Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
2- LA NASCITA DI UNA DISCIPLINA
2.1 Le verità rivelate
Le moderne storie dell’archeologia segnalano che fin dall’antichità l’uomo ha raccolto reperti di
epoche precedenti sia per il loro valore sia a scopo mitico o religioso. Durante il Medioevo è diffusa
la concezione biblica della creazione della Terra. E’ con il Rinascimento che si ha un interesse per
le singole evidenze materiali, ma restano idee per cui i resti si originassero da soli nel sottosuolo.
Fino all’Ottocento la Chiesa ha tentato di contrastare le idee che alcuni eruditi stavano maturando
riguardo all’antichità della Terra e del genere umano. Per lungo tempo insomma la Chiesa pone un
freno alla ricerca, cercando di subordinare ragione ed evidenza alla fede. In particolare si volevano
eliminare le tracce di uomini preistorici e animali estinti, poiché in contrasto con l’idea del diluvio
universale.
2.2 La premessa illuministica
A partire dal Rinascimento dunque si cominciò a capire che il passato e il presente fossero diversi
ed è con l’Illuminismo che nascono le “sciences de l’homme”. La conquista fondamentale degli
illuministi è l’aver compreso che che tutti gli uomini sono emotivamente e intellettualmente simili,
uniti dalla comune capacità di pensare razionalmente. Il progresso è pensato allora come qualcosa
di naturale e inevitabile; quei popoli primitivi e arretrati sono impossibilitati da limiti ambientali e
climatici.
Dopo la Rivoluzione Francese però perse d’importanza il mito del buon selvaggio, e si ritornò
all’idea dei primitivi come inferiori.
2.3 Il paradigma delle tre età
L’annus mirabilis dell’archeologia è il 1797, quando John Frere descrisse alcune asce di selce e le
datò a un periodo precedente al mondo attuale o età storica.
Da qui in poi, l’Ottocento porterà grandi rivoluzioni nel campo storico.
Nel 1816 Christian Jürgens Thomsen (1788-1865) viene incaricato di catalogare i reperti della
Reale commissione danese per la salvaguardia e la collezione di antichità; nel farlo egli utilizza un
criterio cronologico che sarà il primo paradigma condiviso da tutti gli archeologi: la successione di
tre età caratterizzate dall’uso di pietra, bronzo e ferro.
Probabilmente Thomsen aveva letto Lucrezio, che è il primo ad accennare al succedersi di età
caratterizzate dall’uso di materiali differenti, e conosceva sia scavi in cui gli utensili in pietra
risultavano precedenti a quelli in bronzo sia i passi biblici in cui si dice che la pietra ha preceduto il
ferro. Egli precedentemente si era occupato di classificazione di monete e conosceva l’importanza
di datazione, variazioni stilistiche e valorizzazione di contesti chiusi quali tombe e tesoretti.
Thomsen, tenendo conto di ciò, classifica i manufatti distinguendoli a seconda dell’uso, del
materiale, della forma e degli aspetti accessori e decorativi; ne valorizza dunque i caratteri
tecnologici, funzionali e stilistici e arriva a distinguere una sequenza di periodi in cui colloca vari
aspetti del rituale funerario.
Egli non spiega i periodi da lui riconosciuti come risultati di una sequenza evolutiva dal punto di
vista tecnologico, ma come la conseguenza di idee provenienti dal Vicino Oriente.
Jens Jabob Worsaae ne verifica l’attendibilità con scavi stratigrafici rivelando che ogni età era
caratterizzata da fauna e ambienti differenti. Le idee di Thomsen e le stratigrafie di Worsaae
creano il primo sistema affidabile di cronologie relative, che rende possibile una storia dell’uomo
anche per i periodi precedenti alle fonti scritte.
Infatti Daniel Wilson (1816-92) utilizza lo schema in tre fasi in chiave evoluzionista e conia il
termine preistoria per quel periodo e quelle popolazioni senza nome che ora riteneva possibile
studiare archeologicamente.
2.4 La geologia attualista e stratigrafica
Fino agli inizi dell’Ottocento, geologia e archeologia erano condizionate da pregiudizi religiosi sul
diluvio, sull’antichità del popolamento, sulla natura dei fenomeni,… Nel 1830-33 Charles Lyell
pubblica “Principi di geologia, ossia un tentativo di spiegare gli antichi cambiamenti della superficie
della terra facendo riferimento a cause ora in azione”. Egli dimostra che i mutamenti geografici e
geomorfologici del passato sono conseguenza di fenomeni simili a quelli osservabili nel presente,
affermando l’utilità del metodo comparativo per la storia geologica. Dunque studiando il presente
(da qui il nome geografia attualista) si può comprendere anche il passato.
Nasce così la geologia stratigrafica.
2.5 L’evoluzione naturale
Nel corso dell’Ottocento, a seguito dei sempre più numerosi ritrovamenti paleontologi, il tema
dell’evoluzione degli esseri viventi diventa sempre più importante e di attualità.
E’ Charles Darwin a descrivere per primo l’evoluzione degli esseri viventi non come l’esito di
un’operazione indirizzata a un fine, ma come effetto di molteplici casualità nella trasmissione dei
caratteri ereditari. Questo principio sancisce che sopravvivono solo gli individui più adatti
all’ambiente perché in grado di riprodursi con maggiore successo. Non vale più dunque la legge
del più forte, ma quella del più adatto alle condizioni ambientali. Darwin nella sua opera non tratta
dell’uomo, ma è evidente che quanto sostenuto avesse valore generale. Naturalmente la Chiesa
cercò di contraddire queste tesi.
