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Q P
quantità domandata diminuisce. Infatti il rapporto tra e è negativo e di
conseguenza anche . Infatti si considera il valore assoluto e se l’elasticità è
superiore ad 1 si dice che la domanda è elastica rispetto al prezzo, se invece è inferiore
ad 1 si dice che è anelastica rispetto al prezzo.
L’elasticità della domanda rispetto al prezzo va misurata in un particolare punto della
curva di domanda e questo passaggio viene facilitato attraverso la costruzione di una
curva lineare di domanda: Q= a – bP
L’elasticità della domanda rispetto al prezzo dipende non solo dalla pendenza della
curva, infatti più essa è inclinata meno è elastica la domanda, ma anche dalle
variazioni di prezzo e di quantità. Due eccezioni sono la domanda infinitamente
elastica in cui i consumatori acquisteranno tutto ciò che possono ad un determinato
prezzo P e la domanda completamente anelastica dove i consumatori acquistano
un’infinita quantità Q indipendentemente dal prezzo.
L’elasticità della domanda può variare non solo perché cambia il prezzo, ma anche
perché aumenta il reddito aggregato. Infatti avremo:
∆
=
∆
La domanda di alcuni beni influenza i prezzi di altri beni. In questo caso si parla di
elasticità incrociata della domanda, definita come la variazione percentuale della
quantità domandata di un bene dovuta all’aumento di un punto percentuale del
prezzo dell’altro bene.
L’elasticità dell’offerta viene definita come la variazione percentuale della quantità
offerta prodotta da un incremento di un punto percentuale del prezzo. Questa è
positiva poiché un prezzo maggiore incentiva ad una produzione superiore. Fino ad
ora abbiamo calcolato l’elasticità in un punto detta elasticità puntuale, ma è possibile
calcolare l’elasticità su una porzione della curva di domanda o offerta. In questo caso
su un intervallo di prezzi in cui non si usano prezzo iniziale e finale, bensì la media dei
prezzi e la media delle quantità. Fino ad ora abbiamo considerato l’elasticità in un solo
punto della curva, la quale viene definita elasticità puntuale. Ma si può calcolare
anche l’elasticità rispetto al prezzo su una porzione curva di domanda o di offerta
detta elasticità di un arco della curva di domanda in cui non si prendono in
considerazione il prezzo iniziale e finale, ma la loro media.
∆
=
Elasticità d’arco: ∆
Capitolo 3
La teoria del consumatore spiega come i consumatori destinano i propri redditi
all’acquisto di diversi beni e servizi e il comportamento del consumatore si divide in
tre passaggi:
1. Preferenze del consumatore=> definire le ragioni per cui si preferisce un bene
all’altro
2. Vincoli di bilancio=> il consumatore ha un reddito limitato e valuta quindi con
attenzione i prezzi
3. Scelte del consumatore=> date le preferenze e un reddito limitato devono
scegliere il modo per massimizzare la loro soddisfazione
Per parlare delle preferenze del consumatore è necessario introdurre il concetto di
paniere di mercato, ovvero un insieme generico di beni. La teoria del consumatore si
sviluppa su tre ipotesi fondamentali:
1. Completezza: è necessario che le preferenze siano complete, quindi che i
consumatori siano in grado di valutare tutti i panieri possibili. Si può verificare
nei confronti di due panieri generici A e B il fenomeno di indifferenza, che in
questo campo sta a significare il fatto che una persona è ugualmente
soddisfatta dai due panieri.
2. Transitività: le preferenze sono guidate dalla proprietà transitiva. Se un
consumatore preferisce il paniere A rispetto a B e il paniere B al C vuol dire che
A è preferito a C.
3. Di più è meglio che di meno: i beni sono desiderabili e quindi il consumatore
preferisce avere una quantità di beni maggiore rispetto a una minore ed in più
i consumatori non sono mai soddisfatti.
Le preferenze di un consumatore si rappresentano in un grafico utilizzando la curva
di indifferenza che rappresenta tutte le combinazioni possibili di panieri che
determinano nel consumatore un certo grado di soddisfazione. I punti che
rappresentano panieri e che fanno parte della curva recano indifferenza nel
consumatore. I panieri che si trovano sopra la curva vengono preferiti a quelli sulla
curva, mentre quelli al di sotto non vengono preferiti. L’insieme di curve di
indifferenza va a creare le mappe di indifferenza, dove la curva più in alto è quella che
mostra il grado di soddisfazione maggiore. Le curve di indifferenza non si possono
intersecare tra loro poiché andrebbe a falsificare l’assunto per cui il consumatore
preferisce una grande quantità di beni a una piccola.
Per indicare la quantità di un bene a cui il consumatore è disposto a rinunciare in
cambio di una maggiore quantità dell’altro bene si usa il saggio marginale di
sostituzione (SMS). Misura quindi il valore che l’individuo attribuisce a 1 unità in più
di un bene, espresso nei termini dell’altro bene. L’SMS diminuisce quando la curva di
indifferenza scende e si avvicina all’asse x (del bene che si vuole guadagnare).
