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OTTAVA LEZIONE
La fonologia studia l'organizzazione e il funzionamento dei suoni nel sistema linguistico. L'unità fondamentale della fonologia è il fonema, che rappresenta la classe astratta di suoni dotata di valore distintivo, cioè tale da opporre una parola ad un'altra nella lingua. L'unità minima della fonologia è il suono, che è un suono riproducibile dall'apparato fonatorio e potrebbe far parte del linguaggio. Un'opposizione fonemica viene identificata mediante un procedimento chiamato prova di commutazione, che prevede di confrontare un'unità in cui compare il fonema che si vuole dimostrare essere o meno un fonema con altre unità della lingua che siano uguali in tutto tranne che nella posizione in cui sta il fonema in oggetto. In sostanza, la prova di commutazione chiarisce se un fonema è distintivo o meno (es. maLe - maRe).
minima,Per identificare dei fonemi è possibile anche utilizzare la due parole distinte solo dalla presenza di un fono e permettono di individuare le opposizioni distintive in una lingua così da scoprire i fonemi.
I fonemi sono appunto le unità fondamentali della seconda articolazione, il che significa che sono i segmenti più piccoli del significante e quindi non possono essere ulteriormente scomposti. Tuttavia essi possono essere analizzati sulla base delle caratteristiche articolatorie (es. /t/ = occlusiva dentale sorda).
sillaba,
Nella costituzione delle parole ha un ruolo fondamentale la sillaba, che è la minima combinazione di fonemi che funziona come unità pronunciabile; è un'unità fonetica minima che il nostro organismo è in grado di produrre e percepire. La sillaba è costituita da un nucleo, che solitamente è costituito da una vocale ed è l'unico elemento fondamentale, può quindi capitare che una sillaba
Possa essere costituita solamente da una vocale. In ogni lingua vi sono strutture sillabiche canoniche (ovviamente possono variare dalingua a lingua); in italiano, come in molte altre, la struttura sillabica canonica più comune è ovvero consonante-vocale. Oltre a questa struttura ce ne possono essere poi molte altre come CC, CCC.
Una sillaba è costituita da: parte che eventualmente precede la vocale, nucleo, coda, che è costituito dalla vocale stessa, parte che eventualmente segue il nucleo; esempio può essere la parola attacco = -att -> attacco, -a-> nucleo, -cco -> aperte coda. Si possono distinguere sillabe ovvero che non vedono la presenza chiusa della coda, o sillabe ovvero sillabe che hanno la coda.
La sillaba ha una struttura gerarchica a due livelli: la rima è costituita dal nucleo e dall’eventuale coda. Una sillaba può essere “pesante” se la rima termina con na consonante e la
vocale prima di essa è lunga, di erentementeda ciò la sillaba è detta "leggera".
tratti soprasegmentaliI sono molto importanti a livello fonetico, difatti sono serie di fenomeni fonetici che riguardano porzioni di lingua superiori al segmento fonico (sillabe o frasi); i più importanti di essi sono:
- Accento, esso aumenta di intensità la pronuncia della sillaba, può essere mobile o fisso a seconda della lingua (es. francese accento sempre fisso, accento cade sull'ultima sillaba); è la particolare forza di intensità della pronuncia della sillaba.
L'accento come tratto prosodico non è da confondersi con il segno gra coutilizzato nella lingua italiana per indicare la posizione dell'accento fonico nelle parole ossitone. In italiano l'accento è appunto libero e a seconda di dove cade si hanno parole:
- tronca, l'accento cade sull'ultima sillaba,
- piana, l'accento cade sulla penultima.
- Sdrucciola, l'accento cade sulla terzultima. In italiano è serve anche per differenziare alcune parole.
2. Tono, il tono è l'altezza relativa di pronuncia di una sillaba, dipendente dalla tensione delle corde vocali e della laringe. Vi sono alcune lingue dette tonali dove il tono permette di differenziare due parole altrimenti uguali; un esempio di lingue tonali sono il cinese e lo svedese. È invece l'andamento melodico con cui è pronunciato un gruppo tonale, sostanzialmente una melodia a un enunciato e ne permette la distinzione pragmatica, consente cioè di capire se si tratta di un'affermazione, un'esclamazione o di una domanda.
