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SCUOLE A RISCHIO : UNA POSSIBILE RISORSA
1. LA SCUOLA NELLA CITTA’ TRA SEGREGAZIONE URBANA E SEGREGAZIONE
SCOLASTICA
La segregazione scolastica è un fenomeno tutt’ora presente. È causato o amplificato dal fatto che i
genitori possono scegliere la scuola dei propri figli, scelta che causa segregazione tra alunni con
differenti background culturali, sociali, etnici.
Segregazione: una qualsiasi forma di segmentazione e frammentazione e una evidente distanza
tra gruppi ed individui
Integrazione: una relazione asimmetrica in cui un contesto accogliente integra al proprio interno
una “diversità” che ne accetta le regole
Inclusione: delinea una relazione simmetrica, tra pari , ognuno con la propria identità e diversità.
Clark definisce la segregazione limitandone il senso ad una negazione della libertà di associazione
tra gruppi sociali, costretti a questo da norme o prassi dei governi di turno. Nonostante la visione
limitata, aveva consapevolezza che la segregazione era radicata nel contesto ed era difficile da
disgregare.
Il concetto di segregazione nell’ambito del sistema scolastico è riconosciuto come multilevel
concept, ovvero un concetto multidimensionale a 3 livelli:
- Il livello macro; che comprende le caratteristiche strutturali di una società e rappresenta
una stratificazione etnica
- Il livello meso; che riguarda l’organizzazione propria , all’interno della quale ci sono
diversità che convivono
- Il livello micro; che comprende i piccoli gruppi o le relazioni inter-individuali , tra cui alunno-
docente
La segregazione fino a qualche anno fa era intesa come raggruppamento di alunni in condizioni
disagiate, oggi invece con l’afflusso di popolazione immigrata ci sono fenomeni di segregazione o
isolamento. Oggi va a coincidere con la segregazione urbana, anzi secondo Dubet, è accentuata
dalla segregazione urbana. Gli alunni sono di conseguenza segregati sia nella scuola che nei loro
quartieri e ciò aumenterebbe il fenomeno del WHITE-FLIGHT (determinate famiglie di livello
sociale medio-alto, preferiscono iscrivere i figli nelle scuole con piu basso indice di alunni disagiati
o stranieri). Questo è influenzato da diversi fattori come: l’obbligo o la libertà di scelta della scuola,
la definizione dei distretti scolastici, le opportunità, l’impossibilità di frequentare scuole private.
Ci sono due tipi più frequenti di segregazione:
1. A base etnica : basata sulle differenti tradizioni, costumi e stili di vita
2. A base socio-economica: basata sulle differenze di reddito e di status sociale
Nello studio di questo fenomeno vengono usati diversi schemi interpretativi:
Secondo i teorici della scuola di Chicago: il grado di segregazione di un gruppo etnico
dipende dallo status sociale del gruppo che inizialmente occupa i quartieri piu disagiati
trasformandoli poi in aree di segregazione etnica, dove, con l’aumentare del reddito la
compattezza del gruppo di sgretola e si sparge sul territorio
Secondo le teorie di Novak e Kantrowitz la segregazione dipende dallo status economico:
un gruppo etnicamente omogeneo può rimanere compatto per volontà di conservare la
propria identità e la propria cultura, dotandosi di scuole, chiese, ecc.
Secondo Obertì le famiglie attuano delle vere e proprie strategie educative:
- Segregazione interna: una forma di controllo pressante sulla scuola dei figli, dai docenti
alla formazione
- Evitamento: preferenza verso altre scuole rispetto a quelle vicine alla residenza
La carte scolaire (carta scolastica) sancisce l’obbligo di frequenza nel luogo di residenza e
quindi riproduce le diseguaglianze del territorio.
La scelta autonoma della scuola ha portato alla definizione di scuole di serie A e di serie B,
nonostante anche in quelle di serie A vi sono degli svantaggi: l’alto livello omogeneo della
popolazione è associato a risultati qualitativamente inferiori, perché appiattisce le motivazioni e
la dinamicità poiché le diversità stimolano.
1. Quali possono essere gli effetti di queste forme di segregazione sullo scarso rendimento o
insuccesso scolastico?
PISA 2006: una larga concentrazione di alunni stranieri nelle scuole primarie ostacola le
successive performance accademiche di tutti gli alunni.
Un altro studio a livello europeo evidenzia come gli alunni svantaggiati rendono meno delle loro
potenzialità.
Questo dipende dall’impostazione delle scuole, quelle di successo non sono alzano gli standard di
apprendimento la li fanno raggiungere a tutti, dove anche la relazione docente-alunno è un fattore
incisivo (le basse aspettative dei docenti nei confronti degli alunni stranieri influenza notevolmente
il loro rendimento). Questo dipende in gran parte dal sistema scolastico e dalle politiche educative
e sociali di un Paese. La promozione di una scuola per tutti, una scuola inclusiva, l’equità
dell’educazione, riporterebbe l’eterogeneità. Peer education e peer learning sono pratiche che
trovano consenso a livello europeo.
La scuola inclusiva è una scuola in cui si insegna a imparare a vivere con le differenze, significa
cambiare le proprie prassi educative, i sistemi di insegnamento ed apprendimento. Non consiste
nell’interare l’alunno aiutandolo ad adattarsi ma rendere la scuola stessa in grado di accogliere
pedagogicamente e didatticamente. Non è speciale educazione per alcuni ma speciale educazione
per tutti. Serve un’educazione di qualità, una riqualificazione dei docenti, mirata alla comprensione
delle diversità.
