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SINGOLARE è ANCHE STORIA SOCIALE.
Esempio: immaginiamo che di fronte ad un compito l’allievo si dimostri più sensibile di quanto il
maestro avesse previsto. Ciò fa sì che, prima di affrontare il compito, anziché chiedersi quale
conoscenze e quali procedure applicare, l’allievo si interroghi sulle RAGIONI della richiesta da
parte dell’insegnante e che cosa quest’ultimo si ASPETTI DA LUI. quella descritta viene
individuata come una situazione tipica di padronanza del CONTRATTO DIDATTICO, nel significato
attribuitogli da Guy Brousseau: “insieme dei comportamenti del maestro che sono attesi dall’allievo
e dei comportamenti dell’allievo che sono attesi dal maestro, relativamente alle conoscenze
insegnate”. Queste attese, TACITAMENTE costruite nel corso dell’esperienza scolastica, sono
espressione del SENSO attribuito dall’allievo alla situazione. Sono infatti queste attese, ed il
significato ad esse sotteso, che GUIDANO IL COMPORTAMENTO DELL’ALLIEVO, anziché le
necessità interne al sapere. In altre parole ciò che dà SENSO ALL’ESPERIENZA EDUCATIVA
NON è IL SAPERE IN SE’, MA FARE BENE IL “MESTIERE DELL’ALLIEVO”.
In questo quadro è il SENSO DATO ALLA SCUOLA e al lavoro scolastico a SEGNARE LE
EPISTEMOLOGIE PERSONALI relative ai SAPERI. Questo senso si pone tra due estremi: coloro
che interpretano il lavoro scolastico come una SFIDA E UNA CONQUISTA QUOTIDIANA e coloro
che lo ritengono INUTILE o non alla propria portata, quindi se ne DISTACCANO. In un punto
intermedio tra queste due tipologie di persone si situano coloro che hanno un RAPPORTO
STRATEGICO O UTILITARISTICO: il sapere non ha valore in sé, ma in funzione degli scopi che ci
permette di raggiungere.
C’è da capire che il rapporto al lavoro scolastico NON coincide con il rapporto al sapere: se la
scuola ha senso, il sapere che vi è insegnato può non averlo. E’ anche vero che poiché il sapere è
la posta in gioco di questo lavoro, il senso dato alla scuola e il senso dato al sapere sono
INSEPARABILI. Quindi dato che ciò che non ha senso NON PRODUCE VALORE, dal punto di
vista pedagogico occorre trovare le premesse teoriche e le condizioni metodologiche per la
costruzione di un rapporto personale al sapere in cui questo non-senso SI TRASFORMI IN UNO
SPAZIO DI SENSO DISPONIBILE.
2) DIDATTICA DISCIPLINARE
Qui il concetto di rapporto al sapere è studiato da Yves Chevallard. In questa prospettiva
antropologica il sapere è COLLOCATO ALL’INCROCIO TRA OGGETTI – SOGGETTI –
ISTITUZIONI. Descriviamo questi concetti e le RELAZIONI che li legano.
• OGGETTI: l’esistenza di un oggetto è fatta coincidere con il RAPPORTO PERSONALE
con quell’oggetto. Per una persona, o per un’istituzione, conoscere un oggetto significa
avere un rapporto con quell’oggetto. La conoscenza è espressa in termini di rapporto al
sapere.
• LE ISTITUZIONI: Chevallard attribuisce al termine istituzione un significato ampio (scuola,
classe, famiglia ecc.); ciascuna di queste istituzioni è in relazione con degli OGGETTI: a
ciascuna istituzione è associato un insieme di OGGETTI ISTITUZIONALI. Essi possono
cambiare in qualsiasi istante, alcuni compaiono mentre altri scompaiono.
• I SOGGETTI: una persona diviene un soggetto per un’istituzione quando è assoggettata a
quell’istituzione, quando ENTRA in quella istituzione.
