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LA TEORIA E L'ADISOCCUPAZIONE

Prima di definire cosa sia l'offerta aggregata bisogna parlare di LAVORO e OCCUPAZIONE.

Negli anni compresi tra il 1930 e il 1940 si immagina che la produzione dipenda unicamente da CAPITALE e LAVORO. Questa convinzione derivava dall'organizzazione precedente del sistema capitalistico ed infatti fino a poco prima della Rivoluzione Industriale il problema del lavoro era ritenuto POCO rilevante.

Le idee su capitale e lavoro si basavano tutte su "Il diCapitale" Marx. Nella sua opera Marx si propose:

  • di descrivere il funzionamento dei meccanismi di produzione e di ripartizione delle ricchezze;
  • di mostrare le contraddizioni del sistema;
  • di individuare il significato dell'evoluzione delle istituzioni economiche.

Secondo Marx l'operaio può sussistere in regime capitalistico solo alienando vendendo la sua forza-lavoro. Egli produce merce il cui valore è uguale alla quantità di lavoro fornito.

ma non tutti ne beneficiano allo stesso modo. Mentre alcuni lavoratori riescono a ottenere un reddito spendibile e a migliorare le proprie condizioni di vita, molti altri rimangono intrappolati in lavori precari e mal retribuiti. Inoltre, con l'avvento della tecnologia e dell'automazione, molti posti di lavoro vengono sostituiti da macchine e robot, creando ulteriori sfide per i lavoratori. La disoccupazione aumenta e diventa sempre più difficile trovare un impiego stabile e ben remunerato. In questo contesto, diventa fondamentale pensare a nuove forme di lavoro e a politiche economiche che garantiscano un reddito dignitoso a tutti i cittadini. Il concetto di lavoro si evolve e diventa sempre più legato alla realizzazione personale e al contributo alla società, piuttosto che alla mera sopravvivenza economica. In conclusione, il tema del lavoro è in continua evoluzione e richiede una riflessione costante. È importante trovare soluzioni che permettano a tutti di avere un reddito spendibile e di vivere una vita dignitosa, senza dover sacrificare la propria salute e il proprio benessere.

Quellodella "belle epoque". La crisi del 1929 creò infine la prima CRISI DI OCCUPAZIONE e si verifica per la prima volta il fenomeno della disoccupazione INVOLONTARIA. Quest'ultima si sviluppa per un medio-lungo periodo e insinua per la prima volta il problema della disoccupazione, che sarà notevolmente sentito dai governi post-bellici.

I governi si chiesero quale fosse la soluzione al problema del lavoro e cercarono di sviluppare criteri e teorie. Il modello da utilizzare era rappresentato dalla scuola neoclassica che vedeva il LAVORO come una MERCE e il MERCATO come luogo di SCAMBIO. Fortemente criticato dagli allievi di Keynes: economisti post-keynesiani, poiché:

  • Il lavoro NON è una semplice merce
  • La contrattazione non è sempre individuale
  • Per il funzionamento del mercato del lavoro sono molto importanti anche le norme sociali

Propongono una teoria molto diversa dove il mercato è un luogo di contrattazione per il salario.

mercato come istituzione sociale

N.B S- gli agenti economici che OFFRONO lavoro sono i membri delle famiglie (L )

D- gli agenti economici che DOMANDANO lavoro sono le imprese (L )

il salario è ciò che viene scambiato in cambio delle ORE di lavoro (w) è REALE se viene rapportato al livello dei prezzi

La disoccupazione

Esistono DUE tipi di disoccupazione:

- DISOCCUPAZIONE NATURALE = un certo numero di soggetti per qualche motivo non trovano lavoro. Essi non sono collocati nel mercato del lavoro nonostante esso sia in grado di GARANTIRE l'occupazione. È quindi un tipo di occupazione SEMPRE presente.

