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PORTA ROM E MIGRANTI, UNA CITTà PICCOLA PICCOLA
Napoli è una città piccola piccola. Dove si vive tutti uno sull'altro. E, quando qualcuno ci si stacca,
si porta necessariamente dietro un pezzo di questa sfera con tutte le persone dentro.
È attraversata per questo da ondate furiose di perfetta convivenza e di scomposta intolleranza. E di
molto rumore.
Se un gigante si avvicinasse per provare a capire questo rumore cos'è e da dove viene, riuscirebbe
riuscirebbe vedere le strade piene di buchi, tazzine rotte, formine per capelli, vestiti multiformi
rovesciati. [...] ma non riuscirebbe ancora a capire cos'é quel rumore.
Allora ci riproverebbe e scorgerebbe una donna con una lunga gonna ed un fazzoletto in testa, con
un carrello di cartone fa il giro, guarda per terra, nei cassonetti: ci scava dentro con un lungo pezzo
di ferro,come una maga che mescola gli ingredienti e poi...tira fuori un braccialetto. Girando un po'
lo sguardo sia accorgerete di Ahmed, che osserva la donna ammirato. Proverebbe ad avvicinarsi [il
gigante] ma riceverebbe un calcio dritto in pancia.
Così, piegato in due e l'occhio pesto il gigante si rimetterebbe a guardare, soprattutto perché tutto
quel frastuono è strano e poi che lingua è?! E scoprirebbe l'odore che viene da wuel carnaio. E
anche quello che cos'è?
e finalmente deciderebbe di farsi piccolo ed entrare. Vedrebbe altra gente arrampicarsi su bancarelle
piene di colori e finalmente incontrerebbe Fatima che passa con il suo carrello di bibite calde,
assaggerebbe quel liquido rosso e profumato e così accogliente che gli scenderebbero le lacrime:
Salam Aleikum!
Le storie che si attaccheranno sotto le scarpe dei signori per bene e si intrufoleranno nelle borse
delle donne improfumate, per ricomparire nelle mani dei bambini delle case alte e nei centri
occupati. Case illuminate, forse. Bimbi che chiederanno: papà, ma da dove viene quest'odore? Sarà
la metropolitana, credo.
Si, la metro. La metro. Il rumore del mercato ricorderà a quel bambino l'odore che porta addosso il
padre ogni volta che torna. E sarà stupito di trovarlo nei colori del vestito di Omar, che si compra il
balsamo di karitè dalle mani di Rhokaya.
Questo gigante allora piangerà, perché la mano in cui stava stretto stretto è quella di suo padre e
quel rumore viene dal suo petto, che è quello di tutta la città.
25 mila migranti vivono in tutta la Campania, 50mila a Napoli. E pare che vogliano restare.
Eppure le difficoltà sono enormi. Difficile trovare lavoro, fin troppo spesso sottopagato (18 ore
nelle campagne a 5 euro la giorno, voi come lo chiamate?)
Se pensiamo poi che per un migrante è indispensabile avere un contratto di lavoro per poter
mantenere il permesso di soggiorno, molti si domanderebbero: ma perché a Napoli fanno contratti
di lavoro?
Senza documento il migrante potrebbe essere spedito in un Cie (carcere per migranti). Un carcere
per chi non ha commesso alcun reato, se non quello di non avere un documento perché schiavizzato
da un imprenditore.
Difficile anche pagare un affitto o sfuggire alle politiche scellerate che costruiscono campi e muri
intorno alle persone
perché sono rom e devono stare tutti insieme belli segregati.
Eppure vogliono restare. Nonostante anni di sfruttamento e qualcuno che continua a digli che sono
"stranieri" e si sente in diritto di bastonarli."
E' un mistero. Ma questo mistero ci ha aiutati a capire la bellezza della mescolanza.
UN' AULA CHE RACCOGLIE IL MONDO INTERO
di Clementina Gambocci
può una scuola attraverso una metodologia attiva trasformarsi in motore di salute? Anche con la
presenza dei rom?
La classe di Clementina rappresenta l'espressione della multiculturalità: 50% di bambini rom,
bambini nati da genitori polacchi, da genitori stranieri e non.
Grazie alla sua varietà, questa classe può prendere l'espressione di ''comunità democratica'' capace
di scambiare idee, costumi, usi, storie, e di rispettare l'altro.
Tra i genitori, però, non è la stessa cosa. Capita spesso che si ignorino o si scambino parole
offensive.
Il bambino rom, a differenza del russo, polacco, francese, viene ancora considerato ''sporco e
accattone''.
La possibilità di effettuare laboratori fuori dalla classe è stata molto importante, soprattutto per chi
non ha la possibilità economica per permettersi una visita guidata.
I bambini hanno dimostrato di essere più autonomi e propositivi in condizioni di libertà.
Anche gli alunni più impacciati, durante gli incontri, sono intervenuti per dire la loro.
Salute, ambiente, cultura e letteratura rom, vita e adattamento delle piante e degli animali
nell'ambiente, l'adattamento come forma di sopravvivenza.
Il gioco dell'eco-logia, preparato dagli alunni, prevede un percorso ad ostacoli con delle piante: ogni
tappa bisognava essere raggiunta senza incappare in elementi che provocavano disastri ambientali.
Il racconto finale, inventato dagli alunni, è stato chiamato Scampilandia: una dimensione totalmente
diversa dalla Scampia odierna, fatta di persone che si rispettano, che conoscono il loro ruolo nella
comunità, e che non si lasciano corrompere per interessi puramente personali perchè potrebbero
stravolgere il sistema. TEATRO MAGIA
di Giovanni Zoppoli
In Campania, il 17% dei ragazzi al di sotto dei 16 anni abbandona la scuola.
