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Jabil deriva da un intreccio tra la radice polanyana (orientamento culturale prevalente) e di quella marxiana
(conflitti dentro la produzione e contro lo sfruttamento del lavoro) del conflitto.
2 - Non solo studenti: le ondate di protesta nelle scuole e nelle università
2.1 - Introduzione: teorie e categorie analitiche
•• Le mobilitazioni studentesche sono promosse da studenti e da coloro che lavorano nel campo
dell’istruzione, e hanno obiettivi generali comuni: difesa dell’istruzione pubblica, opposizione ai tagli al
bilancio, opposizione all’aumento delle tasse studentesche, opposizione alle riforme neoliberiste orientate
a favore dei processi di privatizzazione-aziendalizzazione. Gli attivisti hanno creato reti transnazionali,
coordinando azioni simultanee e convocando diverse Giornate e Settimane di Azione Globale per
l’Istruzione. Come mai i movimenti studenteschi, sebbene così rilevanti, sono studiati poco? La ragione
secondo Della Porta sembra essere individuata nella frammentazione dei movimenti nel tempo e nello
spazio, e perché questi movimenti vengono visti come una specificità generazionale. Infatti questi
movimenti nascono sempre in reazione alle decisioni prese dai governi nazionali, spesso il coordinamento
è difficile già a livello locale, figuriamoci a livello nazionale o transnazionale. Siccome la continuità
organizzativa è debole e c’è continuo ricambio degli attivisti, tutto ciò rende difficile la trasmissione della
memoria condivisa dei movimenti.
2.1.1 - Movimenti studenteschi e dimensione generazionale
•• La dimensione generazionale (che indebolisce sul lungo periodo i movimenti studenteschi) è la
principale variabile usata dalla letteratura per spiegare i movimenti studenteschi (soprattutto
Sessantottini e Settantasettini). È con il Sessantotto che nasce la categoria sociale dei “giovani”
come fase distinta dell’età. Gli studiosi spiegano le motivazioni degli studenti attivisti dei movimenti
nei termini di conflitto generazionale. I valori postmaterialisti mettono l’accento non tanto sulla
sicurezza economica e personale quanto sulla libertà di opinione, sull’autorganizzazione nella sfera
privata e sulla democrazia partecipativa. Secondo alcuni il conflitto generazionale è causato da
fattori psicoanalitici inconsci (complesso di Edipo, odio per il padre diventa odio per le istituzioni).
Se ci concentriamo solo sul conflitto generazionale allora non sappiamo spiegare l’esistenza dei
movimenti studenteschi in periodi diversi dagli anni Sessanta o nei Paesi non occidentali. Il
movimento studentesco ha anche una disponibilità biografica (cioè tempo libero a disposizione,
oltre che libero da costrizioni sociali, e questo facilità la partecipazione non convenzionale): è la
teoria dell’idealismo giovanile (gli studenti partecipano più di altri attori ai movimenti rivoluzionari in
quanto giovani, perché sperimentano un senso di dissonanza morale e hanno bisogno di cambiare
il sistema sociale; le condizioni sociali dell’essere studente, la relativa indipendenza dai genitori e
dalle pressioni economiche consentono all’idealismo di svilupparsi recependo ideologie radicali
che propongono mezzi rivoluzionari per produrre cambiamenti sociali).
2.1.2 - Gli anni Sessanta-Settanta: dalle università alla società
•• Il Sessantotto è stato un momento di cesura con il passato. L’essere giovani non era in sé il
fattore determinante del coinvolgimento degli studenti nei movimenti, ma era la loro situazione
sociale strutturale, l’essere cioè più liberi di altri da vincoli familiari e lavorativi (ovvero la
disponibilità biologica). Le proteste studentesche sono viste come critica all’impersonalità e
all’iperburocratizzazione della società tecnocratica. Sono state proteste prima politiche che
economiche (richieste di lavoro altamente qualificato). Gli studenti si appropriano dello spazio di
lotta universitario non occupato dalla sinistra tradizionale cercando di trasformare le università da
istituzioni elitarie a luoghi di istruzione di massa. I movimenti studenteschi europei, a differenza di
quelli americani, cercano l’alleanza con gli operai delle grandi fabbriche attraverso elaborazioni di
sinistra eterodossa e risorse organizzative dei gruppi radicali. La ricerca dell’alleanza studenti-
operai contribuisce secondo Rootes all’estinzione dei movimenti studenteschi propriamente detti
(perché gli sforzi di mobilitazione si indirizzano fuori dalle università).
2.1.3 - Una tipologia di movimenti studenteschi
•• I movimenti studenteschi sono stati essenziali negli Stati autoritari, perché hanno contribuito ai
cambiamenti di regime e ai processi di democratizzazione (Spagna, Grecie, Europa dell’Est, Asia,
primavera araba). Secondo DeFronzo i fattori storici, culturali e sociali determinano l’esistenza, il
carattere e l’influenza dei movimenti studenteschi. Secondo Jill e DeFronzo il movimento
studentesco è lo sforzo organizzato da parte di moltissimi studenti (dimensione strutturale) per
generare o prevenire un cambiamento in uno qualsiasi degli aspetti della società (dimensione
culturale), implicando azioni collettive sia istituzionalizzate sia non-istituzionalizzate. Incrociando le
due dimensioni si ottengono quattro tipi di movimento: (1) dimensioni strutturale e culturale
moderate: movimenti studenteschi riformisti - non vogliono cambiamenti radicali ma vogliono solo
influenzare le politiche o cambiare la leadership istituzionale; (2) dimensione strutturale radicale e
dimensione culturale moderata: movimenti studenteschi rivoluzionari strutturali - riflettono valori
democratici percepiti come traditi; (3) dimensione strutturale moderata e dimensione culturale
radicale: movimenti studenteschi radicali identitari - hanno alla base fiducia, orgoglio e
uguaglianza, e stiano i modi di pensare, le norme e i comportamenti dell’opinione pubblica; (4)
dimensioni strutturale e culturale radicali: movimenti studenteschi rivoluzionari sociali - vogliono
radicali cambiamenti istituzionali e culturali, e sorgono nei Paesi sottosviluppati dominante da
potenze straniere imperialiste che impongono la propria cultura.
