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CAUSA DELLA VARIETA’ DIALETTALE
È da addebitarsi all’alto numero di lingue pre-latine parlate in Italia (effetto sostrato) o al fatto che
l’italiano, come lingua parlata si è imposta di recente.
DIVERSE FACCE LINGUISTICHE ITALIANE: LA ROMANIA
La Romània (aree in cui varietà neolatine sono nate dal latino) comprende:
la penisola Iberica (ibero-romanzo)= castigliano, catalano e portoghese
territorio dell’antica Gallia (gallo - romanzo)= francese, provenzale
la Sardegna= sardo
la penisola italiana (italo-romanzo)= italiano e dialetti italiani
la Retoròmania, Alpi centro-orientali, (reto-romanzo)= ladino e friulano
la penisola balcanica (balcano-romanzo)= rumeno, moldavo e macedone
Con il termine Romània nuova ci riferiamo a tutti i territori in cui sono state esportate e vengono
usate come lingua madre (come il portoghese in Brasile)
Con il termine Romània sommersa ci riferiamo a quei territori in cui si sono sviluppate lingue
romanze che poi sono state assorbite da altre lingue (Africa settentrionale e Dalmazia).
In Italia c’è un numero di varietà linguistiche che:
Sono di origine non latina (greci, albanesi e tedeschi)
Dialetti provenzali di origine latina
Sono di origine latina, ma sono sistemi linguistici a sé (sardo, ladino e friulano)
Varietà linguistiche italiane parlate fuori dai confini (Cantone Ticino in Svizzera)
DIALETTI NON ITALIANI
1) Per quanto riguarda i dialetti di origine non latina o sono in contiguità geografica con
quelle oltre i confini italiani, oppure sono dovuti alle immigrazioni.
Prossimi ai confini italiani troviamo i dialetti tedeschi presenti in Alto Adige, Veneto e
Valle d’Aosta. Poi troviamo i dialetti sloveni in continuità con la Slovenia, soprattutto in
Friuli (Trieste e Gorizia).
In Molise vi è una piccola isola linguistica croata, mentre gli insediamenti albanesi si
trovano in tutto il meridione (dovuti alle migrazioni nel Medioevo dai Balcani verso
l’Italia per ripopolare la zona dopo guerre e disastri naturali). Non si sa quali siano le
origini del greco parlato in Salento e in Calabria.
Ci sono poi i dialetti zingarici che giungono dall’India, sono lontani gli uni dagli altri
e parlati solo dagli zingari e si sono arricchiti attingendo ad altre lingue.
2) Dialetti provenzali parlati in contiguità territoriali con le varietà d’oltralpe, nelle valli
torinesi fino alla Val di Susa e quelli franco-provenzali parlati in Valle d’Aosta, dove inoltre
vi è la parità fra italiano e francese. Menzione va fatta al catalano di Alghero dovuto al
ripopolamento della città nel 300.
3) Comprende sardo, ladino e friulano, lontani dal sistema italo-romanzo. I linguisti
considerano il sardo come una lingua. Non è ugualmente semplice stabilire se lo siano anche
il ladino (Alto Adige sud e Veneto settentrionale) e il friulano (Friuli interno). Si
configurano come secondo e terzo spezzone di un blocco unitario, quello reto-romanzo
-Ascoli (Fondatore della dialettologia italiana), sosteneva che il ladino fosse
indipendente dalle altre unità neo-latine.
-Salvioni sosteneva che non vanno per conto loro, ma sono frange italo-romanze che
per la loro perifericità geografica non si sono evolute nell’italo-romanzo.
-Merlo (allievo di Salvioni) afferma che il suo maestro non credeva in
quell’affermazione, ma ci credeva suo figlio Ferruccio (morto in guerra).
