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CORROBORAZIONE Empirica DELLA RELAZIONE CAUSALE
Per poter corrobare una relazione causale dobbiamo avere 3 elementi empirici:
La covariazione tra variabile dipendente e indipendente: quando cambia una cambia anche l’altra
contemporaneamente, direzione univoca, variabili cardinali
La direzione della causalità: univoca, se varia x deve variare y ma non il contrario. usiamo la
manipolazione della variabile indipendente. Altre volte usiamo la successione temporale quando
non possiamo manipolare, consiste nel l’osservazione che il variare di x precede sempre il variare di
y
Controllo su altre possibili cause: escludo che ci siano altre variabili indipendenti che al posto di x
causano y. Covariazione non significa causazione. La covariazione non può mai essere indice
empirico di causazione
Se è vero che x causa y allora dobbiamo osservare empiricamente che la variazione di x (tenendo
costante tutte le altre possibili cause) è accompagnata a una variazione di y.
Analisi della covariazione ed esperimento
2 tecniche base per verificare empiricamente:
Analisi di covariazione, associata al concetto naturale. Analizza le situazioni non manipolate. Le
correlazioni spurie sono le correlazioni apparenti. Per controllare una terza variabile è: il controllo
cioè la trasformazione di variabili in costanti; depurazione elimino gli elementi di disturbo.
Quando ci sono troppe variabili intervenienti si fa ricorso alla depurazione ovvero un controllo
statistico degli effetti delle terze variabili.
Esperimento: associato al termine artificiale perché la variazione di x è prodotta dal ricercatore. Si
studia una covariazione tra x e y e si ipotizza che ci sia una causa. Nell’esperimento si osserva e
analizza come le variazioni di x si accompagnano alle variazioni di y naturalmente. Nella artificiale si
crea una covariazione di x da parte dell’esaminatore in una situazione controllata e produce una
variabile.
Data l’ipotesi che x causa y se provochiamo una variazione nei valori di x su un certo numero di
soggetti e teniamo costanti tutte le altre possibili cause della variazione di y dobbiamo poter
osservare sugli stessi soggetti una variazione di y.
Manipolazione della variabile indipendente e controllo delle terze variabili sono i 2 elementi che lo
distinguono dall’analisi della covariazione.
Il problema è che non sempre si può manipolare. Ci sono situazioni in cui la manipolazione è
possibile.
La randomizzazione è la creazione causale di gruppi
4 L’esperimento nelle scienze sociali
L’esperimento è una forma di esperienza su fatti naturali che si realizza a seguito di un deliberato
intervento modificativo da parte dell’uomo, e quindi come tale si contrappone alla forma di esperienza che
deriva dall’osservazione dei fatti nel loro svolgersi naturale.
L’esperimento nasce e trova una sua sistemazione epistemologica nelle scienze naturali; per quanto
riguarda le scienze sociali la sua applicazione comporta degli adattamenti.
Terminologia:
X = variabile indipendente; può assumere due valori:
- X = trattamento, esposizione dell’unità di analisi ad un valore di X (per es. individui esposti alla
t
propaganda elettorale)
- X = controllo, esposizione dell’unità di analisi ad un diverso valore che funge da riferimento (per es.
c
individui non esposti alla propaganda elettorale)
Y = variabile dipendente
Effetto causale t = Y (u) - Y (u) sulla stessa unità (persona), nello stesso tempo => questo è impossibile!!!
t c
Questo viene chiamato il problema fondamentale dell’inferenza causale. Dall’impossibilità di
un’osservazione simultanea sulla stessa unità di Y e Y discende l’impossibilità di osservare l’effetto di X su
t c
Y, e quindi di controllare empiricamente la presenza di un nesso causale. Non è possibile risolvere questo
problema in nessun modo! È questo il motivo di fondo per il quale non esiste possibilità di controllo
empirico di un’inferenza causale.
Tuttavia, anche se non è possibile arrivare ad una soluzione empirica definitiva e certa del problema
dell’inferenza causale, è possibile però arrivare a delle soluzioni parziali attraverso:
La soluzione scientifica
La soluzione statistica
La soluzione scientifica è perseguibile se si può adottare uno dei due seguenti (indimostrabili) assunti:
Assunto di invarianza: consiste nel supporre la stabilità temporale (il valore di Y può essere
c
sostituito da una rilevazione della stessa Y in un momento precedente) e l’ininfluenza della
c
rilevazione (il valore di Y non risente della precedente rilevazione di Y sulla stessa unità). Da
t c
questo si ricava che Y e Y non devono essere più rilevate simultaneamente sulla stessa unità (che
t c
era appunto la cosa impossibile).
Assunto di equivalenza: stabilisce, invece, che due unità u e v siano equivalenti, cioè uguali per tutti
gli aspetti rilevanti; tali cioè che Y (u) = Y (v) e Y (u) = Y (v) => effetto causale: Y (u) – Y (v) sulle due
c c t t t c
unità u e v, nello stesso tempo
A seconda dei casi si ricorrerà al primo assunto o al secondo.
