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GLI INDICATORI
Concetti ampi o che toccano temi delicati sono difficili da operativizzare, per questo si ricorre agli
indicatori, concetti specifici che possono essere operativizzati e hanno un legame semantico con
il concetto generale a cui si riferiscono (rapporto di indicazione). La differenza tra indicatori
sociali e scientifici è che i primi operativizzano qualcosa che non potrebbe. Il rapporto di
indicazione:
è un rapporto di rappresentanza semantica
• dev’essere generale, quindi interessare tutti i casi
• dipende dal contesto
• ha una natura stipulativa (il ricercatore ne è responsabile)
• non necessariamente deve essere individuato prima della rilevazione dei dati
• presuppone sempre la presenza di una parte indicante e di una parte estranea
•
L’estensione semantica di un concetto può essere rappresentata graficamente come una nuvola.
La sovrapposizione semantica, la strettezza della rappresentanza tra due concetti è detta validità, ed
è tanto maggiore quanto più ampia è la parte indicante rispetto a quella estranea. La parte
indicante è quella che spiega il fenomeno, mentre quella estranea no ma comunque lo influenza.
Un concetto può essere rappresentato da più indicatori e un indicatore può rappresentare più
concetti (importante per l’analisi secondaria). Criteri semantici:
validazione per contenuto: tiene conto solo di criteri semantici
• validazione per gruppi conosciuti: per vedere se un indicatore è valido si applica prima ad
• una popolazione conosciuta
Criteri sintattici:
validazione concomitante: calcolo coefficienti di associazione con altri indicatori; non
• conferma che tutti o una parte degli indicatori siano estranei
validazione predittiva: considerando i punteggi su un indicatore cerchiamo di predirli su un
• altro
validazione per costrutto: l’indicatore si associa con variabili con cui dovrebbe avere una
• relazione empirica forte
La rilevazione empirica di un concetto passa per quattro fasi:
1. articolazione di un concetto in dimensioni (aree tematiche)
2. scelta degli indicatori per ogni dimensione
3. operativizzazione degli indicatori
4. costruzione degli indici
Può accadere che alcune dimensioni siano scomponibili in sotto-dimensioni (es. vari concetti di
libertà che ne contengono altri a loro volta).
La costruzione dell’indice è parte della definizione operativa del concetto, una nuova variabile che
lo sintetizza. Tipi di indice:
indice tipologico, relativo a variabili categoriali che si concretizza nella tabella di
• contingenza. È costruito tenendo conto delle differenze qualitative tra indicatori
(es. raggruppamento di variabili su base semantica -> capitale culturale)
indice basato su somme o medie, costruito utilizzando variabili cardinali. È più facile da
• costruire perché si possono fare operazioni matematiche e l’autonomia semantica delle
modalità è nulla. È però necessario che non manchino dati, che la scala abbia la stessa
estensione e la stessa direzione semantica e ponderare il peso di ogni indicatore a seconda di
quanto sia influente
Standardizzazione
Si ricorre alla standardizzazione quando si vogliono confrontare dati appartenenti a distribuzioni
differenti che hanno una diversa unità di misura e una diversa dispersione intorno alla media.
Trasforma una variabile (X) in variabile standardizzata (Z) attraverso una doppia normalizzazione:
rispetto alla tendenza centrale della distribuzione (la media)
• rispetto alla dispersione della distribuzione (scarto tipo)
•
zi = scarto dalla media/deviazione standard (scarto^2/N sotto radice)
In questo modo la media risulta uguale a 0 e la deviazione standard uguale a 1.
ANALISI DEI DATI
Insieme di operazioni, con uso più o meno intenso di strumenti statistici, con le quali si
producono asserti e spiegazioni che riguardano i dati.
L’analisi monovariata, bivariata o multivariata. Le analisi bivariata e multivariata ci permettono di
studiare forza e segno della relazione tra due o più variabili:
relazione unidirezionale (A influenza B ma non è è influenzata)
• relazione bidirezionale simmetrica
• relazione bidirezionale asimmetrica (A influenza B più di quanto ne sia influenzata)
•
La relazione tra due variabili può essere di indipendenza (nessuna relazione) o associazione. Se
l’associazione è tra variabili categoriali è concordanza, se sono quantitative si parla di
covariazione. Per variabili ordinali si parla di cograduazione/contrograduazione, per variabili
cardinali si parla di correlazione.
metodo delle variazioni concomitanti di J. S. Mill: se la relazione tra A e B è positiva
• significa che nello stesso insieme di oggetti
— se A è presente in modo rilevante anche B è TENDENZIALMENTE presente in modo rilevante
— se A è assente o trascurabile anche B è TENDENZIALMENTE assente o trascurabile
Tendenzialmente significa che l’accertamento è operato su un insieme di oggetti, può avere esiti
differenti e che per accertare l’esistenza della relazione è sufficiente che abbia esito positivo su una
determinata porzione di oggetti. Con questo metodo è possibile accertare il segno della relazione e
l’intensità (ma non la direzione della relazione).
metodo sperimentale: per stabilire se la relazione tra A e B è uni o bidirezionale dovremmo
•
— scegliere i casi e registrare i loro stati sulle variabili A e B allo stesso momento
— mutare in modo prestabilito gli stati sulla variabile A
— lasciar variare gli stati sulla variabile B (tenendo costanti altre variabili che potrebbero
influenzare B)
E viceversa. In questo modo otterremo informazioni su segno, intensità e direzione della relazione.
