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CAPITOLO 2: RITORNO A BEETHOVEN
Gioia attraverso la sofferenza
La musica si trovò ad occupare gran parte del 1800, epoca del Romanticismo. I musicisti principali
e più importanti di questo secolo sono BEETHOVEN e ROSSINI. Tuttavia, è stata proprio la figura
sulla musica: per molte generazioni l’essere un bravo
di Beethoven a condizionare la riflessione
musicista veniva confrontato con la figura di Beethoven.
Beethoven fu un musicista particolare, a differenza di altri musicisti suoi contemporanei come Bach
o Haydn, egli non considerava la musica un lavoro, infatti non aveva una stabile posizione
impiegatizia. Beethoven scriveva musica quando voleva lui e su ciò che voleva lui, non stava ai
comandi di nessuno a differenza di Bach che scriveva principalmente per un obbligo professionale.
Beethoven disattendeva le aspettative convenzionali e proprio questo faceva si che sembrasse
che egli si stesse rivolgendo personalmente ad ogni ascoltatore.
Beethoven compose numerosi capolavori, ma non potte mai ascoltarli perché era sordo, anche per
questo era apprezzato da un vasto pubblico ed era considerato da esso il più gran compositore di
ogni tempo. La sordità di Beethoven venne impiegata a scopo interpretativo e divenne una chiave
all’ascoltatore
per rivelare i significati nascosti della musica e dare accesso diretto a ciò che il
compositore voleva dire attraverso la musica.
Gioia attraverso la sofferenza (una frase estrapolata da una lettera di Beethoven che però era
indirizzata ad uno scomodo viaggio in carrozza) divenne la parola d’ordine del culto di Beethoven.
Dalla parte degli angeli
Beethoven è considerato il caposaldo della musica classica, da lui deriva il nostro modo di pensare
la musica. Il concetto di musica come merce assegna al compositore un ruolo centrale poiché egli
è il creatore della musica stessa. Ascoltare la musica di Beethoven significava per molti entrare a
stretto contatto con il compositore e raggiungere quindi un’altra dimensione. Il ruolo del
era quello di autore della sua musica. L’autorità di un’esecuzione è una sorta di
compositore
prestito che diventa esplicito quando il compositore autorizza una particolare versione della sua
musica. Infine questa autorità può diventare autoritarismo cosa che si può riscontrare nella
relazione tra direttori d’orchestra e orchestrali ma che è collegato al modo di concepire
l’esecuzione in generale. La tassonomia della musica del British National Curriculum/ GCSE
riguarda la relazione tra tre termini: COMPORRE-ESEGUIRE-APPREZZARE.
Quindi la relazione tra i direttori d’orchestra e gli orchestrali riguarda i primi due termini:
COMPORRE-ESEGUIRE. Per quanto concerne il terzo termine APPREZZARE facciamo
riferimento al modo in cui veniva insegnato come dover ascoltare la musica nelle scuole, nei
conservatori e nelle università. Una modalità sempre più vincolante. Vi erano infatti dei veri e propri
corsi sull’apprezzamento della musica che insegnavano agli studenti o agli appassionati di musica
ascoltata l’autore e il tempo storico. Questi corsi
come dover ascoltare e collegare alla musica 2
divennero la base dell’insegnamento della musica. L’ascoltatore doveva: ascoltare attentamente,
rispettosamente, in modo distaccato e soprattutto con un buon livello di conoscenza.
La sordità di Beethoven rappresenta il punto di partenza per trascendere i limiti di spazio e tempo.
Egli rappresentava e rappresenta un efficace simbolo di indipendenza. Era costretto a comunicare
con il mondo esterno attraverso quaderni di conversazione. Egli non si preoccupava del successo
sociale ed economico, ma si dedicava totalmente alla sua musa.
Vi sono state alcune distorsioni che hanno costruito il mito di Beethoven come quella che egli
fosse considerato da tutti un genio incompreso la cui musica non era apprezzata dai
contemporanei. La sua mancanza di successo dimostra ancora una volta la sua autenticità
attraverso il suo rifiuto di accaparrarsi il pubblico suonando in base ai gusti di esso. Pertanto, il
pregio della musica di Beethoven non era solo per la sua epoca, ma per tutte le epoche. Egli fu il
primo compositore che si preoccupò del ruolo che la sua musica avrebbe avuto dopo la sua morte,
infatti verso la fine della sua vita egli cercò di contattare veri editori per poter fare una completa
edizione di tutte le sue opere (egli fu il primo ad utilizzare il termine opera).
Negli anni successivi alla sua morte entrò in gioco una metafora, quella dei musei musicali:
collezioni accessibili per svago al grande pubblico che puntavano a radunare le opere migliori di
luogo ed epoca. Gli oggetti che raccoglievano erano sottratti alle originali condizioni d’uso per
ogni
essere valutati secondo un unico criterio di bellezza intrinseca.
