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ERRORI CHE GENERANO APPRENDIMENTO, ERRORI CHE GENERANO DANNO
Perché talvolta serve sbagliare anche nei servizi sociali.
1.
E’ un bravo operatore colui che sbaglia ma sa come gestire l’errore. È un professionista riflessivo,
capace di artisticità ed intuito; percepisce i propri errori e attiva in relazione ad essi, azioni
preventive e correttive. Riconoscere l’errore è di fondamentale importanza. Permette di aggiustare il
tiro, e riflettendo su di esso, consente di migliorare le capacità professionali aiutando a ridurre i
danni ad esso connessi.
Perché talvolta serve sbagliare?
Le persone libere di scegliere possono fare scelte sbagliate. Un mondo senza errori sarebbe un
mondo senza scelta. Un esempio tratto dalla storia è quello di Cristoforo Colombo che scoprì
l’America per errore. Credeva di essere arrivato in India; dall’errore commesso egli ebbe una
scoperta fortunata. Un secondo esempio tratto dalle scienze naturali è quello l’errore di natura,
ossia il deviante per caratteristiche fisiche e comportamentali rispetto agli altri, si può rivelare come
l’individuo più adatto a superare un cambiamento dell’ambiente. Il deviante inizialmente in una
posizione di svantaggio si può trovare al contrario in una posizione di superiorità al mutare delle
caratteristiche del suo habitat.
In che modo la visione di professionista basato sulla razionalità tecnica si oppone all’idea
2. di professionista riflessivo.
Schon ritiene a proposito dei medici, che l’85 % dei casi affrontati non sono “nei libri”in quanto
si riferiscono a sintomi che talvolta, si presentano come uniche e che richiedono perciò, di testare
nuove diagnosi. Anche nella nostra professione sono molto più frequenti situazioni che presentano
caratteristiche di unicità, difficilmente comprensibili e inquadrabili attraverso conoscenze
teoriche; quella che Schon chiama razionalità tecnica è soggetta quindi a dei limiti. Essa infatti,
riguarda l’applicazione di teorie e tecniche a base scientifica; valida e limitata solo in casi di
routine, facili da risolvere in quanto ordinari e ricorrenti. Alla razionalità tecnica corrisponde un
modello di formazione che Schon definisce “curriculum normativo” secondo il quale la
competenza pratica diviene professionale quando la sua capacità di risolvere problemi si basa su
una conoscenza scientifica sistematica; tale curriculum si compone prima di conoscenza di base e
poi di pratica professionale. Ecco perché è importante riflettere per affrontare situazioni nuove e
uniche.
Quali sono le caratteristiche di un operatore competente.
3. Non è infallibile; sbaglia ma sa gestire l’errore;
- è un professionista riflessivo in quanto conosce nell’azione e riflette sull’azione e nel corso
- dell’azione per superare i limiti della razionalità tecnica valida solo per situazione di
routine.
Agisce utilizzando un sapere pratico e tipologico: pratico perchè finalizzato all’azione e alla
- decisione;si parte dall’assunto che la conoscenza nell’esercizio di una professione è vuota
10
se non adeguata alla pratica; esse deve diventare competenza. Sapere tipologico e narrativo ,
non dotato di universalità (caratteristica tipica del saper logico-scientifico) ma ricco di
significati ed in grado di interpretare la realtà fattuale. E’ un sapere dotato di rigore senza
esattezza: l’esattezza è una caratteristica infatti, delle scienze naturali dove ad una causa
specifica segue uno effetto bene preciso. Nel caso delle professioni d’aiuto questo rapporto
non è mai regolare nel senso che a seguito di un intervento specifico talvolta si possono
verificare più effetti, differenti tra loro. E’ per tale ragione che l’operatore deve sì essere
rigoroso nel suo lavoro (mirato a conseguire il suo obiettivo principale) ma anche
consapevole della indeterminatezza degli effetti del suo agire professionale.
Sviluppa competenze professionali come prodotto dell’applicazione di conoscenze personali
- implicite, difficile da esplicitare e che si manifestano attraverso l’agire professionale.
Sviluppa articolate strategie di riflessione sull’azione e nel corso dell’azione.
- Che cos’è il modello dei due sistemi di kahneman.
4.
Un contributo utile per comprendere il meccanismo alla base di molti errori è quello fornito da
Kahneman e dal suo “modello dei due sistemi”. L’autore sostiene che l’elaborazione delle
informazioni può essere effettuata da due sistemi cognitivi distinti: intuito e ragionamento; ai quali
si aggiunge un terzo sistema rappresentato dalla percezione.
Ma vediamo qual è il rapporto tra questi tre sistemi; quali sono le somiglianze e le differenze
principali di essi rispetto ai processi di funzionamento e ai contenuti.
PROCESSI: l’intuito è simile alla percezione ma è diverso dal ragionamento: la vista e
- l’intuito infatti sono entrambi processi veloci, automatici, privi di sforzo; in questi contesti
l’apprendimento avviene lentamente. Il ragionamento è al contrario, un processo lento,
seriale nel senso che può essere fatto un ragionamento alla volta, e controllato nel senso che
ha bisogno di concentrazione. Esso richiede dunque, un certo sforzo ed è governato da
regole ben precise.