CAPITOLO 2
LO STUDENTE A RISCHIO
Morrow ha individuato 5 diverse categorie di drop-out:
1. I cacciati: allievi indesiderati a causa dei loro comportamenti oppositivi e antisociali
2. I disaffiliati: studenti che non provano nessun tipo di attaccamento per la scuola e per le
persone che vi fanno parte
3. Studenti che lasciano la scuola per un certo periodo e ritornano nello stesso anno
scolastico
Fenomeni di natura personale si affiancano a fenomeni di natura macrosistemica, come le
condizioni di vita sociale, economica e politica di quel particolare tessuto culturale. Nel passato,
per indicare gli studenti a rischio erano state individuate definizioni che sottolineavano alcuni
aspetti:
- Difficoltà di apprendimento (learning disability)
- Deprivazione culturale legata al basso reddito (low-income)
- L’abbandono scolastico (drop-out)
- L’emarginazione (disenfranchised)
- Lo scarso impegno (low-performing)
- Lo scarso rendimento (jow-achieving)
- Il bisogno di cure speciali (remediai)
- Il deficit linguistico comunicativo ( language-impaired)
L’insuccesso scolastico non dipende solo da un basso QI, anzi, il rischio in cui lo studente si
imbatte e che puo decidere di terminare gli studi, dipende più che altro dalla struttura della sua
personalità.
Gli studenti possono essere distinti in 4 tipi:
1. Studenti con tendenza alla fuga dal contesto scolastico (drop out)
2. Studenti con difficoltà di apprendimento
3. Studenti pseudo-insufficienti: risultati inferiori alle capacità
4. Studenti superdotati
Ogni studente puo diventare uno studente a rischio se si creano alcune circostanze che turbano la
fragilità dei processi di crescita e sviluppo. Frymier ha individuato 5 aree di rischio e ha scoperto
che anche l’esposizione ad un sola di queste aumenta gravemente il rischio nelle altre.
1. area del disagio personale
2. area dell’insuccesso scolastico
3. area della situazione socio-economica familiare
4. area delle tragedie familiari
5. area dell’instabilità familiare
Occorre che la scuola tenga conto degli interessi degli alunni singoli, e che incrementi un sano
rapporto relazionale tra pari e tra docenti e alunni, che esalti l’attività personale e si esprima come
libertà di fare, creare, osservare. Occorre quindi ripensare all’interazione nel contesto classe. La
comunicazione assume un ruolo fondamentale, è agire comunicativo e non solo competenza ed
evento linguistico. La scuola pone l’obiettivo primario della socializzazione cognitiva. La vita della
classe passa attraverso una serie di decisioni, l’intervento del docente, che ha il compito di
condurre il gruppo a conseguire i suoi obiettivi, tale intervento puo collocarsi a livello di azione o di
comportamento da prescrivere o suggerire. La comunicazione in classe si collega a quella
sull’interazione asimmetrica. Alcune ricerche hanno svelato come le modalità comunicative del
docente possono influire sul comportamento dell’alunno e sui suoi risultati scolastici. Un
integrazione problematica è data da un mancato riconoscimento e una inadeguata esplicitazione
dei bisogni emergenti, incidendo negativamente sul processo primario di apprendimento. Spesso i
docenti non hanno gli strumenti necessari per rilevare le situazioni di disagio e quindi a risolvere
problematiche o aspetti critici. Ascoltare, appropriarsi del modo di ragionare degli alunni, è
fondamentale per farvi fronte. Si ha quindi un passaggio dal
setting instituito che implica e giustifica una logica di insegnamento che non prevede
mediazioni sul cosa, come e perché
al setting istituente che richiede una logica negoziale, che assumendo la pluralità dei punti
di vista in gioco, lascia spazio al loro riconoscimento
Lo sviluppo dell’efficacia della formazione scolastica non dipende solo dalla qualità dell’offerta
formativa, ma anche dai metodi e strategie di insegnamento e soprattutto dalla qualità
dell’investimento che gli studenti riportano nei confronti della relazione educativa.
CAPITOLO 3
IL RISCHIO SCOLASTICO TRA VECCHIE E NUOVE EMERGENZE EDUCATIVE
La scuola può diventare luogo di stigmatizzazione, codificazione ed accentuazione di marginalità.
Numerose ricerche hanno evidenziato i legami tra esclusione urbana e variabile spaziale. I luoghi
mantengono tutto il loro peso nelle dinamiche socio-culturali, questo comporta la necessità di
rilevare le differenze tra le periferie: al nord c’è piu segregazione, specie nelle grandi città, al sud
meno perché c’è un inferiore tasso di multiculturalizzazione. Donzelot ricorda come nelle periferie
si concentri la gran parte dell’edilizia sociale, le città tendono ad una frammentazione seguendo la
tendenza della popolazione a puntare tutto sulle affinità elettive più che sulla convivenza con il
diverso. Sembra che le classi medie e superiori non vogliano più lavorare coi membri del ceto
popolare e non vogliono convivere nel loro spazio urbano: si ama restare con i propri simili se se
ne ha la possibilità. Obertì invece, sostiene che le classi medie non sono ostili alla mixitè sociale:
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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