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Ironia è dire l’opposto di ciò che si crede e che è. Si fa autoironia quando si ripetono con ironia parole
proprie. L’ironia è distanziamento: si parla invitando implicitamente a non prendere sul serio ciò che si dice.
2.15 - Opposti in cortocircuito: l’ossimoro
•• L’ossimoro è l’unione paradossale (contraria al senso comune) di due termini antitetici. Il cortocircuito
semantico si chiama ossimoro. L’ossimoro esige un gioco di intelligenza.
2.16 - L’allegoria
•• L’allegoria risulta da una serie ininterrotta di metafore, ed è quindi una “metafora prolungata”. Per i fatti
allegorici si parla di “allegoresi”. L’allegoria in verbis che si riscontra nei testi è diversa dall’allegoria in
factis, che appunto si riscontra nei fatti. Vi è una profonda differenza tra discorso metaforico e discorso
allegorico. Il discorso metaforico non si può mai prendere alla lettera (se dico “quella ragazza è un fiore” a
nessuno verrebbe mai in mente di pensare che sia davvero un fiore e non una ragazza). I discorsi allegorici
invece possono anche essere interpretati in maniera letterale, perché hanno anche un senso letterale
plausibile. Per riconoscere e interpretare le allegorie sono necessarie delle conoscenze intertestuali.
2.17 - Dare vita all’inanimato: la personificazione o prosopopea
•• Si possono umanizzare esseri viventi e cose inanimate. La personificazione è una “figura di pensiero”.
3 - Effetti speciali della sinonimia
3.1 - I sinonimi come mezzi della variatio
•• I sinonimi sono parole diverse con significato equivalente. Esistono vari gradi di sinonimia: a un estremo
le voci intercambiabili (rare, come tra/fra) e all’altro estremo quelle che si equivalgono soltanto in alcuni
contesti (come uscita/spesa). Il sinonimo attenua, colora o rende più precisa una espressione, elimina
ripetizioni, evita rime fastidiose e cacofonie. Il sinonimo serve anche a far adattare meglio le scelte lessicali
ai registri e agli stili del discorso, ai generi e al contesto (padre/papà). I sinonimi sono per la retorica
classica elementi dell’ornatus. La sinonimia favorisce la variatio ed è opposta alla repetitio.
3.2 - Sinonimi in doppio e triplo senso: un altro tipo di metalessi
•• Se si trattano nomi propri come sinonimi si dà luogo a una improprietà, in quanto i nomi propri, essendo
individuali, non hanno sinonimi. Gli pseudonimi sono sinonimi di nomi propri, e sono anche una metalessi.
3.3 - Accumulazioni di sinonimi: la dittologia sinonimica
•• Il meccanismo della ripetizione si usa anche nella sinonimia: è il ricorrere dello stesso senso in
espressioni formalmente diverse. DI solito, l’accumulazione di sinonimi o di quasi-sinonimi è sempre a tre a
tre: si forma una struttura ternaria nella disposizione delle parole (“È stato bellissimo incontrarti, una sorta
di sogno, di estasi”). Una specie di ripetizione sinonimica è la dittologia, ovvero la congiunzione di due
vocaboli simili e complementari nel significato; la dittologia sinonimica risponde alla tecnica dell’amplificare
per produrre ridondanze (“solo et pensoso i più deserti campi / vo misurando a passi tardi et lenti”).
Esistono delle dittologie ormai cristallizzate (spesso per allitterazione), come “felice e contento”, “vispo e
arzillo”, “a immagine e somiglianza”, “grande e grosso”, “vivo e vegeto”, “come mi pare e piace”.
3.4 - Il “crescendo” graduale degli effetti: climax (o gradatio) e anticlimax
•• La climax (in greco klimax è femminile e vuol dire “scala”) è una progressione, una intensificazione
graduale di effetti, in musica, in pittura, nei comportamenti, in letteratura, nei sentimenti… Questa figura
corrisponde a una amplificazione o a una attenuazione progressiva delle idee comunicate. La climax può
essere ascendente o discendente.
4 - Trovare le somiglianze
4.1 - Il dominio dell’analogia
•• Analogia è sinonimo di somiglianza o comunanza di caratteri tra due entità che vengono confrontate l’una
con l’altra. La struttura dell’analogia è quella di una proposizione esprimibile con la formula “A sta a B come
C sta a D”, e non è quindi un semplice rapporto di somiglianza, ma una somiglianza di rapporti.
Un’analogia riuscita può dare forma stabile a concetti nuovi (elettricità descritta come una “corrente”;
“catena” del codice genetico…). I procedimenti analogici però possono anche essere usati per favorire la
vaghezza invece che la comprensione.
4.2 - Il paragone: similitudine e comparazione
•• La similitudine è una delle due specie del paragone, frutto del ragionamento analogico, e indica un
paragone non reversibile. Anche una parabola è una similitudine. L’altra specie del paragone è la
comparazione, che consiste in un paragone reversibile: i due termini della comparazione possono
scambiarsi di ruolo, così il primo può diventare il secondo e viceversa (“quella torna è tanto bella quanto
buona”, “quella torta è tanto buona quanto bella”). La comparazione può essere di uguaglianza, di
maggioranza e di minoranza.
