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COPPIA MINIMA,
valore distintivo) al posto di un altro, in una certa posizione, forma una che
identifica sempre due fonemi. “mare”, “care” “pare” sono coppie minime.
La parola "mare" è quindi formata dai 4 fonemi /m/, /a/, /r/, /e/.
- TRASCRIZIONE FONEMATICA: si impiegano le barre oblique invece delle parentesi
quadre (/'mare/). Riproduce solo le caratteristiche pertinenti della realizzazione fonica,
trascurando le particolarità e le differenze che non hanno valore distintivo, ed è quindi
sempre una trascrizione "larga",
- TRASCRIZIONE FONETICA: può essere larga o stretta, a seconda delle particolarità
che si vogliono rappresentare
Prendendo l’esempio della parola “titles”:
trascrizione fonematica: /ˈtaɪtlz/
trascrizione fonetica: [ˈtsnäëtHz]
Trascrizione fonetica molto articolata dove vengono indicate:
1- Affricazione e aspirazione della [t] iniziale
2- Il fatto che il primo elemento del dittongo sia centralizzato rispetto alla vocale cardinale [a] ed è
più lungo del secondo elemento del dittongo che, a sua volta, è centralizzato rispetto alla vocale
cardinale [e]
Ovviamente è possibile una trascrizione fonetica più essenziale che rappresenti solamente le
principali varianti, per cui avremo: [ˈtaɪtlz]
Il procedimento appena applicato, che consiste nella sostituzione di un fono ad un altro nella stessa
PROVA DI COMMUTAZIONE
posizione si chiama ed ha lo scopo di individuare i fonemi di
una lingua.
Una coppia di parole che si differenzia per un fonema nella stesa posizione è detta COPPIA
MINIMA, ad esempio [‘mare] e [‘kare] [‘mare] e [‘mire].
Una coppia minima identifica sempre due fonemi (negli esempi precedenti /m/, e /a/ e /i/).
Data una prima coppia minima è opportuno trovarne altre con lo stesso tipo di opposizione, ad
esempio [‘mina] e [‘kina]: /m/ e /k/.
Nella prova di commutazione e nelle coppie minime le consonanti si oppongono alle consonanti, le
vocali alle vocali, e non è possibile che una vocale si opponga ad una consonante o viceversa.
Perciò il FONEMA è l’unità minima di II articolazione del sistema linguistico: più precisamente è
una classe astratta di foni, dotata di valore distintivo, cioè tale da opporre una parola ad un’altra in
una data lingua.
“MINIMA”: perché non ulteriormente divisibile sul piano della linearità
“FUNZIONE DISTINTIVA” (e costitutiva) di Parola.
Quindi potremo dire che: il fonema è ciò che progettiamo di pronunciare al fine di comunicare un
concetto (UNITA’ ASTRATTA), il fono è ciò che effettivamente pronunciamo (UNITA’
CONCRETA). /p/ /b/ /t/ /d/ /f/ /v/ /m/ /n/
Occlusiva + + + + - - - -
Fricativa - - - - + + - -
Nasale - - - - - - + +
Bilabiale + + - - - - + -
Labiodentale - - - - + + - -
Dentale - - + + - - - +
Sonora - + - + - + + +
FONEMI E TRATTI DISTINTIVI
I fonemi sono unità minime di seconda articolazione, e non sono ulteriormente scomponibili; non è
possibile scomporre un fonema /t/ in due pezzi più piccoli.
Il fonema non è un segno perché privo di significato, ma si può analizzare sulla base delle
caratteristiche articolatorie che lo contrassegnano: potremmo identificare /t/ come “occlusiva
dentale sorda”, /d/ come “occlusiva dentale sonora”. Le caratteristiche articolatorie diventano tratti
distintivi, che permettono di analizzare i fonemi in maniera economica.
Un fonema, si può ulteriormente definire come costituito a un fascio di tratti fonetici distintivi che
si realizzano in simultaneità.
Due fonemi sono differenziati da almeno un tratto fonetico pertinente binario (il + indica la
presenza del tratto, il - la sua assenza). La correlazione di sonorita e sordita e molto importante,
perche in molte lingue interviene a differenziare parecchie coppie di fonemi, uguali per gli altri
tratti. E stata cosi sviluppata in fonologia la teoria dei tratti distintivi, che consente di rappresentare
economicamente tutti i fonemi come un fascio di alcuni tratti distintivi, con un determinato valore +
o -, grazie anche all’utilizzo di alcune proprieta acustiche anziche solo articolatorie (es. + o –
diffuso). Si e giunti a formulare un certo numero, chiuso e relativamente limitato, di tratti distintivi
binari che permetterebbero di dar conto di tutti i fonemi attestati e possibili nelle lingue del mondo.
TRATTI DISTINTIVI E REGOLE FONOLOGICHE
Ad opera prima di Roman Jakobson e poi di Chomsky e di Halle si è giunti a formulare un certo
numero, chiuso e relativamente limitato, di proprietà, dette tratti distintivi, che permetterebbero di
rendere conto dei fonemi attestati in tutte le lingue del mondo. Elenchiamo di seguito i tratti
distintivi dell’italiano e presentiamo una definizione di questi tratti:
FONEMI DELL'ITALIANO
Non tutte le lingue hanno gli stessi fonemi, né tutte hanno lo stesso numero di fonemi. Gli inventari
fonematici nelle diverse lingue sono in genere costituiti da alcune decine di fonemi: l’inglese ne ha
34 (44 contando i dittonghi), il francese 36, il tedesco e il russo 38, lo spagnolo 24, 31 il cinese.
