Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 36
Riassunto esame Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale, prof. Scamuzzi, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta Pag. 1 Riassunto esame Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale, prof. Scamuzzi, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale, prof. Scamuzzi, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale, prof. Scamuzzi, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale, prof. Scamuzzi, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale, prof. Scamuzzi, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale, prof. Scamuzzi, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale, prof. Scamuzzi, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale, prof. Scamuzzi, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta Pag. 36
1 su 36
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

PARTE TERZA: RILEVAZIONE DEI DATI – TECNICHE QUALITATIVE

Le tecniche dell'analisi qualitativa non sono ben distinte fra loro dal punto di vista concettuale e

terminologico: per esempio, espressioni come “ricerca etnografica”, “ricerca sul campo”, “studi

di

comunità”, “osservazione partecipante”, “ricerca naturalistica” sono tutti più o meno sinonimi;

così

come interviste in profondità, interviste libere, interviste non strutturate, storia orale, approccio

biografico, ecc. indicano tecniche di rilevazione che spesso si distinguono solo per sfumature.

Che il processo della ricerca qualitativa sia privo di quella linearità che normalmente ha invece

nella ricerca quantitativa è fuori dubbio, tuttavia non è detto che al suo interno non possano

essere isolate delle tecniche o dei gruppi di tecniche. Ci è sembrato di poter raggruppare le

tecniche di rilevazione della ricerca qualitativa in tre grandi categorie basate su osservazione

diretta(osservare), interviste in profondità (interrogare), uso di documenti (leggere). Un'ultima

osservazione: si pensa talvolta che fare ricerca qualitativa sia più facile che fare ricerca

quantitativa (il cui apparato statistico-matematico può intimorire): nulla di più errato. È vero che

la ricerca quantitativa richiede la conoscenza di tecniche statistiche (spesso assai elementari).

Tuttavia

la ricerca qualitativa pretende un coinvolgimento interpretativo (la “comprensione” weberiana)

da

parte del ricercatore, impegnativo sul piano personale e culturale, che non è richiesto nella

ricerca quantitativa.

9. L'osservazione partecipante

9.1 Osservazione e osservazione partecipante

Con “osservazione partecipante” s'intende non una semplice osservazione , ma un

coinvolgimento

diretto del ricercatore con l'oggetto studiato. Il ricercatore osserva la vita e partecipa della vita

dei soggetti studiati. Due sono dunque i principi di fondo di questo approccio: a) che una piena

conoscenza sociale si possa realizzare solo attraverso la comprensione del punto di vista degli

attori sociali, mediante un processo di immedesimazione nelle loro vite; b) che questa

immedesimazione sia realizzabile solo con una piena e completa partecipazione alla loro

quotidianità, in un'interazione continua e diretta. Possiamo dunque definire l'osservazione

partecipante come una strategia di ricerca nella quale il ricercatore si inserisce in maniera

diretta e per un periodo di tempo relativamente lungo in un determinato gruppo sociale preso

nel suo ambiente naturale, instaurando un rapporto di interazione personale con i suoi membri

allo scopo di descriverne le azioni e di comprenderne, mediante un processo di

immedesimazione, le motivazioni. In questo processo di coinvolgimento è importante che il

ricercatore riesca a mantenere un equilibrio fra due casi estremi, che Davis ha chiamato del

“marziano” e del “convertito”: il “marziano” cerca di farsi coinvolgere il meno possibile nella

situazione sociale studiata; il “convertito” pensa che solo l'immersione totale nella società

studiata gli possa fornire gli strumenti necessari per la sua comprensione, per cui finisce per

trasformare radicalmente la sua identità. Se un'eccessiva distanza impedisce la comprensione,

anche l'immedesimazione completa può essere di ostacolo in quanto la peculiarità del

ricercatore sociale sta nel saper portare nella situazione studiata interrogativi che nascono dalla

sua cultura e dalla sua esperienza. La tecnica dell'osservazione partecipante nasce nella

ricerca antropologica a cavallo fra il XIX e il XX secolo: su Malinowski (che condusse i suoi studi

nelle isole Trobriand) a codificare i principi di questo approccio.

9.2 Campi di applicazione e sviluppi dell'osservazione partecipante

L'osservazione partecipante può essere applicata allo studio di tutte le attività umane e a tutti i

raggruppamenti di esseri umani. Ci sono però dei settori in quali questa tecnica è

particolarmente utile: - quando si sa poco di un certo fenomeno (un nuovo movimento politico,

un evento sociale imprevisto come una ribellione, ecc.) - quando esistono delle forti differenze

fra il punto di vista dall'interno e quello dall'esterno (gruppi etnici, organizzazioni sindacali,

gruppi professionali come medici, avvocati, ecc.) - quando il fenomeno si svolge al riparo da

sguardi estranei (rituali religiosi, vita familiare, rapporto tra medico e paziente, ecc) - quando il

fenomeno è deliberatamente occultato agli sguardi degli estranei (comportamenti illegali o

devianti, associazioni segrete, sette religiose, ecc) Una situazione nella quale l'osservazione

partecipante si propone come strumento naturale d'indagine si ha quando il ricercatore intende

studiare una realtà della quale ha fatto (o fa) lui stesso parte, dando luogo a quella che è stata

anche chiamata sociologia autobiografica. Va però detto che l'autobiografia che diventa ricerca

non rappresenta il caso ideale di osservazione partecipante, ed è esposta a non poche critiche.

