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DIATESI
Usato per indicare il fatto che il verbo può presentarsi in più forme come quella attiva e quella passiva. La relazione tra attivo e passivo è definita nel modo seguente: il soggetto del predicato passivo è coreferente all'oggetto di quello attivo corrispondente, il soggetto dell'enunciato attivo diventa complemento d'agente del predicato passivo.
Ma il passivo non è il rovescio dell'attivo. Non tutti i verbi attivi possono avere un corrispondente passivo e viceversa.
Il passivo in particolare ha la funzione di dare codifica a una tipica struttura di azione, nella quale un'entità dotata di un basso grado di controllo sull'evento subisce un cambiamento di stato, prodotto o dall'evento stesso oppure da un agente fisicamente definito. Oltre a questo, il ruolo del passivo è anche quello di portare in primo piano l'azione. La struttura di azione passiva si codifica in modi diversi:
- In latino si esprime...
mediante affissi specializzati- In italiano è ottenuto con una perifrasi verbale costituite da una forma del verbo essere o di altri verbi ausiliari dedicati e il participio passato del verbo principale- In cinese è codificate da una coppia di verbi (coverbi)In diverse lingue prive di relazione tra loro, la costruzione passiva serve anche a codificareil fatto che l'evento di cui si parla non è apprezzato dal suo attore, avendo i provocato undanno. È il cosiddetto Passivo Avversativo.Accanto all'attivo e al passivo, diverse lingue hanno una terza diatesi: il medio. La proprietà del medio è di segnalare che l'azione disegnata dal verbo è incentrata sull'attore, lo coinvolge in modo preminente.CAPITOLO 10
Funzioni Grammaticali
Con le risorse grammaticali delle lingue è possibile compiere operazioni che somigliano a quelle che si eseguono durante la messa in scena di un'azione drammatica. Questa proprietà
La grammatica è collegata alla narratività delle lingue (i bambini hanno cantato una canzone; ho fatto cantare una canzone ai bambini. L'istruzione obbligatoria si affermò in tutti i paesi civili; la democrazia fece fermare l'istruzione obbligatoria in tutti i paesi civili).
Quasi tutte le risorse della grammatica servono a creare effetti di drammatizzazione:
- I sistemi temporali permettono di collocare gli eventi nel tempo
- I mezzi per localizzare oggetti nello spazio creano quinte spaziali
- I connettivi permettono di trasformare una sequenza di clausole in un ragionamento
Secondo la tradizione grammaticale, l'enunciato è costituito da un dato numero di posti, due dei quali obbligatori, a cui si possono aggiungere dei circostanziali, i complementi. In questa prospettiva è completo soltanto l'enunciato che contenga almeno gli elementi obbligatori, soggetto e predicato.
I posti virtuali della clausola sono chiamati funzioni grammaticali.
Ognuno di essi può essere occupato solo da determinati tipi di costituenti. La linguistica moderna, benché abbia criticato queste definizioni della linguistica antica, riconosce che nozioni come soggetto e predicato rispondono al problema della creazione di un link tra il linguaggio e la realtà esterna. La migliore risposta a questo problema che si sia trovata è che sono proprio le funzioni grammaticali l'elemento intermedio con cui le lingue rappresentano la realtà. Questa affermazione chiama in causa tre livelli di analisi diversi: - Analisi dell'azione: si occupa degli stati di cose, delle situazioni extralinguistiche. In ogni situazione deve esserci qualcuno qualcosa che compie l'azione, un'azione da compiere, un risultato, una localizzazione nel tempo e nello spazio. - Livello cognitivo concettuale: riguarda la rappresentazione cognitivo concettuale dell'azione. Si stabilisce su questo piano che il partecipante che compieL'azione è rappresentato grammaticalmente dal soggetto, che l'azione è rappresentata dal predicato, che il risultato dell'azione è codificato dal complemento oggetto e così via. - Livello linguistico: la rappresentazione mentale è trasposta in un messaggio appartenente a una lingua determinata. Non esistono più i fatti extralinguistici, ma soltanto le clausole che ne parlano. A questa concezione la linguistica recente aggiunto un elemento nuovo riguardante il livello cognitivo concettuale: la nozione di controllo (ciascun partecipante ha un diverso grado di controllo, avere un alto grado di controllo significa essere in grado di attivare l'azione, interromperla, concluderla, orientarla.) Soggetto dal latino "subiectum, sottostante, soggiacente, più ricco di sostanza". Definito tradizionalmente come la cosa o la persona che compie l'azione o, per meglio dire, come il rappresentante di quella cosa o persona.