4)Per quanto riguarda le varietà di dialetti parlati fuori dai confini, quello svizzero del Canton
Grigioni nasce in prosecuzione a quelli lombardi. Per quanto riguarda i dialetti parlati sulla costa
slovena in Istria e Dalmazia, sono dovuti all’annessione a Venezia con il Congresso di Vienna del
1815, in seguito avvenne l’annessione all’Austria, all’Italia e alla Jugoslavia. Queste minoranze
sono state molto perseguitate. Sono considerate Istro-romanze. Poi vi sono il corso (in Corsica) e il
Gallurese (Sardegna), la differenza sta nel fatto che la lingua tetto del corso è il francese, mentre la
lingua tetto del gallurese è l’italiano.
-Migrazioni interne in età normanna liguri e piemontesi si spostarono nel sud Italia,
dove i dialetti settentrionali sono ancora parlati (a Potenza e in Sicilia). I motivi sono la
ripopolazione delle aree e la prospettiva di una vita migliore . I liguri si spostarono in
Sardegna. Tra il 700 e l’800 il napoletano si spostarono verso l’isola del Giglio.
DIALETTI ITALIANI
Sistema italo-romanzo italiano/ dialetti italiani
Sistema allo-latino parlati in Italia, ma di origine diversa (italo-francese in Valle d’Aosta)
I dialetti italiani sono divisi da Ascoli in tre blocchi:
Dialetti settentrionali parlati sopra la linea convenzionale La Spezia-Rimini
Dialetti toscani parlati in Toscana e nella cosiddetta Romagna toscana
Dialetti centro-meridionali parlati sotto la linea convenzionale Roma- Ancona
Tra i dialetti toscani e quelli centro-meridionali abbiamo le parlate mediane, ad esempio Roma
fino al 400 si allineava più con il napoletano che con il toscano, in seguito grazie alla presenza dei
papi della famiglia Medici e al sacco di Roma cambia la situazione. Diventa il primo episodio extra-
toscano parlato di italiano.
Sotto il profilo fonetico abbiamo:
Dialetti italiani settentrionali: si ha la palatizzazione della a latina accentata in sillaba
libera che diventa e aperta. Tutti indeboliscono le consonanti intervocaliche mentre le
fricative diventano sonore.
Dialetti toscani: si ha la tenuta del consonantismo, si verifica la cosiddetta gorgia quando
le occlusive sorde intervocaliche (p, t, k) diventano fricative sorde (Pisa e Livorno), dal
francese gorge che indica la gola.
Dialetti centro-meridionali: tenuta del consonantismo e assimilazione totale di MB-NV in
MM e ND in NN.
DIALETTI E SOSTRATO
Le differenze fonetiche che hanno portato alla tripartizione dei dialetti sono riportate dal sostrato.
Eredità gallica sarebbero la palatizzazione della a latina accentata in sillaba libera e la
propensione all’indebolimento consonantico;
Eredità etrusca sarebbe la gorgia toscana;
Eredità delle lingue italiche (come osco e umbro) sarebbe l’assimilazione di MB-NV in
MM e ND in NN.
PROVE DEL SOSTRATO
Secondo Ascoli si deve ricorrere al sostrato solo quando sono soddisfatte le tre prove:
Prova corografica: deve esserci corrispondenza geografica tra la lingua o il dialetto che ha
un certo fenomeno, il quale si vuole attribuire ad effetto sostrato.
Prova intrinseca: deve esserci corrispondenza strutturale tra la lingua o dialetto che ha un
certo fenomeno, il quale si vuole attribuire ad effetto sostrato.
Prova estrinseca: il dato fenomeno che si vuole attribuire al sostrato deve essere presente
anche nelle altre lingue con lo stesso sostrato.
SOSTRATOMANIA E SOSTRATOFOBIA
La a latina accentata in sillaba libera di presunta origine celtica secondo Merlo sarebbe dovuta ad
un sostrato celtico in zona settentrionale dell’Italia. Secondo Merlo infatti alcuni celti avrebbero
oltrepassato il Po e altri no.
