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SN SV
Determinante è una categoria che comprende gli articoli, gli
aggettivo dimostrativi e anche altri elementi,
che appaiono sempre e solo nel medesimo
V SN
N
contesto, vale a dire davanti a un Nome.
Il sintagma è la minima combinazione di parole
N
Art
Gianni legge un libro
(costituita da almeno una parola) che funzioni come un’unità della struttura della frase. I sintagmi
sono costituiti attorno a una testa, da cui prendono il nome: testa è la classe di parole che
rappresenta il minimo elemento che da solo possa costituire sintagma. Il sintagma nominale è un
sintagma costruito attorno a un nome.
Criteri per il riconoscimento dei sintagmi
Per riconoscere quali parole facciano gruppo tra di loro, è possibile fare riferimento ad alcuni criteri,
detti anche test di costituenza.
Mobilità
Un gruppo di parole rappresenta un sintagma se le parole che lo costituiscono si muovono
congiuntamente all’interno di una frase. Es. Nella frase “la scorsa settimana mio cugino ha comprato
una macchina”, il gruppo di parole “la scorsa settimana” possiamo spostarlo alla fine della frase, ma
non possiamo spostare solo “la scorsa” in quanto questo farebbe perdere il senso della frase.
Scissione
Un gruppo di parole rappresenta un sintagma se può essere separato dal resto della proposizione
costruendo una struttura chiamata frase scissa, si tratta per certi versi di un caso specifico del criterio
di mobilità. Per esempio a partire dalla frase di prima possiamo isolare per mezzo di una struttura
del tipo “è…che” il gruppo di parole “mio cugino” che rappresenta un sintagma nominale, e la frase
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risulterebbe così “è mio cugino che ha comprato……”, ma non possiamo fare “è mio che cugino ha
comprato….” ecc.
Enunciabilità in isolamento
un gruppo di parole rappresenta un sintagma se da solo può costituire un enunciato, cioè se può
essere pronunciato in isolamento. Es. “chi ha comprato una macchina nuova? Mio cugino”, ma non
“chi ha comprato una macchina nuova? Mio”
Coordinabilità
Quest’ultimo criterio consente più in particolare di riconoscere quando due o più gruppi di parole
rappresentano sintagmi dello steso tipo. Sintagmi diversi sono dello stesso tipo se possono essere
coordinati. Es. “pietro e un suo caro amico sono partiti per le vacanze”, “canta e bella come un vero
uomo di spettacolo” ma non “ il custode e il vento aprono la porta”
Teoria X-barra
I sottocostituenti dei vari tipi di sintagmi, cioè gli elementi che possono attaccarsi alla testa, possono
dare luogo a sintagmi anche assai complessi, dotati di una strutturazione interna a vari sottolivelli.
Sempre nel quadro della grammatica generativa, il tema della struttura interna dei sintagmi è stato
particolarmente approfondito, sotto il nome di teoria X-barra, che individua i diversi ranghi di
complessità di un sintagma con l’indicazione di opportune barre, o apici. Ogni lineetta rappresenta
un sottolivello di crescente complessità interna del sintagma.
Funzioni sintattiche, strutturazioni delle frasi e ordine dei costituenti
Esistono tre tipi di principi che intervengono per determinare il funzionamento della sintassi:
La prima classe è interna alla sintassi e si tratta della funzioni sintattiche e riguardano il ruolo che i
sintagmi assumono nella struttura sintattica della frase.
Soggetto: definito tradizionalmente “da chi fa l’azione”;
Predicato verbale: definito tradizionalmente “ l’azione”;
Oggetto: definito tradizionalmente “chi subisce l’azione”;
Sono tre funzioni sintattiche fondamentali, a cui vanno aggiunti i numerosi complementi che sono
definiti in base al loro valore semantico ( di termine, di specificazione, di modo o maniera ecc )
Schemi valenziali
Le funzioni sintattiche vengono in realtà assegnate a partire da schemi valenziali, che sono
l’embrione iniziale della strutturazione della frase. Quando dobbiamo enunciare qualcosa sotto
forma di frase, è ragionevole pensare che partiamo dalla selezione del verbo per rappresentare
l’azione o evento o stato di cose o processo che vogliamo descrivere.
Questo verbo è associato a delle valenze ( o argomenti ), che sono implicate, richieste, dal tipo di
significato del verbo: ogni predicato, sulla base della natura del processo che rappresento e codifica,
configura un quadro di elementi chiamati in causa. Tali elementi sono appunto le valenze. Ogni
predicato stabilisce il numero e la natura della valenze che esso richiede , rappresentate da sintagmi
nominali che li designano; ha quindi un certo schema valenziale.
Da questo punto di vista i verbi sono principalmente monovalenti, bivalenti o trivalenti:
Monovalente: camminare e piangere implicano solo che qualcuno pianga;
Bivalente: interrogare implica che qualcuno interroghi e che qualcuno venga interrogato;
Trivalente: dare implica che qualcuno dia, che qualcosa venga dato e che qualcuno riceva;
Tetravalente: spostare che implica qualcuno che sposti, qualcosa che venga spostato da un luogo
ad un altro.
Zero valenza : piovere , nevicare ecc.
