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IVITA')

Si è scelto di creare termini a partire dal nostro materiale e dalle potenzialità della nostra lingua. Si è

data una nuova identità al nostro stesso materiale fondandolo in una maniera che può suonare in una

maniera strana: questi termini sicuramente ci danno, da un lato, l'impressione di una qualche

familiarità, perché richiamano cose che noi conosciamo, ma dall'altro lato ci danno anche un po'

l'impressione di forme strane o stranite alla nostra lingua comune.

Una modalità di rigenerazione suffissale e come il nostro patrimonio possa di per sé essere idoneo

anche a soddisfare tutte le esigenze di crescita lessicale; cioè ci sono ambiti settoriale che hanno

puntato per la terminologia su questa modalità che rivela le potenzialità della nostra lingua. Si tratta

di valorizzare queste potenzialità.

Di per sé, il materiale, anche se montato in una maniera diversa, può essere idoneo al soddisfacimento

di tutte le esigenze, della creatività lessicale.

Molti prestiti poi, anche quelli non adattati, diventano base per forme derivate, come ad esempio

manageriale, bypassare, faxare, in quanto fortemente inseriti nel nostro sistema.

Relazioni Semantiche

1) LA POLISEMIA

Polisemia è una parola di origine greca che significa “molti significati”. È quella relazione semantica

per la quale un unico significante ha più significati, più accezioni.

La polisemia consiste quindi in un cumulo di significati via via associati nel tempo a quella forma: è

un progressivo aggiungersi nel tempo di valori ulteriori rispetto a quello primario.

Il fenomeno della polisemia non è un fenomeno che appare in maniera vistosa, clamorosa, per il

parlante medio; non è un fenomeno di percezione immediata, anche se è un fenomeno che riguarda

quasi tutte le parole, soprattutto le parole più diffuse, in quanto sono più diffuse in ragione del fatto

che sono polisemiche. La polisemia va di pari passo anche con la frequenza.

La polisemia, quindi, riflette la legge dell'economia della lingua: la lingua preferisce, in queste caso

specifico, utilizzare lo stesso lessema, lo stesso significante, per più significati; piuttosto che, di

contesto in contesto, mutare anche il significante.

La lingua parlata, intesa come la lingua comune, poco sorvegliata, che noi nativi spontaneamente

usiamo in contesti di un certo relax, è quella che si presenta più ricca di forme polisemiche, perché è

– –

proprio in questo registro linguistico informale, poco sorvegliato, colloquiale che si realizza il

minimo sforzo e quindi si preferisce usare, riutilizzare, riciclare stesse forme con significati diversi.

Una forma, anche se poco visibile, nasconde molti valori e noi stessi, in un contesto di maggior rigore

formale, andiamo magari a sostituirle e a selezionare una forma più specifica.

Es. passare → esame passato // mal di testa passato // il ladro passa per la finestra // Marco passa

questa sera a casa mia alle cinque // il tempo passa.

Tra le forme più polisemiche in assoluto, nella nostra lingua, vi sono i verbi, per una ragione molto

semplice: i verbi possono avere bisogno di alcuni argomenti (valenze).

I verbi sono tra le forme più polisemiche della nostra lingua perché i verbi hanno bisogno di argomenti,

di complementi e dunque gli argomenti sono in grado, di contesto in contesto, di far capire la valenza

specifica o, meglio, gli argomenti sono in grado di conferire a quel verbo, in quel contesto, un valore

specifico.

Non parliamo per parole isolate da un certo contesto linguistico: il significato è in rapporto al contesto,

è variabile e gli argomenti del verbo ci consentono di attribuire a quel verbo, di volta in volta, un

valore specifico.

saltare il fosso → superare il fosso con un salto

Es. saltare il pranzo → non consumarlo

saltare la carne in padella

Es. Scrittura → E' un tipo di polisemia molto più sottile, meno vistosa, perché i diversi significati

fanno riferimento ad una medesima realtà, più complessa (che è ad esempio quella dello scrivere)

però considerata da due prospettive molto diverse:

→ Scrittura: l'atto dello scrivere

→ Ottima la scrittura di Marco: la capacità di gestire in maniera complessiva l'operazione dello

scrivere

→ Scrittura privata/pubblica: documento, contratto

→ La bella scrittura: la tecnica, la caratteristica dello scrivere.

Sono significati diversi che rimandano a un fenomeno fondamentalmente unitario: quello dello

scrivere, però calcolato e valutato da prospettive diverse. (come la parola prestito)

Questi, come altri casi, sono esempi di parole polisemiche perché fanno riferimento sia all'atto di quel

verbo sia al contenuto dell'atto.

Schemi di polisemia

Nella nostra lingua noi possiamo cogliere delle alternanze sistematiche di significato:

1. La stessa forma può avere un significato astratto e uno concreto [Es. Credenza: fede/mobile]

2. La stessa parola può alludere al luogo ma anche alle persone che lavorano in quel luogo [Es.

Università o Provveditorato]

3. La stessa parola può alludere sia alla pianta che al frutto. [Es. Ho comprato/ho piantato un

limone]

4. La stessa parola può alludere sia al contenuto che al contenitore [Es. Ho rotto un bicchiere /

Ho bevuto un bicchiere di troppo]

Gli aggettivi polisemici

Gli aggettivi possono essere polisemici per varie ragioni:

1. Gli aggettivi sono polisemici perché hanno sia una valenza qualificativa sia una valenza

intensiva. Ad esempio sono contento vs sono felice: quest'ultimo corrisponde ad un grado di

intensità maggiore.