Si divide in:

a. DISOCCUPAZIONE VOLONTARIA, quando esiste una parte di lavoratori disposta a lavorare solo per un salario SUPERIORE a quello che si determina nell'incontro tra domanda e offerta;

b. DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE, quando l'incontro tra domanda e offerta di lavoro non avviene in maniera istantanea.

- DISOCCUPAZIONE CICLICA = un certo livello di

disoccupazione EFFETTIVA che dipende dal CICLO economico. Ne esistono tre forme fondamentali:

  1. DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE, quando dipende dalle CONDIZIONI strutturali dei mercati (es: imprese che si fondono con conseguente restrizione di lavoro domandato; delocalizzazione);
  2. DISOCCUPAZIONE INVOLONTARIA, quando i soggetti che vorrebbero trovare lavoro NON riescono a causa di CONTINGENZE cicliche negative o valori di DISEQUILIBRIO;
  3. DISOCCUPAZIONE TECNOLOGICA, quando il mutamento tecnologico e le innovazioni rendono INUTILI alcune mansioni.

Altra importante distinzione è tra DISOCCUPAZIONE di EQUILIBRIO (ECCESSO di OFFERTA di lavoro connesso alle condizioni dell'economia) e DISOCCUPAZIONE di DISEQUILIBRIO (condizione di disequilibrio nel mercato del lavoro).

È ovvio che la disoccupazione può riguardare il BREVE o il LUNGO periodo.

Il tasso naturale di disoccupazione

Ogni giorno alcuni lavoratori vengono LICENZIATI o LASCIANO volontariamente il posto di lavoro e alcuni

disoccupati TROVANO una nuova occupazione questo flusso e riflusso continuo determina la PERCENTUALE della forza lavoro che è disoccupata. Definendo L= forza lavoro, E= n. occupati, U= n. disoccupati L = E + U Il tasso di disoccupazione è quindi U/L * 100. Per individuare le DETERMINANTI del tasso di disoccupazione ipotizziamo che la forza lavoro sia FISSA e concentriamoci sulla transizione dei singoli individui che compongono la forza lavoro dalla situazione di occupazione a quella di disoccupazione e viceversa: - s = tasso di separazione dal lavoro (la frazione di individui OCCUPATI che PERDONO il lavoro ogni mese) - f = tasso di collocamento al lavoro (la frazione di individui DISOCCUPATI che TROVANO una nuova occupazione ogni mese) Quindi, SE il tasso di disoccupazione non aumenta e non diminuisce, il numero di individui che trovano una nuova occupazione è, in ogni dato mese, uguale a quello degli individui che perdono il lavoro, quindi: fU = sE. Quanto più alto è il tasso di separazione dal lavoro (s), maggiore sarà il numero di individui che perdono il lavoro e quindi il tasso di disoccupazione. Al contrario, quanto più alto è il tasso di collocamento al lavoro (f), maggiore sarà il numero di individui che trovano una nuova occupazione e quindi il tasso di disoccupazione diminuirà.

ELEVATO è il tasso di separazione, tanto più ALTO è il tasso di disoccupazione. Quanto più ELEVATO è il tasso di collocamento, tanto più BASSO è il tasso di disoccupazione. DI CONSEGUENZA qualsiasi provvedimento teso ad ABBASSARE il tasso naturale di disoccupazione deve mirare a RIDURRE il tasso di separazione o ad AUMENTARE il tasso di collocamento.

Il mercato del lavoro

Immaginiamo il mercato come una MERCE: un'unità di TEMPO in cambio di salario. Il punto E di equilibrio garantisce l'uguaglianza tra DOMANDA e OFFERTA di lavoro.

- In questo punto posso osservare SOLO la disoccupazione naturale, mi troverei ad avere un'offerta MOLTO ALTA e una

1- Se avessi un salario troppo alto (w/P), emerge la DISOCCUPAZIONE (u).

2- Se avessi un salario troppo basso (w/P), avrei un ECCESSO di DOMANDA rispetto all'offerta, emerge la DISOCCUPAZIONE (u).

