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A)
Un atto di parola indica necessariamente un emittente ed un ricevente, quindi una situazione comunicativa.
36.2
Jakobson ha esaminato l’atto linguistico mediante sei punti di osservazione a cui corrispondono funzioni universali del
linguaggio. Tali punti di vista sono:
-parlante (produttore dell’atto linguistico), funzione emotiva
-ascoltatore, funzione conativa/di appello (uso dell’imperativo,vocativo…)
-messaggio, funzione poetica(tutte le forme di strutturazione e contenutistica del messaggio)
-contesto, funzione denotativa/referenziale (es. il ricorso alla IIIpersona sing/II plurale, ecc)
-contatto, funzione fàtica (es. un sì detto durante una conversazione ma che non indica risposta affermativa, ecc)
-codice, funzione metalinguistica (di riferimento alla lingua parlata).
36.3
Il filosofo Lewis ha concentrato il suo studio su certe “coordinate” che formano un “insieme di fattori rilevanti, un
indice”.
Giuliano Bernini ha individuato varie coordinate:
-coord.del mondo possibile (considera situazioni che potrebbero essere o che sono)
-coord.del tempo (in frasi che contengono riferimenti verbali o avverbiali temporali)
-coord.del luogo ( in frasi con locuzioni spaziali)
-coord.del parlante (in frasi che contengono riferimenti alla prima persona, sing o plu)
-coord.dell’uditorio (in frasi che contengono tu,te,voi,vostro)
-coord.dell’oggetto indicato (in frasi con sintagmi dimostrativi)
-coord.del discorso precedente (in frasi con sintagmi come l’ultimo, il suddetto, ecc)
-coord.dell’attribuzione (in frasi con insiemi di cose, sequenze di cose, ecc)
36.4
La dimensione psicolinguistica del processo di comunicazione impone di riconoscere in esso un tasso alto di condizioni
idiosincratiche riferibili al “qui e subito” di un evento comunicativo.
La comunicazione (come istanza di rappresentazione) non è un fenomeno chiuso ma praticamente processuale, un’opera
aperta e potenzialmente infinito.
Tutta l’istanza linguistica è sempre in espansione e la lingua si pone come immagine della facoltà umana di costruire
diverse possibilità.
37.1
Per sintattica si intende la pertinenza metalinguistica che si collega al sistema(e a tutte le istanze in esso contenute) e al
contesto che lo presuppone. La sintattica è la scienza delle relazioni sistematiche tra i segni (ovvero, unità in grado di
designare in modo simbolico).
37.2
Tre sono i filoni intellettuali che si sono dedicati allo studio della sintattica:
-strutturalismo (Saussure, Hjelmslev): idea sistematica della lingua che tende a non occuparsi degli aspetti normativi e
processuali (è totalizzante)
-funzionalismo (Trubeckoj, Martinet, Jakobson): la lingua è un insieme di funzioni che si realizzano in essa e quindi i fatti
linguistici si trovano al centro tra causalismo (la funzione è assunta come causa) e teleologia (la funzione è assunta come
scopo).
-generativismo (Chomsky): la lingua non è un prodotto psichico ma un meccanismo di produzione spichicamente
preordinato.
37.3
Ogni unità linguistica può essere definita in base ad una formula sintattica, di cui vanno ricercati gli aspetti essenziali.
La formula sintattica si può ricavare in modo sperimentale rispondendo a tre domande:
1. Prima apertura del ventaglio: qual è la frequenza assoluta (FA) nel contesto storico, relativa (FR) nel contesto
istituzionale e specifica (FS) nel contesto situazionale?
*FA-> va cercato nei testi; FR ->si riconosce preventivamente, con una presupposizione metaculturale;
FS->riguarda una specifica situazione comunicativa*
2. Seconda apertura del ventaglio: Qual ‘ la sua attitudine combinatoria (AC) che può essere assoluta, relativa e
specifica?
*AC esplicita la modalità di FA/FR/FS e registra le restrizioni selettive di ogni unità (le sue possibilità combinatorie)
3. Terza apertura del ventaglio: qual è la sua cooccorrenza (CO), assoluta, relativa e specifica?
* CO esplica le modalità dell’AC.
La formula sintattica di ogni unità di lingua è data dalla raccolta di queste informazioni (frequenza, attitudine
combinatoria e cooccorenza sono i lati del triangolo sintattico ideale dell’unità linguistica).
38.1
La semantica è data da i sintagmi di significazione e la loro valenza semiotico-iconica e sociale in un contesto
istituzionale (la pertinenza metalinguistica si collega alla norma e alle istanze in essa contenute e al contesto che la
presuppone). Per semantica intendiamo la scienza delle relazioni normative tra segni e realtà.
38.2
La semantica studia il significato delle parole, ma esse essendo sintagmi lessicali (combinazioni di morfemi) risultano
“povere” di senso se non vengono considerate all’interno del processo di comunicazione in cui si trovano.
Per definire semanticamente i sintagmi lessicali bisogna passare per il riconoscimento di tutti i gradi della istanza di
rappresentazione della lingua.
Lo studio della semantica (significazione) si trova tra quello della sintattica (designazione) e comunicazione (pragmatica).
38.3
Per parlare di configurazione semantica, dobbiamo considerare il carattere figurale della significazione (come quelle di
Weinreich, quali agglomerazione, configurazione, concatenazione, non concatenazione). Tale carattere può essere colto
mediante i criteri della tecnica espressiva e del disegno semantico (che quindi danno l’identikit semantico del sintagma).