Tali teorie però alimentarono le vecchie tesi razziste: lo sviluppo biologico provato da Darwin venne
pensato analogo a quello culturale ed emotivo e dunque dimostrazione dell’inferiorità dei primitivi
attuali; gli Europei risultavano così la parte migliore dell’umanità. Tale tesi era detta “darwinismo
sociale”. Oltre a giustificare colonialismo ed etnocidio, si giunse a ritenere le attuali popolazioni
primitive come senza storia e dunque inutile cercare tracce antiche. In Africa, Americhe e Australia
allora l’archeologia finisce per denigrare il proprio stesso oggetto, mentre in Europa e nelle zone
limitrofe l’archeologia viene fatta a partire dalle fonti storiche e ornandola con descrizioni di
monumenti e opere d’arte.
Il metodo tipologico di seriazione dei manufatti è l’applicazione del darwinismo agli oggetti e
presuppone che sopravvivano nell’uso i manufatti più adatti, che vi siano invece varianti destinate
all’estinzione, che il processo evolutivo abbia un senso e una direzione. Il mutare nel tempo dei
caratteri di un utensile è meglio descrivibile col tipo di evoluzione prospettato da Lamarck in cui c’è
un fine e non una pura causalità. Questo progredire ordinato è ciò che caratterizza la storia di
determinati manufatti, villaggi o stili artistici e culture.
La recente Evolutionary Archaeology propone l’applicazione sistematica del darwinismo in
archeologia, non dando importanza solo all’adattamento ambientale, ma anche all’evoluzione dei
comportamenti a seguito della trasmissione di conoscenze da una generazione a quella
successiva e valutandone gli effetti sul successo riproduttivo dei diversi gruppi umani (alcuni
rimangono in bande di pochi dediti a caccia e raccolta, altri si evolvono in società differenziate e
complesse).
Oggi in archeologia il paradigma darwiniano è ben radicato in archeologia e grazie allo sviluppo
della genetica la selezione naturale è un fatto provato.
2.6 La storia è di classe
Karl Marx (1818-83) è stato definito da Engels lo scopritore della legge dello sviluppo umano,
come Darwin ha scoperto quella dello sviluppo della natura organica. Egli orienta il proprio
interesse verso le epoche più recenti, capitalistiche, mentre trascura quelle prefeudali; è invece
Lewis Henry Morgan a compiere un’analisi delle società antiche.
E’ però interessante il criterio che Marx usa per organizzare il suo schema evoluzionista, diverso
da quello di tutti gli altri autori dell’epoca: è utile la distinzione tra la reale base della vita economica
(la struttura) e gli aspetti sociali e ideologici (la sovrastruttura) da essa dipendenti.
La struttura è la base nascosta e invisibile della società ed è la “storia reale” in cui operano le forze
della produzione e l’organizzazione di essa e gli scambi. Questi rapporti sono alla base della
società, dunque è fondamentale lo studio delle relazioni tra gli uomini.
La sovrastruttura ovvero la politica, l religione, la filosofia, l’arte e i modi della vita sociale e
collettiva sono fondamentali perché si perpetui un certo modo di produzione, ma sono comunque
un riflesso della vita economica. L’ideologia e le parti in cui è scomponibile la sovrastruttura
servono a legittimare l’esistente, far sembrare normali e convenienti gli interessi di parte e
mascherare le ineguaglianze facendole sembrare inevitabili. Per Marx la religione è oppio dei
popoli e gemito dell’oppresso. La prima affermazione è esemplificata archeologicamente da rituali
funerari egualitari in società classiste, questo per tentare di “mascherare” le ineguaglianze; la
seconda dalle numerose tracce di spiritualità popolare rinvenibili in molti contesti.
L’importanza della dinamica interna e delle contraddizioni strutturali fa sì che nell’analisi di Marx
non trovino spazio spiegazioni del cambiamento sulla base di fattori ambientali o esterni: ciò si ha
perché l’antagonismo sociale si è già innescato all’interno della società.
Il paradigma marxista, relativo alle preminenza della struttura sulla sovrastruttura, è diffuso in
archeologia, anche se spesso ridotto a un materialismo determinato dai reperti che inducono a
discutere più di produzione e scambio che di rituali o ideologie.
2.7 L’evoluzione sociale
[La prima grande conquista: La più grande conquista dell’archeologia è oggi un paradigma, ed è
stato sancito da Gabriel de Mortillet nel 1867, quando scrisse “Legge del progresso dell’umanità,
legge dello sviluppo parallelo, alta antichità dell’uomo”. Con l’ultima affermazione, de Mortillet pone
fine alle dispute in cui l’evidenza archeologica e geologica era stata negata per rispetto dei sacri
testi. Il preistorico francese con l’alta antichità dell’uomo indicava un campo di ricerca nuovo ed era
pronto a darne spiegazione. Ciò è frutto sia del suo carattere, ma soprattutto del periodo
particolarmente fecondo nella storia del pensiero occidentale.]
Nella seconda metà del