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Imperfetto dei mondi possibili . Imperfetto di cortesia o di modestia
Il passato prossimo è in grande espansione: nell’italiano d’uso comune si
• preferisce il passato prossimo anche quando si tratta di esprimere eventi
molto lontani nel tempo. Nel parlato informale il passato prossimo può
sostituire anche il futuro anteriore
Il futuro Perde parte dei riferimenti tradizionali a eventi futuri, Il futuro in
• compenso acquista altre funzioni, di tipo modale: futuro epistemico: Sarà
vero? Sarà questa la ragione della sua partenza?
Da qualche tempo si nota la tendenza a sostituire, in certe circostanze, il
• congiuntivo con l’indicativo: Nelle completive soggettive. Nelle completive
oggettive, in specie in quelle dipendenti da verba putandi : Penso che
vengono domani . Nelle interrogative indirette: Non ha capito bene cosa
voleva dire. Non sto a chiederti perché hai rinunciato alla festa. Nelle
ipotetiche: Se volevo, riuscivo a superarti.
Stare + gerundio: sto venendo, sto andando, sta piovendo. Tendenza ad
• usare la perifrasi progressiva, dovuta all’influenza dell’inglese.
Si + terza persona singolare del verbo per la prima persona plurale
•
Pronomi
Il sistema pronominale personale a livello di standard presenta molte
differenziazioni che possono essere suddivise in quattro opposizioni grammaticali:
genere, numero, caso, animatezza. I pronomi si dividono in diverse categorie:
Egli/Lui: uso maggiore di pronomi come lui, lei, loro, riduzione
• dell’opposizione nei casi di soggetti animati all’opposizione tra zero e lui con
neutralizzazione tra rimando anaforico (egli/esso) e rimando deittico (di lui)
Ciclitici dativali: Nei giornali degli anni ’90 (medio-formale) l’uso di gli per
• loro è equivalente. Sono stati analizzati anche i giornalini per ragazzi (Tex,
Linus) (un po’ meno formale dei giornali) e gli e loro si equivalgono (studio
condotto da Luca Seranni). Poi sono state analizzate le lettere scritte da 100
adolescenti a loro coetanei (informali), qui il rapporto tra gli e loro e di 2 a 1
(studio condotto da Claudia Dinale). Nella lingua scritta l’uso di gli per loro è
ormai entrato. Nell’uso parlato anche di persone colte l’uso di gli per loro è
esclusivo ed è una forma che continua a guadagnare terreno. Del tutto
differente. La resistenza che la forma le oppone alla pressione esercitata dal
pronome atono gli è molto più forte. Nel parlato è diffusissimo.
Ci: contrapposizione tra ci e vi come locativo( crederci, capirci, tenerci,
• volerci). Ci diventa un morfema completamente legato al verbo. Un impiego
sempre più in espansione di ci si rileva nel cosiddetto dativo etico, e
soprattutto nei verbi che implicano un coinvolgimento diretto del soggetto, in
particolare alla prima persona singolare.
Ne: uso sempre più diffuso del ne in verbi come parlare, che porta a
• dislocazioni a destra o a sinistra (ne sappiamo molto poco, ne parleremo
domandi, ne avete avuto un’idea)
A me mi: Molto diffuso nel parlato, provoca una dislocazione a
• sinistra(esempio: a me mi piace)
Lo: tendenza a ridare al verbo una forma ciclitizzata (parlarlo, capirlo,
• saperlo, dirlo). Questo fenomeno si chiama risalita del clitico.
Dimostrativi: sostituzione del ciò a questo/quello, ciò che dici non mi piace,
• considerato aulico rispetto a quello che dici non mi piace. Questo è inteso
come prossimale e quello, come distale. Impiego di quello come aggettivo
desemantizzato, senza valore indicativo e deittico ma come semplice
sostituto dell’articolo determinativo
Pronomi interrogativi: la forma cosa ha guadagnato terreno rispetto a che
• cosa e a che come pronomi interrogativi. Uso del cosa maggiormente diffuso
al nord, inizio della diffusione dovuta alle opere Manzoniane.
Pronomi relativi: Sostituzione di il quale con che e cui. Il quale è ancora
• presente nella forma scritta, che prevale invece negli usi esclamativi e
interrogativi.
Altri fenomeni
Congiunzioni subordinanti: uso molto frequente di perché come
• congiunzione, ed è usato come induttore principale di una frase
argomentativa-esplicativa. Un altro uso è quello di per + infinito, siccome e
dato che vengono usati come causali, così viene usato con valore
consecutivo e finale esplicativo.
Forme interrogative: uso frequente di come mai, rispetto al perché (come
• mai non sei partito?) Uso di costruzioni di doppio fuoco (chi governa chi?),
uso di aggettivi qualificativi.