35 FLESSIBILITÀ dei salari è quindi FONDAMENTALE.

Per garantire l'equilibrio di mercato, secondo Keynes, è necessario che i salari nominali siano flessibili e non fissi. In caso di disoccupazione, come si può riequilibrare il mercato? Mettiamo in relazione il mercato del lavoro con l'offerta di beni e osserviamo il livello dei prezzi:

  1. La domanda e l'offerta di lavoro sono in equilibrio: Y = F(K,L) - Se immaginiamo che K sia fisso, possiamo normalizzare i prezzi rispetto a L: Y = f(L)
  2. Nel punto A ottengo la quantità di lavoro scambiata rispetto all'output che ottengo: y = f(L)
  3. L'offerta aggregata rispetto alla produttività: Un certo livello dei prezzi corrisponde ad un certo livello di produttività - Il punto A corrisponde alla combinazione output-prezzo
  4. Se adesso immaginiamo che i prezzi scendano con P < P0 - Nella figura (a) il salario reale w/P > w/P0 e questo genererà disoccupazione, per una domanda ed un aumento

dell'offerta.

RIDUZIONE della

Dovrebbero quindi partire delle NEGOZIAZIONI per favorire la domanda di lavoro e

riportare il salario w in equilibrio

- Nella figura (b) si verificherà una FLESSIONE di produzione di OUTPUT a causa della

disoccupazione, quando poi verrà ristabilito il salario di equilibrio si tornerà alla STESSA

quantità di L e y

- Nella figura (c) la quantità di produzione resta uguale, ma il livello dei prezzi è DIVERSO.

L'insieme dei punti costituisce la funzione DEGENERE di prezzi e produttività

OFFERTA AGGREGATA DI LUNGO PERIODO (LAS)

Da ciò emerge che:

I. il livello di produttività di EQUILIBRIO viene offerto INDIPENDENTEMENTE dal

prezzo;

II. il livello di produttività di EQUILIBRIO è quello di LUNGO periodo;

III. il livello di produttività di EQUILIBRIO si verifica in caso di PIENO impiego del lavoro;

IV. al livello di produttività di EQUILIBRIO NON può esserci

disoccupazione (eccetto per quella volontaria) → livello di produzione NATURALE dell'economia viene chiamato La rigidità dei salari anni '70 si assistette ad una grave crisi di INFLAZIONE, a causa di un abuso della politica Negli keynesiana, che divenne un problema significativo per le famiglie. Tra il 1955 e il 1970 si svolse un acceso DIBATTITO sugli effetti di LUNGO periodo della politica keynesiana e se ne stava iniziando a mettere in dubbio l'ortodossia. I DISCEPOLI di Keynes, quindi, cercarono di trovare le ragioni per revisionare la teoria del maestro, senza doverla abolire. Per fare questo bisognava abolire l'idea del lavoro introducendo il concetto di RIGIDITÀ dei prezzi. La domanda da porsi era se esistevano o meno delle ragioni per le quali i SALARI nominali potevano essere rigidi. Le risposte trovate furono TRE: l'azione del governo - Leggi sul SALARIO MINIMO = provoca la rigidità dei salari nel momento in cui

IMPEDISCE ai salari di scendere fino a raggiungere il livello di EQUILIBRIO.→ Le leggi sul salario minimo stabiliscono un MINIMO legale ai salari che le imprese possono corrispondere ai propri dipendenti- I SINDACATI e la CONTRATTAZIONE COLLETTIVA = i salari dei lavoratori sindacalizzati vengono determinati NON dall'equilibrio tra domanda e offerta, ma dalla contrattazione tra i rappresentanti dei sindacati e delle imprese.

Spesso i contratti collettivi di lavoro riescono a fissare salari a un livello SUPERIORE a quello di equilibrio, lasciando alle imprese la possibilità di decidere quanti lavoratori assumere–DIMINUZIONE dei lavoratori assunti, PIÙ basso tasso di collocamento e assumere–AUMENTO disoccupazione.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
56 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia9910 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Lanzi Diego.