Il modello è la rappresentazione grafica di un’ipotesi sulla relazione tra due o più variabili (es.
A↔B).
Solo un esperimento o tecnica statistica può provare l’ipotesi, tranne per quanto riguarda la
direzione della relazione che spetta al ricercatore. Nella realtà è difficile che una variabile sia
influenzata da una sola altra variabile; per questo i modelli bivariati semplificano troppo la realtà e
possono darne un’immagine distorta (relazione spuria), ma sono necessari perché quelli multvariati
si basano su quelli bivariati e spesso la natura della variabili non consente altrimenti.
La relazione può essere:
spuria: relazione che non esiste una volta introdotta variabile Z (es. relazione genere e
• voto + età)
indiretta: relazione che esiste perché c’è Z che fa da ponte tra le due (es. relazione etnia
• e QI + livello d’istruzione)
condizionata: relazione che varia al variare di Z (es. relazione tra età e ascolto musica
• classica + livello d’istruzione)
La specificazione del modello riguarda la sua capacità di includere variabili rilevanti (non
fattibile nelle scienze sociali). La specificazione si persegue stabilendo le variabili da considerare,
fra quali variabili stabilire relazioni e quali relazioni considerare unidirezionali. Per ogni relazione
definiamo una:
VARIABILE INDIPENDENTE (X) = è quella che in una determinata relazione esercita
• l’influenza
VARIABILE DIPENDENTE (Y) = è quella che riceve l’influenza
• VARIABILI INTERVENIENTI (Z) = sono variabili che intervengono nel rapporto tra la
• variabili dipendente e la variabile indipendente
Una variabile può assumere un ruolo diverso a seconda del modello in cui è inserita.
È importante scegliere le variabili rilevanti sia per essere sicuri di non averne dimenticate, sia per
evitare di raccoglierne di inutili. Per questo si ricorre alla mappa dei concetti, detta anche macro-
modello: un modello in cui tutte le variabili sono poste in relazione. Si differenzia dal modello
per: il macromodello viene costruito prima della raccolta dei dati, il modello prima dell’analisi
• dei dati
nel macromodello sono rappresentati concetti, nel modello variabili
•
Nella prima fase di una ricerca definiamo la mappa dei concetti, nella seconda diamo una
definizione operativa o un indicatore ai concetti; controlliamo poi la fedeltà dei dati, aggreghiamo
categorie di classificazione, costruiamo indici tipologici o sommatori, poi analisi dati.
Differenze tra scienze fisiche e scienze sociali
Nelle scienze fisiche è possibile parlare di proposizioni universali, che non hanno limiti, nelle
scienze sociali di considerazioni di natura tendenziale, limitate all’ambito spazio-temporale definito
dai dati. Ragioni:
natura delle unità di analisi: sono uniche e non rappresentative di tutte, al contrario delle
• scienze fisiche, in cui sono interscambiabili
costruzione delle variabili (definizioni operative): nelle scienze fisiche accordo sulle
• definizioni lessicali e operative dei concetti, nelle sociali no
diverse condizioni di specificazione dei modelli: nelle scienze fisiche con un quadro teorico
• sviluppato, si traccia il confine tra variabili e costanti e i modelli sono semplici e ben
specificati. Nelle scienze sociali ci si deve preoccupare delle tradizioni storico-culturali, e i
modelli sono mal specificati
Analisi bivariata
Con l'analisi bivariata è possibile controllare l’esistenza, la forma, il segno e la forza della relazione
ma NON la direzione. Tipi di relazione bivariata:
relazioni tra variabili categoriali (o una categoriale e una ordinale): tabella di
• contingenza
Una tabella di contingenza è una forma di matrice in cui nelle righe troviamo le categorie di
una variabile e nelle colonne quelle dell’altra; nelle celle frequenze di cella. Ai margini destro e
basso stanno i marginali (somme righe e colonne che corrispondono a distribuzioni di frequenza).
Il grado di associazione si giudica sulla base della proporzione di celle in cui i dati si discostano
dal caso di indipendenza (frequenza teorica), e dall’entità di tali scostamenti (concordanza). Se la %
è maggiore si parla di attrazione, viceversa repulsione.
Se le celle sono semanticamente simili si possono aggregare in profili. Si consiglia di usare Chi
quadrato (somma scarti).
relazioni tra variabili ordinali: tabelle di contingenza
•
Avendo valori alti e bassi nelle diagonali si parla di cograduazione e contrograduazione. Se gli
scarti positivi stanno lungo la diagonale della cograduazione si parla di relazione positiva, viceversa
è negativa. Si consiglia di usare D di Sommers con relazioni unidirezionali, gamma di Goodman
e Kruskal con relazione bidirezionale e tau c di Kendall con tabelle olt