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PSICOLOGIA CULTURALMENTE ORIENTATA
La psicologia di questo tipo prende in considerazione ciò che i soggetti dicono circa i loro stati mentali; considera importante il
principio per cui il rapporto tra azione e discorso (o esperienza) risulta nel normale comportamento quotidiano, interpretabile.
Secondo questa psicologia esiste una concordanza pubblicamente interpretabile tra fare, dire e le circostanze in cui fare e dire si
collocano. Esistono relazioni tra il significato di ciò che diciamo e le nostre azioni in certe circostanze. Tali relazioni determinano la
condotta in senso sociale.
Negoziazione e interpretazione del significato sono fondamentali in psicologia culturale. Una psicologia culturale infatti non si
occupa di comportamenti ma di azioni, di azioni nelle situazioni.
Situato significa collocato in un contesto culturale che risponde a stati intenzionali, interattivi di coloro che ne prendono parte. La
psicologia si vorrebbe indipendente dal significato ma è necessario comprendere che proprio i soggetti e le culture, di cui la psicologia
si occupa, sono regolati da significati e valori condivisi.
Un errore largamente diffuso: RAPPORTO TRA BIOLOGIA E CULTURA.
Le cause del comportamento umano non hanno origine nel substrato biologico come vuole la psicologia positivista. Il substrato
biologico non è la causa ma, al limite, un vincolo, una condizione per l'azione. I limiti biologici sono anche stimoli per l'invenzione
come prodotto di cultura. (es. memoria: 7 blocchi VS. 7 elementi).
La ricerca di significato Bruner
I limiti imposti dalla biologia non sono eterni. Ovviamente ciò non si traduce nella negazione del substrato biologico: fame e desiderio
sessuale esistono innegabilmente. Ma come ci mostra il mondo dell'esperienza, l'azione umana non è dettata da questi stimoli, basti
pensare ai digiuni religiosi o al diffuso tabù dell0incessto. Desideri e azioni sono mediati da simboli, la scelta non è solo preferenza
ma una convinzione, un'ontologia che un certo stile di vita meriti di essere sostenuto. La nostra esistenza è tesa al raggiungimento di
questa meta passando, se necessario, anche per la sofferenza.
B vuole mostrare che la vera forza strutturale è rappresentata dalla cultura, insieme alla ricerca di significato. La biologia rappresenta
il limite, il potere trascendere del limite (tra le altre cose) è appannaggio proprio della cultura. La cultura umana, come ben sappiamo,
nonostante la capacità generativa e creativa non è sempre benigna. Spesso tendiamo ad una sorta di deresponsabilizzazione e
rimandiamo, quando le cose vanno maale, al substrato biologico. Ma è necessario mettere in discussione la nostra ingegnosità nel
costruire e ricostruire le modalità sociali di vita per cambiarle, sicuramente è più utile di colpevolizzare il biologico.
2) RELATIVISMO: se è vero che la cultura forma la mente, siamo chiusi entro un inestricabile relativismo? Esiste òa realtà
originaria?
Nella maggior parte delle interazioni umane le varie realtà sono il risultato di elaborati processi di costruzione e negoziazione, radicati
nella cultura. Praticare un tale costruttivismo ha delle conseguenze, ma sono così terribili come appaiono?
L'assunto di fondo del costruttivismo è quello che in ambito giuridico si definisce la svolta interpretativa, l'atto di prendere le
distanze dal significato autoritario.
Rorty sostiene che il pragmatismo sia un antiessenzialismo applicato a nozioni come verità, conoscenza, linguaggio, morale ecc. il
fatto di sapere che la verità significa corrispondenza con la realtà non ha utilità. Rorty sostiene che pretendere che la verità abbia
un'essenza significa avere certezze evolute. Ma se ci si ferma qui non c'è utilità. Asserire qualcosa di utile circa la verità significa
analizzare la pratica e non la teoria, l'azione e non la contemplazione.
Sempre secondo Rorty il relativismo non è il vero ostacolo al costruttivismo e al pragmatismo. Porsi le domande del pragmatista non
porta ad affermare che qualunque cosa va bene ma a demolire i presupposti.
La conoscenza è relativa alla prospettiva, che ne è della scelta e del valore della prospettiva? Come scegliamo i valori?
Esistono 2 modalità d'approccio ai valori (entrambe fuorvianti)
1) razionalista → il punto di vista deriva da una visione economica. Il maggior esempio è dato dalla teoria della scelta razionale.
Secondo tale teoria le scelte che operiamo esprimono i nostri valori che sono guidati da modelli razionali come la teoria dell'utilità, le
regole di ottimizzazione o, ancora, la minimizzazione del dolore. La teoria della scelta razionale tuttavia non può dire molto circa la
costruzione dei valori.
2) irrazionalista → i valori dipendono da reazioni istintive. La cultura è fonte di rifornimento di valori tra cui scegliere in base alle
proprie singole inclinazioni o conflitti.
Sia 1) che 2) trascurano un punto che B. considera di fondamentale importanza: i valori sono connessi alla scelta di modelli di vita.
I valori sono sociali e conseguenti alle relazioni che abbiamo con le comunità culturale. Inoltre svolgono per noi funzioni all'interno
della comunità. La scelta dei valori da parte dei membri può fornire la base per la condotta coerente al modello di vita o almeno una
base per la negoziazione. Il pluralismo della vita moderna crea conflitti nella scelta dei valori. Sarebbe insensato supporre che nelle
condizioni attuali del mondo un'insistenza ala nozione di valore assoluto possa dileguare le incertezze.
