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La durata della disoccupazione

Ai lavoratori disoccupati è necessario un certo tempo per trovare un'occupazione adeguata alle proprie competenze e aspirazioni. La disoccupazione di lunga durata, invece, non può essere attribuita al processo di ricerca del lavoro, il quale non dovrebbe durare ragionevolmente più di qualche mese. La disoccupazione di lunga durata è da classificare come disoccupazione strutturale.

I dati dimostrano che i periodi di disoccupazione sono (nella maggior parte dei casi) di breve durata, ma che la maggior parte delle settimane di disoccupazione rilevate è attribuibile ai disoccupati a lungo termine.

Se l'obiettivo è ridurre il tasso naturale di disoccupazione, la politica economica deve tendere a concentrarsi sulla disoccupazione a lungo termine, perché è quella a cui si riferisce la maggiore quantità di disoccupazione.

Il tasso di disoccupazione di diversi gruppi demografici: il caso britannico

Il tasso di disoccupazione varia sensibilmente tra i diversi gruppi della popolazione. La disoccupazione è assai più diffusa tra i giovani che tra i lavoratori maturi. Si scopre che le categorie che hanno un più elevato tasso di disoccupazione tendono ad avere anche un più elevato tasso di separazione dal lavoro.

Esempio: un occupato di età compresa tra i 15 e i 24 anni ha una probabilità di diventare disoccupato quattro volte maggiore di un suo omologo di età più matura; ma, una volta disoccupato, il suo tasso di collocamento al lavoro non è correlato in misura significativa alla classe di età.

I giovani sono spesso incerti sulla carriera che desiderano intraprendere. Per questo gruppo è giusto attendersi un più elevato tasso di separazione dal lavoro e un più alto tasso di disoccupazione frizionale.

Coloro che esercitano un'attività casalinga non sono conteggiati nella forza lavoro.

Se una donna

ha difficoltà a trovare un'occupazione, è molto più probabile che dopo qualche tempo smetta di cercare lavoro e si dedichi ad attività domestiche.

Alternativamente, se una donna ha un compagno disoccupato, potrebbe decidere di non rientrare nella forza lavoro, perché scoraggiata indirettamente dal compagno. Questo è il cosiddetto fenomeno dei lavoratori scoraggiati, che si riflette anche nel fatto che il tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro è più basso di quello maschile.

LE TENDENZE DELLA DISOCCUPAZIONE NEL REGNO UNITO

Dal 1980 in poi, nel Regno Unito, il tasso naturale di disoccupazione non è stato stabile. Sfortunatamente, gli economisti concordano su come si debba misurare il tasso naturale di disoccupazione. Perché il tasso naturale di disoccupazione ha fatto registrare tanta variabilità? Gli economisti non sono in grado di dare una risposta univoca a questa domanda, ma hanno proposto diverse

Tesi

Tesi:

Una delle ipotesi pone l'accento sul cambiamento della composizione della forza lavoro britannica. I lavoratori giovani hanno, tipicamente, tassi di disoccupazione più elevati, e quindi, quando la cosiddetta generazione del baby boom è entrata nella forza lavoro, il tasso medio di disoccupazione è aumentato. Poi, con l'invecchiamento dei baby boomer, l'età media della forza lavoro si è innalzata, abbassando il tasso medio di disoccupazione negli anni 1990. Di conseguenza, mentre il cambiamento demografico contribuisce a spiegare in parte l'andamento della disoccupazione nel periodo in esame, devono necessariamente esserci altre spiegazioni delle tendenze rilevate nel lungo periodo.

Una seconda spiegazione si fonda sulla diversa portata dei fenomeni di riallocazione settoriale avvenuti nel tempo. Quanto maggiore è l'allocazione della forza lavoro tra i diversi settori,

tanto più elevato è il tasso di separazione dal lavoro e tanto più elevata è la disoccupazione frizionale. Una delle principali cause di riallocazione settoriale negli anni 1970 e nei primi anni 1980 è stata l'estrema volatilità dei prezzi del petrolio. Le ampie e improvvisi variazioni dei prezzi del petrolio potrebbero avere imposto una riallocazione del lavoro dai settori a più alta intensità di energia a quelli a più bassa intensità. Già dai primi anni del 2000 non si è registrato un aumento del tasso di naturale di disoccupazione; questo fenomeno potrebbe essere dovuto dal fatto che l'economia britannica è oggi assai meno dipendente dal petrolio rispetto agli anni '80. 68ʘ La produttività

Una terza spiegazione delle tendenze della disoccupazione riguarda il legame esistente tra disoccupazione e produttività. Queste fluttuazioni della produttività coincidono

lavoratori aderire ai sindacati. Questo ha portato a una diminuzione del potere contrattuale dei sindacati e a una riduzione dei salari reali dei lavoratori sindacalizzati. Inoltre, la riduzione dei sindacati ha anche contribuito a un aumento della disuguaglianza economica, poiché i lavoratori non sindacalizzati hanno meno protezioni e diritti sul posto di lavoro. ʘ L'automazione e l'intelligenza artificiale L'automazione e l'intelligenza artificiale stanno cambiando radicalmente il modo in cui lavoriamo. Molti lavori che un tempo erano eseguiti da esseri umani sono ora automatizzati, il che ha portato a una riduzione della domanda di lavoro in alcuni settori. Allo stesso tempo, l'intelligenza artificiale sta diventando sempre più sofisticata e in grado di svolgere compiti che prima erano riservati agli esseri umani. Ciò ha portato a preoccupazioni riguardo alla perdita di posti di lavoro e all'aumento della disoccupazione. Tuttavia, alcuni sostengono che l'automazione e l'intelligenza artificiale creeranno anche nuove opportunità di lavoro e nuove industrie. Ad esempio, potrebbero essere necessarie nuove competenze per gestire e sviluppare tecnologie avanzate. In conclusione, la disoccupazione è influenzata da una serie di fattori, tra cui la produttività, i sindacati e l'automazione. È importante comprendere come questi fattori interagiscono e come possono essere gestiti per garantire un equilibrio tra la domanda e l'offerta di lavoro.

