vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Vocali
Le vocali sono suoni prodotti senza frapposizione di ostacoli al flusso d'aria. I termini usati per descrivere le consonanti non sono applicabili alle vocali, bisogna invece considerare la posizione della lingua in base all'avanzamento/arretramento e innalzamento/abbassamento: in base al primo parametro possono essere anteriori, posteriori e centrali; in base al secondo possono essere alte/chiuse, medie (medio-alte, medio-basse) o basse/aperte. Un altro parametro è la posizione delle labbra, che possono essere arrotondate o no.Approssimanti
Gli approssimanti sono suoni con modo di articolazione intermedio fra vocali e consonanti fricative, dove quindi avviene un'avvicinamento fra gli organi creando un ostacolo molto leggero. Questi suoni sono definiti semivocali/semiconsonanti, in base alla vicinanza all'una o all'altra categoria.Trascrizione fonetica
Per ovviare alle incongruenze poste dalle grafie alfabetiche, i linguisti hanno sviluppato i sistemi di trascrizione fonetica.Il più diffuso è l'Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA): questo permette di riprodurre qualunque suono di qualunque lingua utilizzando grafemi del latino, greco e speciali (modificazioni di questi ultimi due). FONOLOGIA Ogni suono producibile dall'apparato fonatorio rappresenta un fono. Le diverse lingue assegnano ai foni caratteri distintivi, ovvero differiscono da altri foni, denominandoli fonemi: unità minime di seconda articolazione astratte introdotte da Trubeckoj. Per capire se un fono è dotato di carattere distintivo, si prende un'unità della lingua dove appare il fono interessato e si prova a sostituire con altri foni (prova di commutazione: mare/pare= m/p). Foni diversi di uno stesso fonema (quindi privi di carattere distintivo) sono chiamati allofoni: se questi vengono a crearsi perché condizionati da altri foni vengono definiti "varianti combinatorie", altrimenti sono "varianti libere". Una coppia diparole uguali in tutto tranne per un fonema formanouna “coppia minima”.fi ff fi fi fi fi fl fi
SILLABE
Un ruolo importante nella strutturazione del parlato viene svolto dalle proprietà fonotattiche, dove il contesto precedente o seguente condiziona la comparsa di un fono rispetto ad un altro. Le minime combinazioni di fonemi utilizzate per costruire le parole sono le sillabe: costruita sempre attorno ad una sola vocale a cui consonanti e approssimanti possono appoggiarsi. La struttura sillabica tipica dell’italiano è CV (ma anche V, VC, CCV, CVC, CCCV). La parte che precede la vocale è detta “attacco”, la vocale è il “nucleo” e la parte che segue è la “coda”: sillabe con coda sono definite “chiuse”, senza sono “aperte”; nucleo e coda assieme formano la “rima”. Un dittongo è la combinazione di un’approssimante e una vocale: se V+A=discendente (auto), se A+V=
ascendente (pieno): nel primo le approssimanti sono più vicine alle vocali (semivocali), nel secondo il restringimento è maggiore (semiconsonanti). Sono possibili anche combinazioni di due approssimanti e una vocale: i trittonghi. Esistono anche fenomeni fonetici che riguardano i rapporti tra foniche si susseguono detti "soprasegmentali/prosodici", in quanto agiscono al di sopra del singolo segmento e riguardano l'aspetto melodico del parlato. I fondamentali sono l'accento, l'intonazione e la lunghezza:
ACCENTO: è l'intensità di pronuncia di una sillaba, che fa sì che una sillaba (tonica) sia più prominente rispetto alle altre (atone); solitamente si ottiene tale risultato attraverso un aumento della voce. L'accento può essere libero o fisso: nel primo caso può cadere sull'ultima (tronca), sulla penultima (piana) o sulla terzultima (sdrucciola) sillaba, ed è possibile la presenza di più accenti.
La successione di sillabe forti e deboli crea il ritmo.
TONO: Altezza relativa alla pronuncia della sillaba, data dalle vibrazioni delle corde vocali; nelle lingue tonali il tono ha valore distintivo a livello di parola (cinese).
L'intonazione è l'andamento di un gruppo tonale, conferendo una certa curva melodica. In Italiano permette di distinguere domanda (ascendente), affermazione (neutro) o ordine (discendente).
LUNGHEZZA: estensione temporale con cui i foni sono prodotti: può essere breve o lungo e può avere valore distintivo: non è il caso dell'italiano (a meno che non si considerino "lunghe" le consonanti doppie).
MORFOLOGIA: Studia il significante in quanto portatore di significato (prima articolazione), analizzandone la struttura e le combinazioni che danno vita alle parole. Quando le parole vengono scomposte si hanno dei morfemi: per farlo si può prendere una parola e confrontarla con un'altra simile (dentale/dentali).
individuando le differenze; questo procedimento è chiamato prova di commutazione. Un morfo è un morfema visto dal punto di vista del significante (concreto); un allomorfo invece è una variante di morfema, che realizza lo stesso significato anche se con morfo diverso. Possono essere sia lessicali (Ven-ire, veng-o, venn-i, ver-ro) sia grammaticali (mangi-abile-e, solubile-e= potenzialità). Solitamente c'è vicinanza tra i vari mor che realizzano lo stesso morfema, tuttavia esistono casi in cui un morfema lessicale viene sostituito da un altro avente forma completamente diversa, ma con uguale significato (acqua, idrico; cavallo, equino): tale fenomeno prende il nome di suppletivismo.