Tecnica espressiva
Si pensi ai processi grammaticali di Sapir, come l’ordine delle parole, la composizione nominale e verbale, l’affissazione,
la mutazione vocalica e consonantica, variazione dell’accento, raddoppiamento.
Disegno semantico
Parliamo di significato nucleare semplice, con espansioni, con inclusioni ed espansioni.
Il primo si manifesta in pochi casi e corrisponde all’istituzione semantica dei sintagmi monomorfemici invariabili
(si,no,ieri,oggi…); il secondo si verifica in sintagmi polimorfemici dove il significato nucleare è modificato da significati
aggiunti(gattino,rosso…); il terzo prevede un significato nucleare la cui espansione è predicativa (oggi piove ->la
piovosità non è un tratto distintivo dell’oggi ma un accessorio); il quarto comprende sia l’attribuzione sia la predicazione
circa un significato nucleare attraverso le configurazioni delle tecniche espressive (il gattino miagola -> troviamo il
significato nucleare aggiunto “gattino” e l’espansione del miagolare).
39.1
Per pragmatica si intende la scienza delle relazioni processuali tra segni( testi che comunicano in modo indiziale) e realtà.
39.2
La pragmatica si occupa di tutta la fenomenologia linguistica processuale, come la deissi, l’implicatura conversazionale,
la presupposizione. Tale scienza è complementare alla semantica verofunzionale, basata sull’alternativa vero/falso
dell’enunciato.
39.2.1
Deissi: atto di indicare qualcosa mediante un aspetto preciso dell’atto linguistico. Le modalità pragmatiche della deissi
seguono tre categorie (persona del contesto situazionale relativamente ai partecipanti della comunicazione; luogo del
contesto situazionale, relativamente alla collocazione dei partecipanti della comunicazione; tempo del contesto situazione,
relativamente al momento rispetto al quale agiscono i partecipanti).
Un testo è pragmaticamente forte se ciascun elemento linguistico funziona come indice pragmatico deittico .
39.2.2
Implicatura(conversazionale): deriva dall’interazione linguistica e si basa sul criterio di cooperazione, che soddisfa
l’esigenza pragmatica dell’efficienza e dell’efficacia dell’atto linguistico. Possiamo identificare quattro norme: la prima
(della qualità) richiede di evitare affermazioni false o senza giuste prove; la seconda (della quantità) chiede di fornire
un’informazione giusta ai fini del discorso eliminando gli eccessi; la terza (della relazione) chiede contributi informativi
pertinenti (cioè bisogna rispondere in modo pertinente ad una domanda, ad es); la quarta norma (del modo) richiede
chiarezza per evitare ambiguità e disordine espositivo.
39.2.3
Presupposizione: relazione necessaria tra una frase (il suo contenuto comunicativo) e una precondizione in base a cui la
stessa frase realizza una comunicazione accettabile. Ad esempio la frase “i figli di mia moglie hanno smesso di viaggiare”
è accettabile se chi parla è sposato, i figli non sono necessariamente suoi, tali figli prima viaggiavano. Tra gli attivatori
precupposizionali, ricordiamo la definitezza, fattualità, implicazione, cambiamento, iterazione.
39.2.4
Tutti i fenomeno analizzati convergono all’interno degli atti linguistici(oggetto di studio della pragmatica).
Lo studioso Austin ha notato che alcuni atti linguistici non descrivono uno stato di cose ma modificano tale stato. Questo
tipo di enunciati sono chiamati da Austin “performativi”, per distinguerli da quelli informativi.
Secondo lo studioso, il parlante compie un’azione mediante tre atti:
-atto locutorio (il parlante dice una frase con significato e referenza specifici)
-atto illocutorio (affermazione / promessa/offerta)
-atto perlocutorio (promessa/offerta ma anche invito per portare un effetto sull’ascoltatore-es. piovevoglio che cabmi
abito per uno più adeguato).
Searle classifica diversamente le azioni linguistiche, distinguendo:
-atti rappresentativi: il parlante è coinvolto nell’enunciazione (asserisce, racconta, conclude)
-atti direttivi: il parlante tenta di condizionare l’interlocutore
-atti commissivi: il parlante si impegna a fare qualcosa (promette, minaccia)
-atti dichiarativi: si verifica un cambiamento (vi arresto, vi dichiaro marito e moglie).
39.3
Gli atti linguistici (e ciò che comprendono) sono indici testuali della situazione comunicativa, seguendo una forza diversa
di caso in caso. Tale forza è la “vettorialità espressiva” che prende il nome di “vettore pragmatico” di un testo, formato
dai fenomeni appena discussi ed altri (come l’intonazione).
40.1
Il parlare non è un evento naturale, ma necessita di un lungo insegnamento: infatti bambini abbandonati, cresciuti con
animali, una volta reinseriti nella società molto difficilmente riusciranno ad imparare a parlare; anche lo studio di una
lingua straniera risulta inibito dopo una certa età. Nel parlare si svolgono attività metalinguistiche, ovvero l’ascolto, la
comprensione del concatenarsi delle parole analizzando il “continuum” linguistico.
40.2
Analogia: una parola cambia forma fonologica e morfologica per diventare più somigliante a un’altra parola già esistente
nella lingua.
Risegmentazione morfologica: il parlant