Mentre la trasformazione della a in e di origine gallica tipica delle zone dell’Emilia-Romagna
sarebbe dovuta ad una predilezione di quel territorio da parte die Galli.
Non sarebbe mai arrivato alla conclusione di Ottavio Lurati che considerava la à>e di attribuzione
al sostrato gallico perché evidenzia che le età recenti possono intervenire nel gioco.
Conclusionequanto maggiore è la distanza cronologica tra la lingua di sostrato e i dialetti su cui
il sostrato ha agito e quanto minori sono le nostre conoscenze riguardo la lingua di sostrato tanto più
è l’eventualità di date un’interpretazione falsata per cui usa il metodo del sostrato.
In Toscana :
L’area della aspirata da -k è quella più estesa di tutte
L’area della aspirata da -t è assai meno ampia
L’area in cui la -p ha una pronuncia più o meno fricativa è ristretta a due rioni di Firenze e
qualche zona senese.
Ne consegue che:
L’area in cui -k diventa fricativa è maggiore dell’aera di -t e -p.
Le tre aree sono concentriche e incardinate su Firenze.
Conclusione di Merlo:
Non si può stabilire una corrispondenza precisa tra la gorgia e le modalità delle fricative in etrusco
perché in toscano (χ, φ, θ) sono varianti di p, t, k, ma non sono varianti libere.
I PRO E I CONTRO DEL SOSTRATO
L’assimilazione di MB-NV in MM e ND in NN nei dialetti di centro e sud è attribuita al latino, ma
il latino la ignora, è da attribuirsi piuttosto alle lingue italiche (non all’osco e all’umbro).
L’assimilazione è presente nel sardo, nel ladino, ma anche nello spagnolo.
ABBILE E ABBILITA’: LA B DEI PARLANTI CENTRO-MERIDIONALI
Nelle parlate centro-meridionali la v viene sostituita dalla v (barba-varva) e la b viene pronunciata
intensamente (bbocca o libbro).
-Parole di origine popolare: trasmesse oralmente
-Parole di tradizione dotta: prese in prestito dal latino
Si distinguono con criterio fonetico.
LA PRONUNCIA DI B AL SUD
-Esito debole (v) in posizione intervocalica e iniziale assoluta
-Esito forte (b) in posizione postconsonantica
I parlanti italiani centro-meridionali rendono il b scempio e occlusivo delle altre lingue in un doppio
b geminato. Succede per la tendenza al minimo sforzo perché hanno già il b geminato nel loro
sistema.
L’ASSIMILAZIONE DI MB-NV IN MM E ND IN NN
Non è avvenuta:
parte della penisola salentina
Calabria centro-meridionale
Sicilia nord-orientale
Tutte zone in cui si mantiene l’uso del greco.
IL VOCALISMO
In latino la quantità vocalica cambia il significato di una parola.
Collasso della quantità= nel passaggio dal latino alle lingue romanze, l’opposizione fonologica tra
vocale lunga e vocale breve è venuta meno ovunque.
Abbiamo risultati geograficamente diversificati:
1) Vocalismo sardo
2) Vocalismo rumeno
3) Vocalismo romanzo comune
4) Vocalismo siciliano
Vocalismo sardo: si trova in Sardegna e in alcune zone dell’Italia meridionale (a, e, i, o ,u )
Vocalismo rumeno: proprio delle varietà rumene e di alcune zone lucane (a, e, ε, i, o u)
Vocalismo romanzo comune: si trova alla base della maggior parte delle attuali varietà
ↄ
romanze (a, e, ε, i, , o, u)
Vocalismo siciliano: proprio della Sicilia e di alcuni dialetti calabresi, salentini e cilentani.
MOTIVI DEL COLLASSO
Il latino aveva anche i dittonghi AE/ AU che con il tempo sono diventati monottonghi (e, o).
Il latino era ass