Concordanze: concordanza ad sensum tra nome collettivo e soggetto
• seguito dal complemento partitivo (una serie di prove mostrano che, un
gruppo di ragazzi si sono affacciati). Mancata concordanza del predicato
verbale con un soggetto al plurale (ce n’è di misteri in questa storia)
Nomi giustapposti: giustapposizione del sintagma alla dipendenza dove la
• norma tradizionale richiede l’uso del di oppure di un'altra espressione
specificativa (la legge 1764), oppure la presenza di due nomi uno che funge
da modificatore e l’altro da modificando (Vasco-pensiero), oppure dallo
schema N + N con valore di relativa appositiva cioè il secondo N funge da
aggettivo (indagine pilota, donna poliziotto) e una in cui vale da preposizione
specificante (scuola guida, treno merci)
Elativo: intensificazione dei nomi mediante uso di suffissi aggettivali in
• particolare –issimo/a ( campionissimo, partitissima). Un altro è la ripetizione
del nome (caffè, caffè), uso del prefisso super(superasso, supermulta). Uso
avverbiale di gran (gran signore, gran principe, gran bella moglie)
Metaplasmi: (gratis, niente, bis), classi di aggettivi invariabili (ancien règime,
• biglietto gratis), impiego con funzione avverbiale (mangiare sano, guidare
veloce), uso sostantivato degli aggettivi (il privato, il politico, il vissuto)
Questo non significa che l’italiano si sia semplificato, vecchie forme di costruzione
della frase vengono sostituite con altre strutture. I maggiori cambiamenti riguardano
la norma. Un'altra tendenza è quella di sostituire costrutti di tipo sintetico a costrutti
di tipo analitico, cambiando l’ordine normale tipico SVO. Un'altra perturbazione
nell’ordine SVO è quella della diffusione dei sintagmi nominali.
Lessico e formazione delle parole
Perdita di espressività: Molti termini dell’italiano hanno perso gran parte
• della loro marcatezza in favore di registri più bassi, o di termini fortemente
espressivi (balle, casino) oppure di locuzioni nominali (un mucchio, un sacco,
un pozzo, un tubo, un cavolo)
Neologismi: (maggiolino, curva, pillola,rigetto, darsi una regolata, vendita
• porta a porta)
Forestierismi e Anglismi: assunzione di termini, in italiano, provenienti da
• altri stati o di termini che prima facevano parte del linguaggio più aulico.
Ritenuti pericolosi dai puristi del linguaggio. Occorre evidenziare che gli
anglismi e i forestierismi sono maggiormente concentrati nello scritto, gli
anglismi sono presenti in linguaggi settoriali, modificazione delle parole
stesse.
Suffissi: -ista che ha tre usi: il primo si riferisce a chi aderisce a qualche
• movimento (femminista, statista), nome di mestiere (progettista, vetrinista),
caratteristica personale di chi fa o si occupa di qualcosa ( decisionista,
casinista)
-ismo (maoismo, dietrismo)
-zione e –mento: il primo è molto diffuso, il secondo viene usato in linguaggi
specifici
-izzare: (internazionalizzare)
-ale: usato in ambito scientifico (operazionale, medicale)
-eria: per indicare esercizi commerciali
Prefissi: (postbellico, postrutturalismo, eurodeputati)
• Composti: dati dal cumulo di suffissi (sociopsicolinguistico,
• teleradiocomunicazioni)
Sigle e abbreviazioni: (cielle, efbiai, colf, frigo, sub, prof, juve)
•
Nel complesso per quanto riguarda il lessico assistiamo a tre fenomeni:
Preferenza per espressioni sintetiche e non analitiche
• Azione di fatti semplificanti
• Spinta a confondersi con uno standard average european
•
Testualità, pragmatica e costume linguistico
Nell’italiano moderno vi è una tendenza a semplificare la struttura del periodo in
senso paradigmatico (concentrazione delle maggioranza degli usi su un numero
limitato di costrutti) e sintagmatico (preferenza per le costruzioni paratattiche
rispetto a quelle ipotattiche). Vi è inoltre un ampio uso delle congiunzioni
subordinanti come perché, passato dall’1,3% al 12,5%. Nei testi scritti si ha il
31,3% del che,perché 29,7%. Sono inoltre diminuite la lunghezza e la complessità
del periodo, vi è inoltre un aumento delle perifrasi (i pagamenti andranno effettuati,
effettuare il pagamento, dare comunicazione). Vi è inoltre un massiccio uso di
formule riempitive in particolare quello che è/quelli che sono, uso di anglicismi
come ochei ed esatto, oppure assolutamente. Dal punto di vista pragmatico vi è
una estensione del tu anche in situazioni formali e con interlocutori non conosciuti,
oltre che all’uso di modi di parlare colloquiali (filare a tutta birra, fare il furbo). Un
altro uso frequente è quello dei disfemismi ovvero delle violazioni a livello
sociolinguistico (cazzo e casino). Altro aspetto importante è che è in aumento il
cosiddetto parlare di sé, ciò è favorito da programmi radiofonici aperti agli
ascoltatori e da miscugli linguistici che portano ad un parlato esagerato e
caricaturale. Le mode cambiano ma la lingua resta, un altro aspetto è quello del
ricorrere alle mode linguistiche. Secondo Durante e Fabbri ci sono altri due
fenomeni molto rilevanti: l’uso delle virgolette per evidenziare che una frase o un
discorso hanno importanza rilevante. L’altro è l’uso del costrutto affascinato dalla,
questo costrutto è frequente nel linguaggio tecnico-scientifico, così come il modulo
e/o al posto di e ed o, l’enfatizzazione dei nomi iniziali mediante l’uso delle
maiuscole.
Fonologia
Nessuna pronuncia regionale è diventata un effettivo modello nazionale unitario, in
settentrione invece c’è stata la diffusione di una pronuncia basata sulla grafia.
Secondo Galli de Paretesi ci sono dei poli standardizzati. Le ragioni della diffusione
di una pronuncia basata sulla grafia sono prevalentemente due: lo studio della
lingua sui libri da parlanti non toscani, raddoppiamento fonosintattico che ha alcune
caratteristiche:
Indifferenza per le realizzazioni aperte di e ed o
• Allargamento di strutture fonologiche accettabili, con una progressiva
• accettazione di terminazioni consonantiche delle pa