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CAP. 4: “IL METODO SPERIMENTALE” ORLANDO CIAN
Il rigore metodologico e i suoi limiti applicativi
Esso è strettamente collegato, + di altri metodi, ai suoi strumenti d'indagine, a un iter ben
classificato e preciso; proprio per questo il metodo sperimentale è ancor oggi il + noto e diffuso.
Nata in Germania come ricerca sperimentale in campo scolastico ai primi del '900, fu fino agli anni
'50 la principale fonte di metodi e strumenti da applicare nell'ambito scolastico.
Influenzata da una psicologia che voleva costruirsi cm scienza “positiva”, capace cioè di offrire agli
educatori sicure conoscenze sullo sviluppo umano e sull'apprendimento, la ricerca educativa diventa
ricerca “psicopedagogica” che si occupa soprattutto della scuola, anzi dell'intelligenza “scolastica”
(parole-numeri). → approccio unidirezionale e limitato → viene mitigato dopo la II Guerra
Mondiale dall'apporto di sociologia, economia, politica, che spostano l'accento anche sul piano della
socializzazione e della pianificazione.
Che si parli di “psicologia dell'educazione” o di “psicopedagogia” o di “psicologia pedagogica”, in
generale questa zona di confine risulta fondata sulla psicologia evolutiva e non ha aree omogenee di
ricerca; → Stones (1979) fa un po' di chiarezza: utilizza il termine “psicopedagogia” per indicare
l'applicazione delle teorie psicologiche nel settore dell'insegnamento e apprendimento, e il termine
“psicologia dell'educazione” per indicare gli interventi diagnostici e psicoterapeutici in situazione di
disadattamento sociale e scolastico. → ciò fa capire che l'ambito sperimentale della pedagogia non
ha ancora trovato il suo rigore epistemologico!
Il metodo che può essere valido per alcuni saperi può non esserlo per altri; questo non esclude le
connessioni, le analogie, i possibili incontri: esclude, invece, gli indebiti trasferimenti o le forzature,
per far convergere prospettive diverse all'unità di metodo.
La ricerca sperimentale, pur offrendo una molteplicità di dati di indagine sui fenomeni educativi, ha
bisogno di essere compresa entro un quadro di riferimento che ne legittimi teoricamente i compiti e
le finalità, allo scopo di stabilirne una direzione e la validità pedagogica delle singole questioni da
risolvere. → questo ci fa comprendere che, nonostante la lunga strada che il metodo sperimentale ha
percorso in questi anni, trovando una maggiore sistematicità, adeguandosi a problematiche + “reali”
della pratica educativa, arricchendo le sue procedure e aprendosi a prospettive scientifiche nuove, in
realtà la sua impostazione teoretica resta ancora ambigua e sostanzialmente legata all'importanza
fondamentale di dati sperimentabili.
Ancor oggi si pone in primo piano il problema della natura del rapporto tra le variabili, che son
indipendenti (cause manipolate intenzionalmente per vederne gli effetti ad esse connessi) e
dipendenti (modificazioni osservabili e misurabili che derivano dalle variazioni delle variabili
indipendenti). → in questo modo si ha un vantaggio incontestabile rispetto alla semplice
osservazione, in quanto si introducono o si sopprimono uno o + fattori ben determinati in una
particolare situazione, al fine di avere un osservazione in condizioni “controllate”.
Tenuto conto del necessario supporto critico, per i pregiudizi stessi dello sperimentatore che non
possono essere eliminati, possiamo dire che la pedagogia sperimentale può essere parte importante
della ricerca educativa entro alcuni ambiti, ma il suo metodo va integrato con aspetti quali
l'argomentazione e il controllo intersoggettivo, che aprono alla costruttività critica.
L'opposizione quantitativo-qualitativo
Rapporto quantitativo-qualitativo nell'ambito della pedagogia sperimentale → solo in termini
concettuali possiamo oggi distinguere le due posizioni cm contrapposte:
Paradigma quantitativo → si ricorre all'esplorazione degli atteggiamenti attraverso le
– tecniche proiettive, le scale, allo studio dei valori attraverso questionari e graduatorie, e così
via, a categorie quindi misurabili, oppure a schematismi formali;
Paradigma qualitativo → si è convinti che la singolarità dell'essere umano sfugga qualsiasi
– controllo;
In realtà, esistono molte sfumature diverse + che una vera e propria contrapposizione: Da una parte
si avrebbe l'impossibilità di una educazione che non comprenda la libertà del soggetto e riduca tutto
(anche la motivazione!) a funzionamento o a dati da controllare perseguendo un modello statico,
deterministicamente inteso; dall'altra, se il qualitativo si riducesse a “soggettivo”, opinabile, non ci
sarebbe ordine, controllo, e, anche in questo caso, l'educazione non avrebbe un suo spazio. → di
fronte a questi dilemmi la ricerca sperimentale nell'ambito educativo avverte oggi l'esigenza di
andare oltre il cognitivo e il didattico dei quali si è sempre occupata, per cogliere, con controlli sia
quantitativi che qualitativi (cioè di riflessione critica) problemi significativi dal punto di vista
pedagogico. Si fanno strada ricerche sulla relazione educativa entro determinati contesti;
l'osservazione recupera anche analisi di tipo soggettivo (es. metodo biografico). Il metodo
sperimentale abbandona la “generalizzazione” e si apre a nuove vie.