3. Lunghezza riguarda la durata e l'estensione con cui foni e sillabe sono prodotti; ogni fono può infatti essere più o meno rapido, cioè può durare più o meno nel tempo. La quantità, ovvero la lunghezza, di consonanti e vocali
può essere un parametro di distinzione, nella lingua italiana ciò non avviene, in italiano la durata delle vocali non è pertinente. - Morfologia - La morfologia è lo studio delle forme che le parole possono assumere nelle diverse lingue, l'ambito di azione della morfologia è la forma, o meglio la struttura della parola. Non è per niente facile dare una definizione precisa di "parola", perciò ci si limita a dare una sua delimitazione approssimativa del concetto: è la minima combinazione di elementi minori dotati di significato, i morfemi, (costituita quindi da almeno un morfema) e costituita spesso intorno a una base lessicale. Una parola viene definita sulla base di quattro criteri: 1. Coesione interna e 2, si basa sul fatto che i morfemi all'interno di una parola non possono essere interrotti e seguono uno schema fisso, non possono cioè essere cambiati o spostati, pena la distruzione.della parola Mobilità, le parole sono elementi che possono spostarsi all'interno di una frase;3. Isolabilità, le parole possono essere isolate ovvero possono presentarsi da sole, singolarmente;
4. Pausabilità (criterio aggiuntivo).
La parola può essere vista come una concatenazione di morfemi, essa infatti è morfema: formata da almeno un è, è la più piccola unità linguistica dotata di significato; è l'unità minima di prima articolazione (es.: dentale, è formata da tre morfemi: dent-, -al-, -e, tre morfemi che presentano un significato proprio e ciascuno dei tre è suscettibile di entrare a far parte di altre parole). Un procedimento prova di commutazione per la scomposizione in morfemi è la la parola che si vuole scomporre in morfemi viene paragonata con altre parole di forma simile e che contengano presumibilmente i morfemi che si vogliono scomporre.
Allomorfo sono le diverse forme che un morfema può assumere.
può acquisire non cambiando allomor aperò del proprio significato; questo procedimento connesso si chiama (es.: il prefisso -in- che compare in diverse forme in: irriparabile, impossibile, irriconoscibile, inutile; il prefisso qui cambia la sua forma ma presenta sempre la sua accezione negativa in tutte le parole). Vi sono diverse tipologie di morfemi e questi vengono classificati a seconda della funzionalità (classificazione funzionale), loro in base alla funzione svolta e al tipo posizione (classificazione posizionale), di valore che portano, e in base alla basata sulla posizione che i morfemi assumono all'interno della parola.
TIPI FUNZIONALI DI MORFEMI
- lessicali
- grammaticali
I morfemi funzionali si distinguono in morfemi lessicali e in morfemi grammaticali, questi ultimi a loro volta si dividono in derivazioni e essivi. I morfemi lessicali fanno parte del lessico, del vocabolario della lingua, e costituiscono una classe aperte cioè continuamente arricchitile; i morfemi grammaticali invece
fanno parte 12fi fi fi fi fi fi fi fi fi fl fi fi fi fi della grammatica della lingua e costituiscono una classe chiusa ovvero che non può essere arricchita con nuovi morfemi. La distinzione tuttavia tra morfemi lessicali e morfemi grammaticali non è sempre chiara e precisa; questo è il caso delle parole vuote/parole funzionali che sono ad esempio pronomi, articoli, preposizioni, congiunzioni che formano una classe grammaticale ma non possono essere classificate pienamente come morfemi grammaticali. Per questo motivo si fa un'ulteriore distinzione tra morfemi (circa morfemi lessicali) e morfemi (circa morfemi grammaticali), i morfemi legati, a differenza di quelli liberi, devono per forza essere legati a qualcosa e non possono trovarsi da soli; questa distinzione tuttavia nella lingua italiana non è molto efficace in quanto per la maggior parte si parla solo di morfemi legati (assi sono solamente morfemi legati). TIPI POSIZIONALI DI MORFEMI 2. Dal punto diVista della posizione, i morfemi grammaticali vengono classificati in base alla collocazione che assumono rispetto al morfema lessicale o radice, che costituisce la testa della parola. Una parola viene considerata piena solamente quando presenta un morfema lessicale, quando questo non è contenuto nella parola allora non si può parlare di parola piena.
I morfemi grammaticali, dal punto di vista della posizione, vengono chiamati affissi. Un affisso è ogni morfema che si combina con una radice. Tra gli affissi si distinguono poi i prefissi, che si trovano all'inizio della parola e quindi sono collocati prima della radice, e i suffissi che si trovano invece alla fine di essa e sono collocati dopo la radice.
A livello grafico un morfema viene scritto attraverso la trascrizione nelle parentesi graffe e le forme del morfema indicando al di sotto di esse il significato e il valore della forma del morfema. Es: dentale = {dent} - {al} - {e}
DENTE - AGG. - SG.9# 1%-$'1)# +%&%#
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parole composte:Tra queste vi sono ad esempio le esse sono parole costituite apartire da due o da più parole esistenti (es. portacenere). Alcune lingue hanno poi13ff ffi fi fi ffi fi ffi fi fi ffi ff ffifi ffiunapossibilità di composizione nominale limitata e queste sono soprattutto le lingueromanze, ovvero quelle provenienti dal latino.
Nella lingua italiana possono esserci diverse tipologie di parole composte:
- Nome + nome
- Aggettivo + aggettivo