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Riflessività nella ricerca
Per riflessività si intende il fatto che il ricercatore è parte del mondo che sta studiando, e dunque, così come tutto l'itinerario di ricerca dell'osservatore partecipante non è impersonale e neutrale, anche la scrittura è strettamente legata alla personalità e alla cultura del ricercatore.
Spesso al rapporto conclusivo della ricerca condotta attraverso un'esperienza di osservazione partecipante si accompagna un'appendice autobiografica, nella quale il ricercatore racconta il suo personale itinerario di lavoro: la genesi della ricerca, l'individuazione dello specifico caso studiato, l'accesso e l'accettazione nel gruppo, i mediatori culturali, gli informatori ecc.
Lo stile inoltre deve essere narrativo, cioè prossimo allo stile letterario del racconto o della cronaca giornalistica. Lo stile narrativo è un modo di scrivere concreto e diretto, con descrizioni dettagliate, cronache di eventi.
inserimento di brani che riportano espressioni riprese dalla viva voce dei protagonisti. Il suo modo di scrivere dev'essere un moto naturale di descrivere la realtà sociale, un modo di scrivere simile al raccontare una storia.scoprendo che non solo gli aspetti organizzativi della nostra vita sociale hanno una loro cultura; ma anche i momenti più banali della piccola quotidianità, gli atti meccanici della vita di tutti i giorni, sono portatori di una cultura nascosta. Progressivamente all'interno di un settore della sociologia è nata una sfida: quella di studiare seriamente eventi e attività apparentemente volgari, facendo delle banalità un argomento di ricerca e riconoscendo la loro prevalenza e importanza nella vita quotidiana. La microsociologia è lo studio delle piccole azioni quotidiane (piccoli segmenti di spazio e di tempo e di piccole quantità di persone), un primo contributo in questa direzione deriva da Blumer, che negli anni '30 diede luogo alla scuola dell'interazionismo simbolico, in cui il punto fondamentale è il processo di interpretazione; scrivendo che gli esseri umani si comportano nei confronti delle cose e delle persone sulla baseOSSERVAZIONE IN MICROSOCIOLOGIA: Dallo studio degli altri allo studio di noi stessi
La tecnica dell'osservazione partecipante nasce all'interno dell'antropologia come strumento per studiare e descrivere culture diverse (da quella dell'osservatore). Dallo studio delle tribù primitive essa è stata trasferita allo studio delle tribù urbane, continuando tuttavia ad avere come obiettivo coloro che venivano considerati in qualche modo "diversi". Successivamente si è compreso che ogni campo dell'attività umana ha una sua specifica cultura che può essere analizzata attraverso l'approccio etnografico e lo strumento dell'osservazione partecipante. Ancora, si è venuto
Dei significati che esse hanno per loro. Questi significati scaturiscono dal modo con il quale gli uomini agiscono verso quella cosa o persona; ogni significato non è individuale ma sociale, e viene appreso dall'individuo nel processo di interazione sociale con i suoi simili; l'insieme dei significati condivisi non è altro quella che noi chiamiamo cultura. Infine, questi significati vengono fatti propri attraverso un processo di interpretazione dei fatti sociali che lo circondano, che dipende dalle premesse culturali di ciascuno.
Questo spostamento verso l'analisi della vita quotidiana riceve una poderosa spinta negli anni 60 e 70 dall'opera di Goffman. Egli studiò quello che succede in ufficio, in cucina, in cena formale, in una conversazione; analizzò il comportamento in luoghi pubblici.
Etnometodologia
Questa centratura sulle minute interazioni della vita quotidiana raggiunge una sua piena teorizzazione con l'etnometodologia. Questo
Il termine si riferisce all'analisi dei metodi che la gente ordinaria usa per mettere in atto le sue azioni ordinarie. L'etnometodologia, quindi, rappresenta lo studio dei metodi e delle pratiche che le persone utilizzano per decodificare il mondo, dargli un significato. Secondo questo approccio l'agire quotidiano è regolato da norme che regolano l'interazione fra gli uomini. Si tratta di norme implicite, delle quali il soggetto agente non ha consapevolezza. Da qui la messa a punto dei cosiddetti "esperimento etnometodologici" consistenti, per esempio, nell'avvicinarsi oltre misura a una persona nel corso di una conversazione, nel bere nei bicchieri degli altri commensali in una cena, nel parlare da soli per strada. Le reazioni di disorientamento quando non di palese irritazione che tali comportamenti provocano sono la conferma più esplicita che quel comportamento ha violato una norma implicita che governa l'interazione sociale.
che l'atto della violazione ha così messo a nudo. L'interazionismo simbolico, il contributo di Goffman e l'etnometodologia, presentano tra loro notevoli differenze, ma anche tratti comuni: in particolare il fatto di avere per oggetto le azioni della vita quotidiana e per obiettivo quello di interpretarle sulla base di un processo che Gallino chiama di "problematizzazione dell'ovvio". Un settore particolare nel quale la ricerca d'ispirazione etnometodologica ha avuto grande sviluppo è l'analisi della conversazione. Punto di partenza è la considerazione che la conversazione è una delle forme più comuni di interazione fra gli individui, e che come tutte le forme di interazione essa si sviluppa non casualmente, ma segue una serie di regole non dette e si struttura secondo modelli standard, dei quali gli interlocutori non sono consapevoli. Compito dell'analisi della conversazione è per l'appunto.quello diportare allo scoperto questa struttura sottostante, attraverso la scomposizionedella conversazione in unità elementari e l’individuazione di sequenze tipichecon le quali i vari momenti si succedono.
