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Nel modello pedagogico delle Communities of Learners la classe è immaginata come una vera e
propria comunità, dove tutti possono giocare diversi ruoli, scambiandosi compiti e responsabilità.
Tutti sono apprendisti e non esiste più la figura dell’insegnante come depositario unico della
conoscenza e trasmettitore ufficiale del sapere. Gli studenti non sono più solo ricevitori delle
informazioni a loro trasmesse, ma sono considerati costruttori attivi della propria conoscenza. Ogni
membro è al tempo stesso apprendista ed insegnante, condividendo con tutti gli altri le proprie
conoscenze. Particolare attenzione è rivolta alle abilità di auto-controllo, auto-direzione e auto-
valutazione dell’apprendimento.
Il modello dell’apprendistato cognitivo nasce dalla constatazione del fallimento della scuola
tradizionale, che non consente agli studenti una piena padronanza degli utensili cognitivi che essa
introduce: si tratta allora di realizzare un’integrazione tra i caratteri della scuola formale e
dell’apprendistato. L’apprendistato tradizionale impiega 4 strategie per promuovere la competenza:
- il modelling (l’apprendista osserva ed imita il maestro che dimostra come fare);
- il coaching (il maestro assiste continuamente secondo le necessità);
- lo scaffolding (il maestro fornisce un appoggio all’apprendista);
- il fading (il maestro elimina gradualmente il supporto, in modo da dare a chi apprende uno
spazio progressivamente maggiore di responsabilità).
L’apprendistato cognitivo per la maggior attenzione alla dimensione metacognitiva, agli aspetti del
controllo e alla variazione dei contesti di applicazione. Si introducono allora altre strategie, quali:
- l’articolazione (si incoraggiano gli studenti a verbalizzare la loro esperienza);
- la riflessione (si spinge a confrontare i propri problemi con quelli di un esperto);
- l’esplorazione (si spinge a porre e risolvere problemi in forma nuova). 4
Gli esseri umani sono esseri sociali. Nei gruppi viene dedicato tempo ed energie a compiti che
stancherebbero velocemente se si dovesse lavorare da soli. L’elemento caratteristico del
cooperative learning è dato proprio dalla modalità del lavorare in gruppo degli allievi e anche dei
docenti. Come avviene perlopiù nel Sistema Abreu. Il livello e la qualità del funzionamento di un
gruppo scolastico vengono valutati e misurati in riferimento alla capacità di costituirsi come gruppo
di lavoro. I compiti dell’insegnante e del team sono:
- rendere trasparente ai singoli e al gruppo il progetto e il percorso operativo;
- fornire il sostegno per il lavoro dei singoli e per il lavoro e l’equilibrio del gruppo.
Quando gli studenti lavorano in gruppo e si esprimono oralmente realizzano 3 benefici:
gli studenti più dotati mostrano metodi appropriati per affrontare un problema;
1. un gruppo affronta un problema da una prospettiva più ampia e considera molte più soluzioni di
2. quante potrebbe pensare un individuo che lavora da solo;
lavorando in gruppo, i principianti possono partecipare alla risoluzione del problema e alla fine
3. imparare a risolvere un problema senza l’aiuto dei loro coetanei.
Inoltre le funzioni di un gruppo possono essere relative a:
i ruoli di gestione: controllo dei toni di voce, dei rumori e dei temi;
1. i ruoli di funzionamento: spiegare idee e procedure, registrare, incoraggiare la partecipazione,
2. osservare i comportamenti, fornire guida e sostegno, chiarire e illustrare;
i ruoli di apprendimento: ricapitolare, precisare, verificare la comprensione, fare ricerche,
3. comunicare, elaborare e approfondire;
i ruoli di stimolo: criticare le idee e non le persone, chiedere motivazioni, distinguere,
4. sintetizzare, sviluppare, verificare, sviluppare opzioni e valutare.
I principi che caratterizzano i gruppi cooperativi sono: il principio della leadership distribuita, il
principio del raggruppamento eterogeneo, il principio dell’interdipendenza positiva, il principio
dell’acquisizione delle competenze sociali e il principio dell’autonomia del gruppo.
Per conseguire risultati nel cooperative learning è necessaria una buona competenza
comunicativa. L’analisi della competenza comunicativa va distinta nel saper inviare un messaggio
e saper comprendere un messaggio. Perché un messaggio sia chiaro e venga accolto è
indispensabile che:
- la comunicazione sia accompagnata da specifiche precondizioni.
Le precondizioni della comunicazione accompagnano ogni comunicazione e possono
determinare l’interpretazione che si deve dare ad una comunicazione o aiutarla a comprendere;
- la comunicazione sappia esprimere il messaggio in modo chiaro.
Chi comunica, per essere compreso, deve personalizzare il proprio messaggio ed anche essere
capace di organizzare le informazioni in modo corretto nella quantità, nella qualità e nel tipo di
relazione, senza essere ambiguo o oscuro;
- controlli la comprensione e risponda in modo efficace agli interventi dell’interlocutore e a
situazioni di richiesta d’aiuto.
