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Il sistema di registrazione si compone di annotazioni riportate in linguaggio
naturale riguardo l’oggetto di studio e la relazione osservativa coi membri del
gruppo. Fondamentale è quindi il taccuino, che tuttavia aumenta il grado di
intrusività.
4 sono i tipi di note:
descrittive, dettagli di azioni o conversazioni nella loro essenzialità;
- metodologiche, in cui è centrale la riflessione su occasioni colte e mancate;
- interpretative (diacroniche), con idee, interpretazioni di fatti e cultura;
- personali, per catturare sentimenti e opinioni personali.
-
Il paradigma interpretativista si basa su tre fondamenti:
la ricerca è orientata ai soggetti (e non alle variabili), poiché il fenomeno può
- essere compreso solo considerando il significato attribuito dai soggetti alle loro
azioni, in base alle loro caratteristiche. Essa dipende quindi dalla disponibilità a
cooperare degli intervistati nella ricerca, preferibilmente intensiva (basata cioè
su pochi casi, in modo da analizzare il fenomeno nel dettaglio a scapito della
generalizzazione dei risultati).
Esperienze e valori dei ricercatori sono importanti per comprendere il
- fenomeno investigato.
Ed infine, la ricerca viene condotta con metodi induttivi, poiché la definizione
- di categorie concettuali non può avvenire a priori (come nei paradigmi
positivista e postpositivista), ma a partire dal materiale empirico raccolto sul
campo.
Fasi della ricerca
definizione della domanda cognitiva che guida la ricerca (con un concetto che
1. qui è solo orientativo e predispone alla percezione),
individuazione degli intervistati e del contesto (tenendo conto che la
2. profondità dell’analisi è inversamente proporzionale all’ampiezza del
campione),
conduzione delle interviste (rilevazione) con metodi intrusivi (che impegnano
3. gli intervistati, ossia interviste e focus group) o non (osservazione e analisi
dei documenti), ovvero seguendo un approccio naturalistico),
analisi e costruzione della documentazione empirica (materiale grezzo
4. rilevato), prevalentemente di tipo interpretativo (ma in cui si usano anche
strumenti standardizzati), a testimonianza della relazione aperta e interattiva
tra teoria e ricerca,
e comunicazione dei risultati, ossia delle argomentazioni del ricercatore.
5.
Se con l’approccio quantitativo la realtà è intesa come realtà costituita oggettiva
e l’obiettivo è quello di validare empiricamente le ipotesi, nell’analisi qualitativa
(per soggetti) possiamo trovare interpretazioni diverse dello stesso evento,
tentando di comprendere il punto di vista dell’attore sociale, aprendoci
all’imprevisto. E’ necessario quindi documentarsi sulla cultura e il background
dei soggetti.
Si utilizza il questionario quando la conoscenza della realtà è sufficiente a
costruire le variabili e ho un campione sufficiente a rilevarle e quantificarle. Le
interviste servono invece per conoscere e comprendere il tema su cui bisogna
documentarsi prima di incontrare il “testimone privilegiato”, inserito nei contesti
su cui stiamo indagando o con una conoscenza diretta dell’argomento. Molto
importante è il punto di vista del ricercatore nella comprensione del contesto,
ponderata tramite il confronto. Strumento principe dell’etnografo è il taccuino,
su cui trascrive (possibilmente subito) una descrizione densa con dettagli ed
espressioni gergali da inserire in categorie la cui intensità cambia da t0 a tn. Per
entrare nel campo si usa la strategia cover (infiltrandosi nel campo) o over
(entrando in contatto con qualcuno interno al campo e dichiarando l’obiettivo
cognitivo di realizzare una ricerca, negoziando l’accesso, sebbene la
desiderabilità possa poi spingere a un comportamento verbale poco attendibile).
Se invece possediamo già abbastanza informazioni da poter creare un
questionario, si cerca di osservare come si distribuiscono le proprietà nel
campione.
L’osservazione si distingue in:
partecipante (inaugurata da Malinowsky), quando il ricercatore si inserisce
- direttamente e a lungo in un gruppo sociale, instaurando un rapporto di
interazione personale con i membri del gruppo per descriverne comportamenti
e comprenderne le motivazioni (aiutandosi con strumenti che la amplificano).
Essa nasce in ambito etnografico a inizio 900 e viene ripresa negli anni 20
dalla Scuola di Chicago per lo studio delle culture urbane. L’osservazione
partecipante si realizza in 5 fasi: individuazione del fenomeno e del gruppo da
studiare (non troppo vasto, ma che agisce in uno spazio limitato ma
abbastanza grande da sviluppare una subcultura diversa da quella
dominante), scelta del ruolo osservativo da cui dipende il tipo di osservazione
occulta (se l’accesso al gruppo avviene in incognito) o palese (se il lavoro sul
campo viene preceduto dalla presentazione del ricercatore), analisi della
documentazione e classificazione in tipi ideali e categorie e comunicazione dei
risultati. I problemi dell’osservazione partecipante sono, quindi: la difficoltà di
accesso al gruppo (risolvibile grazie alla mediazione culturale di un membro
prestigioso che legittimi l’intervistato), il grande investimento di tempo e
risorse psicologiche e la difficoltà di conservare l’oggettività nella valutazione
dei risultati.
Quella non partecipante, invece, si realizza raccogliendo dati sul
- comportamento di un gruppo di individui in laboratorio o nell’ambiente
naturale, ma senza coinvolgimento diretto (ricoprendo così un ruolo passivo).
L’osservazione deve quindi concentrarsi e riportare note etnografiche su:
contesto fisico, ossia la conformazione strutturale degli spazi in cui si sviluppa
- l’azione sociale studiata;
contesto storico, gli eventi che coinvolgono i membri del gruppo;
- contesto sociale, la strutturazione del gruppo in sottogruppi, dimensioni, profili
- socioculturali e ruoli dei soggetti (essenziale è quello del mediatore);
attività, svolte dagli attori e connotate sulla base delle dimensioni precedenti;
- interazioni formali, che si sviluppano all’interno di istituzioni e organizzazioni
- vincolate da codici stabiliti;
interazioni informali (casuali);
-
interpretazioni degli attori sociali, ossia i significati attribuiti alle loro azioni.
Le interviste sono invece utilizzate per cogliere aspetti interiori che sfuggono
all’osservatore, indagare sul passato delle comunità e familiarizzare con esse.
Solitamente si segue una traccia strutturata o semi-strutturata per approfondire
meglio alcuni temi, oppure si preferisce lasciar parlare l’intervistato.
Per il campionamento si escludono solitamente procedure probabilistiche,
considerando, invece, tutte le categorie presenti nell’universo della comunità
studiata. Diversamente, si sceglie di intervistare coloro che sono disponibili
(campionamento accidentale).
L’intervista qualitativa è spesso lunga ed implica grande collaborazione e
disponibilità degli intervistati, data la necessità di una raccolta estensiva per
comprendere il quadro della situazione sociale. Esse vengono di solito registrate
per rilevare esitazioni, pause, gesti, ecc. Essa si differenzia in:
strutturata, quando a tutti gli intervistati vengono poste le stesse domande
- con le stesse formulazione e sequenza (partendo dalle proprietà
sociografiche);