In base all'obiettivo che si pongono, le osservazioni partecipanti possono essere di due tipi:

Studi di comunità

Si tratta di ricerche condotte su piccole (o relativamente piccole) comunità sociali,

territorialmente localizzate, che comportano il trasferimento del ricercatore nella comunità

studiata, nella quale egli si appresta a vivere per un certo periodo di tempo. Un classico

esempio è la ricerca dei coniugi Lynd, che nel 1924 si trasferirono in una piccola città di

provincia americana, con un approccio del tutto simile a quello dell'antropologo che studia una

tribù primitiva.

Studi di subculture

Sono studi che riguardano subculture sviluppatesi all'interno di segmenti sociali delle società

complesse, che possono rappresentare aspetti della cultura dominante (giovani, ricchi, avvocati,

militari, partito, tifosi...) o essere con essa in parziale conflitto (setta religiosa, partito

rivoluzionario, giocatori d'azzardo, minoranze etniche...) o in aperto conflitto (gruppi terroristici,

carcerati, movimenti politici radicali...). Agli inizi furono soprattutto le culture diverse e alternative

alla società dominante ad attirare l'attenzione dei sociologi: una delle ricerche più note è quella

di William Foote Whyte, che si trasferì nel quartiere più degradato di Boston per studiare la

criminalità organizzata. Progressivamente si ricorse all'osservazione anche per studiare la

cultura di settori sociali facenti parte a pieno titolo della società “ufficiale”. Assai frequenti sono,

per esempio, gli

studi sulla vita e la condizione sociale di specifiche categorie di lavoratori, condotti facendosi

assumere in una determinata posizione professionale. Tuttavia, l'osservazione partecipante

resta la tecnica ideale per lo studio della devianza, della marginalità sociale, di minoranze

etniche, di sette

religiose, di organizzazioni chiuse, di gruppi “alternativi” in tutti i sensi.

9.3 Osservazione palese e dissimulata: l'accesso e gli informatori

Un'importante distinzione fa riferimento all'esplicitazione o meno del ruolo dell'osservatore. Egli

infatti può rendere noti oppure dissimulare i suoi reali obiettivi: può dichiarare apertamente e

preliminarmente di essere un ricercatore, oppure può inserirsi fingendo di aderire e di essere un

membro come gli altri. La principale giustificazione portata a sostegno dell'osservazione

dissimulata sta nel fatto che l'essere umano, se sa di essere osservato, si comporta

presumibilmente in maniera diversa da quella abituale. Ci sono tuttavia forti controindicazioni a

questo proposito. La prima è di carattere morale: presentare un'identità diversa dalla propria,

assumere un ruolo simile a quello di una “spia” è un fatto di per sé riprovevole, accettabile solo

se forti motivazioni etiche lo sostengono. La consapevolezza di stare ingannando potrebbe

creare nel ricercatore uno stato di disagio e di scarsa naturalezza difficili da gestire. Inoltre,

interviste esplicite o domande troppo insistenti possono essere impossibili se l'osservatore non

manifesta il suo ruolo e i suoi obiettivi. È presente il rischio di essere scoperti, con conseguenze

non facilmente prevedibili (specie quando si tratta di gruppi devianti o che conducono attività

illegali). Vi sono casi in cui il problema dell'esplicitazione non si pone (es. studi sul

comportamento della folla in uno stadio, sul corteggiamento dei giovani nelle sale da ballo...);

altre volte la questione si presenta non in forma di aperto inganno, ma di omissione, e cioè di

semplice non esplicitazione del proprio ruolo (es. studioso che si fa assumere in una fabbrica

per studiare le condizioni di vita degli operai). In questi casi spesso il ricercatore combina una

normale attività di lavoro con il suo obiettivo di studio, e non è necessario che egli espliciti le

sue reali intenzioni, a meno che non voglia andare oltre le normali relazioni. In tal caso, può

essere utile rivelarsi solo ad alcuni membri della comunità osservata (si parla di ruolo

semidissimulato). In generale, in uno studio di comunità, il fatto di dissimulare il proprio ruolo va

in linea generale escluso: la gente non sarà disposta a concedere interviste senza una

ragionevole motivazione. Nelle restanti situazioni non è possibile dare un orientamento

generale, ma la scelta dovrà essere valutata caso per caso. Una volta stabilita la modalità di

osservazione (dissimulata o palese), il primo problema è rappresentato dall'accesso, uno dei

momenti più difficili. Il modo più comune per risolvere il problema è l'intervento di un mediatore

culturale: questa tattica si basa sul ricorso alla credibilità e al prestigio di uno dei membri del

gruppo per legittimare l'osservatore e farlo accettare dal gruppo, che deve essere informale. A

volte esistono infatti regole formali per accedere, altre volte occorre chiedere l'autorizzazione

dei “guardiani”, cioè delle persone preposte al controllo dell'accesso. Naturalmente, una volta

ottenuto l'accesso, il ricercatore è solo all'inizio del suo lavoro. La fiducia degli osservati è tutta

da conquistare, mediante una paziente tessitura giorno dopo giorno. A influire sono anche

alcune caratteristiche visibili dell'osservatore: età, genere, etnicità. In ogni caso, permane la

necessità di instaurare rapporti privilegiati con alcuni dei soggetti studiati. Vengono

normalmente denominati informatori quegli individui appartenenti alla comunità che

<
Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
36 pagine
3 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher itscay di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia e tecniche della ricerca sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Scamuzzi Sergio.