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2.1 INCORAGGIAMENTO ALLA PADRONANZA DI SÉ

È un importante funzione genitoriale quella di consentire al bambino una sempre maggiore padronanza e fiducia in sé, come attivo fautore delle proprie azioni; un attaccamento sicuro al genitore consente al bambino di esplorare l’ambiente autonomamente e sviluppare un senso di sé come efficace nel raggiungere risultati attraverso l’azione.

West e George (2002) ritengono che l’agency del sé riguardi la capacità di agire nel mondo e incidere con le proprie azioni; un bambino dotato di agency si percepisce attivo nei legami d’attaccamento e capace d’influire sulla relazione con il genitore attraverso le sue richieste e il suo comportamento: si sente ascoltato.

Successivamente nella vita questa percezione influirà sul senso di fiducia di poter agire in modo tale che le cose si verifichino secondo i propri obiettivi.

Sroufe (2005) sostiene che i bambini in età prescolare

Devono acquisire il senso di padronanza (essere in grado di fare delle cose per loro conto) mentre i bambini delle elementari devono acquisire il senso di efficacia (fiducia di essere in grado di portare a termine bene i compiti che svolgono).

I genitori possono favorire tali acquisizioni tramite la funzione di base sicura e incoraggiamento all'esplorazione.

2.2 LO SVILUPPO DELLE ABILITÀ AUTORIFLESSIVE

È compito del genitore aiutare il bambino a riflettere sulla sua esperienza ed acquisire capacità metacognitiva.

La figura di accudimento, parlando di pensieri, emozioni e intenzioni suoi e del bambino, aiuterà a sviluppare la capacità di "guardare la mente" propria e altrui e a percepire l'esperienza soggettiva degli altri.

Sroufe (2005), il più forte predittore della qualità della cura della figura d'accudimento è la comprensione psicologica del bambino, sia come essere autonomo, separato, ma anche come bisognoso.

di cura.Main e Goldwyn (1998), adulti autonomi, genitori di bambini sicuri, sono persone in grado di discutere sugli stati mentali e quindi anche in grado di prendere in considerazione lo stato mentale dei loro bambini.

Bernier e Dozier (2003), capacità genitoriale di mind-mindness, ovvero una più ampia capacità di formarsi una rappresentazione mentale del bambino e di considerarlo come un individuo con una vita mentale autonoma.

Il bambino nella relazione con la figura di accudimento, impara inizialmente a riflettersi nell'immagine che essa si è formata di lui e che gli viene rimandata; in seguito comincerà a interiorizzare tale immagine riflessa nella figura d'accudimento e i pensieri e le emozioni ad essa associati: diventerà così in grado di pensare sé stesso, sviluppando egli stesso la funzione autoriflessiva che gli consentirà di integrare eventi anche penosi nel flusso della sua consapevolezza.

2.3 LA REGOLAZIONE AFFETTIVA

Sroufe,

l'attaccamento è la regolazione diadica delle emozioni; il bambino ha bisogno nel corso dello sviluppo di imparare a regolare i propri affetti, anche attraverso l'attività di regolazione emotiva del genitore. I genitori devono svolgere la funzione di organizzatori della vita emotiva, aiutando a differenziare e regolare progressivamente l'esperienza emotiva, in modo da consentire di gestire esperienze anche penose. La relazione d'accudimento sicura protegge da stimoli emotivi eccessivi e dalla disorganizzazione del sé che ne deriva. Fonagy (1995) riprende il concetto di Bion (1962) di contenimento materno, inteso come la capacità di contenere le emozioni penose del bambino e di rispondervi empaticamente, la madre ideale avrà la capacità di riflettere come uno specchio l'angoscia del suo bambino, entrando in risonanza emotiva con lui, con il pieno riconoscimento del suo stato affettivo. Allo stesso tempo è una madre

In grado di comprendere la causa dell'angoscia e di rispondere efficacemente, in modo che il sentimento provato dal bambino possa non apparire insopportabile.

La madre evitante è una madre efficiente, capace di provvedere ai bisogni del bambino ma incapace di entrare in sintonia affettiva col bambino; è capace di padroneggiare il disagio del bambino ma non di empatizzare con lui.