Nell’insegnamento-apprendimento della musica è necessario tener presente che la musica
costituisce di per sé un’esperienza capace di educare i discenti in primo luogo come persone. Ed è
proprio nel gruppo che lavora attraverso la modalità del Cooperative Learning che si può imparare
con gli altri. Il compito di ciascun componente è diverso dagli altri, molte delle abilità richieste per
l’esecuzione vengono apprese individualmente: durante la performance ognuno esegue il proprio
compito ma deve sincronizzarsi strettamente con il resto del gruppo. L’apprendimento individuale è
il risultato dell’attività svolta dal singolo all’interno del gruppo stesso. Collaborare, lavorare insieme
in musica, costituisce un’aggiunta di valore alla tradizionale routine quotidiana e crea qualcosa di
nuovo o differente. Un esempio di tutto ciò viene proprio dal “Sistema Abreu”: fare musica insieme
con i diversi approcci individuali a vantaggio del gruppo che diviene un tutt’uno. Questa
metodologia, fortemente presente nel “Sistema Abreu”, può costituire un vero e proprio metodo di
ricerca caratterizzato da un approccio cooperativo: il fare ‘musica insieme’ con più ricca
comprensione della realtà ed una progressiva e conseguente maturazione sul piano della
cognitività e dell’affettività può contribuire a raggiungere:
- lo sviluppo dell’intelligenza musicale e quindi della musicalità e dell’identità musicale
dell’individuo;
- l’educazione della percezione uditiva che deve essere considerata come il fondamento di ogni
esperienza musicale; 5
- l’educazione alla motricità con la quale l’esperienza sonora è collegata grazie al ritmo che le
compone entrambe;
- la maturazione di una consapevolezza critica rispetto ai condizionamenti dei media;
- lo sviluppo e l’affinamento della dimensione affettiva: fare musica con la voce e con gli strumenti
permette al discente di esplorare la sua emotività;
- fornire ai discenti gli strumenti necessari a comprendere ed analizzare un’eredità culturale
fondamentale;
- la maturazione di un atteggiamento di interesse e di rispetto per le altre culture.
Il metodo Suzuki del violinista e maestro Shinichi Suzuki è una delle metodologie che sta alla
base del “Sistema Abreu”. Suzuki aveva compreso che l’imitazione è alla base del processo di
apprendimento di ogni bambino già dai primi stadi della vita e, attraverso il metodo che egli chiamò
“della madre lingua”, dimostrò che si poteva insegnare a suonare ad un bambino così come si
insegna a parlare. Come un bambino impara parole, ascoltandole ripetutamente nell’arco della
giornata, così impara a suonare ascoltando la melodia e il ritmo. Il metodo Suzuki si rivolge a
bambini di una fascia d’età piccola, dai 3 anni in poi. L’ambiente che richiede questo metodo deve
essere favorevole, ossia pieno di stimoli e va creato intorno al bambino. E’ poi fondamentale
approcciare i bambini già dalla tenera età all’ascolto. Nel metodo Suzuki i genitori rivestono un
ruolo di grande importanza perché si mettono in gioco, sono motivati e seguono con interesse i
loro figli. Il metodo dell’“Educazione del talento”, concepito e sviluppato da Suzuki, è un sistema
educativo che si propone di sviluppare tutti i talenti nell’individuo. Egli stesso citava che il talento
non era innato, ma doveva soltanto essere creato ed educato. Il metodo Suzuki si approccia già
alla tenera età e c’è da subito il contatto diretto con lo strumento mettendo in secondo ‘piano’ la
teoria. Trasferitosi in Germania e dopo le prime difficoltà di imparare il tedesco, Suzuki decide di
elaborare un sistema per apprendere un nuovo linguaggio di sensibilità e capacità. Chiamò il suo
sistema metodo “della madre lingua”, perché aveva compreso che l’imitazione è alla base già dai
primi stadi della vita e dimostrò attraverso questo metodo, che si poteva insegnare ad un bambino
a suonare, così come si insegna a parlare. Infatti, come un bambino apprende parole dette e
ripetute, così impara a suonare ascoltando e ripetendo un frammento musicale, un ritmo o una
melodia. Il metodo Suzuki si rivolge a bambini dai 3 anni ai 14 anni, mentre i metodi tradizionali
sono rivolti ai bambini di 9-10 anni. L’obiettivo principale del metodo Suzuki è la crescita globale
del bambino attraverso lo studio musicale. Inoltre il metodo cerca di arricchire la personalità del
bambino al fine di facilitare la disposizione a una qualità di vita più ricca, più felice e con più valori.
“El Sistema” Abreu in Puglia: la didattica reticolare MusicaInGioco come proposta operativa
di Andrea Gargiulo
Nonostante una tradizione musicale eccelsa, l’Italia non riconosce espressamente la musica come
elemento essenziale dell’educazione e risulta tra i Paesi europei più arretrati sotto il profilo
dell’educazione musicale. Inoltre, nel nostro Paese, a causa delle diverse riforme
dell’organizzazione scolastica, la musica è sempre più marginale tra le materie di insegnamento,
fino a non accompagnare più il processo di crescita dei giovani, mentre l’accesso alla formazione
musicale professionale è riservato ad un numero ristretto di ragazzi attraverso i Conservatori. Gli
investimenti pubblici in questo settore sono praticamente inesistenti. Il disagio giovanile è un
fenomeno in preoccupante crescita ed è stato ampiamente verificato come un coinvolgi