Lavoratori iscriversi a sindacati. In secondo luogo, i settori più fortemente sindacalizzati dell'economia britannica corrispondevano alle ex imprese nazionalizzate. In terzo luogo, molti dei settori più fortemente sindacalizzati, come il settore minerario e la cantieristica navale, hanno attraversato in quel periodo una fase di declino, con la conseguente riduzione del numero degli occupati. Il calo della sindacalizzazione tra i lavoratori britannici, provocata essenzialmente da questi tre fattori, ha indubitabilmente contribuito alla riduzione del tasso naturale di disoccupazione.

I cambiamenti del sistema di indennità di disoccupazione. Dal 1980 nel Regno Unito si è registrato anche da un radicale cambiamento del sistema di indennità di disoccupazione. In particolare, l'importo medio dell'indennità, in rapporto alla retribuzione media, è diminuito da oltre il 18% al 10% circa nel 2011. L'indennità di disoccupazione

è stata sostituito nel 1996 dalla Jobseeker Allowance (JSA): un cambiamento che ha ristretto ulteriormente i criteri di idoneità, con l'obiettivo di incentivare l'attività di ricerca di lavoro da parte dei disoccupati, favorendo il rientro nel mercato del lavoro.

È evidente che tali riforme del sistema di indennità di disoccupazione abbiano avuto un ruolo importante nel ridurre il tasso naturale di disoccupazione nel Regno Unito.

L'ENTRATA E L'USCITA DALLA FORZA LAVORO

Elaborando il modello del tasso naturale di disoccupazione, abbiamo ipotizzato che la forza lavoro fosse fissa. Nella realtà, i movimenti in entrata e in uscita dalla forza lavoro rivestono una grande importanza: circa un terzo dei disoccupati è costituito di nuovi entrati nella forza lavoro. Inoltre, non tutta la disoccupazione finisce l'ottenimento di un nuovo posto di lavoro (può succedere che un disoccupato decida di uscire dal mercato del lavoro).

lavoro). L'ingresso e l'uscita degli individui della forza lavoro rende più difficile l'interpretazione delle statistiche relative alla disoccupazione. Alcuni individui che si definiscono disoccupati non cercano seriamente un lavoro e dovrebbero più correttamente essere considerati come non partecipanti alla forza lavoro. Questi lavoratori scoraggiati non sono conteggiati tra i partecipanti alla forza lavoro e non sono perciò inclusi nelle statistiche sulla disoccupazione.

I mercati del lavoro nell'Europa continentale

L'AUMENTO DELLA DISOCCUPAZIONE IN EUROPA

Prendendo in considerazione l'andamento del tasso di disoccupazione rilevato tra il 1960 e il 2011, la principale differenza tra l'esperienza britannica e quella degli altri paesi europei è la sostanziale diminuzione del tasso di disoccupazione nel Regno Unito a partire dai primi anni '90, al quale non ha corrisposto un analogo fenomeno nell'Europa

Il grafico qui sopra mostra il livello medio della disoccupazione in tre periodi; la media continentale è rimasta molto elevata.

Qual è la causa di un livello così elevato di disoccupazione in Europa? Se si considera il periodo precedente la crisi del 2008, non è possibile stabilirlo con certezza, ma esiste un'ipotesi prevalente: molti economisti sono convinti che il problema sia ascrivibile alla relazione esistente tra le tradizionali politiche del lavoro e uno shock recente. Le politiche del lavoro adottate in gran parte dei paesi europei sono caratterizzate da indennità di disoccupazione molto generose e da normative che tendono a tutelare l'occupazione e a limitare la flessibilità del mercato del lavoro.

In un certo senso, chi percepisce un'indennità è tecnicamente uscito dalla forza lavoro: date le opportunità di lavoro disponibili, accettare un'occupazione è meno vantaggioso che

permanere nello stato di disoccupazione. Un altro aspetto peculiare dei mercati del lavoro dell'Europa continentale è la mancanza di flessibilità dovuta a normative molto restrittive. Dopo che un lavoratore è stato assunto, è spesso difficile e costoso licenziarlo, a causa delle tutele giuridiche di cui godono i lavoratori e dei risarcimenti che possono esigere per la perdita del posto di lavoro, le imprese tendono a essere poco propense ad assumere lavoratori. Inoltre, nei paesi dell'Europa continentale il grado di copertura sindacale è molto più elevato che nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Il loro compito è rappresentare gli insider e non gli outsider. Perciò, se i sindacati spingono al rialzo dei salari, se la componente non salariale del costo del lavoro è elevata e se è costoso licenziare i lavoratori nelle fasi di debole congiunta economica, non c'è da meravigliarsi che le imprese siano

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
153 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher N_S di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Sacchetta Paolo.