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IL PIANO DI ZONA
La legge quadro 328/2000
1.
L’anno 2000 rappresenta una svolta innovativa; risale a questi anni l’approvazione della legge
quadro 328/2000 per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali.
L’innovazione portata dalla legge riguarda:
L’affermazione dei diritti sociali dei cittadini;
- La costruzione di una rete di sicurezza e di protezione per i cittadini in stato di bisogno;
- La promozione di un sistema integrato dove i diversi livelli territoriali, Stato, Regioni e
- Comuni provvedono alla programmazione degli interventi e delle risorse all’interno di una
logica di forte integrazione e collaborazione.
Il modello di intervento disegnato dalla legge poggia essenzialmente su un pilastro:
l’integrazione degli interventi e dei servizi sociali e sanitari, in quanto la complessità di molti
bisogni richiede la capacità di erogare risposte fra loro integrate; di conseguenza ciò richiede
l’integrazione di più professionalità, l’accordo fra i diversi livelli territoriali e lo sviluppo di sistemi
a rete (creare reti tra risorse per creare reti di protezione per i cittadini).
Integrazione socio-sanitaria
La legge quadro sottolinea l’importanza e la necessità di un integrazione socio-sanitaria cioè fra
servizi sociali e servizi sanitari per dare risposte adeguate alla complessità dei bisogni. Tale
integrazione comporta l’intervento di più professionalità fra loro coordinate, nonché l’accordo fra le
istituzioni e lo sviluppo di sistemi di rete.
In particolare l’articolo 3 afferma che i diversi soggetti, enti locali, Regioni e Stato, provvedono alla
programmazione degli interventi e delle risorse del sistema integrato secondo due principi
fondamentali:
1. coordinamento e integrazione con gli interventi sanitari, dell’istruzione, e con le politiche attive
del lavoro;
2. concertazione e cooperazione fra i diversi livelli istituzionali e altri soggetti quali, ONLUS,
associazioni di volontariato, organismi non lucrativi di utilità sociali, fondazioni …
Il primo piano sanitario nazionale 1998/2000 e il d.lgs. 299/1999 formulano indirizzi per
promuovere l’integrazione sociosanitaria a diversi livelli:
Istituzionale, per promuovere la collaborazione fra istituzioni diverse (comuni, provincie,
- terzo settore, aziende sanitarie) e per individuare e conseguire obiettivi comuni. Tale
collaborazione può avvalersi di accordi di programma o convenzioni.
Gestionale, vengono individuate meccanismi di organizzazione e coordinamento atti a
- garantire l’efficace svolgimento delle attività e delle prestazioni.
Operativo/funzionale, che richiede il lavorare per progetti, la capacità di condivisione di più
- operatori.
1 Cos’è il piano di zona e come la legge 328/2000 prevede e disciplina il piano di zona.
2.
La legge 328/2000 ha previsto la costituzione del Piano di zona quale strumento fondamentale per
realizzare l’integrazione di interventi e servizi sociali e sanitari, mettendo in relazione i vari
soggetti operanti sul territorio, istituzionali e non; l’obiettivo è quindi, quello di sviluppare e
qualificare i servizi socio-sanitari per renderli flessibili e adeguati ai bisogni della popolazione.
La legge 328/2000 all’articolo 19, identifica il piano di zona come strumento strategico attraverso
il quale i Comuni associati, d’intesa con le aziende unità sanitarie locali (AUSL), ridisegnano le
politiche socio-sanitarie rivolte alla popolazione nell’ambito territoriale considerato, che coincide
con il distretto sanitario.
La legge quadro prevede che:
I comuni definiscono il piano di zona sulla base delle indicazioni dei piani nazionali e
- regionali e soprattutto, con riferimento alle esigenze e ai bisogni locali.
Il piano di zona viene adottato attraverso accordo di programma approvato dai comuni
- insieme ad altri soggetti, per la gestione unitaria del sistema locale dei servizi sociali a rete,
in ambiti territoriali, coincidenti con i distretti sanitari già operanti per le prestazioni
sanitarie.
I soggetti partecipanti al piano di zona possono essere: pubblici cioè Comuni, unità sanitarie locali;
privati, ossia organismi non lucrativi di utilità sociale, associazioni di volontariato, fondazioni.
Gli ambiti territoriali: Esso è lo strumento di collaborazione tra comuni , provincia e regione e con
altri importanti soggetti pubblici, nonché luogo di coordinamento organizzativo dei singoli servizi
sociali. Nell’ambito quindi, si predispone il piano di zona.
L’accordo di programma non è altro che l’atto politico con cui i diversi attori, cioè Comuni,
Province, amministrazioni e soggetti pubblici del terzo settore, fanno proprio il piano di zona,
assumendo la responsabilità politica della sua realizzazione. Con esso quindi, si assicura il
coordinamento delle azioni e si determinano i tempi, le modalità, il finanziamento e ogni altro
adempimento.
La legge (art.19 comma2) specifica che esso è volto a:
Favorire la creazione di una rete di servizi e interventi flessibili, stimolando le risorse della
- comunità locale.
Qualificare la spesa, attivando risorse anche finanziarie.
- Ripartire la spesa tra i soggetti firmatari dell’accordo (tra i comuni, le aziende USL, e altri
- soggetti);
Prevedere progetti di sviluppo dei servizi nonché iniziative di formazione e aggiornamenti
- degli operatori.