Esistono due principali modi di analizzare i morfermi: in base alla funzione che il morfema svolge (funzionale) o in base alla posizione del morfema (posizionale). Nella prima categoria è possibile distinguere:
LESSICALI: hanno significato referenziale,
fanno cioè riferimento alla realtà esternae costituiscono una classe aperta. Sono anche considerati morfemi liberi, perchépossono apparire da soli, anche se in italiano non è così in quanto sono sempreaccompagnati da essione.
GRAMMATICALI: racchiudono valori interni alla struttura della lingua, costituisconouna classe chiusa e si dividono a loro volta in:
- DERIVAZIONALI: costruiscono parole nuove attaccandosi a un morfema lessicale. Tra questi sono presenti anche i pre ssoidi e i suf ssoidi, ovvero morfemi dotati di valore lessicale e derivazionale che si attaccano a loro volta ad una radice lessicale: socio-log-i-a; crono-metro. Sono presenti casi di omonimia: in- può stare per “negazione” (im-mobil-e), o anche valore diminutivo (gatt-in-o).
- FLESSIONALI: attualizzano una delle varie forme (genere, numero e caso) in cui la parola può apparire.
Per quanto riguarda la seconda categoria:
AFFISSI: morfemi grammaticali considerati dal
punto di vista posizionale che si combinano a una radice. Ne esistono di diversi tipi:
- PREFISSI: stanno prima della radice (in-util-e)
- SUFFISSI: stanno dopo la radice (cambi-ament-o). i suffissi con valore essionale in italiano si trovano alla fine, dopo radice ed eventuale derivazione, e si chiamano desinenze.
- INFISSI: sono inseriti all'interno della radice.
- CIRCONFISSI: formati da due parti, una che sta prima della radice e l'altra dopo, contenendo la radice. Detto in tedesco è ge-sag-t da sagen.
- TRANSFISSI: si incastrano alternativamente nella radice: arabo= k-t-b.= kitaba, kataba, kutub.
Altri tipi di morfemi:
- SOSTITUTIVI: non isolabili in quanto mutano foneticamente nella radice, sono quindi inseparabili da essa: foot/feet, goose/geese
- MORFO 0: eccezione in cui non viene marcata una distinzione grammaticale: plurale di sheep e città.
- SOPRASEGMENTALI: distinti dalla posizione dell'accento o dal tono: record= registrazione ; record= registrare.
- PAROLE COMPOSTE:
aggancio di due parole che recano comunque il loro significato individuale: nazionalsocialismo= socialismo nazionale
UNITÀ PLURILESSIMATICHE: queste non corrispondono alla somma delle parole: gatto delle nevi= mezzo cingolato per la neve. Spesso hanno valore idiomatico (essere al verde, partire in quarta) e comprendono i verbi sintagmatici (andare via, mettere sotto).
BIMEMBRI: parole che non hanno raggiunto il valore di fusione tipico delle parole composte, vengono quindi scritte con una spazio: scuola guida, parola chiave.
ACRONIMI: lettere iniziali di parole piene: TG, TFR.
PAROLE MACEDONIA: unione di parole con accorciamento: cantautore, ristobar.
Un procedimento molto produttivo in italiano è l’alterazione, che modifica la base lessicale dandogli carattere valutativo. (diminutivo, accrescitivo, peggiorativo, negazione). Questo processo è responsabile della creazione dei nomi deverbali, derivanti cioè da un verbo (imbianchino deriva da imbiancare).
Tali verbi sono dettiparasintetici. Un altro processo è la derivazione 0: questo assume che, di fronte a un verbo e un nome aventi la stessa radice lessicale, si assume che la parola primitiva sia il verbo (giocare, gioco); fra un verbo e un aggettivo, è da assumere l'aggettivo come base (calmo, calmare).
SINTASSI è il livello di analisi che si occupa della struttura delle frasi, che studia come si combinano fra loro le parole. La frase è l'entità linguistica che funge da unità comunicativa. Una frase solitamente contiene una predicazione, ovvero un'affermazione riguardo a qualcosa solitamente svolta da un verbo, ma sono possibili anche frasi senza verbo (frasi nominali).
Il metodo di rappresentazione più diffuso per svolgere l'analisi di una frase è quello degli alberi etichettati, un grafo costituito da nodi che rappresentano ciascuno un sottolivello di analisi siglato a dovere (SN, N, SV, V, Det, Poss).
L'unità minima dellasintassi è il sintagma. La frase si costruisce attorno a un "testa", elemento che da solo possa costituire un sintagma, su cui poi si possono aggiungere altre parole. Principalmente è basato su un nome, un verbo, in certi casi anche su una preposizione o un aggettivo. Possono svolgere varie funzioni, principalmente Soggetto, Oggetto e Predicato, a cui poi si aggiungono vari Complementi. Quando dobbiamo creare una frase, solitamente partiamo da un verbo per rappresentare ciò che vogliamo descrivere: a questo verbo sono associate delle valenze, ovvero gli argomenti che il predicato chiama in causa. Nello schema valenziale, i verbi possono essere:
- MONOVALENTI: con un solo argomento, ovvero il soggetto: camminare, piangere.
- BIVALENTI: a due argomenti, chi pratica l'azione e chi la riceve: lodare, interrogare.
- TRIVALENTI: tre argomenti, soggetto, un oggetto e un ricevente: dare, s