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L

ivello semantico (o logico): indica la struttura dell’evento o del processo descritto

 attraverso i suoi attori reali: “il guardiano aprì la porta con la chiave” soggetto:

guardiano; “la chiave aprì la porta” soggetto: chiave; “la porta si aprì” soggetto:

→ →

porta. In tutti e tre i casi però è la porta che subisce l’azione, quindi il paziente. Mentre

la chiave è sempre lo strumento. Il guardiano a livello semantico è identificato come

agente e rimane tale sempre.

Livello tematico : porta all’individuazione dell’argomento dell’enunciato (il tema, o

 topic) e ciò che si vuol dire del tema (il rema, o comment, o anche focus): “Paolo ha

chiamato Anna”, “Anna ha chiamato Stefano? No, PAOLO ha chiamato Anna”. Nelle frasi

marcate, generalmente il tema è il soggetto (prima frase). Ci sono anche situazioni in

cui quello che noi individuiamo come soggetto non è il tema, ma il rema (seconda

frase).

Ludwig Wittgenstein

Il «primo» Wittgenstein …: il linguaggio ha la funzione di rappresentare la realtà, e il filosofo

deve concorrere alla costruzione di un linguaggio scientifico ideale, che sia quanto più

aderente alla struttura logica della realtà.

… e il «secondo» Wittgenstein: il linguaggio oggetto di analisi non deve più essere quello

ideale e perfetto della scienza, ma quello quotidiano, di tutti i giorni, nella sua concretezza

fatta di usi e pratiche diverse (giochi linguistici): il linguaggio è l’uso che se ne fa.

Il filosofo si deve occupare del linguaggio nell’uso pratico e quotidiano.

John L. Austin

Austin era un filosofo inglese, che in una serie di lezioni, raccolte postume, si era occupato di

un aspetto fondamentale del linguaggio della comunicazione che fino ad allora non era mai

stato sufficientemente compreso. Partì da alcune domande semplici che si fanno sul

linguaggio. Dice: in genere siamo convinti che tutto quello che si dice sono informazioni o dati

e queste possono essere vero false. In un’analisi approfondita nota che ci sono degli enunciati

che sottoposti a criteri di verità, ci danno qualche problema.

La teoria degli atti performativi: come fare cose con le parole.

Austin distingue tra enunciati constativi, che descrivono eventi, cose, processi ecc., e

quindi possono essere veri o falsi, e enunciati performativi, che non descrivono fatti, ma

compiono azioni (spesso grazie a particolari verbi, detti ugualmente performativi). Esempio:

Paolo è biondo (in relazione al contesto si può dire se è vero o falso)

L’uomo è stato su Marte F

Usain Bolt è l’uomo più veloce al mondo V

Perugia ha 3 università F

Ti prometto che domani ti porto al cinema.

Nego di aver detto questa frase.

Io ti battezzo: altro criterio per analizzarlo (no di verità): si dice al battesimo, in chiesa, lo dice

il prete, viene detto nei confronti di chi non è battezzato. Se non ci sono non avviene il

battesimo. (empio: la cosa che ho provato a fare non è venuta criterio di felicità).

Confesso che sono stato io a prendere la bicicletta.

Lascio in eredità a mio figlio il mio appartamento.

Per i poteri conferitimi dalla legge, visto il curriculum di studi e l’esito della prova finale, la

dichiaro dottore in Scienze della Formazione Primaria.

Questi enunciati sono enunciati che davanti alla prova di verità creano delle difficoltà, conflitti.

Le frasi del secondo gruppo non sembra che producano uno scambio di informazione, sembra

che la loro funzione sia diversa, ovvero quella di compiere delle azioni. Austin dice che il

nostro linguaggio, linguaggio verbale serve per fare delle cose, compiere azioni e noi lo

facciamo continuamente.

Enunciati constativi Condizioni di verità

Enunciati performativi Condizioni di felicità

Condizioni di felicità: sono le condizioni che devono verificarsi perché un enunciato possa

avere efficacia: essere pronunciato dalla persona giusta, nella giusta predisposizione d’animo

sia di chi parla sia di chi ascolta, nel luogo appropriato, con la giusta formulazione ecc..

Esistono tre tipi di condizioni di felicità suddivise in 2 a 2, affinché un atto performativo sia

felice deve esistere:

Deve esistere una procedura convenzionale accettata avente un certo effetto

Α.1:

 convenzionale, procedura che deve includere l’atto di pronunciare certe parole da parte

di certe persone in certe circostanze;

Le particolari persone e circostanze in un dato caso devono essere appropriate per

Α.2:

 il richiamarsi alla particolare procedura cui ci si richiama;

La procedura deve essere eseguita da tutti i partecipanti correttamente;

Β.1:

 La procedura deve essere eseguita da tutti i partecipanti completamente;

Β.2:

 Laddove, come spesso avviene, la procedura sia destinata all’impiego da parte di

Γ.1:

 certe persone aventi certi pensieri o sentimenti, o all’inaugurazione di un certo

comportamento consequenziale da parte di qualcuno dei partecipanti, allora una

persona che partecipa e quindi si richiama alla procedura deve di fatto avere quei

pensieri o sentimenti, e i partecipanti devono avere intenzioni di comportarsi in tal

modo;

I partecipanti devono comportarsi effettivamente in tal modo.