Introduciamo un’altra ipotesi del consumatore per spiegarlo:
4. Saggio marginale di sostituzione decrescente: le curve di indifferenza sono
solitamente convesse quindi la pendenza della curva diminuisce quando si
scende=> la curva è convessa se l’SMS è decrescente.
Esistono altre forme della curva d’indifferenza in base ai beni di cui si parla. Nel caso
di beni sostituti perfetti quando il saggio marginale di sostituzione dell’uno rispetto
all’altro è costante e le curve che rappresentano il trade-off sono delle linee rette (es.
bicchiere di succo alla mela e succo all’arancia). Invece se abbiamo due beni
complementi perfetti il loro SMS è zero oppure infinito e le curve saranno disposte ad
angolo retto (es. scarpa dx e sx).
Fino ad ora abbiamo parlato di beni, ma esistono anche i mali definiti come i beni per
il quale una quantità minore è preferita ad una maggiore. Per far sì che non vengano
confutate le 4 ipotesi allora si trasforma lo studio del male nello studio del bene
opposto.
Abbiamo visto come un consumatore preferisca un ipotetico paniere A rispetto che al
paniere B solo guardando un grafico, ma è possibile associare un valore a questa
preferenza grazie al concetto di utilità, che in economia viene definito come il valore
numerico che rappresenta la soddisfazione che un consumatore ricava da un
determinato paniere. La funzione di utilità è una formula che assegna un livello di
utilità a ciascun paniere e si divide in ordinale e cardinale. La prima è una funzione
che dispone i panieri classificandoli nell’ordine dal più al meno desiderato, ma non
dice di quanto uno sia preferito all’altro. Mentre la seconda descrive quanto un
paniere è preferito all’altro.
I vincoli di bilancio sono il secondo punto fondamentale e rappresentano i vincoli che
i consumatori affrontano per acquistare beni a causa dei redditi limitati. Se
consideriamo una situazione in cui una persona ha un reddito fisso RD e ha la
possibilità di comprare due beni tra cui C, per le unità di cibo e V per le unità di
vestiario possiamo rappresentare una retta di bilancio la quale indica tutte le
combinazioni di C e V per la quale la somma totale spesa è uguale al reddito.
+ =
(- / )= inclinazione della retta di bilancio
Se varia il reddito si sposta l’intercetta dell’asse verticale, ma la retta rimane sempre
parallela a quella originale. Se il reddito sale la retta si sposta verso destra, mentre se
scende si sposta verso sinistra.
Se varia il prezzo di uno dei due ad esempio quello del cibo che si riduce la nuova retta
avrà sempre la stessa intercetta verticale, ma varierà la pendenza in quanto la nuova
retta ruoterà in senso antiorario.
Il potere d’acquisto del consumatore consiste nel vedere la quantità di beni che esso
compra. Il paniere scelto deve soddisfare due condizioni:
1. Deve trovarsi sulla retta di bilancio: è l’unica scelta razionale in quanto i panieri
a destra e quindi sopra la retta non possono essere acquistati in quanto al di
sopra del reddito, mentre quelli posti a sinistra lascia non allocata una parte del
reddito che se spesa potrebbe incrementare la soddisfazione.
2. Deve fornire al consumatore la combinazione più gradita di beni e servizi: la
soddisfazione viene massimizzata quando SMS è uguale al rapporto tra i prezzi
e graficamente questo porta alla tangenza tra la retta di bilancio e la curva di
indifferenza. Il punto di tangenza è il paniere che reca maggiore soddisfazione.
La soddisfazione è massimizzata quando il beneficio marginale, derivante dal
consumo di un’unità in più di un bene è uguale al costo marginale ovvero al
costo di un’unità in più di un bene.
A volte i consumatori decidono di non acquistare proprio un bene seguendo il
fenomeno della soluzione d’angolo quindi il paniere che viene scelto contiene
solamente il prodotto considerato e si trova nell’angolo del grafico. Quando è
presente una soluzione d’angolo, l’SMS non è necessariamente uguale al rapporto tra
i prezzi bensì segue la disuguaglianza:
≥ /
Riprendendo il concetto di utilità possiamo affermare che essendo la curva di
indifferenza più alta, la corrispondente del più alto livello di utilità il problema del
consumatore si riformula come problema di massimizzazione dell’utilità dato un
vincolo di bilancio. Si distingue inoltre l’utilità totale generata dal consumo e la
soddisfazione aggiuntiva prodotta dal consumo di un’unità in più di un bene detta
utilità marginale. Quest’ultima è decrescente perché maggiore è la quantità
consumata di un bene, minore è l’incremento dell’utilità procurato dal consumo di
quantità aggiuntive. Importante per la massimizzazione dell’utilità è il principio di
uguaglianza delle utilità marginali ponderate secondo cui l’utilità è massimizzata
quando il consumatore uguaglia l’utilità marginale per euro di spesa per tutti i beni
(U’c/Pc=U