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COMPRENDERE
Per comprendere l'altro occorre decentrarsi affettivamente e
cognitivamente per riconoscere che il vissuto altrui può essere molto
differente dal proprio, anche quando si sperimentano situazioni analoghe;
si tratta di riconoscere gli affetti dell'altro in maniera differenziata, per
collocarli ed interpretarli nel contesto sociale e formativo che è loro
proprio.
Occorre all'educatore la capacità di cogliere in maniera affettivamente
differenziata i disagi e le fatiche del educando, i suoi bisogni e desideri,
evitando tuttavia i rischi di identificazione emotiva.
ASCOLTARE
L'educatore, deve imparare a sospendere il giudizio, evitando l'esclusivo
ricorso alla ragione per privilegiare l'accettazione e la solidarietà affettiva,
la vicinanza e l'ascolto.
È utile aiutare chi è in difficoltà a narrare i suoi problemi, in modo da
favorire l'autoconoscenza, l'autovalutazione, la rielaborazione dei vissuti,
così da poter ridurre la portata dolorosa e destabilizzante di esperienze
negative, per incoraggiare ad indagare emozioni e sentimenti, per aiutare
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a scoprire le risorse e le capacità personali e promuovere
l'autoprogettazione. CONFERMARE
Si tratta di favorire la costruzione di un'immagine positiva di sé, evitando di
inviare messaggi di conferma e di disqualifica.
Il disagio che è in certa misura intrinseco ad ogni processo di
apprendimento può essere attenuato anche con la costruzione di
situazioni di prossimità, utilizzando un linguaggio non verbale leale e
continuato, fatto di sguardi rassicuranti, sorrisi, gesti affettuosi, tono
amichevole della voce, valorizzando la forza espressiva della mimica
facciale, della postura, regolando opportunamente la distanza
interpersonale, la gestualità ed i movimenti del corpo.
ESSERE AUTORITÀ
Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra la libertà personale e senso del
limite e del divieto, rifiutando metodi educativi oscillanti, instabili ed
incoerenti o il ricorso a condotte seduttive, proiettive o ricattatorie, basate
sulla manipolazione o sulla colpevolizzazione.
La relazione educativa deve essere improntata su una "tollerante
fermezza" in cui siano stabiliti chiaramente, ma senza rigidità, alcuni punti
fermi, venga previsto l'utilizzo equilibrato di elogi e critiche, si riconosca la
rilevanza maturativa delle frustrazioni, che possono incrementare la
capacità di autocontrollo e del progressivo adeguamento delle risposte
personali. 3.4.2 Competenze internazionali
In riferimento alle "competenze interazionali di base" che l'insegnante deve
possedere per costruire una relazione efficace e personalizzata con gli
allievi: tali competenze si applicano a qualunque rapporto educativo e
danno modo di esprimersi con maggiore pienezza la dose la relazione
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educativa e meno imperniata sulla trasmissione di contenuti istruttivi,
inteso in senso strettamente cognitivo-disciplinare.
ASCOLTO ATTIVO
L'educatore deve favorire la presa di coscienza e la esternazione di vissuti,
in modo da promuovere l'acquisizione di capacità di autocontrollo e di
gestione costruttiva. Un approccio attivo all'ascolto costituisce un’
importante strategia a tal fine.
L'ascolto attivo è un comportamento complesso che richiede all'educatore
di gestire efficacemente tre momenti:
ricezione dei messaggi verbali e non verbali: controllo delle
proprie esperienze (controllare emozioni e vissuti personali che
potrebbero determinare interferenze dando origine ad un ascolto
selettivo o altamente selettivo).
Decodifica e lettura dei messaggi nella loro interezza:
comprensione empatica ( occorre cercare di cogliere le esperienze
e le intenzioni che strutturano la comunicazione che proviene
dall'altro).
Comportamento di supporto. Sono interventi che facilitano la
presa di contatto da parte dell'interlocutore con i propri vissuti e la
loro espressione in maniera esplicita e comprensibile. Gli interventi
di supporto si realizzano mediante forme verbali proattive che
aiutano a cogliere il vissuto esperienziale personale e ne facilitano la
comprensione; si escludono invece modalità direttive quali: il
persuadere, il pilotare, l'esprimere valutazioni.
Possono essere messe in atto alcune strategie comunicative:
Parafrasare;
Verbalizzare;
Pianificare;
Esplorare le conclusioni;
Strutturare la comunicazione; Personalizzare.
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COMUNICARE LA PROPRIA PERCEZIONE ED IL PROPRIO VISSUTO
RELAZIONALE
La relazione interpersonale si sviluppa in maniera più costruttiva quando vi è
la disposizione a far presenti i bisogni relazionali della comunicazione.
G. Salonia e H. Franta identificano due competenze comunicative essenziali
in tale direzione: la comunicazione descrittiva (che riguarda la constatazione
dei fenomeni interazionali), e la comunicazione rappresentativa (che
concerne la manifestazione delle esperienze personali sperimentate durante
l'interazione).
