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SONORANTE
possono avere solo una realizzazione sonora). La B è ma non sonorante. Il tratto è
SONORA CONTINUO
caratteristico di quei fonemi la cui produzione può durare nel tempo. M, N e GN sono .
NASALI
R significa che il fonema viene generato, prodotto con una prima ostruzione e poi
ILASCIO RITARDATO
il canale orale viene aperto. Il tratto di si ha quando l’aria esce dai lati della lingua,
LATERALITÀ
quando l’ostruzione si crea nella parte posteriore della bocca, quando
ARRETRATO ANTERIORE
vengono realizzate dagli alveoli fino alle labbra, se nelle pronuncia di quel fonema
CORONALI
interviene la parte anteriore della corona. I tratti distintivi sono utilizzati nelle regole fonologiche,
-> B /
le quali hanno fondamentalmente 3 tipi di struttura: A diventa B nel contesto seguito da C (A
_C) -> B / C_) -
o A diventa B se il contesto è preceduto da C (A o A diventa B se si trova tra C e D (A
> B / C_ D). Dunque, una diventa se è seguita da una . Una
NASALE DENTALE BILABIALE BILABIALE NASALE
diventa se è seguita da una . Si può, però, esprimere, con
DENTALE LABIODENTALE LABIODENTALE
un’ulteriore generalizzazione, un’altra unica regola che fa riferimento al tratto + o - :
CORONALE
N + = + . B sono meno . Un elemento
ASALE DENTALE CORONALE ILABIALI E LABIODENTALI CORONALI NASALE
+ diventa - se è seguito da un fonema che ha il tratto - .
ANTERIORE CORONALE CORONALE CORONALE
sillaba, picco
La in quasi tutte le lingue, si costruisce intorno ad una vocale che costituisce il
sonoro o nucleo. attacco, rima,
La sillaba può avere un che è un elemento consonantico e una che
nucleo coda
è costituita da un (elemento vocalico) e una (elemento consonantico). Ogni sillaba è
formata da una, e non più di una, vocale e da un certo numero di consonanti (approssimanti).
Possono mancare attacco e coda ma non può mai mancare il nucleo, quindi una vocale da sola può
pesante
costituire sillaba. La sillaba è detta se ha una coda o ha come nucleo una vocale lunga;
leggere.
negli altri casi sono dette Sillabe con coda, che cioè finiscono con una consonante o una
chiuse. aperte. dittongo
semivocale, si chiamano Sillabe senza coda si chiamano Il è la
combinazione di una vocale e una approssimante. Con vocale + approssimante avremo un
dittongo discendente (discendente perché il picco sonoro è la vocale e poi discende), con
trittongo
approssimante + vocale avremo un dittongo ascendente. Il è una combinazione di due
semivocali e una vocale (es.: aiuola, miei). Sulla base del carattere ascendente o discendente del
dittongo, possiamo distinguere i casi in cui l’approssimante è una semiconsonante dai casi in cui è
più una semivocale, perché il modo in cui lo pronunciamo è leggermente diverso. Es.: se dico piede
la lingua sale verso l’alto, quindi è una semiconsonante. In base alle caratteristiche dei suoni e del
sillabiche tipiche dell’italiano.
loro combinarsi possiamo costruire le strutture La struttura più
consueta è quella - (CV, es.: mano). (Parentesi quadre: trascrizione fonematica, 2
CONSONANTE VOCALE - - (CVV, es.: stile,
punti indicano che la vocale è allungata), oppure CONSONANTE CONSONANTE VOCALE
canto), o ancora - - - che devono però avere caratteristiche
CONSONANTE CONSONANTE CONSONANTE VOCALE
tipiche. Non esistono altre combinazioni possibili, tranne che la presenza di 2 consonanti nella
coda di una sillaba per parole che provengano da altre lingue (es.: sport). Nella divisione in sillabe,
massimo inizio:
per poter dividere in sequenze consonantiche, si applica la regola del una
sequenza consonantica può essere l’attacco di una sillaba se e solo se quella stessa sequenza può
ricorrere all’inizio di una parola. Es.: sequenza gr- nella parola magro; con canto, invece, assegnerò
la n alla prima sillaba e la t alla seconda, difatti nessuna parola in italiano comincia con il nesso
consonantico –nt; astratto = a-strat-to. modello generativo-trasformazionale
Uno dei modelli principali dell’analisi sintattica è il proposto
Chomsky.