Γ.2:

Violazioni

La teoria degli atti linguistici:

Austin sostiene infine che tutti gli enunciati, anche quelli constativi, presuppongono

un’azione: nel caso specifico, l’azione di constatare, o di asserire. Il linguaggio, in questa

prospettiva, non è più un mero sistema di comunicazione, ma uno strumento e un modo di

agire, in particolare nell’interazione sociale, di cui l’atto linguistico è l’unità fondamentale.

Esempio: Tutti i figli di Giovanni sono biondi

Il treno è arrivato.

Io affermo che il treno è arrivato.

Non è utile applicare il criterio di veridicità. Gli enunciati funzionano meglio se sottoposti a

quello di felicità. Il nostro enunciato sarà efficace se tutte le condizioni di felicità sono

soddisfatte. Esempio: la condizione principale è che il treno arrivi.

Per questo, Austin sostiene che nel compiere un atto linguistico compiamo

simultaneamente tre atti diversi:

Un atto locutorio (o locutivo), il semplice dire qualcosa, un enunciato con

 un’espressione e un significato, nel rispetto della struttura del sistema linguistico (l’atto

ha una forma locutiva). Presuppone un atto fonetico (l’emettere suoni), un atto

fatico (il pronunciare parole secondo lessico e grammatica) e un atto retico (l’usare

queste parole con un senso e con un riferimento).

Un atto illocutorio (o illocutivo), il compiere un’azione nel momento in cui si

 pronuncia un enunciato; trasmette l’intenzione del parlante al ricevente (l’atto ha una

forza illocutiva).

Un atto perlocutorio (o perlocutivo), l’effetto che si intende produrre

 sull’interlocutore attraverso l’atto linguistico (l’atto produce un effetto perlocutivo).

Esempio: “il gatto è sul divano”.

Altri esempi:

 Atto (o livello) locutorio : Francesco ha detto che domani andrà a scuola.

 Atto (o livello) illocutorio : Francesco ha sostenuto che domani andrà a scuola.

 Atto (o livello) perlocutorio : Francesco mi ha convinto che domani andrà a scuola.

Classificazione dei verbi performativi secondo la forza illocutoria

 Verdettivi : emettono una sentenza o un giudizio. Esempio: giudico, classifico, stimo,

descrivo, ecc..;

 Esercitivi : esercitano dei poteri, dei diritti, o un’influenza. Esempio: nomino, ordino,

esorto, avverto, chiedo, ecc..;

 Commissivi : consistono nel promettere o assumersi un impegno. Esempio: prometto,

mi impegno, garantisco, sono d’accordo, ecc..;

 Comportativi : esprimono una reazione agli atteggiamenti e al comportamento sociale

degli altri. Esempio: mi scuso, mi congratulo, sfido, critico, benedico, ecc..;

 Espositivi : chiariscono il ruolo dei nostri enunciati in una discussione. Esempio:

ammetto, dimostro, assumo, postulo, ecc…

Paul Grice: le implicature conversazionali

Grice distingue tra significato dell’espressione, cioè il significato letterale e convenzionale

di un enunciato, e il significato del parlante, cioè ciò che il parlante intende dire

veramente. Una conversazione si può dire veramente riuscita se le intenzioni del parlante

sono pienamente comprese dall’ascoltatore.

Uno dei meccanismi fondamentali è quello delle implicature conversazionali, informazioni

che non sono espresse ma sono inferite dall’ascoltatore in base ai contesti e agli usi linguistici

propri dei parlanti.

Esempi:

 A: Non hai mangiato quasi niente.

 B: Non mi sento molto bene.

Ci sono dei passaggi impliciti, sottintesi, deducibili, comprensibili da chi partecipa allo

scambio comunicativo.

Secondo Grice, gli scambi comunicativi si basano su un principio di cooperazione, cioè uno

sforzo comune da parte dei parlanti affinché la comunicazione abbia successo:

«Conforma il tuo contributo alla conversazione nella misura in cui è richiesto, nel

momento in cui avviene, dall’intento accettato o dalla direzione dello scambio

comunicativo in cui sei impegnato».

Tale principio si articola in quattro massime, che si configurano come degli obblighi, ma sono

piuttosto delle modalità espressive per i parlanti che aspirano alla piena efficacia dell’atto

comunicativo.

Massime

Massima della quantità : dai un contributo tanto informativo quanto richiesto, cioè

 non lesinare informazioni richieste, né aggiungere informazioni non richieste.

Massima della qualità : di’ ciò che ritieni vero, e non ciò che per te è falso o per cui

 non hai prove adeguate.

Massima della relazione : sii pertinente.

 Massima della modalità : evita espressioni oscure, evita ambiguità, sii conciso,

 esprimiti in maniera ordinata.

Ci sono esigenze relazioni che vanno oltre l'aspetto linguistico. Quotidianamente

vengono infrante queste massime per scopi nobili o per scopi meno nobili. È un modello

teorico a cui tende la comunicazione ma che nella realtà dei fatti viene rispettato solo in

parte.

La competenza comunicativa (Hymes 1972)

Hymes parte dalla critica alla visione di Chomsky; Chomsky individua due livelli diversi relativi

alla produzione linguistica, la competenza linguistica (che ricalca la langue saussuriana,

anche se la langue è un fatto sociale, mentre la

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Publisher
A.A. 2018-2019
32 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vero.fagiani di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica e grammatica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Massarelli Riccardo.