CONTENUTI: l’intuito è simile al ragionamento ma è diverso dalla percezione: i contenuti
- della percezione sono dati dagli stimoli sensoriali, quindi si riferiscono solo al presente;
l’intuito ed il ragionamento possono spaziare tanto nel presente quanto nel passato o nel
futuro e possono essere evocati dal linguaggio.
Quando i due sistemi (intuito e ragionamento) non interagiscono in modo funzionale generano
errori sistematici.
Cosa il modello dei due sistemi ci consente di comprendere in merito al tema dell’errore.
5.
Un esempio di errore sistematico è quello dell’effetto di incorniciamento sulla capacità di valutare e
scegliere tra diverse opzioni possibili. Dove due enunciazioni diverse A e B descrivono la stessa
situazione ma la incorniciano in modo differente, violando il cosiddetto principio dell’ invarianza
descrittiva, secondo il quale uno stesso problema decisionale dovrebbe essere trattato nello stesso
modo indipendentemente da come i termini della situazione vengono descritti.
Nell’ambito delle professioni di aiuto si assiste a tale effetto di incorniciamento quando per esempio
un giudice nel valutare un caso si affida esclusivamente a ciò che viene descritto nella relazione
sociale stilata da un assistente sociale. Egli infatti, possiede una conoscenza indiretta del caso
mediata solo dalle parole espresse dall’operatore. 11
Da qui l’importanza di un uso attento e consapevole della documentazione professionale sia da
parte di chi produce relazioni che da chi prenderà decisioni importanti che riguardano la vita degli
utenti.
Qual è il ruolo dell’intuito nell’ambito del lavoro nelle professioni di aiuto.
6.
Spesso è proprio l’intuito che segnala all’operatore un ipotesi, o una traccia di lavoro su cui
indirizzare il processo di aiuto. L’intuito quindi, porta prima a sentire e poi, se vi è riflessione su tale
sensazione, a procedere in termini più oggettivi all’approfondimento e alla verifica.
Soprattutto nei servizi alla persona, di fronte a situazioni di emergenza, è necessario fare uso anche
dell’intuito perchè è più veloce, richiede meno sforzi e consente di condurre più processi cognitivi
contemporaneamente.
L’operatore molte volte agisce facendosi guidare da intuizioni professionali; da un sapere implicito
che va oltre la razionalità; un sapere fatto di un insieme di idee, di istruzioni che regolano l’agire e
guidano le decisioni. Purtroppo, però, il sentire, il non razionale viene considerato negativo,
addirittura un ostacolo per la professionalità e per questo rimane trattenuto e inascoltato. La
professionalità viene considerata sinonimo di distacco, freddezza, lucidità; dunque, si è
professionali solo se si riesce a tenere a bada le proprie emozioni.
In quali situazioni di lavoro delle professioni di aiuto si manifesta più frequentemente
7. l’intuito.
L’intuito nelle professioni di aiuto è uno strumento importante per cogliere empaticamente quelle
caratteristiche dell’utente che non verrebbero altrimenti notate in situazioni caratterizzate da
elevata complessità o come nel caso del primo contatto, da una parziale conoscenza dell’altro,
quindi in situazioni di carenze informative. Per esempio nel campo dell’abuso o del
maltrattamento, è importante saper cogliere a pelle i pochi segnali a disposizione per interpretare
percorsi di apprendimento.
Quale rapporto può essere evidenziato tra empatia e intuito.
8.
L’intuito si compone di sesto senso ed empatia. Lo si può infatti, definire come un sesto senso
empatico. L’intuito è la capacità di leggere comportamenti non verbali e situazioni non esplicitate
attraverso il linguaggio; si parla di emozioni, stati d’animo. Prendiamo in esempio una persona
che dimostra disagio quando si parla di un determinato argomento; magari abbassando gli occhi, o
agitandosi mi fa intuire che su quell’argomento bisogna indagare approfonditamente. Intuito è
anche empatia ovvero, capacità di stare in sintonia con gli stati d’animo degli altri; capacità di
cogliere mediante la percezione, alcuni aspetti della situazione piuttosto che altri. Nelle
professioni d’aiuto si avverte la necessità di comprensione, quindi di empatia, per poter definire un
programma d’azione adeguato alla condizione in cui si trova l’utente. 12
Metafora CHARLIE BROWN: “più che al dottor Spock assomigliamo a Charlie Brown dalla
testa calda e stupida”. Ma c’è una logica nella stupidità; gli errori sono pervasivi, ricorrenti e
prevedibili. Sono l’esito di una logica non matematica ma ugualmente sistematica; frutto della
continua negoziazione tra processi automatici (intuiti) e processi controllati (ragionamento).
4°CAPITOLO
ALLA RICERCA DI STRATEGIE DI APPRENDIMENTO DEGLI ERRORI
Introduzione: si possono evidenziare alcuni CRITERI per l’apprendimento dagli errori
professionali; cioè, criteri che aiutano ad apprendere dagli errori e migliorare le proprie prestazioni
professionali.
Acquisire consapevolezza sui meccanismi e i criteri di giudizio sottesi alle proprie decisioni,
- può aiutare a fare più attenzione durante l’analisi della situazione;
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