dal linguista Ai concetti di langue e parole di Saussure, Chomsky sostituì quelli di
competenza ed esecuzione, i quali non costituiscono solo un cambiamento terminologico, ma
anche un rivolgimento concettuale rispetto all’impostazione saussuriana. Per Chomsky la
competenza linguistica è la conoscenza implicita della propria lingua. Essa è quindi soggettiva e
interna al parlante e strutturata in un insieme finito di regole che consente di generare un insieme
discretezza
infinito di frasi. Il linguaggio umano ha alcune caratteristiche: (non ha segni analogici
doppia articolazione, ricorsività
ma discreti), (una struttura può includere al suo interno una
dipendenza dalla struttura,
struttura dello stesso tipo) e cioè quando noi applichiamo una regola
grammaticale, essa si applica agli elementi strutturali della frasi, per es.: frasi passive (frase che si
ottiene da una frase dichiarativa attiva con il complemento oggetto espresso, introducendo delle
modificazioni) come Luigi ha letto il libro = il libro è stato letto da luigi in cui non sposto parole ma
strutture. L’esecuzione è il modo completo in cui la competenza si realizza in atti comunicativi,
dipende dai limiti e dalle caratteristiche dei parlanti (es.: può dipendere dalla capacità limitata di
mentalista
fare attenzione). La teoria Chomskyana viene detta perché parte dall’ipotesi che la
grammatica, la lingua sia caratterizzata dall’innatismo, problema filosofico abbastanza antico; nel
600-700 c’è stata una grande polemica a riguardo tra una corrente che sosteneva che abbiamo
conoscenze innate e un’altra corrente che sosteneva che niente era nell’intelletto che prima non
sia stato nei sensi. Chomsky sostiene che il linguaggio umano non sia acquisibile da altre specie
eccetto quella umana, perché è fondato sulle proprietà tipiche, specifiche della mente dell’uomo e
non di altre specie. Ovviamente non sono le regole della lingua ad essere innate: un bambino
quando nasce ha un apparato fonatorio non strutturato, quindi capace di acquisire qualsiasi lingua
umana. La capacità di articolare i suoni attraverso gli organi fonatori è specifica della specie
umana, poi si adegua ad una determinata lingua e quindi atteggia i propri muscoli, organi, alla
pronuncia di quella determinata lingua. La lingua non si può ridurre ad un elenco di frasi che il
bambino impara passivamente ascoltando i genitori. Secondo Chomsky, gli esseri umani, in età
molto precoce, riescono a maturare una competenza linguistica abbastanza sofisticata nonostante
povertà dello stimolo,
ci sia quella che il linguista chiama in cui sostiene che i bambini in realtà
non imparano a memoria tutte le frasi che sono in grado di produrre ma individuano delle regole
più facili da ricordare. La memoria, in questo modo, non viene occupata da entità indefinite ma
struttura organizzata
solo da un’unica regola. Quindi la lingua possiede una e per scoprirla, la
categorizzazione,
prima operazione da fare è quella di cioè bisogna includere in categorie i vari
elementi con i quali costruiamo le nostre frasi. La classificazione si realizza tenendo il punto di
vista sintattico, cioè la posizione che queste parole devono occupare nella frase, banalmente le
parti del discorso di cui ne abbiamo 5 variabili (nome, articolo, verbo, aggettivo, pronome) e 4
preposizioni proprie,
invariabili (avverbio, preposizione, congiunzione, interiezione). Ci sono che
improprie,
sono le semplici e che possono avere una doppia funzione. Ci sono parole che possono
essere avverbio e aggettivo, ecc. (es.: lungo: Il fiume Po è molto lungo / Marco correva lungo il
+ + + + può essere utilizzato per costruire un
fiume). Lo schema ARTICOLO NOME VERBO ARTICOLO NOME
numero altissimo di frasi (Il bambino mangia la mela). Nelle frasi della lingua, però, ci sono dei
fenomeni che non possono essere spiegati con un modello del genere, per esempio quello
dell’ambiguità, che anche se riguarda il significato dev’essere spiegato dalla sintassi. Solitamente
piano dell’espressione,
nella lingua naturale ad ogni elemento sul corrisponde un elemento sul
piano del contenuto (nei linguaggi settoriali, l’associazione tra significante e significato è
biunivoca); in realtà, però, avvengono 2 fenomeni diversi e contrapposti: il piano dell’espressione
può avere più di un corrispondente nel piano del contenuto oppure lo stesso contenuto potrebbe
avere 2 modi di essere espresso. La prima ambiguità si può manifestare per diversi motivi: es.
“Luigi ha svolto un’operazione”, non si sa subito che operazione (ambiguità riguardante il
significato, nel lessico ci possono essere parole che hanno più di un significato). “L’amore dei
genitori è grande” (l’amore dei genitori verso i figli è grande o l’amore dei figli verso i genitori è
grande?), per poter disambiguare la frase bisogna ricorrere ad altri elementi e al contesto. Esiste
ambiguità di struttura superficiale.
anche un terzo tipo chiamato Una frase può avere 2 livelli di
struttura superficiale,
struttura: la che è la rappresentazione lineare della frase, come si presenta
struttura profonda,
ai nostri sensi e la che non è visibile e determina il significato. Es.: “attori e
cantanti molto famosi parteciparono ad una festa” o “l’uomo col martello ha picchiato il ragazzo”,
la struttura superficiale è ambigua e i diversi significati dipendono dai diversi modi che io ho per
raggruppare queste parole. Quando parlo specifico il raggruppamento attraverso le pause,
espressioni, ecc. nella scrittura posso solo, attraverso un’analisi di struttura profonda, sciogliere
quest’ambiguità. La struttura profonda è la rappresentazione della frase con l’indicazione dei punti
sintagmatici o sintagmi (raggruppamenti). Sintagmi viene dalla stessa origine della parola sintassi,
significa dispongo insieme (la sintassi si occupa della struttura delle frasi). Questi gruppi, dunque,
sono costituiti da elementi che vengono disposti insieme, considerati come un’unità: un articolo e
sintagma nominale
un nome si fondono insieme e diventano un (si sceglie in base all’elemento
sintagma verbale.
principale del gruppo), verbo e sintagma nominale possono formare un Per
spiegare l’ambiguità, dunque, abbiamo bisogno di un modello che oltre ai rapporti lineari tra le<