Le valenze costituiscono con il verbo gli elementi essenziali delle frasi, anche quando non vengano
realizzate tutte nella strutturazione della frase: mangiare è bivalente, ma si può omettere una valenza
(luisa sta mangiando) che implica che qualcosa venga mangiato anche senza esprimerlo
direttamente. In questi casi si dice che non tutte le posizioni dello schema valenziale sono “saturate”.
Sulla base egli schemi valenziali quindi il soggetto si potrebbe definire come la prima valenza di ogni
verbo. La seconda valenza coincide con la funzione sintattica di oggetto, nel caso normale dei verbi
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transitivi. In una frase si possono anche trovare costituenti che realizzano altri elementi che non
fanno parte dello schema valenziale. Questi sono detti “circostanziali” o “avverbiali” o “aggiunti”. I
circostanziali non essendo direttamente implicati dal significato del verbo, non rientrano nelle
configurazioni di valenza dei predicati verbali e quindi non fanno parte delle funzioni sintattiche
fondamentali: ma svolgono comunque una funzione semantica importante, in quanto, appartenendo
per cosi dire alla cornice degli eventi, aggiungono informazioni che spesso sono molto importanti. In
“Luisa cuoce con pazienza la torta nel forno” la frase nucleare bivalente “Luisa cuoce la torta” sono
aggiungi i circostanziali “con pazienza”, “nel forno”.
con pazienza nel forno
Luisa la torta
cuoce NUCLEO
verbo
argomento argomento CIRCOSTANZIALI
Principi semantici
Il secondo ordine dei principi che intervengono nella costruzione di una frase è dato dai principi
semantici, che concernono il modo in cui il referente di ogni sintagma contribuisce e partecipa
all’evento rappresentato dalla frase. Per individuare i ruoli semantici occorre guardare la frase come
rappresentazione di una scena o eventi, in cui diversi elementi presenti hanno una certa relazione
gli uni con gli altri in termini di che cosa succede nella scena.
Categorie che vengono usate per designare i ruoli semantici sono :
agente - ruolo semantico entità che si fa parte attiva e che provoca ciò che accade ( Luca mangia
la mela );
paziente - ruolo semantico che subisce o è interessata passivamente da ciò che accade ( Luca
mangia la mela );
sperimentatore - entità toccata da un certo processo psicologico ( a Luca piace il gelato );
beneficiario - entità a vantaggio della quale va a ricadere quanto succede nell’avvenimento ( Luca
regala un libro a Luisa );
strumento - entità inanimata mediante la quale avviene ciò che accade ( Luca taglia la mela col
coltello );
destinazione -entità che costituisce l’obiettivo ( Luca parte per le vacanze )
Inoltre abbiamo altri categorie:
località, provenienza, dimensione, comitativo.
Anche per i predicati possono essere distinti diversi ruoli semantici, come “processo”(trasformare,
fiorire, invecchiare), “azione”(correre, picchiare), “stato”(esistere), eccetera.
Non esistono né un procedimento formale di definizione e individuazione né una lista completa di
possibili ruoli semantici, e , quando si vada oltre il novero delle cinque o sei categorie che paiono
fondamentali , si rischia di riprodurre la casistica dei tradizionali complementi dell’analisi logica.
Produzione della frase
Una frase collega la rappresentazione di un evento o stato di cose del mondo esterno, la realtà
effettiva o immaginata com’è filtrata dall’intelletto umano ( concetti, sensazioni, ecc., come sono
decodificati nel lessico dalla lingua: cioè significati ) a una catena fonica (o grafica), costituita dai
suoni del linguaggio che danno forma per così dire alla materia grezza del segnale. A seconda
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dell'evento che vogliamo rappresentare verbalmente mediante una predicazione, scegliamo nel
patrimonio lessicale che fa parte della conoscenza che abbiamo della nostra lingua un certo
predicato, un verbo, che reca con sé uno schema valenziale.
Questo è l’embrione, la prima fase della generazione di una frase, che dà il quadro strutturale di
riferimento. A questo schema valenziale , il verbo con la sua costellazione di argomenti, viene fornita
un'interpretazione semantica attraverso l'assegnazione di ruoli semantici ai diversi elementi che
esso contiene.
I ruoli semantici vengono tradotti, proiettati in funzioni sintattiche.Tutto questo viene infine espresso,
realizzato in una struttura in costituenti, un indicatore sintagmatico retto da principi della “teoria X-
barra”. Quest'ultima è la frase così come viene pronunciata e quindi ciò che sta alla superficie, è il
prodotto finale visibile dal processo che genera una frase mentre le prime tre fasi sono astratte,
avvengono aa un livello profondo, non sono visibili in superficie. Di qui, la distinzione che è stata
spesso fatta tra struttura profondo e struttura superficiale.
Nel governare la strutturazione del prodotto finale della sintassi, le frasi, vi è pero, oltre all’intervento
delle valenze, dei ruoli semantici e delle funzioni sintattiche, ancora un altro piano, quello
dell’organizzazione pragmatico-informativa
Dal punto di vista del valore con cui le frasi nel loro complesso possono essere usate nella
comunicazione, e di cio che il parlante vuole fare producendole, ( dal punto di visto pragmatico ) si
distinguono questi tipi di frasi:
frasi dichiarative - che fanno un’affermazione