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COMPETENZE EUROPEE E INDICAZIONI
NAZIONALI
DAL PROGRAMMA DEL 1945 ALLE VECCHIE INDICAZIONI NAZIONALI
1. Un cenno ai programmi Washburne e a quelli del 1955
I primi programmi scolastici per materna ed elementari vennero redatti nel 1945 dalla
sottocommissione alleata per l’istruzione pubblica guidata da Washburne, ispirata alla
didattica attiva di John Dewey e William Kilpatrick. La loro impostazione generale
prevedeva lo sviluppo di abilità e conoscenze essenziali per quanto riguarda gli assi
linguistico e matematico. Tuttavia essi non vennero mai adottati. Nel 1955, quando
vennero approvati i primi programmi della Repubblica italiana per le scuole
elementari, la storia venne affiancata alle materie di studio scientifiche e la geografia
con una concezione di esplorazione infantile della realtà.
2. 1985: la nuova storia entra a scuola
Solo nel 1985 il programma di storia per le scuole elementari è stato ampliato nelle
sue diverse dimensioni (civile, culturale, economica, sociale, politica, religiosa) ed è
stata compresa la sua valenza formativa. Venne dunque affiancata a scienze e
geografia per una migliore mediazione tra passato e presente. Il programma di storia
aveva una triplice definizione della disciplina: interpretazione del passato, costruzione
della memoria collettiva e ricerca. La storia non era più accettata come una semplice
serie di informazioni su eventi e personaggi del passato, ma era vista come la capacità
di ricostruire l’immagine del passato partendo dal presente. Tra il 1998 e il 1999 venne
inaugurato il percorso universitario per docenti di scuola materna ed elementare. Nel
2001 venne proposto un programma che venne contrastato da alcuni storici a favore
di una tradizionale base cronologico-sequenziale. Nacque quindi uno scontro ancora
attuale sulla reale funzione della storia, se essa sia un’acquisizione di contenuti o se
abbia anche un carattere formativo e sia utile per costruire competenze. Con la legge
28 marzo 2003 n. 53 di Silvio Berlusconi e poi nel 2004 l’intero programma di storia
fino alla terza media è stato modificato, ritornando ad una valenza ideologica della
storia, che era indirizzata verso la scoperta dei caratteri originali di un popolo, le
differenze fra gli Stati e le civiltà e una costruzione identitaria. In terza elementare si
sarebbe studiata la preistoria, e da li fino alla quinta elementare la storia fino alla
caduta dell’impero romano. Il programma si sarebbe concluso nelle medie. Tuttavia il
fatto che la storia delle scuole elementari non trattasse argomenti di attualità fu
interpretato come un segnale di involuzione pedagogica che è ancora attuale. Nel
2007 furono approvate le Istruzioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il
primo ciclo d’istruzione, le quali si incentravano su una didattica incentrata sulla
soluzione di problemi, sulla formazione di capacità critiche, sull’adozione di strategie
diversificate e flessibili per poter adattare i metodi agli obiettivi.
DALLE CONOSCENZE ALLE COMPETENZE NEL QUADRO EUROPEO
1. Programmare per competenze
Nel 2006/2007è stata riconosciuta a livello europeo la necessità di programmare in
termini di competenze, perciò la visione dell’educazione come interiorizzazione di
conoscenze ha lasciato il posto alla visione che prevede un’acquisizione e un utilizzo di
capacità complesse. “Descrittori di Dublino” è una guida del 2010 che definisce come
competenza un’abilità, qualità o capacità di utilizzare le conoscenze acquisite, che
appartiene allo studente e che lui stesso sviluppa. Il risultato di apprendimento è il
risultato misurabile di un’esperienza di apprendimento. Le competenze sono una
combinazione di capacità cognitive e metacognitive, di dimostrazione di conoscenza e
comprensione, di capacità intellettuali e pratiche, di valori etici. La creazione di tutto
ciò è l’obiettivo di ogni insegnamento o attività formativa.
2. Le raccomandazioni europee
In sede UE sono state riconosciute 8 competenze chiave, e riguardano:
1. Comunicazione nella madrelingua
2. Comunicazione nelle lingue straniere
3. Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia
4. Competenza digitale
5. Imparare a imparare
6. Competenze sociali e civiche
7. Spirito di iniziativa e imprenditorialità
8. Consapevolezza ed espressione culturale
Le competenze 4, 5, 6 e 8 chiamano direttamente in causa la formazione di carattere
storico del cittadino. Tutte quante invece vengono articolate in conoscenze, abilità e
attitudini essenziali.
9. Le competenze EQF riferite alla disciplina storica
Competenza digitale: saper utilizzare con spirito critico le tecnologie, afferma che
l’acquisizione dei fondamenti del metodo storico è un’utile palestra di esercitazione
per lo spirito critico.
Imparare a imparare: acquisire la consapevolezza del proprio processo di
apprendimento e dei propri bisogni, l’identificazione delle opportunità disponibili e la
capacità di superare gli ostacoli, mettere in pratica le abilità di base per incrementare
il proprio sapere.
Competenze sociali e civiche: permettono la partecipazione attiva e consapevole dei
cittadini europei alla vita sociale e politica. Alcuni contenuti storici sono parti
fondamentali di questa competenza.