Il regno dello spirito
Schenker affermava che la musica usava il compositore-genio come un mezzo che agisce in
maniera spontanea. I compositori normali si limitano a scrivere ciò che vogliono mentre il genio la
forza superiore della verità (della Natura) è all’opera in modo misterioso aldilà della sua
consapevolezza. Dunque, il compositore parla con una voce che non è la sua, ma quella della
natura.
Come l’impianto stereo, i dischi, promuovono la privata evocazione del potere della musica per
richiamare il Regno dello spirito. Ma è nella sala da concerto che si assiste alla più spettacolare
celebrazione del potere della musica. La novità del concerto Ottocentesco consisteva nel suo
essere aperto a chiunque potesse pagare il biglietto. Lo sviluppo del concerto come
intrattenimento remunerativo diede il via alla costruzione di grandi sale che potessero contenere
centinaia di spettatori.
CAPITOLO 3: STATO DI CRISI?
Una risorsa globale
All’epoca di Beethoven la sola musica che si poteva ascoltare era quella eseguita dal vivo in una
sala da concerto o in un salotto domestico.
La musica si divideva in arte alta e arte bassa. ARTE ALTA: tutte le tradizioni scritte dalle classi
agiate e soprattutto il grande repertorio di Beethoven, Bach e Brahms. ARTE BASSA: tutto il resto
come ad esempio la musica popolare non scritta e dunque storicamente irrecuperabile.
Morte e trasfigurazione 3
C’è una risi per quella che viene definita musica seria contemporanea visto che si sottointende che
la musica fuori dalle sale da concerto non può essere definita seria.
La tecnica seriale che Schoemberg e i suoi seguaci iniziarono negli anni Venti del Novecento
consisteva nel costruire una composizione a partire da un’unica sequenza di note da ripetere
sistematicamente, ma facendo in modo che i risultati non fossero cosi banali e scontati. In ogni
caso la musica seriale suonava in modo molto diverso da quella tonale. Il pubblico trovava che la
maggior parte degli abituali punti di riferimento era scomparsa. E meno la nuova musica suonava
come la vecchia e meno gente stava ad ascoltarla. Chi invece la ascoltava ci si appassionava.
La crisi della musica classica non riguarda tanto la musica in se quanto il modo di pensarla.
CAPITOLO 4: UN OGGETTO IMMAGINARIO
Fermare il corso del tempo
Una vignetta di Ronald Searle, una scenetta dell’immaginaria scuola femminile inglese, si riferisce
modo curioso in cui la musica è presente nelle nostre vite e nei nostri pensieri. C’è e allo stesso
al non c’è, abbiamo segni di essa ovunque eppure questi segni non sono la musica. La
tempo
vignetta rappresenta una donna intenta a combattere con delle note (semiminime e crome). Cosa
rappresentano le note? Hanno tre diverse funzioni:
1) Conservazione, come le fotografie fermano il tempo nei loro simboli e danno una forma
stabile all’evanescente;
della musica da una persona all’altra (es. dal compositore all’esecutore);
2) Comunicazione,
3) Concezione, della musica, dei modi in cui i compositori, gli esecutori e tutti coloro che
lavorano con la musica la immaginano o pensano.
Ci sono aspetti della musica sui quali la notazione non dice nulla. Il canto gregoriano, per esempio,
sopravvive in molte notazioni neumatiche, che consistono essenzialmente in simboli che mostrano
vanno in su, in giù, o un po’ più su e
se i gruppi di note così via. Ma, a quale velocità andrebbero
eseguite le note? I monaci come lo cantavano? La notazione non ce lo dice e nessuno lo sa.
Per quanto riguarda l’AVE MARIA di Gounod non sappiamo quale sia il vero modo in cui veniva
fatta da Alessandro Moreschi (l’ultimo castrato, chiamato
eseguita. Infatti, vi è una registrazione
l’angelo di Roma, membro del coro della Cappella Sistina di cui ne diventò il direttore) che fa
sorgere dei dubbi. Si può dunque ascoltare una versione dell’AVE MARIA insolita.
In conclusione: LA NOTAZIONE CONSERVA LA MUSICA, MA NASCONDE ALTRETTANTO DI
CIÒ CHE RIVELA.
La classica notazione occidentale sul pentagramma funziona fondamentalmente mediante la
rappresentazione dei suoni, proprio come la notazione neumatica del canto gregoriano.
Musica tra le note
Qualunque notazione omette qualcosa, solo che ciascuna omette qualcosa di diverso. La
notazione qin utilizzata in Cina, è molto meno precisa di quella utilizzata su pentagramma; in
particolare non specifica il ritmo e si limita a specificare la musica come una successione di note. 4