La comunicazione descrittiva: è la capacità di riferire in modo
fenomenologico la realtà interazionale, di descrivere costatare i reciproci
comportamenti interazionali, anziché giudicarli o valutarli; in questo modo si
possono evitare comportamenti di difesa, l'enfatizzazione di aspetti della
comunicazione contrari a quelli proposti dall'educatore e si previene
l'eventuale rifiuto dell'interazione.
La comunicazione descrittiva favorisce anche, nell'educatore del
educando, la presa di contatto con le emozioni personali e facilita il
riconoscimento dei loro legami con determinate esperienze interazionali.
Per realizzare una comunicazione descrittiva circa la realtà relazionale
occorre accostarsi ad essa limitandosi alla verbalizzazione fenomenologica
dei fatti osservabili, senza interrogarsi sulle cause, sul loro sviluppo o sulle
loro conseguenze.
Comunicazione rappresentativa: messaggi IO. Sono enunciati con i quali
l'educatore si rivela come portatori di esperienze riferite al interagire reciproco
ed alle aspettative relazionali: l'emittente non giudica l'interagire reciproco,
ma si assume la responsabilità di quanto riferisce.
Per quanto riguarda le asserzioni sul proprio agire, che fanno riferimento a ciò
che l'educatore ha fatto, che sta facendo o che farà, Franta e Colasanti
osservano che essere consentono di evitare interpretazioni, fraintendimenti
ed ambiguità nella lettura del comportamento dell'educatore, lo rendono
trasparente chiaro è denotano la presenza di una positiva auto accettazione.
Quindi è importante: 45
esprimere con chiarezza e non in maniera vaga e generica ciò che si è
fatto, si sta facendo così farà;
essere coerenti;
prestare attenzione alle reazioni verbali non verbali.
D.W. Johnson identifica cinque momenti che conducono alla consapevolezza
del esperienze personali:
1) la sensazione, in cui la persona riceve le informazioni su quanto sta
avvenendo;
2) l'interpretazione, in cui si attribuisce significato l'informazione ricevuta
sulla base dell'informazione stessa, circa se stessi, gli altri, il mondo;
3) il sentimento, il cui, in seguito all'interpretazione, si avverte
un'emozione;
4) l'intenzione, in cui si decide come orientare l'emozione sperimentata;
5) l'espressione, in cui si manifesta ciò che si sta sperimentando
nell'interazione.
Come si vede, si tratta di saper distinguere i momenti dell'intera sequenza e
di riconoscere e ridigere lo stato emozionale.
È importante, inoltre, che la relazione educatore-educando sia caratterizzata
da fiducia ed accettazione reciproca, in modo che l'appello non si è avvertito
come un'invasione dello spazio personale; uno stile relazionale autorevole fa
si che l’educando non si senta minacciato nella sua libertà di rispondere o
meno alle sollecitazioni poste, ma piuttosto che ne sia responsabilmente
coinvolto. 46
4 Progettazione didattico/educativa:
istanze e avvio
4.1 Processo educativo, progettualità, progettazione
4.I.I Istanze
La progettualità costituisce una dimensione intrinseca dell'educare e la
progettazione una fondamentale modalità attuativa.
L'educazione può essere considerata come processo in primo luogo in
relazione al suo distendersi temporale: "l'educazione non si risolve in un atto
simbolo o in un'azione di breve durata. L'attività educativa richiede, per solito,
tempi lunghi. L'educazione tende piuttosto al collegamento di disposizioni
comportamentali collegate con l'intera personalità e l'esperienza globale".
L'educazione può essere considerata come processo anche in ragione del
fatto che si concretizza in una serie di attività tra loro collegate ed
interdipendenti, che compongono un insieme unitario e consequenziale,
caratterizzato da sequenze coerenti e sufficientemente omogenee.
L'educazione come realtà processuale, implica l'idea di progetto, di quadro
che organizza ed attribuisce coerenza all'attività ed all'azione.
L'idea di progettualità e la necessità della progettazione alla base
dell'intervento educativo vengono spiegate anche con riferimento alla
metafora dell'itinerario. Un itinerario, inteso come percorso da seguire per
giungere ad una determinata meta, in riferimento all'educazione viene a
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caratterizzarsi come: "successione ordinata di tappe e momenti educativi
(tappe che sono strutturate nei loro obiettivi particolari, nei loro contenuti e
metodi, nei loro modi e tempi di realizzazione, e dei loro mezzi e protagonisti),
che almeno in via di ipotesi è in grado di condurre al conseguimento degli
obiettivi educativi o didattici stabiliti dalla comunità responsabile".
La distinzione fra "processo educativo" e "procedimento educativo" permette
di focalizzare un aspetto essenziale, anche, per le sue implicazioni tecnico-
pratiche.
Il processo educativo : viene anche definito come costituito da una
successione di atti legati fra di loro, caratterizzata essenzialmente dalle
dimensioni della storicità, della continuità e dell'unità: esso fa riferimento ad
un preciso contesto spaziotemporale, ad un insieme di eventi che si
influenzano sincronicamente (mentre avvengono) e diacronicamente (un
evento è influenzato da eventi precedenti è l'influenza eventi successivi) e
che esprimono, nel loro realizzarsi, una compiutezza; il processo educativo,
in altri termini indica la "dinamica