2.2 - Le ondate transnazionali di protesta del nuovo millennio
•• Oggi con l’entrata di nuovi attori (docenti, ricercatori, tecnici) e di nuove motivazioni e rivendicazioni, i
movimenti studenteschi sono diventati transnazionali. Oggi l’obiettivo è costruire reti di attivisti
coordinandone le azioni di protesta simultaneamente in diverse parti del mondo: è il Movimento
Studentesco Internazionale (ISM), piattaforma online aperta e transnazionale. Una prima ondata di
proteste la si ha nel novembre 2008 (International Day of Action against the commercializzazione of
Education). Una seconda ondata è quella dell’aprile 2009 (Global Week of Action, Reclaim your
Education). Una terza nel marzo 2010 (Global Wave of Action for Education). Nel 2011 si organizza la
Spring of Resistance. Scopo dell’ISM è aprire le mobilitazioni al resto della società collegandosi con le
lotte dei lavoratori (istruzione libera e gratuita è a beneficio della società in generale). Ondata del 2012:
Education Protests Worldwide, e poi a novembre in concomitanza con lo Sciopero Europeo contro le
politiche di austerità (cancellazione del debito degli studinti, rifiuto delle tasse studentesche, opposizione
all’ingresso delle multinazionali, creazione di reale democrazia nelle istituzioni). Anche nel 2013 nuove
ondate (Global Wave of Action for Free education). Le proteste hanno avuto come bersaglio comune le
politiche pubbliche, soprattutto quelle economico-finanziarie. I governi hanno sanato i deficit di bilancio
riducendo il welfare e tagliando sull’istruzione. Si vuole riformare anche il sistema di istruzione
(riorganizzazione complessiva delle piramidi di potere: oggi sempre più potere lo hanno i vertici e gli
stakeholder privati; in più i ragazzi vengono giudicati con sistemi di premialità e di accreditamento. I
movimenti studenteschi applicano e vogliono far applicale una economia morale: l’istruzione superiore
deve essere accessibile a tutti, quindi è impensabile pagare novemila sterline annue per l’iscrizione
all’università.
2.3 - Le ond(at)e di protesta in Italia
•• In Italia, a differenza che altrove, le mobilitazioni sono diventate vere ondate di protesta, succedutesi
ciclicamente ogni due anni con grande partecipazioni di studenti e altre figure sociali contro le politiche
finanziarie e di riorganizzazione dei sistemi scolastici e universitari pubblici da parte dei governi Berlusconi
e Monti. Il movimento Pantera del 1990 (contro la riforma Ruberti che introduce la collaborazione con le
imprese, quindi la mercificazione della cultura - modernizzazione neoliberista e attacco allo Stato sociale)
è stato visto come anticipatore dell’Onda Anomala del 2008, così come la protesta contro il DDL Moratti
(2005) che introduceva un tot di ricercatori a tempo indeterminato, quindi entrano in protesta i ricercatori
precari.
2.3.1 - 2008-2009: l’Onda Anomala degli studenti (e non solo) contro i tagli all’istruzione pubblica
•• Si chiama Onda Anomala perché nasce improvvisamente e sembra travolgere tutto, ed è la
risposta alle leggi 133 e 137 del 2008 del governo Berlusconi (ingenti tagli ai finanziamenti per
l’istruzione); oltre alle manifestazioni e all’assemblea nazionale del novembre 2008, la protesta si
svolge anche nel piccolo con occupazioni e lezioni in piazza, dibattiti, seminari, cortei non
autorizzati… La composizione dell’Onda è inter-generazionale e socialmente variegata. L’Onda usa
anche le nuove tecnologie informatiche (internet, mailing list, siti web, social). La gran parte dei
partecipanti si collocava a sinistra, ma comunque mostrava sfiducia nei confronti dei partiti.
Dunque non rifiuto della politica, ma richiesta di una adeguata rappresentanza istituzionale ed
esigenze di esprimere nuove forme di democrazia dal basso e di partecipazione politica. Siccome
le leggi vengono approvate, l’Onda viene smobilitata, e le proteste riprendono parzialmente nel
marzo 2009 con il contro-G8 di Torino. L’Onda però dà nuova consapevolezza e ossatura alle
successive ondate di protesta.
2.3.2 - 2010-2012: ricercatori, studenti e insegnanti contro i DDL Gelmini e Aprea
•• Nell’aprile 2010 la nuova ondata di mobilitazione non nasce dagli studenti che si aggiungono
solo in seguito, ma dai ricercatori a tempo indeterminato contro la riforma Gelmini (ingresso dei
privati nelle università pubbliche, più poteri a rettori e professori, prestito d’onore per gli studenti
meno abbienti, ruoli a esaurimento dei r