La madre del bambino resistente/ambivalente è in grado di empatizzare ma non di gestire il disagio emotivo (è capace di mirroring, ma non di mastering): al bambino angosciato restituirà un'immagine angosciata, senza possibilità di modulazione emotiva.

2.4 IL CANTO DELLA NINNA NANNA

Si tratta di un esempio di regolazione emotiva in contesti naturali; le mamme spontaneamente rimandano al bambino delle emozioni anche penose, modulandole e risolvendole attraverso la ripetizione e la variazione melodica.

Possiamo distinguere nella ninna nanna 3 aspetti:

- sintonizzazione

affettiva -> il focus attentivo del bambino non è tanto sullo stimolo esterno, quanto sullo stato interno che esprime; l'attenzione congiunta di madre e bambino rivolta allo stesso stato affettivo, produce condivisione e compartecipazione. Ognuno dei due membri della diade funziona come una cassa armonica di risonanza dell'emozione dell'altro; l'emozione dell'uno si riverbera nell'altro. - modulazione affettiva: ripetizione e variazione -> il genitore rimanda al bambino le sue emozioni senza però immedesimarsi pienamente con esse, ma come afferma Fonagy (2002) "marcandole". Il genitore esprime le emozioni marcandole, ad esempio assumendo un determinato tono di voce; la marcatura emotiva aiuta il bambino a comprendere che il genitore riconosce la sua emozione ma non ne è in balia. Le costanti melodiche e testuali della ninna nanna organizzano e danno una cornice di continuità all'esperienza, le variazioni larendono gradualmente più complessa. - risintonizzazione e riparazione affettiva -> in modo naturale la madre esprime le sue emozioni e calma sé stessa e al contempo calma il bambino che è spettatore, partecipante e referente del processo di acquietamento. Il bambino disporrà quindi di diversi aspetti di regolazione del sé; la madre è autrice di una sequenza di induzione di stress e di sollievo dalla tensione, che gli consente di interiorizzare tale processo di transizione riparativa. CAP 5 – LA RELAZIONE D’ATTACCAMENTO STAVENTATA-SPAVENTANTE DISORGANIZZAZIONE E DISORIENTAMENTO Con il sistema a tre categorie della Ainsworth molti bambini non rientravano nel sistema di classificazione; tale difficoltà aumento quando il focus si concentrò sull’analisi dei bambini che provenivano da famiglie considerate ad alto rischio, in cui aumentava notevolmente la frequenza dei bambini impossibili da classificare. Le difficoltàmaggiori si ponevano nell'analisi dei figli di genitori gravemente maltrattanti o psicotici.1

IL DISORIENTAMENTO E LA DISORGANIZZAZIONE

Fino al 1981 i bambini con difficoltà di classificazione venivano definiti inclassificabili, oppure i ricercatori li escludevano o li forzavano nella categoria in cui maggiormente corrispondevano. Main e Solomon decisero di rivedere il sistema di classificazione tradizionale; analizzarono 200+ bambini considerati inclassificabili e giunsero alla conclusione che i soggetti non classificabili non avevano una strategia coerente nei comportamenti di separazione e riunione al genitore, ma sembravano presentare dei comportamenti disorganizzati, disorientati e non direzionati: negli episodi di separazione ad esempio, strillavano cercando il genitore attraverso la porta, mostrando così un segno deciso d'attaccamento sicuro al genitore, ma quando il genitore rientrava nella stanza se ne allontanavano.

Il tema comune che differenziava questa

1 Fonte: [inserire fonte]

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categoria dalle altre, era la presenza di modelli di comportamento privi di obiettivi o spiegazioni osservabili, alcuni di questi definibili come conflittuali.

I tre modelli d'attaccamento differenziati dalla Ainsworth, erano comunque caratterizzati da un'organizzazione del comportamento e da una strategia di relazione madre-bambino univoca; l'organizzazione comportamentale si manifestava anche attraverso:

  • una fluidità dell'orientamento attentivo nel bambino sicuro, tra l'ambiente e la madre;
  • per il modello evitante il comportamento era organizzato intorno all'attivo evitamento della madre;
  • nel modello resistente/ambivalente la strategia comportamentale prevedeva un concentrarsi esclusivamente sulla madre.