La soluzione statistica: entrambi gli assunti di invarianza e di equivalenza sono normalmente implausibili
nelle scienze sociali. Per questo si ricorre alla soluzione statistica. Si ricercano quindi due gruppi di individui
che siano statisticamente equivalenti (cioè differenti solo per aspetti accidentali), da esporre l’uno ad un
valore di X e l’altro ad un differente valore di X, sui quali rilevare la variazione di Y. Gruppi con queste
caratteristiche si ottengono mediante il cosiddetto processi di randomizzazione. I due gruppi così ottenuti
in media differiranno, per tutte le variabili caratterizzanti gli individui, solo per differenze accidentali, cioè
piccole e dovute al caso. L’effetto cause medio T = E(Y ) – E(Y ) su due gruppi “randomizzati”, dove E è
t c
l’operatore “valore atteso”, interpretabile come “valore medio” (per cui E(Y ) sta per la media dei valori Y
t i
nel gruppo dei soggetti sottoposti a X=t).
Con la procedura di randomizzazione si può applicare, ai gruppi, la logica di quelli che abbiamo
precedentemente chiamato “assunto di equivalenza” e “assunto di invarianza”. La “soluzione statistica”
può essere applicata per risolvere, a livello statistico e quindi di gruppo, i problemi posti dall’implausibilità –
a livello di singole unità- sia dell’assunto di equivalenza sia di quello di invarianza.
Va infine detto che conditio sine qua non per l’effettuazione di un esperimento è la capacità di controllo del
ricercatore sulla variabile indipendente (manipolabilità).
5 Esperimento di laboratorio ed esperimenti sul campo
5.1 Esperimenti di laboratorio
La differenza fra esperimenti di laboratorio ed esperimenti sul campo è la seguente: i primi si realizzano in
una situazione artificiale, gli altri in un contesto di vita reale.
L’elemento che caratterizza il laboratorio è rappresentato dal controllo, nella duplice accezione di:
Possibilità di tener fuori dall’ambiente sperimentale variabili e influenze esterne non desiderate
(isolamento dell’ambiente sperimentale)
Possibilità, da parte del ricercatore, di stabilire nei minimi dettagli le condizioni di realizzazione
dell’esperimento. Il laboratorio si caratterizza per una grande flessibilità, in quanto permette al
ricercatore di produrre situazioni sperimentali che si differenziano fra loro solo per un piccolo
particolare.
Il laboratorio permette di creare situazioni e di effettuare rilevazioni che non sono possibili nell’ambiente
naturale.
Analizzeremo le situazioni di laboratorio a partire dalla classificazione proposta da Aronson, Brewer e
Carlsmith, che divide gli esperimenti in tre gruppi sulla base del compito assegnato ai soggetti:
- Studi dove è richiesto il coinvolgimento dei soggetti
- Studi dove è chiesto il giudizio dei soggetti
- Studi dove è richiesta l’osservazione sui soggetti
Negli studi di coinvolgimento l’intervento manipolativo del ricercatore agisce sui soggetti stessi, che per
effetto della dinamica sperimentale sono indotti a comportamenti che possono essere diversi da quelli che
terrebbero in una situazione di spontaneità.
Un esempio di esperimento basato sul giudizio dei soggetti è lo studio compiuto da Pheterson, Kiesler e
Goldberg sul pregiudizio nei confronti delle donne (secondo questi autori una delle ragioni della difficoltà
da parte delle donne di ottenere lo stesso successo sociale degli uomini è dovuto ad un pregiudizio
negativo verso le donne da parte delle donne stesse). Con questo esperimento gli autori notarono che le
donne hanno davvero un pregiudizio negativo verso le altre donne, a meno che queste non abbiamo
successo, cioè non abbiano ottenuto un riconoscimento ufficiale, in questo caso una donna che ha successo
può finire per essere sopravvalutata.
Per quanto riguarda gli studi basati sull’osservazione, si possono citare le ricerche condotte da Albert
Bandura sugli effetti imitativi di natura aggressiva indotti nei bambini a seguito dell’esposizione a scene di
violenza trasmesse alla televisione. Da questo esperimento e da altri Bandura ricavò importanti acquisizioni
sull’influenza della comunicazione filmica di episodi di violenza, visti non solo dal punto di vista della loro
azione di rafforzamento delle predisposizioni aggressive, ma anche sotto la luce della loro azione di
“costruzione” del comportamento sociale, in quanto capaci di suggerire modalità di agire che altrimenti i
soggetti umani non adotterebbero spontaneamente.
5.2 Esperimenti sul campo
Vengono qui presentati due esempi di esperimenti sul campo.
Studi di Sherif sulle dinamiche di gruppo, ed in particolare sulle modalità di sviluppo del senso del “noi” e
del “loro”, cioè sui meccanismi che portano alla formazione della solidarietà verso i membri del proprio
gruppo e dell’ostilità verso colore che ne sono fuori -> l’esperimento dimostrò come i rapporti
interpersonali siano condizionati dal contesto strutturale nel quale le persone sono collocate e si trovano
ad agire.
Studi di Rosenthal e Jacobson sulla “profezia che si autoadempie”, e cioè sul fatto che le aspettative di A in
merito al comportamento di B possono influenzare B al punto che egli mette in atto effettivamente il
comportamento atteso. In particolare i due autori applicarono questo principio al rapporto insegnante-
alli