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Capitolo 1
Il Linguaggio Verbale
- Linguistica, Lingue, Linguaggio, Comunicazione
La linguistica è un ramo delle scienze umane che studia la lingua. Essa può essere divisa in due sottocampi: la "linguistica generale", che si occupa di cosa sono, come sono fatte e come funzionano le lingue, e la "linguistica storica", che tratta dell'evoluzione delle lingue e dei rapporti tra le lingue e tra lingua e cultura.
Oggetto della linguistica sono le lingue "storico-naturali", quelle nate spontaneamente nel corso del tempo e usate ora o in passato. Esse sono espressione del linguaggio verbale umano, facoltà innata negli homo sapiens e uno degli strumenti più complessi di comunicazione.
Per individuare il linguaggio umano tra i vari tipi di comunicazione è importante definire "segno". Il segno è qualcosa che sta per qualcos'altro e serve per comunicare (= mettere in comune) quest'ultimo.
Tutto ciò comunica qualcosa e, in questo senso, ciò equivale a un "passaggio di informazione". Perciò è più utile intendere questo termine in senso stretto: si ha comunicazione quando un comportamento prodotto da un emittente al fine di passare un'informazione viene percepito come tale da un ricevente, altrimenti si ha un semplice passaggio di informazione.
Si possono distinguere tre categorie di comunicazione a seconda dell'“intenzionalità” (o esistenza) di emittente e ricevente:
- Comunicazione in senso stretto
- Emittente intenzionale
- Ascoltatore intenzionale
(Es.: Linguaggio verbale umano)
- Passaggio di informazione
- Emittente non intenzionale
- Ricevente intenzionale (interpretante)
(Es.: Orme di animali)
- Formulazione di interferenze
- Nessun emittente (Tra presenza di un "oggetto culturale")
- Interpretante
(Es.: “Cascateki a Dschente e “Qui nevica molto”)
Dunque la comunicazione è una trasmissione intenzionale di informazioni:
- Segni, codice
Il “segno” è l’unità della comunicazione e ne esistono diversi tipi:
- Indici (motivati naturalmente/non intenzionali)
(Es.: Nuvole nere = Sta per piovere)
- Segnali (motivati naturalmente/intenzionali)
(Es.: Scambio volontario = Uno annuisce)
- Icone (motivati analogicamente/intenzionali)
C'è anche chi sostiene tesi a favore del "fonosimbolismo" affermando che certi suoni avrebbero per natura significati associati (es.: "i" sorgere connesso alle cose piccole), ma questa definizione è facilmente sostenibile.
- Doppia articolazione
Consiste nel fatto che il significante è articolato in due livelli: la "prima" e la "seconda" articolazione.
Nel primo livello è organizzato e scomponibile in unità che sono ancora portatrici di significato e che possono essere riutilizzate (es.: "gatto" è scomponibile in "gat-", ovvero "felino domestico" e "-o" "maschile singolare", che possono essere riutilizzati in altre parole come "gat-tino" o "top-o").
Ogni segno linguistico è analizzabile e scomponibile in unità minime di prima articolazione, i "morfemi".
I "morfemi" sono ancora scomponibili in "seconda articolazione" in unità, questa volta prive di significato proprio, i "fonemi" (es.: "gatto" è scomponibile in "G-A-T-T-O").
Da ciò, notato anche la "proprietà combinatoria" sulle unità minime a formarsi di maggiori (segni).
- Trasportabilità di mezzo
Il significante può essere trasmesso in via fonico-acustica o visivo-grafica.
Il primo appare di fondamentale rilevanza, al punto che la peculiarità del linguaggio è la "fonicità".
1. L'"ordine" degli elementi contigui (cfr.: in "Gianni picchia Giorgio" è l'ordine che fa capire la situazione)
2. Le "dipendenze" fra elementi contigui e rapporti gerarchici tra essi (cfr.: in "Il libro di Chomsky sulle strutture sintattiche" l'elemento "sulle strutture sintattiche" si riferisce a "Il libro")
3. Le "incassature" tra le parti del messaggio (cfr.: in "Il cavallo che corre senza fantino sta vincendo" la parte "che corre senza fantino" è incassata nella principale)
4. La "ricorsività" che conferisce alle strutture linguistiche un particolare carattere di complessità interna
5. La presenza di parti del discorso che danno informazioni sulla sia struttura sintattica (cfr.: le congiunzioni)
6. La "discontinuità" nella sintassi di parti unite dal punto di vista semantica ma non adiacenti (cfr.: in lat. "Gallia est omnis divisa" "Gallia" è collegata a "omnis" e "est" a "divisa") = Equivocità
La lingua è un codice che pone corrispondenze plurivoche fra gli elementi; a un unico significante, possono infatti corrispondere più significati (omonimia) e viceversa (sinonimia)
- Lingua rosa umbra?