L’educazione istituzionale esercitata da un’istituzione è L’INSIEME DEI CAMBIAMENTI operati nel
RAPPORTO PERSONALE dei SOGGETTI agli OGGETTI ISTITUZIONALI. Qui si inserisce un
elemento importante: dal momento in cui X diviene un soggetto di una istituzione, intraprenderà dei
cambiamenti che faranno di quel soggetto eventualmente un “buon soggetto di quella
istituzione”. Un buon soggetto è tale per una istituzione, relativamente ad un certo oggetto
istituzionale, quando il suo RAPPORTO PERSONALE è giudicato CONFORME al RAPPORTO
ISTITUZIONALE. questo ci dice che IL RAPPORTO ISTITUZIONALE NON COINCIDE CON
ALCUN RAPPORTO PERSONALE.
Il rapporto personale, inoltre, si trova scisso in due componenti:
- Una componente PUBBLICA: visibile all’istituzione, sulla quale sarà formulato l’eventuale
GIUDIZIO di conformità
- Una componente PRIVATA: invisibile all’istituzione e che SFUGGE ALLA SUA
VALUTAZIONE
Dunque esistono una componente pubblica e una privata del rapporto al sapere di un soggetto,
all’interno di una istituzione, e relativamente ad un certo oggetto. Non solo rapporto istituzionale e
rapporto personale NON coincidono, ma di quest’ultimo è VISIBILE solo la COMPONENTE
PUBBLICA. Ciò comporta che il giudizio di conformità rispetto al quale l’istituzione valuta
l’adeguatezza del rapporto istituzionale è basato solo sulla componente pubblica, che emerge
dall’assoggettamento del soggetto all’interno dell’istituzione.
Questo modo di concepire il rapporto al sapere mette in evidenza alcuni elementi importanti:
- Il sapere, per un soggetto, è quello che è in RAPPORTO AD UNA ISTITUZIONE che
riconosce quel sapere come proprio. Quindi il rapporto personale al sapere si costruisce
all’interno di un’istituzione, alla quale il soggetto è assoggettato.
- All’istituzione compete il GIUDIZIO DI CONFORMITA’ tra RAPPORTO PERSONALE E
RAPPORTO ISTITUZIONALE. Questo giudizio è fondato su ciò che è VISIBILE
all’istituzione, quindi alla COMPONENTE PUBBLICA del rapporto PERSONALE al sapere.
A tale giudizio sfugge la componente PRIVATA, invisibile all’istituzione.
- La relazione PERSONALE con il sapere si configura come RAPPORTO PERSONALE AL
SAPERE, del quale la componente PRIVATA esprime l’IMPLICITO della relazione.
Da queste due concezioni deriviamo che: le sole “epistemologie pubbliche” non possono costituire
l’unico CRITERIO PER LA FORMAZIONE AI SAPERI, giacchè la relazione con tali saperi non può
far capo alle concezioni PERSONALI che ci costruiamo mentre entriamo in contatto con loro. Si
prospetta, allora, la possibilità di affidare alla prassi educativa la capacità di sviluppare un’
immagine dei saperi, UN’EPISTEMOLOGIA PERSONALE, che renda possibile per ciascuno
“parlare con loro”, assumere l’impegno conoscitivo che essi reclamano, attribuire loro un SENSO e
un VALORE per la propria vita.
IL RAPPORTO PERSONALE AI SAPERI DELLA SCUOLA
Accenniamo ad alcuni risultati di ricerca di ambito psicologico e didattico che esplorano il modo in
cui un soggetto concepisce la conoscenza e i saperi della scuola.
Il rapporto al sapere che viene costruito a scuola risente, in primis, delle CREDENZE SUL
CONOSCERE E SULLA NATURA DELLA CONOSCENZA. Esse infatti incidono sul modo ci
PERCEPIRE compiti, attività, prove di valutazione (…) che, a sua volta, modifica
l’EPISTEMOLOGIA PERSONALE DEI SAPERI. Ciò vale, in particolare, per quei saperi (come
matematica, chimica, geografia ecc.) con i quali gli studenti entrano in contatto prevalentemente,
se non esclusivamente, a SCUOLA. Questa componente relativa al significato attribuito alla
conoscenza può essere definita RAPPORTO EPISTEMICO AL SAPERE. Dal punto di vista
pedagogico dobbiamo dunque chiederci non tanto se l’allievo sa o non sa, ma su quale sfondo di
CREDENZE SUL SAPERE E SUL CONOSCERE quella conoscenza si colloca.