Quantitativo = termine chiaro e preciso che segue fasi prestabilite e ottiene risultati certi
immediatamente quantificabili durante l'esperimento stesso, successivamente applicati e
generalizzati in momenti diversi.
Qualitativo = termine difficile da definire; es. Lumbelli, riconoscendo questa difficoltà, lo
identifica con:
esplorativo: aggiustamento progressivo delle categorie ai dati, cm combinazione tra
– deduzione e induzione in un vicendevole controllo, per cui il ricercatore è chiamato anche a
esplicitare la sua scelta teorica e metodologica;
alternativo: più o meno parziale, è in ogni caso risorsa per l'esplorativo (osservazione del
– comportamento in situazione naturale, utilizzando delle info che i soggetti danno di se
stessi); La ricerca-azione;
Proposta di integrazione; secondo Zanniello, nella ricerca-azione emergono caratteristiche condivise
da tutti i ricercatori e caratteristiche + diffuse (approccio olistico al problema, importanza del tema
di ricerca anche per gli educatori, disponibilità a negoziare da parte del ricercatore, intervento
nell'azione stessa, la costruzione del metodo in itinere, l'educazione permanente degli attori stessi, il
processo di cambiamento). Le caratteristiche condivise son le seguenti:
1. l'intento di partenza di ogni ricerca-azione è l'eliminazione, grazie alla riflessione in corso
d'opera e alle continue correzioni di rotta, dell'intervallo-frattura che si crea tra il momento
della raccolta dei risultati di una ricerca e la loro applicazione o trasposizione, in modo da
provocare un cambiamento nello stex ambiente educativo nel quale si svolge la ricerca;
2. esigenza di valutare sia gli aspetti cognitivi che non cognitivi, es. le relazioni interpersonali;
3. flessibilità del metodo stesso, che richiede interventi progressivi, in corso d'opera,
rispettando il continuo mutamento della realtà; i dati inoltre vengono raccolti con una varietà
di strumenti che mirano a rilevare nel modo + oggettivo pox le manifestazioni soggettive
degli attori del processo educativo (osservazione partecipante, colloquio non direttivo o
clinico, racconti di storie di vita, tecniche proiettive, questionari, gioco dei ruoli, tecnica
degli avvenimenti critici, tecnica del Q-Sort, analisi del contenuto);
4. la differenza + notevole rispetto alla sperimentazione classica riguarda il maggior
coinvolgimento personale del ricercatore che nella ricerca-azione si lascia addirittura
mettere in discussione → egli è impegnato e partecipe nella situazione e nell'azione, nel
tentativo di descriverle e di comprenderle nella maniera + ampia ed esauriente possibile;
Ambiguità della R-A: tutti i nuovi strumenti, che permettono di parlare di uno “standard di qualità”
sembrano ancora costituire un “rinforzo” al rigore metodologico dello sperimentalismo che ha visto
fallire i suoi scopi sia per l'uso di una determinata strumentazione sia per la sua impostazione
teorica applicata ai problemi educativi. Nonostante ciò, la R-A ha tentato di costruire un disegno
che recupera aspetti tipicamente pedagogici e apre la via a considerazioni di strumenti e valutazioni
diverse da quelli sperimentali.
CAP. 5: “IL METODO AUTOBIOGRAFICO” ORLANDO CIAN
Dalla sociologia alla pedagogia
La prospettiva del racconto autobiografico cm metodologia di ricerca formativa, che tenta di
costruire una vera conoscenza della storia di una vita, è un approccio moderno che si può far risalire
ad alcuni studiosi canadesi di sociologia clinica di Montreal che aprono la via a una prospettiva
qualitativa che si interessa del processo vitale di una persona.
È da dire, innanzitutto, che in questa metodologia il qualitativo assume una sua connotazione
specifica, in quanto il rigore metodologico che si tenta di perseguire ha ben poco a che fare con i
numeri, cioè con il quantitativo, volgendosi verso itinerari le cui tappe son controllabili secondo vie
razionali diverse dal controllo sperimentale, e pur sempre oggettive. Ne consegue che non si tentano
compromessi, incroci di vari strumenti per l'attendibilità dei risultati, soprattutto nell'ambito
educativo.
Abbiamo a che fare innanzitutto con saperi e procedure che riguardano soggetti adulti (uomini,
donne, giovani, anziani) in varie situazioni, nei loro eventi di crescita e di cambiamento individuale
e nelle relazioni con gli altri, persone o cose. La relazione assume in questo quadro molta
importanza, sia perché il singolo si realizza (si mette in scena perché gli altri lo guardano,
Goffman), sia perché tutto il suo vissuto è una procedura di interiorizzazione/esteriorizzazione
(Mead), sia perché, addirittura, il dramma individuale è determinato dalle interazioni sociali e
collettive (Sève): l'importanza della teoria soggiacente appare in tutta la sua evidenza.
Anni '20-'30 a Chicago → si diffonde la prima tradizione di ricerca biografica cm approccio di
indagine in riferimento a figure sociali nuove, quali quelle della marginalità urbana (Znananecki).
L'analisi delle biografie (autobiografie scritte su richiesta dei ricercatori) veniva finalizzata a una
integrazioni socio-culturale (es. ricerche su contadini polacchi immigrati in Europa e America), nel
tentativo di cogliere i mutamenti di comportamento e mentali