È preminente la considerazione che la facoltà verbale sia specifica dell'uomo giacché possiede le precondizioni fisiologiche necessarie per l'elaborazione fisica e mentale della parola: il volume del cervello
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Vocali
Le vocali dipendono dalle configurazioni che assume la cavità orale: in base alla posizione della lingua nel suo grado di "innalzamento" e "arretramento" possono essere "anteriori", "centrali" e "posteriori". In base al loro grado di "innalzamento" abbassato possono essere alte, "medie" o "basse". In base alla posizione delle labbra possono essere "arrotondate" (se sporgono) o "non arrotondate". Infine, i suoni vocalici possono essere "nasali".
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Consonanti
Sono suoni con un timbro di articolazione intermedio tra vocali e consonanti, e, per l'approssimarsi, sono anche chiamati "semivocali" (o "semiconsonanti").
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Trascrizione fonetica
L'ortografia italiana si può definire abbastanza fedelmente "fonografica" (Vi sono alcune eccezioni come il fatto che la "c" dura può essere confusa con la "q" oppure "ch" o il "k"). In altre lingue, sotto questo aspetto, sono più complesse (es.: in ing. "knight" la "k" e il complesso "gh" non hanno suono). Per ovviare alle incongruenze si è elaborato un metodo di trascrizione fonetica, "alfabeto fonetico internazionale".
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(IPA), composto da due tavole: "consonanti" e vocali.
- Consonanti occlusive:
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Sulla può formare una sillaba esistono delle "restrizioni" fonosintattiche sulla distribuzione dei fonemi come CV, VC, CCV, CVC, CCCV (CCV è possibile solo se le consonanti conclusive possono apparire ad inizio di una parola, altrimenti la suddivisione è CVC). "Chiessi" ne è non può occorrere l'inizio di una in parte che eventualmente precede la vocale è "l'attacco", quello che la segue la "coda" (sillabe con coda sono dette "chiuse", altrimenti "aperte").
Una combinazione interessante è il "dittongo" la combinazione di una vocale + una semivocali.
= Fatti prosodici (o soprasegmentali)
Vi è una serie di fenomeni che non riguardano i singoli f ti ma la stessa parola nella sua successione lineare e hanno re di azione i sono quest "Fatti prosodici". I fondamentali sono accento, tono e intonazione, e in un'unione: Accento
È la forza di pronuncia di una sillaba ("tonica") rispetto alle altre ("atone") in una parola. L'accento come fondamentale del tratto prosodico, non va confuso con l'accento grafico, che in italiano è usato per indicare nella grafia la posizione dell'accento nelle "tronche" (o "con") e anche per altri scopi come indicare la differenza fra due omofoni (es. "dà" e "da").
PAROLE A PARTIRE DA UNA BASE LESSICALE: UNA LISTA FINITA DI MODULI DI DERIVAZIONE, DANNO LUOGO A FAMIGLIE DI PAROLE, FORMATA DA TERMINI ORDINATI DALLA STESSA RADICE.
NELLE FORME VERBALI SI RIBERRA (EQUIVALENTE DI VERBI) SI PONE IL PROBLEMA DELLA "VOCE TEMATICA" (EX.: "MANGIARE") PERCHE' LA SI PUO' RITENERE SIA AUTONOMA NEL SIGNIFICATO O CONSIDERARLA PARTE DEL SUFFISSO, "DES."
ESISTONO MORFEMI CHE SI COMPORTANO COME LESSICALI (RADICI) E COME DERIVAZIONALI (SUFFISSI E PREFISSI) ALLO STESSO TEMPO: VENGONO DETTI "SUFFISSOIDI" E "PREFISSOIDI" (ES.: "AUTO" E' UN PREFISSOIDE IN QUANTO MANTIENE IL SIGNIFICATO DI 'SE STESSO CON PAROLE COME AUTOBIOGRAFIA).
LE "PAROLE GRUOSSSE" MANTENGONO UNITA IL SIGNIFICATO CHE HANNO DA SEPARATE (ES.: PORTACENERE = "PORTA" LA "CENERI"). ESSE NON VANNO CONFUSE CON LE "UNITE LESSICALI POLIREMESSESTATICHE."
COSTITUITE DA SINTAGMI FISSI CHE RAPPRESENTANO UN'UNICA ENTITA' DI SIGNIFICATO COMPORTENDOSI COME UN'UNICA PAROLA PUR ESSENDO DI PIU' (ES.: "GATTO DELLE NEVI" CHE NON E' UN FELINO MA UN MEZZO DI TRASPORTO). UNA POSIZIONE INTERMEDIA TRA COMPOSTE E "PLURILESSIMATICHE" LA OCCUPANO LE "UNITE LESSICALI BIDIOREMSESTICHE" (ES.: "SQUOLA GUIDA" COSTITUENDO UN'UNITA' PLURIESSIMATICA ANCHE GLI ACRONIMI LA CUI PRONUNCIA E' UNA PAROLA AUTONOMA (ES.: "TG" = TELEGIORNALE > "TG"). L'UNIONE CON ACCORCIAMENTO O PIU' PARTI DEFINISCE LE PAROLE "MACEDONIA" (ES.: "CANTAUTORE" = "CANTANTE" + AUTORE).