Un esempio è la ricerca condotta da Fele sulle videoregistrazioni del “processoCusani”, dove analizzò le diverse componenti presenti nella forma particolare diinterazione e converazione di un interrogatorio durante un processo, in questocaso reso ancora più particolare dal fatto che gli interrogati erano noti uominipolitici. Fele individuò la presenza di una duplice stratefia discorsiva:una finalizzata alla ricostruzione oggettiva dei fatti, l’altra preoccupata disalvaguardare l’onorabilità di un uomo politico. Scompose e fasi di svolgimentodell’interrogatorio, che si configura come una conversazione asimmetrica dovediritti e doveri non sono distribuiti in maniera paritaria fra le parti; classificò
Idiversi tipi di risposta degli imputati alle domande del giudice; analizzò il clima dell’interrogatorio, le diverse tecniche di discredito utilizzate nelle domande del pubblico ministero.
LIMITI E RISORSE
La tecnica dell’osservatore partecipante, naturalmente, non è priva di problemi.
Soggettività del ricercatore: Nell’osservazione partecipante il ricercatore è lo strumento della ricerca, nel senso che tutta la rilevazione viene filtrata attraverso i suoi occhi e i suoi sensi, la sua sensibilità e la sua capacità di immedesimazione. La ricerca etnografica è una cultura che studia una cultura; e in quanto interazione fra 2 culture, il suo risultato dipenderà dalla cultura studiata ma anche da quella studiante. Nel descrivere le altre culture l’etnografo descrive anche se stesso: le domande che pone, la selezione dei fatti, le interpretazioni che ne dà, dipendono dal suo punto di osservazione. Non
c'è dubbio sul fatto che un ricercatore indiano e uno norvegese, messi di fronte allo stesso oggetto di studio ne darebbero descrizioni profondamente diverse;
Non generalizzabilità dei casi studiati: le difficoltà a generalizzare le acquisizioni di una ricerca condotta attraverso l'osservazione partecipante, oltre che derivare dalla soggettività del ricercatore studente, discendono dalla soggettività dei casi studiati. Si tratta di studi intensi, ma su piccola scala. Da ciò l'accusa che si tratta di studi su realtà che rappresentano solo se stesse, i cui risultati descrivono fenomeni unici invece che classi di fenomeni;
Non standardizzazione delle procedure: la difficoltà di descrivere e insegnare la tecnica dell'osservazione partecipante, deriva dall'assenza di procedure standardizzate universalmente applicabili. Da ciò ne deriva anche la non replicabilità di tali studi: se il ricercatore cambia,
cambianoanche i soggetti e gli ambienti osservati, i modi di osservare, la sequenzadegli atti di rilevazione. È importante dire che la soggettività del processo osservativo, unicità del casostudiato, irreperibilità del percorso di ricerca seguito, sono un limite ma allostesso tempo anche una risorsa dell'osservazione partecipante. Questoapproccio rivendica proprio il valore della propria soggettività, affermando chesolo attraverso il coinvolgimento personale si può arrivare alla comprensione, eche la conoscenza autentica è solo qulla che passa per l'esperienza diretta.Per quanto riguarda le DIFFICOLTÀ DI REALIZZAZIONE, l'osservazionepartecipante richiede un grande investimento di tempo e risorse psicologiche,una disponibilità di tempo che non è a tutti concessa. L'investimento di risorsepsicologiche perché il lavoro sul campo comporta un coinvolgimento con larealtà studiata e coni suoi protagonisti che può condurre a situazioni di difficilesostenibilità emotiva: esso richiede doti di adattamento psicologico, nonché capacità di tenere sotto controllo i propri sentimenti, di gestire rapporti interpersonali difficili. CAP.2 L'INTERVISTA QUALITATIVA La tecnica dell'intervista qualitativa si pone l'obiettivo di rilevare dati interrogando le persone, seguendo l'approccio tipico della ricerca qualitativa, consistente nell'entrare nell'individualità della persona intervistata al fine di vedere il mondo con i suoi occhi. RILEVAZIONE MEDIANTE INTERROGAZIONE L'immersione nella realtà sociale che il ricercatore opera con l'intervista qualitativa non è così profonda come quella compiuta con l'osservazione accedere allapartecipante. Ma l'obiettivo di fondo resta comunque quello di prospettiva del soggetto studiato: cogliere le sue categorie mentali, le sue interpre