitivo al quale attingere nuovamente ed in altri contesti in uno schema ciclico.
Infine dal punto di vista didattico un allievo possiede delle competenze in qualche
dominio del sapere se è capace di utilizzarle come strumenti specifici in contesti
diversi. In altre parole l’obiettivo dell’insegnate è permettere agli allievi di
appropriarsi del contenuto rendendoli autonomi.
Ingegneria didattica: sequenze didattiche pensate, organizzate e articolate nel
tempo in modo coerente allo scopo di raggiungere precisi obiettivi di
apprendimento. Il termine ingegneria è qui utilizzato mettendo in relazione il lavoro
dell’ingegnere ( l’insegnate e il didattico ) che per realizzare un determinato
progetto ( di apprendimento ) si basa su conoscenze scientifiche ( disciplinarie e
didattiche ) acquisite fino a quel momento nei suoi studi.
Precisiamo comunque che ogni lato del triangolo nn può considerarsi indipendente
dal polo non considerato.
Il lato insegnate allievo: situazioni didattiche e devoluzione
Nel triangolo che stiamo analizzando insegnante e allievo costituiscono non solo
due poli ma costituiscono anche i soggetti di una relazione che vede nel sapere la
giustificazione stessa della relazione.
Il sapere è per entrambi la posta in gioco ma per l’allievo il sapere costituisce il
principio che legittima la sua posizione di educando e il motivo principale di
accettazione dell’autorità del docente; per l’insegnante è l’oggetto dell’educazione
didattica.
Un primo elemento evidente in questa relazione è l’asimmetria insegnante-allievo in
termini di competenze, esperienze ecc. Questa asimmetria in questo ambito
scolastico è però percepita come necessaria alla realizzazione del progetto
educativo.
Qui prenderemo in esame l’asimmetria di contenuto non solo per diversità di
patrimonio cognitivo posseduto (l’insegnante sa, l’allievo no).
L’allievo intrattiene comunque un rapporto con il sapere anche se insufficiente, non
produttivo ai fini dell’acquisizione dell’autonomia cognitiva mentre il rapporto al
sapere dell’insegnante è ritenuto valido tanto che gli si chiede non solo di trasferirlo
ma di individuare anche le modalità di apprendimento più opportune.
Disfunzionamenti della relazione didattica
Effetto topazio
Si ha quando l’insegnante non riceve, da parte dell’allievo, quella risposta che lui
riterrebbe legittimo ricevere.
In questo caso, talvolta, l’insegnante cerca di appianare le difficoltà “suggerendo” la
risposta, andandoli incontro con codici didattici sempre più eloquenti.
In questo modo l’insegnante sfugge all’accusa di consapevolezza per il mancato
apprendimento dell’allievo mentre lo studente sarà soddisfatto del risultato che avrà
però ottenuto senza consapevolezza.
Effetto Jourdain
Si ha quando l’allievo percepisce che l’istituzione non chiede un suo rapporto
privato con il sapere ma solo che esso soddisfi le attese personali di colui che
rappresenta il sapere (insegnante) e che ha come scopo la valutazione.
Il rapporto insegnante-allievo è asimmetrico dal punto di vista dell’intenzionalità ( la
volontà di insegnare qualcosa a qualcuno non implica la volontà da parte di questo
qualcuno di apprenderla ).
Questo poiché mentre possiamo affermare vi sia una “volontà di insegnare"
dell’insegnante non è detto che vi sia una “volontà di apprendere” essendo questa
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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