La legge (art.19 comma1) stabilisce che per progettare il sistema integrato, il piano di zona deve
individuare:
Gli obiettivi strategici, le priorità d’intervento e anche gli strumenti e i mezzi per la relativa
- realizzazione;
Le modalità organizzative dei servizi, e le risorse disponibili.
- Le modalità per garantire l’integrazione fra servizi e prestazioni.
- Le modalità per la collaborazione fra servizi territoriali e soggetti che operano nell’ambito
- della solidarietà sociale e comunità locale.
2
Per quanto riguarda finalità e obiettivi del piano di zona, possiamo affermare che esso persegue la
principale finalità di assicurare risposte adeguate ai bisogni della collettività, attraverso la
definizione delle relazioni dei soggetti istituzionali e dei loro rispettivi ruoli, nonché la definizione
del rapporto che questi devono tessere con altri soggetti che operano sul territorio.
Infatti la costruzione di un piano di zona richiede il passaggio da una prospettiva di governement, in
cui la funzione di governo è svolta esclusivamente dal soggetto pubblico, ad una di governance, in
cui tale funzione è svolta attraverso la mobilitazione effettiva di vari soggetti, istituzionali e non,
presenti sul territorio. I soggetti coinvolti nella programmazione quindi sono: soggetti istituzionali,
sono Comuni, Regioni, Provincie, Scuola, Giustizia, Asp … i soggetti non istituzionali sono, la
società civili, la famiglia, organizzazione di volontariato, associazioni, organismi non lucrativi di
utilità sociale …
Inoltre, esso persegue obiettivi di priorità sociale, ovvero quello di:
Valorizzare e sostenere le responsabilità familiari;
- Rafforzare i diritti dei minori.
- Potenziare gli interventi a contrasto alla povertà.
- Sostenere con servizi domiciliari le persone non autosufficienti.
- Quali sono le funzioni delle politiche sociali stabilite dalla legge quadro.
3.
L’art. 1 della legge 328/2000 individua nelle politiche sociali tre funzioni principali rispetto alle
quali definire il ruolo dei diversi attori pubblici e privati. Tali funzioni insieme concorrono a
realizzare il sistema integrato di interventi e servizi sociali.
Le 3 funzioni sono:
1. funzione di governo: riguarda le funzioni di programmazione e organizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi; tale funzione compete agli enti locali, alle Regioni e allo Stato che
nell’ambito delle rispettive competenze, devono coinvolgere anche altri enti e organizzazioni
operanti sul territorio: associazioni, organizzazioni di volontariato, organismi non lucrativi di utilità
sociale.
Nello specifico:
Allo Stato spetta il compito di definire i principi e gli obiettivi delle politiche sociali e di
- definire i LEPS, cioè i livelli essenziali delle prestazioni sociali, da garantire uniformemente
sul territorio nazionale, a tutti i cittadini;
Le Regioni assumono il compito di programmazione, coordinamento e indirizzo delle
- politiche sociali, nel rispetto dei principi stabiliti dallo Stato;
I Comuni concorrono alla programmazione regionale e sono responsabili dell’attuazione del
- sistema locale dei servizi sociali. Inoltre, il comune, come livello più prossimo al cittadino
ha anche il compito di organizzare la partecipazione attiva, coinvolgendo le organizzazioni
private.
2. funzione di produzione: riguarda la modalità di gestione e di offerta dei servizi, degli interventi
e delle prestazioni. Tale funzione spetta sia a soggetti pubblici che privati nel rispetto principio di
sussidiarietà orizzontale, che mira a favorire la pluralità di offerta di servizi al cittadino e il diritto di
questo di scelta fra i servizi disponibili.
3. funzione di tutela e promozione dei diritti sociali: tale funzione promuove la partecipazione
attiva dei cittadini, delle associazioni sociali per il raggiungimento dei fini istituzionali quali, qualità
della vita, pari opportunità, diritti di cittadinanza.
3 Quali sono le principali fasi di costruzione di un piano di zona.
4.
Il processo di costruzione di un piano di zona si articola in 4 fasi:
-1° Fase- formativa: riguarda la costruzione della rete ovvero l’individuazione di tutti gli attori
coinvolti nella pianificazione, e la definizione dei rispettivi ruoli.
Le attività principali di questa fase sono:
Attivazione di organismi politici (conferenza dei sindaci) e tecnici (ufficio di piano) per
- l’elaborazione e la gestione del piano.
Individuazione e coinvolgimento dei soggetti che partecipano in forme diverse al piano di
- zona. Questo passaggio richiede la costruzione di una mappa degli enti pubblici coinvolti in
servizi a carattere sociale e sanitario, dei soggetti non profit o privati che erogano servizi.
Attivazione della rete dei soggetti chiamati alla gestione integrata degli interventi e dei
- servizi.
-2° Fase- conoscitiva: riguarda la costruzione di una base conoscitiva del territorio e consiste nella
lettura dei bisogni della popolazione e dei servizi del territorio, al fine di progettare interventi e
servizi, rispondenti alle esigenze effettive della popolazione.
-3° Fase- strategica: riguarda l’analisi delle modalità di gestione dei servizi a livello integrato;
in questa fase l’assemblea dei sindaci, in ba