Main osservò che alcuni bambini mancavano di orientamento strategico e di una coerenza con lo scopo del comportamento d'attaccamento, tanto da determinare un collasso strategico; il comportamento di relazione di questi bambini venne

perdita di orientamento del bambino. Alcuni degli indici discriminanti del modello disorganizzato includono: 1. Comportamenti contraddittori: il bambino può mostrare comportamenti che sembrano opposti o incoerenti, come avvicinarsi e allontanarsi dalla figura di attaccamento in modo disorganizzato. 2. Espressioni di paura o terrore: il bambino può manifestare segni di paura o terrore nei confronti della figura di attaccamento, senza una chiara motivazione o causa apparente. 3. Comportamenti bizzarri o strani: il bambino può mostrare comportamenti insoliti o bizzarri, come movimenti improvvisi o inconsueti, posture strane o espressioni facciali incoerenti. 4. Difficoltà nel regolare le emozioni: il bambino può avere difficoltà nel gestire le proprie emozioni, passando rapidamente da uno stato emotivo all'altro senza una ragione apparente. 5. Mancanza di strategie di coping: il bambino può mostrare una mancanza di strategie efficaci per affrontare situazioni stressanti o difficili, risultando spesso sopraffatto o confuso. 6. Comportamenti di autolesionismo: in alcuni casi estremi, il bambino può manifestare comportamenti di autolesionismo, come graffiarsi o picchiarsi, come modo di esprimere la sua disorganizzazione interna. È importante sottolineare che questi indici non sono esclusivi del modello disorganizzato e possono essere presenti anche in altri tipi di attaccamento. Tuttavia, la presenza di questi comportamenti in combinazione con una mancanza di coerenza e orientamento generale indica un possibile modello di attaccamento disorganizzato.nze: il bambino alterna rapidamente tra comportamenti di avvicinamento e comportamenti di allontanamento, senza riuscire a stabilire una modalità coerente di interazione con la figura di attaccamento; - comportamenti ambivalenti: il bambino mostra una combinazione di desiderio di avvicinamento e di resistenza all'approccio della figura di attaccamento, manifestando una sorta di lotta interna tra il bisogno di protezione e il timore di essere ferito o respinto; - comportamenti di disorganizzazione: il bambino mostra una mancanza di coerenza e di organizzazione nel suo comportamento, con movimenti o espressioni che sembrano sconnessi o incoerenti. 2.2 I COMPORTAMENTI CHE IMPLICANO DISORIENTAMENTO Si tratta di comportamenti che indicano una mancanza di orientamento o di comprensione della situazione di attaccamento. Questi comportamenti possono includere: - movimenti o espressioni di confusione o di smarrimento; - comportamenti di ricerca disorganizzata, in cui il bambino sembra cercare la figura di attaccamento in modo disorganizzato o confuso; - comportamenti di evitamento disorganizzato, in cui il bambino sembra evitare la figura di attaccamento in modo disorganizzato o confuso. 2.3 I COMPORTAMENTI DI PAURA PER LA FIGURA D'ATTACCAMENTO Questi comportamenti indicano una paura o un timore nei confronti della figura di attaccamento. Possono includere: - espressioni di paura o di ansia quando il bambino si avvicina alla figura di attaccamento; - comportamenti di fuga o di allontanamento quando il bambino viene avvicinato dalla figura di attaccamento; - comportamenti di protezione o di difesa, in cui il bambino cerca di proteggersi o di difendersi dalla figura di attaccamento. In conclusione, i comportamenti disorganizzati o disorientati indicano una mancanza di coerenza e di organizzazione nel modo in cui il bambino si avvicina alla figura di attaccamento. Questi comportamenti possono essere il risultato di esperienze traumatiche o di relazioni di attaccamento insicure o instabili.
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Publisher
A.A. 2020-2021
43 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Aleunifi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodi della valutazione dei legami di attaccamento nel ciclo di vita e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Bigozzi Lucia.