Consapevolezza ed espressione culturale: richiamano il fatto che ogni espressione del
genio umano è legata al futuro di una civiltà e alla consapevolezza che stessa di
questo futuro.
LE NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI DEL 2012
1. La continuità con le indicazioni del 2007
L’ultimo aggiornamento per la scuola dell’infanzia è stato promosso nel 2012.
L’impostazione del percorso di storia a scavalco tra elementari e medie è rimasto
invariato. Allo stesso modo non sono stati trovati subito dei rimedi alla mancanza di
una definizione delle competenze da acquisire.
2. Le indicazioni per la scuola dell’infanzia e per i primi tre anni della
primaria
Le competenze da sviluppare durante la scuola dell’infanzia sono suddivise in quattro
campi d’esperienza:
- Del sé e l’altro: lo sviluppo dell’identità personale, della memoria personale
familiare, della riflessione e del confronto, delle prime generalizzazioni
riguardanti il rapporto fra passato, presente e futuro.
- Dei discorsi e parole: l’insieme dei traguardi più importanti per la conoscenza
del mondo.
- Della conoscenza del mondo: saper collocare eventi nel giusto spazio e nel
giusto tempo.
- Della comprensione della funzione e dell’uso di strumenti tecnologici
I primi tre anni della primaria sono impostati con continuità rispetto alla scuola
dell’infanzia, nonostante la classe terza sia impostata con il modello della classe
quinta. Nonostante ciò viene ribadita la necessità di rafforzare i propri prerequisiti di
base.
3. Le indicazioni di storia per la quarta e la quinta primaria
Il percorso di queste classi richiede che non ci si soffermi troppo a lungo sui singoli
temi, per non rischiare di occupare tutte le energie disponibili senza riuscire ad
affrontare i percorsi didattici necessari per lo sviluppo delle competenze richieste agli
allievi. Ciò risulta controverso, i contenuti dell’apprendimento sono in contrasto con i
metodi e con i traguardi e obiettivi di apprendimento. Una visione storico-critica sul
futuro della società può favorire i valori di tolleranza e convivenza civile in funzione di
una società multietnica. La conoscenza della storia ha sempre avuto una forte
connessione con la percezione e la coscienza di sé stessi e degli altri nelle diversità e
nelle somiglianze e all’interno dei cambiamenti della società in cui si vive. C’è una
insistenza sul rischio che la storia diventi un mezzo di riconoscimento identitario o uno
strumento di propaganda politica. La valutazione delle competenze dovrebbe fungere
da guida per lo sviluppo delle competenze degli allievi e per l’azione dell’insegnante,
che in questo modo sarebbe in grado di fare delle modifiche al suo modo di lavorare.
Inoltre viene sottolineata la necessità di fare valutazioni in base a “prove di realtà”,
ovvero procedure di problem solving.
4. Oltre le indicazioni nazionali
Tutte le proposte di programmi di storia elaborati dal 2004 sono stati riferiti a singoli
segmenti del curriculum scolastico. In ogni caso presentano tutte legami scarsi o
assenti tra obiettivi dichiarati, strumenti didattici in uso e livello concreto di
preparazione disciplinare e metodologica dei docenti. Una cultura storica solida è
importante per l’esercizio della cittadinanza attiva in questa società multietnica. I
punti dai quali partire sono le esperienze degli allievi e il vissuto concreto che devono
essere valorizzati.
INSEGNARE STORIA
LA TRADIZIONALE TRASMISSIONE DI CONTENUTI
1. Il modello trasmissivo-sequenziale
Il modello trasmissivo-sequenziale è quello basato sulla lezione ex cathedra e sulla
ripetizione dei contenuti da parte degli allievi. I suoi caratteri fondamentali sono
innanzitutto l’oggetto specifico, un canone di conoscenze essenziali sulla storia
dell’umanità. Infatti esistono dei contenuti di storia che devono necessariamente
essere acquisiti. Questo carattere esprime bene i rapporti di tipo gerarchico esistenti
nei modelli scolastici: quello italiano prevede che la scuola riempia le teste degli allievi
con l’intervento dell’insegnante che viene visto solo come un facilitatore
dell’apprendimento per mezzo del manuale, e di giudice sulla corretta memorizzazione
dei contenuti. Questo comporta una deresponsabilizzazione dell’insegnante. Secondo
carattere fondamentale sono dunque i contenuti, sempre ordinati secondo un criterio
sequenziale dal più lontano nel tempo al contemporaneo a partire dalla preistoria.
Questo tipo di insegnamento, in ogni caso, porta spesso a indifferenza verso ogni tipo
di rapporto tra passato e presente, a ritenere la storia come una materia lontana da
interessi concreti e puramente astratta. Nei bambini, che stanno ancora sviluppando il
pensiero astratto, ciò può impedire che ci sia un reale apprendimento e un
insegnamento significativo. L’insegnamento della storia generale da l’illusione di una
conoscenza completa della storia. La pura trasmissione di conoscenze rischia di ridurre
la curiosità. La trasmissione in sequenza di fatti storici da l’illusione che l’umanità
abbia davvero seguito un percorso lineare dal semplice al complesso. Ciò è falso e
fuorviante. Il sapere storico dovrebbe insegnare che l’insieme dei valori che la societ&agra