Nell'enunciato. Una definizione come questa può apparire sensata solo se si ha a che fare con enunciati elementari descrittivi. Tuttavia, non tutti gli enunciati forniscono una descrizione così fotografica delle situazioni (il bambino corre), anzi, esistono enunciati che descrivono uno stato, un'azione senza indicare chi la compie, altri alludono a una totale assenza di azione, in alcune situazioni può sembrare un soggetto qualcosa che non risponde a nessun responsabile dell'azione.
Queste difficoltà riscontrate nella definizione di soggetto suggeriscono che questo abbia una tipica funzione multifattoriale, nella quale intervengono fattori di diversa natura.
A questa difficoltà si accompagna un'importante distinzione tipologica per quanto riguarda il soggetto. Esistono lingue in cui il soggetto è:
- Obbligatorio come il russo, l'inglese, il tedesco.
- Non obbligatorio come l'italiano, lo spagnolo o il latino.
I tratti principali
che definiscono il soggetto sono:- Il soggetto e il nominale che si accordano col predicato dell'enunciato. In alcune lingue il soggetto proietta sul verbo il proprio numero e la propria persona. Talvolta il soggetto proietta sul verbo una parte del proprio pacchetto nozionale (fenomeno modulare).
- Talvolta il soggetto è marcato con mezzi vari. Le possibilità di marcare il soggetto sono:
- Un caso dedicato, chiamato nominativo: nelle lingue flessive i nominali non possono presentarsi senza morfo di caso.
- Specifica posizione nella clausola: la posizione del soggetto è un elemento importante per classificare sinteticamente le lingue. Esistono le lingue con soggetto iniziale, quelle con soggetto finale, quelle con composizione variabile, come la maggior parte delle lingue flessive. Le lingue con soggetti in posizione fissa possono essere lingue configurazionali.
- Morfi dedicati: in giapponese, per esempio, il morfo ga segue il soggetto. Quando i nomi sono
in cui cioè le aspettative circal'accordo del verbo con il soggetto sono disattesi. Sono ben conosciuti fenomeni di accordo cosiddetto “a senso”, in cui il verbo si accorda non con il pacchetto morfemico ma con il suo significato.
Altrettanto frequenti sono i casi di soggetto indefinito o irrilevante, che si esprime mediante la pura e semplice mancanza di soggetto o con elementi pronominali dedicati o semi dedicati.
Esistono casi in cui la determinazione del soggetto è praticamente impossibile (soggetto indicibile).
PREDICATO
Tale termine indica la parte di proposizione che predica qualcosa circa il soggetto, ovvero che dice qualcosa a quel proposito. Il ruolo del predicato può essere svolto da risorse linguistiche di diversa specie. Normalmente si tratta di un verbo, ma può trattarsi anche di un sintagma composto da copula + nome o copula + aggettivo. Si hanno in questi casi le clausole copulative, in cui il predicato è un costituente.
Il testo fornito riguarda le clausole copulative e l'oggetto in una frase. Le clausole copulative possono essere equative, di inclusione propria o qualificative. L'oggetto è la persona o la cosa su cui si trasferisce l'azione del verbo.
Le forme di clausole copulative possibili sono:
- Equative: l'entità designata dal soggetto coincide con quella designata dal predicato nominale (Luisa è sua moglie).
- Di inclusione propria: l'entità indicata dal soggetto è uno dei membri dell'insieme designato dal predicato nominale (Luisa è medico).
- Qualificativa: attribuisce una proprietà al soggetto (Enzo è bravo).
L'oggetto è la persona o la cosa sulla quale si trasferisce l'azione indicata dal verbo (Luigi picchia Paolo).
La definizione tradizionale dell'oggetto può essere riassunta come segue: l'oggetto è un costituente dipendente da un verbo transitivo; ha come referente un'entità su cui si espleta l'azione rappresentata dal verbo stesso. Il concetto ingenuo di "trasferire l'azione su qualcosa o qualcuno" non è applicabile a tutti.
sintagmi dipendenti da verbi transitivi (Luigi non ha tempo). Inoltre, anche i veri oggetti sono di diverso tipo:- È fattitivo: l'oggetto creato dall'azione del verbo.
- Oggetto interno: caratterizzato dal fatto di estrarre dal verbo un argomento ovvio o inevitabile e decodificarlo esplicitamente. In italiano gli oggetti interni si combinano anche con verbi intransitivi (ho pianto lacrime).
- Doppio oggetto: fenomeno che si ravvisa in diverse lingue, ad esempio in latino con il doppio accusativo. Uno dei due accusativi designa un destinatario animato, l'altro un oggetto inanimato.