La questione del grado di intensità non riguarda solo gli aggettivi, perché anche un temporale può

diventare nubifragio, o paura può essere terrore, o preoccuparsi può essere allarmarsi. La questione

dell'intensità riguarda tutte le categorie.

→ Espressione che si è lessicalizzata con quel valore e che corrisponde ad un intensivo

Idiomatismo

(Ad esempio: Ho una fame da lupi). Queste forme non accettano poi ulteriori elementi. (Non si può

dire: Ho molta fame da lupi)

Questi aggettivi diventano polisemici in ragione di questa doppia possibile valenza, quella

primaria/qualificativa e quella intensiva.

Es. Un incidente mortale → qualificativa

La lezione è stata una noia mortale → intensiva

Stella polare → qualificativa

Freddo polare → intensiva

Vendita straordinaria → qualificativa

Spettacolo straordinario → intensivo

2. Pluriplanarità semantica degli aggettivi. La polisemia non appare, non è un fenomeno

vistoso e men che meno appare questo tipo di polisemia.

La pluriplanarità semantica di un aggettivo è il fatto che si può riferire di contesto in conteso a

situazioni diverse tali per cui il valore di quell'aggettivo poi è di fatto diverso, ma forse all'orecchio e

all'occhio non va subito in evidenza che quell'aggettivo possa vivere una gamma di situazioni e

contesti d'uso così ampia.

Es. Luce → Luce chiara: luminosa Tempo chiaro: sereno

Acqua chiara: limpida Idea chiara: precisa, esatta

Colore chiaro: tenue, poco intenso Risposta chiara: certa, non equivoca

Testo chiaro: facilmente comprensibile

Es. Forte → Aggettivo marcato per pluriplanarità semantica, cioè capace di andare a colpire

di contesto in contesto valori molto diversi. Capita anche se noi andiamo a

calcolarlo, a fare una prova del nove con gli intensivi, che hanno intensivi

diversi.

Passando agli eventuali intensivi, meglio ci rendiamo conto delle valenze

diverse che gli aggettivi possono, di fatto, di contesto in contesto, assumere.

Rumore forte: assordante Luce forte: accecante

Passione forte: travolgente Volontà forte: ferrea

3. Aggettivi che sono polisemici in ragione della posizione: prima o dopo il nome a cui si

accompagna.

Normalmente gli aggettivi relazionari sono sempre messi dopo il nome: circolare ministeriale,

particolarità dialettali.

Sempre prima si pongono gli aggettivi possessivi, anche se il parlato tende a postporli - la paura mia,

il ragazzo mio - ma in una forma più cristallizzata e sorvegliata andremo a dire: la mia paura, il mio

ragazzo.

Tutti gli etnici sono sempre postposti: la lingua francese non sarà mai la francese lingua.

Gli aggettivi qualificativi possono essere posizionati sia dopo che prima, con una qualche sfumatura

di significato: una bella ragazza è diverso dal dire è una ragazza bella. L'aggettivo postposto significa

mettere in risalto, sottolineare una qualche forza maggiore.

Invece ci sono aggettivi che assumono proprio una valenza diversa a seconda se sono anteposti o

postposti. (Es. Ho informazioni certe sulla cosa - Ho certe informazioni... // Diversi libri libri diversi

sul tavolo)

In questo caso, se anteposti o postposti la differenza scatta, perché se anteposti fungono da

quantificatori indefiniti, svuotati del loro significato letterale, se invece sono postposti hanno un

significato letterale pieno.

Ci sono anche altri aggettivi che possono essere anteposti o postposti, come alta o bassa pressione

(atmosferica) contro pressione alta o bassa (sanguigna).

Nel mondo degli aggettivi dobbiamo saper distinguere la polisemia per:

a) Doppia valenza (qualificativa o intensiva)

b) A seconda del contesto possono fare riferimento a situazioni e a piani diversi e assumono, analizzati,

parafrasati, valenze diverse

c) In ragione della posizione, o prima o dopo, e possono acquisire valori diversi. (famiglie

numerose/numerose famiglie)

2) PAROLE GENERICHE

Sono parole che hanno la caratteristica di avere un significato così ampio da poter essere usate nei

contesti più disparati e che, nel parlato comune, poco sorvegliato, sono decisamente frequenti, per

quella tendenza al minimo sforzo, come casa, roba, affare, questioni. –

Sono diverse perché non si può pensare a significati altri rispetto a quello base situazione tipica

della polisemia, dove c'è un significato base e altri significati che si sono aggiunti e che può assumere.

Qui è di per sé la parola che ha un significato non definito, ampio, generico e dunque come tale può

sostituire qualunque altra parola, proprio per questo carattere assolutamente poco definito e dunque

sono parole che nel parlato entrano nei contesti più svariati assumendo significati che possono anche

essere molto diversi tra loro.

Anche alcuni aggettivi, come buono, possono rientrare in questa categoria particolare, perché è un

aggettivo con un significato che si può, di contesto in contesto, piegare in varie direzioni.

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
47 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tinotina di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Mancini Anna Maria.