I rom superano il 50%: questioni culturali? Situazioni gravi in famiglia? Paura?
Per rispondere a questo si è dato il via ad un progetto ''la ricerca del Genio Eir Ascol''.
Il percorso, che rischiava di diventare ghettizzante (solo rom) è diventato per tutti.
Nel Mammut Bus, adibito a ludoteca, entrano tre alla volta con un biglietto di ingresso che raffigura
''una cosa capitata proprio a te, molto strana''.
Fuori gli altri giocano con i giochi della tradizione popolare, fatti in legno.
All'interno del ludobus succedono cose magiche: la frutta utilizzata per estrarre colori da mettere su
un foglio bianco, le difficoltà che non sono mai venute fuori! È venuta fuori invece
l'immaginazione.
E il genio eir ascol? Lui fa da sfondo a questo progetto: è scappato dalla scuola senza motivo e
bisogna farlo tornare.
Senza motivo? Mmh.
Riaccendendo la possibilità di fare magie per alunni e maestre, organizzando anche una caccia al
tesoro in piazza con 200 bambini, si è lavorato per farlo tornare e capire le motivazioni della sua
fuga.
Alla fine questo percorso ha fatto capire che:
La dispersione non si combatte con progetti speciali, ma migliorando la scuola di tutti.
L'apprendimento si basa sul far tornare la voglia di andare a scuola.
Fertilità e clima positivo vengono a mancare se non c'è più equilibrio tra bambini rom e non rom.
E allora perchè il Genio Eir Ascol è scappato?
Le maestre si sono lamentate spesso del fatto che i bambini non andavano a scuola la mattina ma
partecipavano ai progetti del Mammut il pomeriggio.
Una bambina ha addirittura rininciato a venire al campo perchè spaventata dalla scuola!
Insomma, le maestre che non erano d'accordo con il progetto, mettevano i bastoni tra le ruote
all'associazione. È questo l'effetto della scuola e del suo sistema.
Allora il Genio aveva ragione!
PORTE DI CONOSCENZA
di Yasmine Accardo
La corsa folle per superare, aprire o chiudere porte si è conclusa.
Ora le porta sono state rese liquide, di creta, o della materia dei sogni.
Si è usciti dalla didattica e si è oliata la porta che cigolava. Si è andati fuori a farsi un giro.
È cominciata così: tra i dubbi e le incertezze degli educatori e dei bambini.
Non sapevano cosa farci di quella porta, nè cosa scrivere.
Provano a copiare, sperando di non sbagliare.
Sbagliare.
Proprio questa la parola che apprendono da piccoli. Il nome sbagliato, il foglio sbagliato, il latte
sbagliato. E questa è stata colpa di quella porta cigolante.
I bambini stanno però imparando.
Ad esempio, ora chiamano il loro compagno Ziahul ZI AA HUUUL, invece di Giovanni, come lo
chiamano a Piazza Garibaldi. Allora anche lui si è ricordato come si chiamava. E che il suo nome
non era uno sbaglio.
È iniziato il vero dibattito, le parole facevano a cazzotti per uscire. Anche se imperfette o lacere, ma
piene di senso.
La paura è sparita.
Le storie porta:
Un giorno Davide ha portato in classe il racconto di un leone (racconto africano) che ha subito
coinvolto Mustapha, ragazzo energico ma che ancora non partecipava molto agli incontri del
Mammut.
Da quel giorno Mustapha porta racconti, foto, testimonianze, diventa leader della classe e scrive un
discorso sull'uguaglianza.
Il gruppo allora si sposta in una scuola media superiore, la più ostica delle situazioni.
Ogni ragazzo entra nel progetto e ognuno studia qualcosa di qualche paese: il bambù, il mango, lo
zafferano.
La paura, però, viene reintrodotta un giorno, quando la scuola impone la lezione di lingua italiana
obbligatoria a dei ragazzi del laboratorio, pena l'esclusione dall'esame finale.
In molti, quel giorno, hanno lasciato il laboratorio per sedersi al banco della lezione.
UN MUSEO DEI BAMBINI A SCAMPIA
il museo dei bambini è una sfida per l'adulto, in quanto mette da un lato la logica della poesia, e
dall'altro quella della razionalità. Questo conflitto vive solo negli adulti, e il museo dei bambini
vuole dimostrare proprio questo.
Riccardo Dalisi disegna un cavallo, e subito i bambini si mettono all'opera e ne disegnano altri,
forse più ricchi del suo.
Anche alcuni adulti ci provano, perchè vogliono ritrovare il senso del fanciullo.
I bambini possono aiutarci a riscoprire il valore della magia, quella magia che noi abbiamo messo
da parte a causa del dominio della modernità, della tecnologia, del senso di avere materiale e
individuale. GIOCARE CON I NUMERI
Insegnare a Scampia è difficile sia perchè i bambini sono più diffidenti, sia perchè il background
socioculturale è ostico.
Bisogna insegnargli prima di tutto che non sono inferiori (perchè si sentono tali in quanto abitanti di
Scampia e non Napoletani, ma Scampia è Napoli!!).
Anche i mass media, oltre ai napoletani, sottolineano la differenza tra Napoli e Scampia, facendo
apparire quest'ultima come un mondo a parte.
Il livello culturale delle famiglie è abbastanza omogeneo, e i bambini, spontaneamente, guidano i
genitori verso la visione ottimistica e altruistica, che ormai hanno appreso lavorando sul significato
della vita.
I genitori, d'altr