Non sempre gli autori sono d’accordo circa gli inventari fonematici delle diverse lingue, il numero
delle cui entità può variare facilmente a seconda dei criteri di analisi scelti. Il più alto numero di
fonemi, più di 100 e fino a 140, sembra si abbia in lingue khoisan (Africa meridionale), mentre il
numero più basso è in lingue dell’America meridionale (mura, Amazzonia, 11 fonemi), in lingue
della Nuova Guinea (rotokas, 11 fonemi), in hawaiano (13 fonemi) e in lingue australiane
(bandjalang, 16 fonemi).
L’italiano standard ha 30 fonemi o 28 secondo alcuni autori (che non considerano fenomeni a sé le
semivocali), mentre si arriva fino a 45 se si calcolano come fenomeni a sé le consonanti lunghe.
L’inventario fonematico dell’italiano è connesso con numerosi problemi. Per trascrivere
foneticamente occorre basarsi sul modo in cui una parola è pronunciata e non solo sul modo in cui é
scritta (sulla fonia, non sulla grafia, che puo spesso essere fuorviante): uno stesso simbolo può
infatti indicare cose ben diverse nell’alfabeto italiano e in IPA (es. la lettera z vale /ts/ o /dz/ nella
grafia normale, ma il simbolo IPA /z/ rappresenta la fricativa alveolare).
Nella parola giglio abbiamo gia tre problemi:
1- la lettera g in italiano è usata sia per indicare il fonema /g/ che il fonema /dʒ/ (in questo caso si
tratta del secondo fonema, affricata palatale sorda;
2- il trigramma gli rende, davanti a vocali diverse da i, il fonema /ʎ/, laterale palatale, quindi la
seconda i della parola non va rappresentata foneticamente;
3- la consonante laterale palatale in italiano standard quando è in posizione intervocalica è sempre
lunga.
Dell'italiano è inoltre problematico lo statuto delle consonanti lunghe o doppie: per es. se
accettiamo che la coppia ['kane]-['kanne] costituisca una copia minima (se consideriamo quindi
canne come formata non da quattro ma da cinque fonemi), dobbiamo aumentare di 15 il numero dei
fonemi italiani, essendo 15 le consonanti che possono dar luogo a coppie minime basate sulla
lunghezza (tutte tranne [ts], [dz], [ʃ], [ɲ], [ʎ] che sono sempre lunghe in posizione intervocalica e
[z] che non compare mai lunga). Si badi quindi che le due rese alternative ['kanne] e ['kan:e]
rispondono a due analisi e interpretazioni fonologiche diverse del fatto fonetico.
Ci sono nella pronuncia dell’italiano molte differenze regionali, evidenti anche nella pronuncia
delle persone colte. Le opposizioni /s/ e /z/, /ts/ e /dz/, /j/ e /i/, /w/ e /u/ hanno uno statuto non
chiarissimo, con molta variabilità e differenti distribuzioni nell’italiano delle diverse regioni, oltre al
fatto che formano un numero non elevato di coppie minime (hanno un basso rendimento
funzionale).
L’opposizione tra vocali medio-alte e medio-basse si attua soltanto in posizione tonica ed è tipica
della varietà tosco-romana di italiano, ma risulta ignota o ha distribuzione diversa in altre varietà
regionali di italiano, quindi per es. /'peska/, azione del pescare, e /'p ska/, frutto, oppure /'botte/,
ε
recipiente per il vino, e /'bɔtte/, percosse, costituiscono coppie minime, ma in molte pronunce
settentrionali non c’è opposizione. La consonante nasale ha nello standard realizzazione
(dorso)velare solo davanti a consonante velare, ma nell’italiano del Settentrione tende ad essere
realizzata come velare ogni nasale che si trovi in fine di sillaba.
raddoppiamento fonosintattico,
Un fenomeno da menzionare è il ovvero l’allungamento della
consonante iniziale di una parola, quando questa sia preceduta da una delle parole di una serie che
provoca il fenomeno. In certi casi, parole come davvero, cosiddetto, soprattutto, il fenomeno e
arrivato ad essere rappresentato nell’ortografia. Anche il raddoppiamento sintattico e molto
variabile regionalmente: nella pronuncia settentrionale di solito non avviene o puo avvenire dopo
parole che nello standard non provocano il fenomeno.
Tratti che differenziano e oppongono ampie classi di foni o fonemi molto utilizzati dalla recente
teoria fonologica sono:
CORONALI:
1- foni prodotti con la corona, apice e lamina sollevata rispetto alla posizione di
riposo, ad esempio [t]
SONORANTI:
2- foni prodotti a canale vocale aperto e libero, senza turbolenze del flusso d'aria
dovute alla differenza di pressione fra l'interno della cavità orale e l'esterno (vocali, approssimanti,
consonanti liquide). I foni non sonoranti sono detti ostruenti.
SILLABICI:
3- foni che possono costituire nucleo di sillaba
ATR:
4- foni prodotti con la radice della lingua spostata in avanti, ad esempio [i], [e], [u], [o]
Dal punto di vista fonetico (fisico e fisiologico) i tratti binari rappresentano movimenti e
atteggiamenti muscolari degli organi preposti alla fonazione; dal punto di vista fonologico si tratta
di proprietà astratte, realizzantisi in simultaneità nei singoli segmenti fonematici (si potrebbe anzi
addirittura fare a meno del livello descrittivo dei fonemi ed esprimere tutto con i tratti, ad un livello
più alto di astrazione).
Cara e gara per es. risultano distinti non dall’opposizione fonematica /k-g/, ma sono opposti per
sonorità nel segmento in prima posizione.
I tratti consentono anche di rappresentare economicamente fenomeni fonologici che avvengono di
frequente nelle lingue, per esempio le assimilazioni, come per la fricativa dentale che in italiano è
realizzata