5 - Giocare con le parole
5.1 - Che cosa sono i metaplasmi
•• Dal latino metaplasmus, significa trasformazione. Metaplasmo è quindi la trasformazione, il cambiamento
che si impone alla forma di una parola sopprimendo, aggiungendo o scambiandone elementi. Sono quindi
metaplasmi l’elisione, il troncamento, la sincope e altri fatti fonetici che rientrano tra le competenze della
grammatica. Metaplasmo è anche l’aggiunta ripetitiva che altera la composizione di vocaboli (“Ciaoooo”).
Esistono anche dei metaplasmi grafici con mutamenti di lettere dell’alfabeto (makkina, aSSaSSini…).
5.2 - Parole-macedonia, acrostici, aggiunte ripetitive, sostituzioni di suoni e di lettere
•• Le parole-macedonia sono abbreviazioni ottenute mettendo insieme pezzi di parole (confindustria:
confederazione generale dell’industria italiana). L’acronimo è una sigla che viene usata come parola,
formata dalle iniziali di altrettanti vocaboli quante sono le sue lettere (Rai: Radio Audizioni Italiane). Quando
si inserisce un intero vocabolo all’interno di un altro, la parola risultante è chiamata parola-sandwich.
Anche gli acrostici sillabici, artifici che consentono la formazione di parole o frasi con le iniziali di parole,
sono parole-macedonia (polfer: polizia ferroviaria). Tutte le parole possono diventare acrostici (Paola: piove
abbastanza, ora lampi arrivano).
5.3 - Gli anagrammi
•• Se cambiamo di posto gli elementi di una parola in modo da ottenere un’altra parola abbiamo un
anagramma (giravolta-travaglio). Molti pseudonimi sono anagrammi di nomi propri (Trilussa-Salustri).
5.4 - Chi sopporta una lettura retrograda? Palindromi e bifronti
•• I palindromi sono parole o addirittura frasi che si possono leggere indifferentemente da sinistra a destra e
viceversa (ingegni - oro - i topi non avevano nipoti).
5.5 - Sfruttare gli equivoci e i doppi sensi: l’anfibologia e i crittogrammi sinonimici
•• Gli omonimi sono parole uguali nella forma (pronuncia+scrittura), ma diverse per significato e origine.
Sono omofoni quando si pronunciano nello stesso modo, mentre sono omografi quando si scrivono allo
stesso modo (omofoni non omografi: dì [giorno]-di’ [imperativo di dire]; omografi non omofoni: àncora-
ancóra, sùbito-subìto…). L’uso di omonimi può generare equivoci, non voluti oppure ricercati. I retori latini
chiamavano traductio (trasposizione) l’insieme dei giochi di parole; l’uso di doppi sensi può essere artificio
letterario, passatempo, trovata pubblicitaria. Il discorso reso ambiguo dalla presenza di termini che si
possono interpretare in modi diversi si indica con anfibologia. I crittogrammi sinonimici sono associazioni
mentali provocate da doppi sensi (pazzo furioso - folle in delirio; non si accettano regali - presenti esclusi).
5.6 - “Mio avaro amore amaro”: paronomasie e altri bisticci
•• La paronomasia è una combinazione di parole che hanno tra loro variazioni minime di suoni, ma notevoli
differenze di significato (“dalle stelle alle stalle”, “chi non risica non rosica”). La paronomasia apofonica si
basa effettivamente sull’alternanza vocalica nelle parole, mentre la paronomasia isofonica si basa
sull’uguaglianza dei suoni su cui cade l’accento (vista-svista; traduttore-traditore). L’attrazione paronimica si
ha quando per un fenomeno di etimologia popolare si dà lo stesso senso a parole che si assomigliano nella
forma ma non nel significato. Comunque, questi errori spesso si stabilizzano ed entrano a far parte del
lessico di una lingua (malinconia-melanconia, che vuol dire “bile nera”).
5.7 - “Siamo obesi di lavoro”: gli strafalcioni involontari o malapropismi
•• Mrs Malaprop (da “mal à propos”, mal a proposito), personaggio della commedia I rivali di Sheridan del
1775, confondeva e storpiava parole “difficili”. Da qui, malapropismo indica gli errori nati da somiglianze di
forma delle parole (apriticena-apericena; “branchi di nebbia” invece di banchi; tintura d’odio; ). I
malaproposmi sono paronomasie involontarie: di fronte a termini inconsueti, il parlante ricorre a parole note
che somiglino nella forma alle ignote; le confonde e a volte le fonde insieme, secondo il meccanismo di
attrazione paronimica. Il malapropismo può essere un errore involontario o una deformazione creativa.
5.8 - “Vita vissuta”: la figura etimologica
•• La figura etimologica è la ripetizione della radice di un vocabolo (“morire di morte naturale”, “natura
naturata”, “vietato vietare”…).
5.9 - “…immaginare un tempo / suddiviso in più tempi”: il poliptoto (o polittoto)
•• Il polittoto si ha quando un vocabolo ricorre con funzioni sintattiche diverse o nella stessa frase o in frasi
vicine e tra loro collegate (“stare con le mani in mano”, “gli occhi negli occhi”). Il poliptoto è uno degli
schemi della ripetizione, così come la paronomasia e la figura etimologica.
6 - Il parlare in breve
6.1 - La concisione o laconismo
•• Il grecismo brachilogia (o concisione o brevitas) indica il parlare in breve, usando soltanto le parole
necessarie, il ridurre un discorso all’essenziale. Il ricorso conciso ideale è quello a cui non si può togliere