Uno degli studi più autorevoli sulle credenze relative alla conoscenza è quello di Schommer. La
studiosa mette in evidenzia il carattere PLURIDIMENSIONALE delle epistemologie personali e il
fatto che per ciascuno può darsi una diversa COMBINAZIONE di queste dimensione, la quale può
produrre EFFETTI SULL’APPRENDIMENTO. Dall’elaborazione delle risposte ad un questionario
emerge che le CREDENZA SULLA CONOSCENZA si articolano intorno a quattro dimensioni:
1) ORGANIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA: concepirla come semplice o complessa,
lineare o interconnessa
2) CERTEZZA DELLA CONOSCENZA: concepirla come assoluta o in evoluzione
3) VELOCITA’ DELL’ACQUISIZIONE DELLA CONOSCENZA: concepire l’apprendimento
come veloce o graduale
4) CONTROLLO DELL’ACQUISIZIONE DELLA CONOSCENZA: concepire la capacità di
imparare come qualche cosa di geneticamente determinato e immutabile, o dipendente
dall’esperienza e immutabile
Il fatto che le epistemologie personali siano multidimensionali, non implica che le dimensioni in cui
esse si articolano siano INDIPENDENTI fra loro. Al contrario essere tendono a strutturarsi in
VISIONI PIU’ COERENTI. Secondo Spiro e collaboratori, i diversi profili di credenze sarebbero
determinati, a monte, da due opposte VISIONI EPISTEMOLOGICHE che condizionano il modo di
CONCEPIRE LA CONOSCENZA:
- Una visione del mondo RIDUTTIVA che vede i concetti come entità ASTRATTE E
SEPARATE DALL’ESPERIENZA e assume interpretazioni univoche dei fenomeni
- Una visone del mondo ESPANSA E FLESSIBILE che interpreta i concetti come strumenti
per COMPRENDERE la realtà ed è contraddistinta da credenze epistemologiche che
cercano di SPIEGARE LA COMPLESSITA’, facendo ricorso a più interpretazioni.
Due dati rilevanti dal punto di vista pedagogico emergono dagli studi sul rapporto tra CREDENZE
EPISTEMOLOGICHE E AMBIENTI DI APPRENDIMENTO:
- Una concezione MENO evoluta della conoscenza risulta più frequente in studenti che fanno
esperienza in un ambiente di studio TRADIZIONALE, ossia un ambiente di apprendimento
in cui l’esecuzione dei compiti corrisponde all’APPLICAZIONE DI ISTRUZIONI
PROCEDURALI. Ambienti COSTRUTTIVISTI, al contrario, favorirebbero concezioni PIU’
evolute.
- Gli studenti che posseggono concezioni + INGENUE DELLA CONOSCENZA sarebbero
più capaci di produrre una ristrutturazione delle proprie conoscenza in ambienti tradizionali.
Al contrario coloro che posseggono credenze epistemologiche + EVOLUTE otterrebbero
risultati migliori quando lavorano in ambienti di tipo costruttivista.
Sembrerebbe, dunque, che esiste una CORRELAZIONE TRA TIPI DI VISIONI
EPISTEMOLOGICHE, TIPI DI SITUAZIONI DIDATTICHE E RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
Ora ci chiediamo: qual è la RELAZIONE TRA CREDENZE EPISTEMOLOGICHE e
SINGOLI SAPERI?
Una direzione possibile di indagine è interrogarsi sul carattere generale o “dominio-specifico” di tali
credenze. Ossia chiedersi se esse sono DIPENDENTI O INDIPENDENTI DAI DOMINI DI
APPLICAZIONE. L’ipotesi di una loro dipendenza dal dominio, spiegherebbe l’esistenza, in uno
STESSO SOGGETTO, di CREDENZE DIVERSE per conoscenze afferenti ad ambiti di studio
diversi, per esempio scientifici o umanistici. In questo caso non solo le tipologie di AMBIENTI D