La psicologia culturale non deve preoccuparsi troppo dello spettro del relativismo anche per quanto riguarda un concetto
fondamentale: l'apertura mentale.
Questa viene intesa come volontà di costruire conoscenza e valori partendo da prospettive molteplici senza venir meno all'impegno
coi propri valori personali. Capitolo 2
La rivoluzione cognitiva dunque si è allontanata, data la metafora computazionale, dall'origine che l'ha creata ossia il concetto
di significato. Tale concetto secondo B. appare alla base della psicologia dell'uomo, insieme ai processi e transizioni inerenti
alla costruzione dei significati. Tale convinzione si basa su due argomentazioni:
Stati intenzionali Sistemi simbolici
Per comprendere l'uomo si deve comprendere il modo in cui le Tali stati intenzionali si realizzano attraverso la partecipazione
esperienze vengono plasmate dai suoi stati intenzionali a sistemi simbolici della cultura
La configurazione vera e propria della nostra vita è comprensibile a noi e agli altri solo in virtù di sistemi di interpretazione
culturalmente determinati. La cultura infatti concorre a plasmare la mente, a formarla. Il significato assume forma pubblica
rivelandosi sociale.
Il punto di vista dell'autore ribalta il tradizionale rapporto tra biologia e cultura. La cultura parla ma la vita dell'uomo, mette in
moto meccanismi potesi con cui è possibile trascendere i limiti biologici. La cultura può fare tutto ciò imponendo i modelli che
fanno parte dei sistemi simbolici: il linguaggio e le modalità di discorso, la forma della spiegazione logica e di quella narrativa
e i modelli della vita sociale con i relativi aspetti di reciproca interdipendenza.
Gli argomenti a favore della psicologia culturale sono definite anche linee essenziali:
riassumibili nel tentativo di recupero dell'impulso originario della rivoluzione cognitiva ma anche, e soprattutto della
Geisteswissenschaftern (Dilthey) ossia le scienze della vita mentale.
La psicologia popolare
Questa può essere definita anche scienza sociale popolare o senso comune.
Tutte le culture hanno una sorta di psicologia popolare ossia un insieme di descrizioni (interconnesse tra loro e normative) che
riguardano il funzionamento degli esseri umani. Attraverso questo sistema le persone organizzano la loro esperienza del mondo
sociale. Impariamo la psicologia popolare da subito. Dato che è organizzata in base a caratteristiche narrative e non concettuali
è necessario comprendere cosa sia la narrazione.
L'espressione psicologia popolare è stata sottovalutata dagli scienziati cognitivi perché si apre a stati mentali definiti (poco
oggettivi) come credenze, desideri e significati.
Gli antropologi sono giunti abbastanza presto a domandarsi se la diversità della forma di consapevolezza e di esperienza delle
persone in culture diverse si spingesse a un grado e a una complessità tali da creare problemi nella traduzione.
Nuovi sociologici hanno compiuto un passo radicale: hanno posto che la sociologia avrebbe proceduto secondo regole
etnometodologiche creando una scienza sociale riferita alle distinzioni sociopolitiche e umane effettuate dalle persone prese in
esame nella loro vita quotidiana. Ecco che si pongono le basi per un'etnosociologica. Nello stesso periodo Heider propone una
convincente argomentazione per cui sarebbe meglio studiare la natura e le origini della psicologia ingenua che attribuisce il
significato alle esperienza delle persone.
L'assunto schutziano pone che le istituzioni culturali sono costruite in modo da riflettere le credenze del senso comune per
quel che riguarda il comportamento umano. Ignorare i significati che vengono attribuiti alle azioni umane non serve a niente
Componenti essenziali della psicologia popolare
(semplici costituenti → credenze e presupposti elementari che entrano nelle narrazioni)
1 La gente ha credenze e desideri Noi crediamo che il mondo sia organizzato secondo alcune modalità, che vogliamo
certe cose, che alcune cose contino. Crediamo che la gente abbia credenze riguardo al
presente, passato e futuro. Crediamo che le credenze dovrebbero essere coerenti. Le
persone, secondo ciò che crediamo, non possono (non dovrebbero) credere cose
all'apparenza inconciliabili. Le credenze e i desideri, crediamo, finiscono con
l'assumere coerenza e organizzazioni tali per cui possono esser definiti scelte e modi di
vivere, o, addirittura, inclinazioni che caratterizzano le persone.
2 Il concetto di persona viene La psicologia popolare fornisce un compendio non solo di quali cose siano ma anche
attribuito in modo selettivo di come dovrebbero essere. Nel caso in cui le cose sono come dovrebbero essere le
narrazioni diventano superflue.
3 Esistenza di un mondo esterno Questo modifica l'espressione di desideri e credenze. È il contesto in cui si situano le
azioni.
La relazione reciproca tra stati del mondo percepiti e propri desideri crea intorno alle azioni umane un'aura di drammaticità che
pervade anche la struttura narrativa della psicologia popolare.
Da ciò deriva la considerazione di malato di mente della psicologia popolare. Viene considerato tale chi, si pensa, crede o
desidera (o agisce) secondo modalità che non tengono conto dello stato del mondo.
Secondo la psicologia popolare le persone hann